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Bimbi fanno dad in piazza. Liceali al Piccolo

Una quindicina di bambini della scuola primaria Confalonieri del quartiere Isola si è ritrovata questa mattina in piazza Archinto, con pc e plaid colorati, per seguire la Dad, e altrettanto hanno fatto i ragazzi di Usd, che hanno scelto il Piccolo teatro occupato per fare lezione da remoto. Due iniziative organizzate da Priorità alla scuola, che non ha sospeso la sua protesta contro la dad nonostante gli annunci di riapertura dopo Pasqua anche in zona rossa: “la scuola riprende ma solo per i piccoli e poi – spiega Chiara Ponzini di Pas – non è ancora uscito nulla di ufficiale. Draghi ha detto che i bambini fino alla prima media potranno andare a scuola anche in zona rossa, ma gli altri? Evidentemente il Governo ritiene che la scuola sia un parcheggio per liberare gli adulti dall’accudimento dei figli e poterli mandare al lavoro. E’ per questo che i ragazzi continuano a fare Dad all’aperto, perché i ragazzi delle superiori – sottolinea Ponzini – sono stati dimenticati, le medie perse, e poi fino a 16 banni c’è la scuola dell’obbligo e non viene rispettato nemmeno questo, che il Governo dica che tu, scolaro della scuola dell’obbligo, puoi stare a casa è oltre ogni immaginazione”. La dad in piazza Archinto fa parte della staffetta dei quartieri lanciata da Pas una quindicina di giorni fa per rendere partecipi della protesta anche le scuole dei piccoli. Alla catena anti Dad hanno partecipato più di 60 scuole del milanese, apponendo disegni e fiocchi colorati sulle cancellate, lasciando zaini vuoti all’ingresso e facendo la Dad davanti agli istituti, come accadrà anche domani alle primarie Rinnovata Pizzigoni e Dante e alla secondaria Puecher, dove insieme ai ragazzi ci saranno anche alcuni docenti. Un paio di insegnanti della primaria di via Confalonieri, invece, questa mattina, vedendo che i bambini non erano a casa ma in piazza, hanno preferito – fanno sapere da Pas – chiudere il collegamento. La scorsa settimana, invece, i genitori della primaria Brunacci hanno ottenuto l’aiuto inaspettato della gelateria vicina alla scuola che, vedendo che i bambini non avevano i banchi, ha prestato loro tavoli e sedie per fare lezione all’aperto. ANSA

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Il caso della Dad che salva un bambino di tre anni

Il caso della Dad che salva un bambino di tre anni. A raccontarlo è sia il Corriere della Sera, che Attilio Fontana: “Per fortuna c’era Simone! Lo studente dell’istituto alberghiero Paolo Frisi di Milano, stava facendo l’ultima ora di Dad quando la vicina di casa suona al suo campanello chiedendo aiuto per il nipotino di 3 anni che sta soffocando. Simone non ci penso due volte e pratica sul piccolo, che conosce da quando è nato, la manovra di Heimlich vista in un video online. I soccorritori sono arrivati subito, ma l’intervento di Simone nei primi attimi è stato decisivo per salvare il bimbo. Tanti complimenti Simone!”. Ma come sarà preso il caso della Dad che salva un bambino di tre anni? Perché spesso si sentono i genitori raccontare dell’infernale esperienza dei loro figli costretti a guardare uno schermo per ore. C’è chi è arrivato senza vergogna a parlare di crimini contro l’umanità, ma a noi è tornato in mente un grande alleato dei genitori moderni che sembra ora dimenticato: la televisione. I bambini da subito si abituano a passare decine di ore a settimana davanti alla televisione perché è un silenziatore naturale per i figli. Per non parlare di quando crescono e vengono forniti di smartphone di cui in realtà non hanno bisogno e in cui si immergono alternandolo con televisione e computer. Se è per il cazzeggio o per lasciare un momento di calma ai genitori sembra dunque che gli schermi non siano devastanti. Forse sarebbe il caso di ricordare sempre il caso della Dad che salva un bambino di tre anni dalla morte, così come l’uso disinvolto delle tecnologie prima della Dad. Per uno sguardo più equilibrato sulla realtà. Altrimenti al prossimo crimine contro l’umanità potremmo non essere in grado di riconoscerlo.

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Al Liceo Bottoni DAD in cortile

Una mattinata di didattica a distanza nel cortile del liceo. Con questa iniziativa alunni, docenti e genitori dello scientifico Bottoni hanno voluto esprimere il desiderio di tornare al più presto e in sicurezza alle lezioni in classe, sospese per l’emergenza coronavirus. “Bisogna riaprire le infermerie scolastiche, con medici che possano svolgere i test rapidi, perché non tutti hanno l’auto per andare al drive through di via Novara – ha spiegato Chiara Ponzini, di Priorità alla scuola, il movimento che ha organizzato la protesta -. Le scuole devono diventare non solo un presidio educativo ma anche sanitario”. Con cappello, sciarpa e guanti, Lorenzo Mazzi, 44 anni, professore di storia e filosofia, ha svolto le sue lezioni su Socrate e Marx con gli alunni delle varie classi collegati da casa e con la dozzina seduti sui banchi a rotelle davanti al portone, con libro, computer e auricolari nelle orecchie. “Questa azione è un’opera di educazione civica. La scuola è un diritto. Bisogna guardare alla scuola non più come a una variabile dipendente da aspetti economici ma come un valore in sé culturale educativo e sociale”, ha detto il docente, al termine della mattinata chiusa con la lettura degli articoli della Costituzione che sanciscono il diritto allo studio. Per la preside, Giovanna Mezzatesta, “la Dad è molto penalizzante. Bisogna investire su trasporti, tracciamento e assunzioni. E poi – ha concluso – vorrei che la scuola riaprisse prima delle sale bingo”. ANSA

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Sala tenta di fermare il lockdown

Sala tenta di fermare il lockdown. Il primo cittadino di Milano in questi giorni sta cercando di rappresentare la voce del buonsenso mentre tutti sembrano aver perso la testa nell’ormai ex locomotiva economica italiana. “Non va bene andare da 100 a zero ed è quello che si sta facendo oggi. Non voglio passare per il paladino del ‘non si chiude’ , mi stanno ributtando addosso la frase del ‘Milano non si ferma’ di alcuni mesi fa – ha detto Giuseppe Sala – Voglio che venga fatto con buon senso, chiudere si può – ha concluso – ma prima di decidere di chiudere bisogna dire a chi viene chiuso come lo aiutiamo. Io mi batterò su questo”. Una posizione attendista che ricalca quella sulla didattica a distanza (DaD) assunta dal sindaco meneghino: la scuola è essenziale non solo per gli alunni, ma anche per le famiglie: sono riti consolidati e avere i bambini a scuola permette ai genitori di lavorare o avere il tempo per altre incombenze. Il valore dell’apertura delle scuole è dunque molteplice perché non riguarda solo un aspetto della vita quotidiana. L’aspetto psicologico di mantenere aperte le scuole inoltre è altrettanto importante perché aiuta le famiglie a mantenere un’idea di normalità quanto mai essenziale in un momento di panico e paura generalizzato. Il futuro è incerto e forse quello che serve agli italiani ora è una cerimonia comune e tranquillizzante come il tè delle cinque per i britannici, un modo per continuare a vivere nonostante il martellamento attuato dal virus al nostro stile di vita.

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