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Studio AstraRicerche-Heineken: cosa si chiede all’azienda “ideale”

Il lavoro fonte di stress? Tutt’altro! Per 6 italiani su 10 è indice di felicità, soprattutto per i giovani. E’ quanto emerge dallo studio “Italiani e Lavoro: Cosa cerchiamo da un’azienda? Molto più di un semplice lavoro”, realizzata da AstraRicerche per Heineken Italia su un campione di oltre 1.000 lavoratori di età compresa tra i 18 e i 65 anni. La ricerca fa emergere un approccio nuovo da parte da parte degli italiani riguardo al mondo del lavoro – una tendenza maturata soprattutto negli ultimi 3 anni, dopo la pandemia – e consente di individuare le aspettative dei lavoratori verso “l’azienda ideale”, quella che appunto possa garantire “lo stare bene” sia nell’ambiente lavorativo, sia nella vita privata. All’azienda ideale, si legge nello studio AstraRicerche-Heineken, si chiedono condizioni economiche eque, certo, ma insieme a un ambiente di lavoro positivo (una priorità per quasi 5 lavoratori su 10), un buon work-life balance (citato dal 44% degli intervistati), oltre alla stabilità contrattuale (37%) e alla buona reputazione dell’azienda (31%) data principalmente dall’impegno nella sostenibilità (39%) e dall’attenzione alle tematiche legate alla Diversity, Equity and Inclusion (37%). Insomma, lo stipendio alto è importante, ma oggi da solo non basta più. “Heineken Italia ha da sempre a cuore il benessere delle persone, con cui condivide il piacere di stare insieme, la passione e la determinazione di guidare la crescita del mercato in maniera sostenibile. Un rapporto che si traduce in formazione, sviluppo della leadership diffusa a tutti i livelli dell’organizzazione, ma anche nella ricerca del benessere, per far crescere e valorizzare le risorse, dare loro stabilità e prospettive – dice Teresa Ferro, People Director di Heineken Italia – Per questo abbiamo voluto indagare come sono evolute le esigenze delle persone negli ultimi anni, per capire quali fossero le aspettative dei lavoratori e i risultati ci confermano che siamo sicuramente sulla strada giusta e ci rendono orgogliosi dei grandi passi avanti fatti sinora”. Secondo lo studio AstraRicerche- Heineken Italia oggi la maggior parte degli italiani (3 su 4) apprezza il proprio luogo di lavoro soprattutto per motivazioni legate principalmente al “benessere”: il 50% apprezza soprattutto l’ambiente, mentre il 46.3% il work-life balance. Il welfare è ormai così importante per i lavoratori da spingerne più di 1 su 2 a dirsi pronto a rinunciare a una parte dello stipendio per ottenere maggiori vantaggi nella sfera personale – dato particolarmente rilevante tra i 18-44enni – soprattutto riguardo la flessibilità di orario 44.6%, la flessibilità sui permessi e sui cambi di orario 40.7% e per la possibilità di lavorare per obiettivi senza vincoli di orari 33.0%. “I risultati della ricerca ci confermano che il nostro impegno nel mettere al centro il benessere delle persone è in linea con ciò che si aspettano i lavoratori – aggiunge Teresa Ferro – Credo fermamente che la vera forza delle aziende siano le persone e, oggi, più che mai, un’azienda per vincere sul mercato ha bisogno di team ingaggiati e motivati, che possono esistere solo in un ambiente di lavoro equo ed inclusivo. In Heineken stiamo lavorando per promuovere, da un lato, una maggior autonomia nella gestione della propria giornata, sia professionale che personale, incentivando una cultura aziendale che è sempre più indirizzata ai valori della responsabilità e della fiducia; dall’altro, per favorire il lavoro di squadra, lo scambio e la condivisione, e i momenti di incontro e celebrazione dei successi, fondamentali per crescere e arricchirsi”. Oltre alla tutela dell’ambiente e alla diffusione di comportamenti positivi, al centro del modo di fare impresa di Heineken Italia vi è sempre di più il benessere delle proprie persone. Un impegno che si vede concretizzato nel recente accordo integrativo di secondo livello, stipulato a giugno, che prevede più bonus economici e più welfare, a partire dallo smart-working reso a tempo indeterminato nella sede di Sesto San Giovanni fino all’aumento dei permessi a supporto della genitorialità e delle esigenze personali di tutti i dipendenti. Non mancano i progetti dedicati all’inclusione. Ad esempio, la collaborazione con Fondazione Libellula, per l’impegno nella parità di genere e contro ogni forma di violenza e discriminazione, con cui è in corso il “Programma Genitori”, una serie di incontri che si terranno da settembre a dicembre 2023, con l’obiettivo di promuovere la genitorialità condivisa e ogni tipo di famiglia. Ma anche la partnership con “Parks-Liberi e Uguali”, per rendere sempre più concreta l’inclusione delle persone LGBTQIA+ sul posto di lavoro; l’Inclusion Council e la Community di Ambasciatori e Ambasciatrici di Diversità, Equità e Inclusione del Gruppo. Vi sono inoltre le “Sessioni di Ascolto e Dialogo” strutturate, ossia dei momenti in cui i dipendenti raccontano le loro esperienze relative all’inclusione e alle varie dimensioni della diversità; è stato creato “Mix & Match” per favorire la conoscenza, la condivisione e il dialogo tra persone di generazioni diverse ed è stata completata dal 50% della popolazione interessata la formazione sulla Leadership Inclusiva per i People Manager, con l’obiettivo di arrivare al 100% entro fine del 2023.

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Direttiva NIS2: prendono forma le nuove norme europee sulla sicurezza informatica e delle reti

Direttiva NIS2: prendono forma le nuove norme europee sulla sicurezza informatica e delle reti. Il Consiglio Europeo ed il Parlamento europeo hanno recentemente raggiunto un’intesa politica sulle nuove misure per un livello comune elevato di cibersicurezza in tutta l’Unione, al fine di migliorare ulteriormente la resilienza e le capacità di risposta agli incidenti del settore pubblico e privato e dell’UE nel suo insieme. Si tratta della nuova Direttiva denominata “NIS2” che, una volta definitivamente adottata, andrà a sostituirà l’attuale Direttiva 2016/1148 sulla sicurezza delle reti e dei sistemi informativi (NIS), primo strutturato atto legislativo a livello europeo sulla sicurezza informatica, ancora in corso di vigenza. Adottata nel lontano maggio 2016 la e recepita in Italia con il D.lgs. 18 maggio 2018, n. 65 (anche detto “decreto legislativo NIS”), la NIS ha risposto alla progressiva esposizione dell’Europa alle minacce informatiche che nel corso degli anni sono diventate sempre più frequenti e pervasive, per via di un aumento esponenziale della superficie esposta nell’ecosistema digitale, ormai sempre più eterogeneamente interconnesso. La direttiva NIS2 mira a fronteggiare ulteriormente questo trend di escalation cyber, rispondendo all’esigenza di protezione, in modo omogeneo nel lungo termine, a livello europeo, dei servizi e presidi essenziali e strategici di ciascuno Stato membro, includendo adesso anche Organizzazioni di medie e grandi dimensioni di più settori critici per l’economia e la società, compresi i fornitori di servizi pubblici di comunicazione elettronica, servizi digitali, acque reflue e gestione dei rifiuti, produzione di prodotti critici, servizi postali e di corriere e pubblica amministrazione, sia a livello centrale che regionale. Il requisito dimensionale rappresenta peraltro una delle novità maggiormente significative dell’intesa politica perché i soggetti inclusi nell’alveo applicativo della nuova Direttiva verranno espressamente indicati dal Legislatore europeo, che ne circoscriverà l’ambito sulla base dei criteri di proporzionalità, un livello di gestione del rischio e criticità. A tal riguardo vale la pena di evidenziare che la NIS2 si applicherà agli enti della pubblica amministrazione a livello centrale e regionale, riservandosi ai singoli Stati membri l’opportunità di estenderne l’applicazione a livello più periferico. La NIS2 includerà anche l’adozione di misure di gestione del rischio di cibersicurezza per il settore sanitario, con particolare riferimento ai produttori di dispositivi medicali, proprio per rispondere alle crescenti minacce alla sicurezza rilevate durante la pandemia di COVID-19. Dunque, la nuova direttiva intende rafforzare i requisiti di sicurezza informatica imposti alle aziende, attraverso l’introduzione di un quadro normativo che preveda un meccanismo più omogeneo ed efficace sia in termini di requisiti sia di misure di sicurezza, per la cooperazione nella gestione del rischio, degli incidenti nonché per lo snellimento degli obblighi di segnalazione in tutti i settori che rientrano nel perimetro dalla direttiva, nell’ambito di EU-CyCLONe, ossia dell’organizzata rete europea di collegamento per le crisi informatiche, che sosterrà la gestione coordinata degli incidenti di sicurezza informatica su larga scala e favorirà la condivisione di best practices a livello nazionale ed europeo. A tal riguardo, la NIS2 nell’aggiornare l’elenco dei settori e delle attività soggetti agli obblighi di sicurezza informatica andrà anche a prevedere una serie di rimedi e sanzioni per garantirne l’effettiva applicazione. A tal proposito, di fondamentale importanza è il tema della sicurezza delle catene di approvvigionamento e delle relazioni con i fornitori che vede introdurre adesso la responsabilità del top management nel caso di mancata osservanza degli obblighi di sicurezza informatica, introducendo altresì misure di vigilanza più rigorose per le autorità nazionali. L’accordo provvisorio raggiunto, nel caso di definitiva approvazione da parte del Consiglio europeo e del Parlamento europeo prevederà a carico degli Stati membri un generale obbligo di recepimento della nuova Direttiva negli ordinamenti giuridici nazionali nel termine dilatorio di 21 mesi dalla sua entrata in vigore. di Davide Maniscalco, Legal e Privacy Officer Swascan – Tinexta Group e socio Aidr

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A Milano il virus frena l’economia ma non la ferma

A Milano il virus frena l’economia ma non la ferma. Secondo l’Osservatorio delle Società e delle Imprese della Camera di commercio di Milano, Monza Brianza Lodi, con la Camera Arbitrale di Milano, a Milano nei primi mesi del 2020 il saldo tra imprese cessate e aperte è +2.327. Quindi restano più le persone che aprono un’attività di quelle che la chiudono. Un segnale positivo: la città è ancora la fucina di lavoro che è sempre stata, nonostante la pandemia. Oggi si può dire che a Milano il virus frena l’economia, ma non la ferma: all’ombra della Madonnina l’economia tiene nonostante le 50mila imprese scomparse a livello nazionale durante i primi 9 mesi del 2020.  Vediamo i dati con riferimento ai primi 9 mesi del 2020 con raffronti con il 2005, primo anno di rilevazione dei dati da parte dell’Osservatorio. Ne emerge una fotografia del sistema imprenditoriale, anche alla luce delle difficoltà innescate dalla pandemia Covid 19. In Italia si confermano i macro-trend emersi negli ultimi 15 anni: l’Srl è la forma societaria preferita, in costante crescita nel panorama societario italiano (+67% dal 2005), mentre l’Spa segna un -38% (dal 2005). Se, in generale, in Italia le società di capitali al 3° trimestre 2020 hanno mostrato una discreta tenuta, con un +1,62% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, in Lombardia, invece, questa tipologia di società evidenzia un trend negativo con una riduzione di 1,52%. La provincia di Milano registra un dato peggiore (-4,38%) rispetto al dato nazionale e lombardo. Andamento opposto nelle province di Monza e Brianza (+1,2% su base annua) e Lodi (+0,34%). Tuttavia, a Milano si concentra il 10% delle società di capitali italiane (per la precisione il 19,10% delle Spa e il 9,84% delle Srl) e il 51,9% di quelle lombarde, forse anche per questo a Milano il virus frena l’economia ma non la ferma. Nati-mortalità imprese. I dati sulle iscrizioni di nuove imprese e sulle cancellazioni vanno letti alla luce dell’impatto che la pandemia Covid 19 ha sul sistema imprenditoriale. I primi tre trimestri del 2020 mostrano un rallentamento dell’iniziativa imprenditoriale. In Italia sono 220.906 le nuove imprese iscritte nei mesi da gennaio a settembre, un numero in calo del 19,2% rispetto allo stesso periodo del 2019, quando erano 273.383. Speculare il risultato di Milano, che conta nello stesso intervallo di tempo 14.826 iscrizioni contro le 18.325 del 2019 (-19,1%; in termini assoluti -3.499 unità), mentre ancora più consistenti sono le contrazioni nelle altre province e in Lombardia. Il saldo tra iscritte e cessate in questi nove mesi del 2020 è positivo in Italia (+13.078), in Lombardia (+1.257) e a Milano (+2.327), mentre di segno opposto a Lodi (-88) e, anche se di pochissimo, a Monza Brianza (-6). (Fonte: dati Registro Imprese elaborati dall’Osservatorio delle Società e delle Imprese e da Studi Statistica e Programmazione – Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi al terzo trimestre 2020 con raffronti con dati 2005). Questi dati sono stati oggetto di un dibattito tenuto oggi alle ore 15.00 dal titolo “La Corporate Italy prima e durante il Coronavirus. Quali prospettive per il futuro?”, moderato da Ferruccio De Bortoli, con interventi del Prof. Piergaetano Marchetti Università Bocconi di Milano, Diritto commerciale e del Prof. Carlo Bellavite Pellegrini, Università Cattolica di Milano, Corporate governance, Finanza aziendale. “In un contesto delicato come quello che stiamo vivendo, l’Osservatorio delle Società e delle Imprese – ha dichiarato Elena Vasco, Presidente dell’Osservatorio e Segretario generale della Camera di commercio- rappresenta un importante “termometro” dello stato di salute del sistema economico. Con le sue attività di analisi delle riforme societarie e di estrazione dei dati delle imprese, l’Osservatorio contribuisce a interpretare meglio il contesto economico e formula proposte di modifica normativa in linea con i fabbisogni delle imprese. Oggi ci stiamo concentrando in particolare su un nuovo fronte, quello della partecipazione dei soggetti pubblici per il rafforzamento patrimoniale e finanziario delle pmi. Con questo percorso intendiamo offrire chiavi di lettura per migliorare gli strumenti a favore del sistema economico”. L’Osservatorio delle Società e delle Imprese. L’Osservatorio nasce nel 2002 su impulso della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, è oggi presieduto da Elena Vasco, Segretario generale della Camera di commercio. L’Osservatorio studia e monitora aspetti legati al mercato e alle imprese. Analizza la normativa vigente e l’andamento evolutivo della corporate governance nel contesto nazionale. Dal 2004, svolge attività di estrazione dei dati dal Registro delle Imprese, utile alla realizzazione di analisi economiche, giuridiche e statistiche. L’Osservatorio è composto da professori e esperti di diritto commerciale e materie economiche. Dalla data della sua costituzione ha analizzato diverse riforme e formulato proposte di modifiche normative. Altri dati in dettaglio aggiornati al 30/09/2020 Imprese in Italia. Nel 3° trimestre 2020 in Italia le imprese registrate sono 6.082.297. Il 15,6% è in Lombardia (948.083 unità) e più di un terzo delle lombarde si trova nella provincia di Milano (39,7%; quota che arriva al 49,2% se si considera l’intera area di competenza di questa Camera di Commercio). Le imprese attive sono stabili rispetto al terzo trimestre del 2019 (-0,01%; in valore assoluto mancano all’appello 597 aziende). Distribuzione e andamento delle tipologie di società. In Italia le società di capitali al 3° trimestre 2020 sono 1.784.572 e segnano un +61% rispetto al primo anno di rilevazione (2005). Le società di persone sono invece diminuite del 2,4% rispetto al 2019 e del 23% rispetto al 2005. Le Srl continuano a mostrare un andamento di crescita sia rispetto al 2019 (+1,73%) sia rispetto al 2005 (+67%), le Spa evidenziano un decremento rispetto al 2019 (-3,3%) e al primo anno di osservazione (-35%). Tra le società di persone, solo le Ss (società semplici) registrano un incremento (+1,51% sul 2019 e +35% sul 2005), mentre le Snc e le Sas mostrano una discesa sia rispetto al 2019 (rispettivamente -3,5% e -2,07%) sia rispetto alla prima rilevazione (rispettivamente -35% e -15%). Srl semplificata: in Italia le società a responsabilità limitata semplificata crescono del 12,9%; +13,9% in Lombardia; +13,8% a Milano rispetto al 3° trimestre del

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Design Week, coinvolte 9.000 aziende milanesi

Design Week, sono 9 mila a Milano su 28 mila lombarde le imprese dei settori interessati tra design, tessile, vetro, luci, legno, tessile, su 164 mila attive in Italia. Danno lavoro a 54 mila addetti su 167 mila lombardi e 797 mila nel Paese, secondo l’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati registro delle imprese al 2018 per quanto riguarda le imprese attive. Un settore che vale 14 miliardi all’anno a Milano, tocca i 17 miliardi insieme a Monza e Lodi, su 31 miliardi di business lombardo e 113 miliardi di fatturato nazionali. Il settore è giovane, con l’8% delle imprese giovanili under 35 a Milano, in linea con il dato nazionale. Sono 2 mila i designer imprenditori milanesi, crescono del 4% in un anno e del 43% in nove anni, su 4 mila in Lombardia e 14 mila in Italia. “Il settore del design – ha dichiarato Marco Dettori, membro di giunta della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi– vede concentrare tra Milano e il suo hinterland insieme a Monza e alla Brianza e con il contributo di Lodi, in un unico territorio una autentica capitale internazionale. Qui tradizione e innovazione, qualità e produttività si traducono in straordinarie eccellenze dell’arredo. Il Salone del Mobile e il Fuorisalone sono un significativo riconoscimento a imprese, piccole e grandi, sinonimo di un made in Italy stimato in tutto il mondo”. Milano è prima in Italia sia per imprese con 9 mila attive, che per addetti, 54 mila. La seguono per numero di imprese Firenze (9 mila con 47 mila addetti), Napoli (8 mila imprese e 28 mila addetti), Prato (7 mila imprese con 39 mila addetti), Roma (7 mila imprese con 10 mila addetti), Torino (5 mila imprese con 14 mila addetti), Bari (4 mila imprese e 21 mila addetti). In Lombardia. Dopo Milano con 9 mila imprese attive e 54 mila addetti, ci sono Brescia e Bergamo con circa 3 mila imprese e quasi 20 mila addetti.

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