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San Siro: comitati presentano ricorso al Tar

Gabriella Bruschi per conto del Comitato Coordinamento San Siro e l’ex vicesindaco di Milano Luigi Corbani per conto del Comitato SìMeazza hanno dato mandato agli avvocati Veronica Dini, Roberta Bertolani e Felice Besostri di presentare un ricorso al Tar contro la delibera della Giunta comunale con cui lo scorso novembre è stato dichiarato l’interesse pubblico del progetto presentato da Inter e Milan per il nuovo stadio. Il ricorso dovrà essere depositato entro il 4 gennaio: tempi stretti, per cui i comitati invitano chi è interessato a aderire al ricorso di farlo subito in una delle sedi del Comitato San Siro il prossimo 23 dicembre dalle 17.30 alle 19.30 o, su appuntamento, nello studio dell’avvocato Dini. L’intenzione è anche di organizzare raccolte fondi online e con eventi dedicati. “Questa è una delle molte azioni in campo nella direzione di tutelare lo stadio Meazza, che può essere ammodernato, evitando – sottolineano dal comitato Coordinamento San Siro – di costruire un altro impianto e altri edifici imponenti sopra un’area verde, che potrebbe invece essere messa a disposizione della cittadinanza. Così come potrebbe essere riqualificata l’area circostante con servizi non così impattanti”. ANSA

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Comitati: la delibera sulla GFU Bovisa-Goccia viola la legislazione italiana

Il 10 febbraio scorso la Giunta Comunale, con delibera n. 105, ha approvato le “Linee di indirizzo per la stipulazione della convenzione quadro tra il Comune di Milano e il Politecnico di Milano avente ad oggetto la disciplina dell’intervento di attuazione della GFU sottoambito Bovisa-Goccia”. Adottando tale procedura, l’attuazione degli interventi sull’area risulterà di fatto frammentata e svincolata dalla presentazione di un piano urbanistico e infrastrutturale per l’intera area. Il che preclude la trasparenza del disegno urbano complessivo e dunque la partecipazione dei cittadini alla formazione dello stesso, ovvero il fondamentale meccanismo di previa partecipazione procedimentale dei cittadini interessati, previsto per tutte le scelte di pianificazione del territorio, con la conseguente sostanziale estromissione della collettività. A ciò si aggiunge l’assenza di ogni preventiva Valutazione Ambientale Strategica, pur necessariamente prevista dalle norme europee. Tra le conseguenze dell’adozione di questa procedura vi è anche la non possibilità di verificare il rispetto delle funzioni pubbliche e di interesse generale, che saranno solo successivamente definite dal soggetto al quale vengono cedute le aree, ovvero il Politecnico di Milano. Inoltre, non vi è possibilità di verificare la reale porzione di territorio che rimarrà destinata a verde, in quanto tutte le superfici di nuova edificazione o di recupero edilizio, ospitanti anche parzialmente servizi, pubblici o privati, saranno scomputate dal limite sull’indice di edificabilità territoriale posto a 0,35 mq/mq. Infine non vi è alcuna garanzia di contemporaneità tra l’attuazione delle costruzioni relative alla GFU e la sistemazione del grande parco della Goccia che rischia di rimanere sulla carta a tempo indeterminato. Per questi motivi la Rete dei comitati della Città metropolitana di Milano ha inviato al Sindaco e agli Assessori all’Urbanistica e alla Partecipazione del Comune di Milano, nonché al Segretario Generale, una lettera con cui si chiede di rivedere in autotutela la Delibera in questione, che, oltre a contraddire i principi di trasparenza e partecipazione, appare in evidente violazione della legislazione urbanistica italiana fondamentale. La Rete dei comitati della Città metropolitana di Milano

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Sala travolto dalla proteste verdi

Sala travolto dalla proteste verdi. Nelle scorse settimane la giunta di Giuseppe Sala, detto Beppe, è stata travolta da un’onda di proteste verdi. Città Studi, Baiamonti e molti altri pezzi di città stanno scoprendo il lato negativo dello sviluppo costante e travolgente della Milano odierna: un esempio è proprio il politecnico, il cervello dello sviluppo urbano meneghino degli ultimi anni. Per allargare ancora le proprie sedi e offrire agli studenti di tutto il mondo corsi e opportunità sempre più accattivanti l’ateneo guidato da Ferruccio Resta ha avviato la costruzione di un nuovo edificio. L’immobile andrà a sostituire un boschetto che aveva anche la funzione di alleggerire l’impatto ambientale di Città Studi, ma non rientrava nei piani quindi il comitato apposito (ne nasce sempre uno, ma ai giornali piacciono solo quelli anti destra) se ne è dovuto fare una ragione. Anzi, ha visto che sono state schierate persino le forze dell’ordine per difendere i lavori dai “pericolosissimi” difensori degli alberi di quartiere. Insieme ai delusi di Città Studi noi abbiamo anche raccontato i delusi di piazza Baiamonti. Anche lì storia simile: un piccolo spazio verde tra le vie e i palazzi del centro è stato sacrificato alla seconda “porta” della nuova linea di Bastioni pensata e progettata dal Comune insieme a Feltrinelli. I cittadini, anche loro fedeli elettori dei “giusti di centrosinistra”, pensavano che bastasse insistere e battere i piedi forte, invece da Palazzo Marino se ne sono sbattuti alla grande. Il parchetto a misura di quartiere per la Milano degli anni 2000 è uno spreco di spazio, meglio convertire tutto in “parchi lineari” (una, a nostro parere, porcata urbanistica che merita un approfondimento in un altro articolo). E anche la protesta è un fattore secondario perché dopo averla cavalcata alla grande per far eleggere Pisapia oggi i potenti di sinistra la sanno silenziare. Infatti Pierfrancesco Maran ha gestito l’emergenza politica con un colpo di genio: nel nuovo stabile andrà il museo della resistenza, ha annunciato. Un tabù di fronte al quale nessuno di sinistra può dire nulla senza rischiare l’accusa di essere come minimo fascista e come massimo renziano. Maran d’altronde è lo stesso dell’annuncio sui “tre milioni di alberi” per Milano: insomma di comunicazione ne sa, soprattutto se verde. Eppure qualcosa inizia a scricchiolare: Sala non può ignorare che nell’ultimo anno di mandato potrebbe essere un problema avere comitati verdi in ogni zona che lo vedono come una Moratti con spruzzata di Evo Morales. A maggior ragione dopo che i dati sull’inquinamento meneghino confermano quanto le politiche green  della giunta abbiano molto marketing e poco ambiente al loro interno: se nei giorni in cui moltissimi milanesi si godono le piste da sci l’inquinamento va alle stelle, forse il problema non era il traffico privato. E quindi una grossa fiche viene posta su Area C e Area B. Già è discutibile che si debba pagare per entrare in una città quando il Medioevo è finito da tempo, ma ancora più strano è se il motivo sembra venire meno: quei soldi dovevano essere spesi per l’ambiente, ma nessuna giunta si è presa il disturbo di informare nel dettaglio su come sta utilizzando i fondi riscossi con le “aree”. Perché? Noi pensiamo male, lo ammettiamo: quando entrano tanti milioni non previsti dalle normali leggi, perché dettagliare le spese? E se poi ti tornano utili per altro? Il quadro insomma è quello: Sala travolto dalle proteste verdi. Le politiche ambientali non funzionano se non per spremere denaro agli automobilisti. I comitati ora sono risentiti perché vedono sparire gli alberi dai quartieri. All’orizzonte non si vedono grandi interventi se non quelli degli immobiliaristi. Ora Sala travolto dalle proteste verdi potrebbe scoprire che l’ambientalismo non è di sinistra: a destra infatti in tanti si stanno muovendo per coprire l’oggettiva mancanza di una sinistra ambientalista nei fatti e non nelle dichiarazioni, Andrea Mascaretti di Fratelli d’Italia ne è un esempio meneghino. La prossima giunta dunque potrebbe avere un carattere ambientale forte pur essendo di destra. E l’ambiente, in cui per la destra sono compresi davvero i cittadini (e non solo quelli che vivono di rendita) non avrebbe che da guadagnarci.  

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