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Al freddo con figlio 13 anni: l’aiuta Caritas

E’ intervenuto il Fondo di assistenza della Caritas ambrosiana per aiutarla a pagare le spese condominiali arretrate e garantirle un impianto di riscaldamento autonomo. Ma l’ obbiettivo è il ricollocamento al lavoro. L’intervento dell’ente caritatevole – e di altri donatori privati – è un faro di luce e di speranza per Chiara, 52 anni, con un figlio di 13 anni. La signora, perso il lavoro non poteva che stare al freddo visto che lo stabile in periferia a Milano, dove abita in un bilocale, è passato dal riscaldamento centralizzato a quello autonomo, ma lei non poteva permettersi un impianto proprio. La storia è raccontata oggi dal sito e dalla versione cartacea del Corriere della Sera che nei giorni scorsi aveva lanciato una sorta di appello. Chiara (nome di fantasia), separata e disoccupata, deve pagare il mutuo della casa. Vive al gelo da sei anni. Alterna lavoretti di pulizia a quello di badante. Lei e il figlio sopravvivono grazie a un piccolo condizionatore elettrico: “Al mattino lo imposto sulla temperatura massima. Non scalda, serve giusto per non sentirmi addosso il gelo della notte”, spiega. Lo scivolamento di una lavoratrice verso la condizione di povertà inizia con un passaggio ‘classico’: l’esternalizzazione del suo contratto di lavoro. “Facevo servizio ai piani all’hotel Principe di Savoia di piazza della Repubblica, poi siamo passati a una cooperativa e dopo un po’ non c’era più bisogno di me”, dice. E la pandemia le ha reso ancor più difficile trovare un’occupazione stabile. Tira avanti con il reddito di cittadinanza, 600 euro al mese, ma 360 se ne vanno per il mutuo, con il resto fa la spesa. Ora l’intervento della Caritas e di alcuni benefattori le dà una speranza concreta. ANSA

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Caritas: per i nuovi poveri la crisi non è finita

La crisi dovuta al Covid nel 2020 ha fatto aumentare le persone in stato di povertà nel territorio della Diocesi di Milano, che hanno chiesto aiuto alla Caritas per fare la spesa, pagare le bollette di luce e gas, l’affitto o la rata del mutuo. E quattro persone su dieci precipitate nella povertà durante la pandemia non si sono però ancora risollevate come rivela l’ultimo Rapporto sulla povertà realizzato dall’Osservatorio della Caritas Ambrosiana su un campione di utenti dei centri di ascolto. Secondo il Rapporto, presentato a Milano, il 41% di chi aveva chiesto aiuto alla Caritas per la prima volta nel 2020, ad un anno di distanza, non è uscita dallo stato di bisogno. Un dato più alto che nel resto del Paese dove coloro che erano entrati per la prima volta nel sistema di assistenza lo scorso anno e non ne sono ancora usciti sono 29,7%. In particolare, tra i ‘nuovi poveri’ rimasti schiacciati sotto le macerie sociali lasciate dal Covid un terzo sono donne sole con figli minorenni a carico. In questo quadro gli aiuti pubblici non sono stati una rete di protezione adeguata. Secondo il monitoraggio condotto nella diocesi di Milano nel 2019 e nel 2020 quasi la metà dei poveri aiutati da Caritas Ambrosiana (il 48,7%) non ha beneficiato del Reddito di cittadinanza. Mentre oltre la metà (54%) di tutti coloro che lo hanno ricevuto sostiene che è comunque troppo basso rispetto al costo della vita. “Il rapporto mette in luce come vada assolutamente riformato il sistema degli aiuti pubblici: dagli ammortizzatori sociali al Reddito di cittadinanza”, ha osservato Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana. Nel 2020 sono state 12.461 le persone che si sono rivolte ai servizi di Caritas Ambrosiana. Solo negli ultimi tre mesi dello scorso anno, all’interno del campione preso in considerazione, sono state 1.625 le persone che non erano mai state incontrare prima. Hanno chiesto aiuto alla Caritas Ambrosiana per lo più le donne (56,1%), gli stranieri (57,7%). ANSA

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Accordo fra ATS e Caritas per fare tamponi ai senzatetto

Le fondazioni Caritas Ambrosiana, Casa della carità, Fondazione Culturale San Fedele e l’Associazione San Fedele onlus – Assistenza sanitaria hanno stretto un accordo di partenariato e proposto ad ATS Città Metropolitana di Milano un progetto: stradUSCA. Il nome scelto intende richiamare l’acronimo dell’Unità Speciale di Continuità Assistenziale in questo caso rivolta prioritariamente a chi sta in strada. Alle persone prive di medico di medicina generale, inviate dai servizi, ambulatori del volontariato, unità mobili, centri di ascolto – spiega la Caritas – è offerta la possibilità di fare un tampone antigenico rapido qualora presentino sintomi sospetti per Covid-19 e/o siano contatti stretti di persone con Covid-19. L’accesso è unicamente su appuntamento nelle sedi di via san Bernardino 4, via Brambilla 10 e Galleria Hoepli. Il progetto prevede non solo l’esecuzione del tampone nasofaringeo ma di seguire la persona nell’intero percorso di cura: nel caso del riscontro di positività la valutazione delle condizioni cliniche della persona, della sua possibilità di isolarsi nel luogo in cui vive e l’attivazione del tracciamento dei contatti. ANSA

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Caritas: 9.000 nuovi poveri

La pandemia ha portato nuova povertà o ha peggiorato la situazione di chi già era in difficoltà: sono 9 mila gli impoveriti da Covid che si sono rivolti ai centri di ascolto della Caritas Ambrosiana nella diocesi di Milano durante i mesi di lockdown. E’ quanto emerge da una proiezione di un’indagine contenuta nell’ultimo rapporto ‘La povertà nella Diocesi ambrosiana’ che è stato presentato da Caritas ambrosiana nel corso di una conferenza stampa online. I dati riguardano le persone (1.774) che si sono rivolte ai centri di ascolto tra il 25 marzo e il 31 luglio 2020 e secondo Caritas il numero degli impoveriti è “sottostimato”. Le persone impoverite dalla pandemia e dai mesi di lockdown sono soprattutto donne (59,3%), immigrati (61,7%) e la fascia di età più rappresentata è quella tra i 35 e i 54 anni (58,4%). Nei tre mesi del lockdown, il sistema di welfare di Caritas Ambrosiana ha distribuito pasti a domicilio a 18.092 persone, dispositivi sanitari e igienizzanti a 5.564 famiglie, ha offerto supporto psicologico a 359 soggetti deboli. ANSA

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Caritas e Comune cercano famiglia per 830 minori stranieri

La Caritas ambrosiana e il Comune di Milano cercano famiglie, coppie (sposate e non) ma anche single a cui affidare alcuni degli 830 minori stranieri, bambini e ragazzi migranti non accompagnati che sono ospitati in comunità. Il progetto ‘Una famiglia per Abdou’ inizia con 14 adolescenti fra i 15 e i 18 anni che hanno imparato l’italiano, hanno preso il diploma di terza media e ora studiano per diventare elettricisti, cuochi o muratori. Sono già una decina i candidati a prendere in affido i ragazzi. Chi è interessato potrà partecipare venerdì 11 al primo appuntamento del corso di formazione in tre tappe organizzato dalla Caritas. Chi decide di accogliere dovrà iniziare con lui un percorso di conoscenza e poi firmare il patto di affido con cui si avvia l’erogazione di una somma di denaro mensile per contribuire alle spese di mantenimento del minore attivando la copertura assicurativa prevista dalla Regione Lombardia.

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Aumenta il numero degli italiani poveri assistiti da Caritas

Continuano a crescere gli italiani poveri che vengono aiutati da Caritas Ambrosiana. L’ultimo report “La povertà nella diocesi ambrosiana”, pubblicato sul sito di Caritas Ambrosiana, “mette in luce un ulteriore incremento dei nostri connazionali nella rete di assistenza ecclesiale. Pur rimanendo maggioritari gli stranieri, gli assistiti di nazionalità italiana sono passati dal 36,6% del 2016 al 39,7% del 2017“. “L’aumento di 3 punti percentuali in un anno – sottolinea Caritas – conferma una tendenza iniziata con la crisi economica che ha colpito anche il territorio della diocesi milanese (Milano, Varese, Lecco, Monza, relative provincie, e una parte dei comuni del Comasco). Significativo il confronto dei dati negli ultimi dieci anni. Gli utenti di nazionalità italiana che si sono rivolti al campione dei centri di ascolto Caritas presi in esame dalla ricerca sono aumentati sia in termini di incidenza percentuale, passando dal 24,5% del 2008 al 39,7% del 2017, sia in valori assoluti, passando da 3.879 a 4.499. Nei 54 centri di ascolto del campione (un settimo del totale) su cui ogni anno viene condotta la ricerca – prosegue Caritas – si sono recati dunque in 10 anni 620 utenti in più di nazionalità italiana. Considerando il numero complessivo dei centri di ascolto presenti in diocesi (380), si può stimare che circa 3.500 connazionali si siano aggiunti agli assistiti di Caritas Ambrosiana“. “Il dato riflette il peggioramento delle condizioni di vita di molti italiani a seguito della crisi economica – è la considerazione di Caritas-. Non è un caso che il principale bisogno rilevato sia il lavoro. D’altro canto, la minore presenza in termini percentuali degli stranieri nei centri di ascolto è stata resa possibile dalla creazione dei centri di accoglienza prefettizi e comunali di cui fa parte il sistema di accoglienza diffusa creato in Diocesi dalle prime avvisaglie della crisi migratoria e che ora rischia complessivamente di essere colpito dai nuovi orientamenti del governo, a partire dal Decreto Sicurezza. Gli italiani – evidenzia ancora l ‘ indagine – sono in genere i più anziani tra gli assistiti (solo il 15,6% ha meno di 34 anni, a fronte del 29,2% degli stranieri comunitari e il 40,6% degli extra-ue) e possiedono un titolo di studio inferiore (il 14,2% ha un diploma a fronte del 24,4% dei comunitari e del 20,4% degli extracomunitari e del 32% degli irregolari)“. “Indubbiamente gli italiani impoveriti sono i soggetti più deboli, che hanno maggiori difficoltà a reinserirsi nel mercato del lavoro e quindi rischiano più facilmente di diventare cronici e di accumulare frustrazione e rancore nei confronti dei nuovi venuti. Non serve mettere gli uni contro gli altri: occorre una politica di contrasto alla povertà. Per evitare che italiani impoveriti e stranieri poveri competano per la sopravvivenza; non servono slogan o misure ad effetto, ma una seria politica di contrasto alla povertà“, commenta Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana.

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