corruzione

L’ex vice coordinatore regionale di Forza Italia, Lara Comi, condannata a 4 anni e 2 mesi

L’eurodeputata di Forza Italia Laura Comi è stata condannata a 4 anni e 2 mesi di carcere nell’ambito del processo “Mensa dei poveri” che si è chiuso lunedì con la sentenza di primo grado pronunciata dal tribunale di Milano presieduto dal giudice Paolo Guidi. La pena è stata identica alla richiesta della procura di Milano che per lei ha ipotizzato una corruzione di incaricato di pubblico servizio legata all’ente regionale lombardo Afol, che si occupa di formazione professionale. Comi era finita agli arresti domiciliari – poi revocati – nel novembre del 2019 per corruzione, false fatture e truffa ai danni dell’Unione europea per circa 500 mila euro. Anche l’ex deputato di Forza Italia Diego Sozzani, originario di Novara, è stato condannato a un anno e un mese seppur per altri fatti non legati alla Comi. Il processo Mensa dei poveri vedeva al centro la figura di Nino Caianiello, detto il “Mullah” e già ras di Forza Italia nel varesotto. Una figura politica carismatica in ambito locale intorno alla quale la procura di Milano aveva costruito un’indagine che aveva svelato un vaso reticolo di intrecci affaristici, politici e corruttivi. Caianiello a chiusura delle indagini ha scelto di patteggiare e ha ottenuto una condanna a 4 anni e 10 mesi. Tante altre figure, a partire dalla Comi (che a Bruxelles ha preso il posto lasciato libero da Silvio Berlusconi che aveva rinunciato al seggio) hanno scelto di affrontare il processo che si è chiuso il 2 ottobre. Circa una settantina di persone, quasi tutte assolte e spesso su esplicita richiesta dei pm Silvia Bonardi e Stefano Civardi. Tra gli assolti ci sono il consigliere regionale lombardo di Forza Italia Fabio Altitonante, attuale sindaco di Montorio al Vomano (Te), l’ex vice coordinatore lombardo del partito azzurro Pietro Tatarella e Paolo Orrigoni, imprenditore e politico leghista proprietario della catena di supermercati Tigros. Peraltro, nel caso di Orrigoni, tutti coloro che erano indagati per i fatti a lui contestati (una presunta corruzione per la costruzione di un grosso supermercato in provincia di Varese), avevano scelto la via del patteggiamento di una pena. In totale gli assolti sono circa una cinquantina.

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Arrestato ex manager Fiera per corruzione

E’ stato arrestato oggi un ex manager della Fiera di Milano, Massimo Hallecker, in un’inchiesta per corruzione coordinata dal pm di Milano Paolo Storatri e dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e condotta dalla GdF. Secondo il provvedimento del gip Domenico Santoro, Hallecker, ai domiciliari, in qualità di senior buyer nell’ufficio acquisti di Fiera avrebbe percepito tangenti su tre appalti per servizi legati a magazzino, impianti elettrici e manutenzione edili per un valore di 16,5 milioni. L’indagine è partita dalla denuncia dell’ad di Fiera, Luca Palermo. Ci sono altri 10 indagati e sono in corso perquisizioni. ANSA

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Arresti Cinisello, Sisler (Fdi): “Garantisti, ma si faccia chiarezza”

Arresti Cinisello, Sisler (Fdi): “Garantisti, ma si faccia chiarezza”. “Anche in questo caso come in tutte queste occasioni noi rimaniamo garantisti, a differenza di quanto capitato e tuttora capita da parte di altre forze politiche non appartenenti al centro destra e quindi confidiamo che Siria Trezzi e tutti gli altri indagati possano dimostrare  la loro totale estraneità ai fatti contestati – così dichiara Sandro Sisler Portavoce provinciale di Fratelli d’Italia – Tuttavia non possiamo esimerci dall’evidenziare che anche a Cinisello Balsamo, come in molti comuni della provincia di Milano, amministrati dalla sinistra, ci sia stato un sistema di commistione tra potere politico, sistema delle imprese edificatrici, asseritamente con finalità mutualistiche ed altre realtà da sempre collaterali alla sinistra stessa che possiamo definire, perlomeno, dubbio e sul quale ci attendiamo e speriamo che la Procura possa fare chiarezza. Fermo restando che non ci sarà nessuna speculazione politica da parte nostra. Non possiamo esimerci dal ricordare che noi, da sempre , nelle aule competenti, abbiamo denunciato queste situazioni e riteniamo che sia necessaria una profonda riflessione sui potenziali conflitti d’interessi  a sinistra”.

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Il vero business sono ancora le rotaie

L’imprenditore Daniele D’Alfonso sosteneva di esser “messo bene” a contatti dentro ad Atm. Una situazione ottimale per arrivare a gestire il lavaggio delle rotaie di Atm. Essendo una città che ne ha talmente tante da avere pure un campionario di binari abbandonati, per l’imprenditore accusato di essere parte del giro di corruzione che ha travolto Forza Italia erano un ottimo affare. In Amsa aveva contatti con i sindacalisti, in Atm ancora non sembra chiaro, ma non possiamo escludere che si tratti dello stesso settore. Ma quello che veramente ci interessa è il punto infrastrutturale: sono ancora le ferrovie a rappresentare il business vero, è intorno ad esse cioè che si creano giri di centinaia di milioni di euro e si espandono città e servizi. Il bilancio del Comune di Milano è non a caso bloccato in buona parte dall’investimento per la Metro 4. Centinaia di milioni che sono vincolati a quell’investimento,  anche se l’operazione è già in ritardo di 4 anni e mezzo visto che doveva essere terminata e funzionante per Expo 2015. E se non fosse un caso questo ritardo? Se un’opera chiude, si chiudono anche i rubinetti pubblici e tocca lavorare tanto per guadagnare. Ma saranno sicuramente dubbi da penne avvelenate. Intanto però continuano a esserci segnali che ci sia qualcosa di sbagliato lungo le rotaie che vengono posate a Milano: quasi tutte le scale mobili della Metro 5 sono state costruite dalla Anlev. Una società parte di una piccola galassia di scatole e scatolette che fa capo alle stesse persone che costruirono le scale mobili della Metro 3. E che per lo stesso motivo caddero vittima di un’indagine per un giro di mazzette proprio sulla stessa opera. Ora, nulla vieta che le persone si redimano. Però diciamo che suona perlomeno strano vedere come siano le stesse persone. Alcuni grandi giornali lo sanno, ma non lo pubblicheranno mai. In parte è perché le rotaie portano soldi anche per le inserzioni pubblicitarie, in parte perché la stampa italiana è ormai addomesticata. Non cerca e rogne, anzi, le evita scientificamente e si dedica spesso a simil inchieste commissionate da questo o quel potere per colpire gli avversari. Anche per questo si trova bene con le rotaie che per definizione impongono un percorso dritto e non modificabile.

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