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Bergamaschi in rivolta per il Papa Giovanni XXIII dimenticato

Bergamaschi in rivolta per il Papa Giovanni XXIII dimenticato. Ne avevamo già parlato tempo addietro, ma oggi continua la rivolta cultura contro l’Amministrazione orobica: da una parte c’è il manifesto in cui l’immagine del bergamasco più famoso del mondo è ritratto sotto i testicoli rappresentati in uno stemma nobiliare. Già questo fatto aveva suscitato l’imbarazzo e la rabbia dei fedeli bergamaschi perché era stato vissuta come un’offesa al più sacro simbolo della città. Perché di Papi santi non ne esistono molti. E a Bergamo poi soltanto uno. Ma a quella che poteva essere derubricata a questione minore, sempre che un Papa in Italia possa essere così definito, si è aggiunto uno sgarbo ben più importante: durante la cerimonia di apertura dell’anno dedicato a Bergamo capitale della cultura il Papa santo non è stato nominato. Quasi che fosse un aspetto secondario della vita culturale di Bergamo. Eppure esistono fondazioni che si occupan0 di cultura, spesso economica, che portano il suo nome. Ecco che la notizia è rimbalzata anche sull’Eco di Bergamo, perché non tutti i bergamaschi si sono dimenticati del santo. Anzi. Lo ricordano bene. Meglio di chi ha scritto il copione dell’inizio dell’anno della cultura, a quanto pare. A Brescia durante le cerimonie di apertura dell’anno della cultura Papa Paolo VI è stato ricordato, tra l’altro il pontefice bresciano con Papa Giovanni XXIII è stato protagonista del Concilio Vaticano Secondo. Ma uno viene ricordato e l’altro no. Nel derby del rispetto per le personalità del territorio pare dunque essere in vantaggio Brescia. Mentre Bergamo resta indietro. Sembra dunque che nemmeno per i santi l’Italia sia più il Paese di una volta, se ci si concede un modo di dire abusato. Magra consolazione per chi è ben lungi dall’essere pontefice e santo, ma almeno una consolazione. Ormai il rispetto della nostra storia culturale è faccenda che interessa a pochi. Pure al governo anni fa dicevano con disprezzo che con la cultura non si mangia, dimenticando che senza si è solo un numero in un bilancio amministrativo. E i numeri si possono cancellare con un click, mentre l’anima di una comunità una volta violata lascia macerie difficili da ricomporre. Per Bergamo pare esserci una speranza grazie a bergamaschi in rivolta per il Papa Giovanni XXIII dimenticato. Forse piccola, ma potrebbe essere quella della luce in fondo al tunnel.

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A Bergamo si cerca di chiudere l’era Covid

A Bergamo si cerca di chiudere l’era Covid. Perché dell’inchiesta che coinvolge mezza classe politica italiana si può facilmente prevedere che non se ne farà nulla. Al massimo una tirata d’orecchi come per il sindaco Sala, l’unico sindaco di una grande città italiana condannato per aver truccato delle carte ancora al suo posto. Fontana si è confermato presidente della prima regione italiana, Conte si è confermato presidente di una consistente forza parlamentare. Il comitato di esperti come Locatelli godono della protezione dei palazzi romani perché sarebbe difficile trovare persone con curricula paragonabili. E poi se sono colpevoli loro, lo sono pure tutti quelli che hanno firmato i provvedimenti in Parlamento. Dunque forse l’unico che rischia di diventare l’agnello sacrificale è Giulio Gallera. L’ex assessore al Welfare era già in bilico per la questione elezione, perché su Milano Forza Italia è quasi del tutto in coma irreversibile. E già nel pieno della pandemia Fontana aveva scaricato lui come assessore insieme a una buona parte dei disastri lombardi. Dunque ora Gallera è l’unico che rischia davvero. Sarebbe il giusto sacrificio a un’opinione pubblica che non ha dimenticato i suoi morti e certe uscite che definire infelici è quanto meno educato. Ma dipenderà dai giudici. Perché ora a Bergamo si cerca di chiudere l’era Covid, inutile nasconderlo. Quello è il senso dell’inchiesta. E sembra che nessuno abbia intenzione di riprodurre la patetica tradizione italiana di processi che durano 60 anni. Chi è sopravvissuto al Covid, vedrà.

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Tra video, ricatti e processi non c’è pace per i preti di Bergamo

Tra video, ricatti e processi non c’è pace per i preti di Bergamo. In questi giorni la capitale della cultura 2023 sembra di nuovo più la capitale degli scandali preferiti tra gli italiani: quelli che coinvolgono religiosi e sesso. Perché dal Concilio che vietò ai preti di avere una vita sessuale ufficiale, sono pochi i mix che attirano più l’attenzione del pubblico rispetto agli scandali che coinvolgono i preti omossessuali. Un tema tornato all’ordine del giorno nella bergamasca anche per il ritorno in città dei festival dedicati al sesso come hanno sottolineato alcuni cittadini. Diciamo tornato perché negli anni scorsi abbiamo visto come ci siano video che girano su preti evidentemente gay (uno lo abbiamo visionato e riprende una scena su un letto a castello che è inequivocabile), come scandali sessuali di vario genere. Non ultimo il manifesto con le i testicoli del Colleoni sulla testa di Papa Giovanni XXIII che ha suscitato non pochi malumori su chi si intende di arte dei cittadini orobici. E  in questi giorni tanto per cambiare si torna a parlare di scandali sessuali che coinvolgono i preti della diocesi bergamasca, forse è sfortuna, forse è l’aria delle montagne, non si sa, ma ogni due per tre il tema riemerge: in queste settimane è emerso il caso di un prete bresciano ricattato da un gruppo di ragazzi di origini rumene e residenti tra Bergamo e Brescia: il parroco sostiene di aver dovuto versare quasi 170mila euro perché ricattato dalla combriccola di giovani furbi, gente che lo avrebbe incastrato con video travisabili. Se ha ragione lui o loro che lo accusano di essere un prete che corre dietro ai ragazzi lo dirà il processo, ma intanto è l’ennesimo scandalo del genere. Chi se ne fosse dimenticato può riprendere anche la storia delle immagini di preti nudi in sacrestia e rilanciate su siti per incontri gay. O la storia di un parroco di Solto Collina i cui alloggi sarebbe stati perquisiti di recente per un’altra vicenda simile e che era già stato ricattato nel 2019. In questo secondo caso finì tutto con la condanna del ricattatore, nel primo è ancora tutto da verificare perché le fonti investigative non confermano la perquisizione e il sequestro di materiale. Forse i preti bergamaschi hanno una qualche caratteristica che li mostra più vulnerabili ai ricatti. In ogni caso tra video, ricatti e processi non c’è pace per i preti di Bergamo e se si chiede ai bar di Bergamo le persone rispondono con ironia: “Più  che capitale della cultura sembriamo la capitale della cul…tura”.

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Bergamo- Ludwigsburg, accordo ufficiale di collaborazione

Bergamo- Ludwigsburg, accordo ufficiale di collaborazione. Malanchini e Violi alla cerimonia. Via a partenariato su scuola, cultura, economia e turismo.  Si rafforza l’amicizia e la collaborazione fra Lombardia e Baden-Wuttemberg, entrambe Regioni “motori d’Europa”. I Consiglieri Segretari dell’ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, Giovanni Malanchini (Lega) e Dario Violi (M5S), partecipano, oggi, alla celebrazione della partnership ufficiale fra il distretto di Ludwigsburg e la Provincia di Bergamo. I due territori, che da diversi anni hanno stretto un gemellaggio e realizzato insieme diverse iniziative come mostre d’arte, partecipazioni a fiere e contatti con le scuole, hanno deciso di stringere ulteriormente i rapporti bilaterali. Il partenariato si concentrerà sulla costruzione e sul mantenimento di collaborazioni tra scuole, associazioni e altre istituzioni, come anche sulla promozione di contatti culturali, sociali ed economici e sullo sviluppo di rapporti nel campo del turismo e della politica locale. La cerimonia è stata organizzata nella grande sala conferenze del Kreishaus su iniziativa di Dietmar Allgaier, il landrat (Presidente) del Landkreis di Ludwigsburg. “Questo gemellaggio Ludwigsburg-Bergamo – ha dichiarato Malanchini – rientra nel rapporto d’amicizia più ampio tra il Baden Wuertemberg e la Lombardia, un rapporto basato sui comuni valori del lavoro e dell’operosità delle nostre genti, grazie al quale le nostre due regioni appartengono a pieno titolo ai cosiddetti ‘Quattro motori d’Europa’, con la Catalogna e la regione francese del Rhone-Alpes. Da bergamasco e lombardo non posso che essere orgoglioso di questa cerimonia di gemellaggio alla quale siamo stati invitati, un evento che cementa in maniera simbolica i tantissimi fruttuosi momenti di confronto e di consolidamento della cooperazione tra le nostre due realtà”.

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Il Consiglio regionale sostiene le iniziative legate a “Bergamo e Brescia Capitale italiana della Cultura 2023”

Il Consiglio regionale sostiene le iniziative legate a “Bergamo e Brescia Capitale italiana della Cultura 2023”. Un patto a tre tra Consiglio regionale, Provincia di Bergamo e Provincia di Brescia: è quello siglato oggi a Palazzo Pirelli, dove l’Ufficio di Presidenza del parlamento lombardo ha confermato il proprio sostegno alle iniziative legate a Bergamo e Brescia Capitale italiana della Cultura 2023. Il Consiglio regionale investe pertanto sugli eventi di carattere culturale riconducibili a tale evento, a condizione che siano caratterizzati da particolare pregio e realizzati in sinergia con le province di Bergamo e Brescia. “L’obiettivo -ha spiegato il Consigliere Segretario Giovanni Malanchini– è quello di valorizzare ulteriormente e promuovere non solo le iniziative e le celebrazioni promosse dalle due città capoluogo, ma anche quelle che si svilupperanno e che interesseranno i territori provinciali contribuendo in modo significativo a qualificare l’intero programma culturale che sarà predisposto per il 2023. Il Consiglio regionale garantirà inoltre il proprio supporto per promuovere gli eventi anche attraverso specifiche attività di comunicazione” Il Consigliere Segretario Malanchini ha quindi ricordato come tale progetto abbia raccolto il consenso di tutto l’Ufficio di Presidenza e vedrà anche la partecipazione e il coinvolgimento diretto in particolare del Consigliere Segretario Dario Violi e di tutti i Consiglieri regionali bergamaschi e bresciani. Ai fini della valorizzazione da parte dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, gli eventi dovranno rispettare un duplice requisito: concorrenza all’iniziativa da parte di almeno una delle due Province di Bergamo e Brescia sotto forma di previa concessione di contributo; riconoscimento dell’evento attraverso l’attribuzione da parte delle Province o di altro organismo deputato di un attestato di qualità specifico (una sorte di “bollinatura” o certificazione di qualità). . I contenuti della proposta approvata in Ufficio di Presidenza sono stati illustrati oggi in conferenza stampa nella pausa dei lavori consiliari: nell’occasione erano presenti anche i vertici istituzionali delle Province di Bergamo e Brescia rappresentati nell’occasione dai Consiglieri provinciali delegati Romina Russo per Bergamo e Roberto Bondio per Brescia. “Rivolgiamo al Consiglio regionale il grazie nostro e delle istituzioni provinciali che rappresentiamo per l’importante sostegno che ci consentirà di valorizzare al meglio le iniziative territoriali -hanno sottolineato Russo e Bondio-: è infatti importante sostenere e promuovere al meglio non solo le iniziative delle città capoluogo, ma anche quelle dei territori provinciali, che fanno da elemento imprescindibile di coesione tra le due città. I territori provinciali di Bergamo e Brescia vantano peculiarità proprie di grande interesse storico e culturale, che non assumono carattere divisivo ma semmai costituiscono elementi di ulteriore arricchimento”. Alla presentazione è intervenuta anche il Sindaco di Torbole Casaglia Roberta Sisti.

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Quote gay nella Chiesa anche a Bergamo?

Quote gay nella Chiesa anche a Bergamo? Perché mentre tutti gli italiani sono presi a discutere solo di Presidenza della Repubblica, in Germania molti religiosi hanno fatto outing. E poi hanno avanzato delle richieste: vogliono le quote gay per dipendenti e sacerdoti. E pure la possibilità di celebrare i matrimoni omossessuali perché lo ritengono in linea con il quanto scritto dei testi sacri. Insomma, un passo avanti verso quell’onda LGBTQ+ (per i comuni mortali: il mondo gay in ogni possibile declinazione) che ha travolto il mondo negli ultimi anni. Ma viene da chiedersi se siano possibili quote gay nella Chiesa anche a Bergamo. Perché è spuntato un altro caso: una seconda foto di un religioso nudo. A quanto pare pure questa recuperata nei siti di incontri omossessuali come quella di cui vi avevamo già parlato. Il tema esiste, perché ai giornali continuano ad arrivare segnalazioni come questa dalla diocesi delle nebbie orobiche. Ci sono state le foto bollate come false da un primo prete coinvolto, i video hot di un altro religioso mandato in pensione sempre nel territorio bergamasco che è stato pare acquisito da una televisione ma ancora non mandato in onda, i preti che si sono sposati, quelli che cantano hip hip urrà durante la messa e poi ritirano il video. Insomma a Begamo c’è una Chiesa piuttosto vivace e aperta sotto tanti punti di vista. E nessuno critica queste aperture, semmai i vertici della Chiesa locale devono affrontare un certo disappunto dei propri fedeli perché forse per una volta è l’istituzione a precedere il popolo nelle innovazioni sociali. Ma questo è un tema di fiducia tra pastori e greggi che dovrebbe interessare più loro della stampa. A chi è deputato a riportare la cronaca del tempo presente invece restano le domande da porre di fronte agli avvenimenti che si registrano, come quella che rimbomba ormai nelle valli bergamasche: Quote gay nella Chiesa anche a Bergamo?

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