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Riparte da Milano la corsa del DDL Zan

Il percorso del Ddl Zan riparte da Milano. Con la fine dei sei mesi di “embargo” al Senato il prossimo 27 aprile il testo tornerà in Aula e per l’occasione il capoluogo lombardo, sabato 14 maggio alle 14.30, ospiterà la prima delle tre Agorà democratiche organizzate per allargare il dibattito sul tema a tutte le persone interessate. All’Agorà parteciperanno, tra gli altri, il segretario nazionale del Partito Democratico Enrico Letta, l’onorevole Alessandro Zan e il sindaco di Milano Giuseppe Sala. “Siamo entusiasti della ripartenza e del coinvolgimento delle cittadine e dei cittadini e ancora di più dal fatto che il percorso coinvolgerà, prima di ogni altra città, la nostra Milano, avamposto dei diritti nel nostro Paese – ha dichiarato la segretaria metropolitana del Partito Democratico Silvia Roggiani -. È importante sottolineare che questo provvedimento ha al centro anche la difesa delle donne dalla misoginia. Io, purtroppo, conosco bene questo odio”, ha aggiunto Roggiani riferendosi alle minacce e agli insulti ricevuti a gennaio dopo un post scritto dal sottosegretario leghista Morelli. “La difesa di una così grande parte della popolazione, visto che parliamo delle donne, della comunità arcobaleno e delle persone con disabilità, non può essere più messa da parte. Le difficoltà che viviamo sono all’ordine del giorno e, come ha detto bene Zan, i tempi sono maturi e gli equilibri sono cambiati. Queste Agorà possono essere anche la base per rilanciare ed arricchire il testo del Ddl, magari inserendo il divieto delle terapie riparative, su cui ho depositato un Odg e che verrà discusso nelle prossime settimane in consiglio comunale”, ha aggiunto il consigliere comunale e responsabile Diritti del PD Milano Metropolitana Michele Albiani.

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Ddl Zan, madri infuriate a Sesto: “Le maestre hanno detto a mio figlio che non è un maschio”

Ddl Zan, madri infuriate a Sesto: “Le maestre hanno detto a mio figlio che non è un maschio”. Il racconto di un litigio furibondo tra la famiglia di due bambini (7 e 9 anni) di una scuola primaria di Sesto San Giovanni: “Da quando hanno iniziato a parlare del Ddl Zan le maestre hanno cominciato a parlarne ai nostri figli, spiegandogli che non possono dire di essere maschi o femmine, ma che lo decideranno quando saranno grandi – racconta una madre inferocita – mio figlio mi ha detto che dopo queste lezioni delle maestre un suo compagno di classe gli ha proposto di provare a casa sua, una situazione simile è stata proposta anche a mia figlia da una sua compagna, allora ne ho parlato a mio marito che si è recato a scuola arrabbiatissimo: loro sono lì per insegnare ai bambini, non per mettergli dubbi sulla loro identità”. La donna di origine tunisine ha raccontato che ora ha paura a mandare i figli dagli amici perché con questi discorsi che sentono a scuola non si sa mai cosa potrebbe succedere. “Io mi chiedo – ha concluso la madre – ma la scuola italiana è già ai gradini più bassi nelle classifiche europee: queste maestre non avevano proprio altro da fare che mettere confusione nella testa dei bambini?”. Una domanda che ha un peso considerevole mentre il Parlamento è nel pieno della discussione del ddl Zan, una proposta di legge che sta animando la discussione politica italiana ma anche creando problemi pratici ancora prima di essere stata trasformata in una vera e propria norma statale.

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Ddl Zan, pluralismo di idee o pluralismo a senso unico?

Ddl Zan, pluralismo di idee o pluralismo a senso unico? La vicenda dell’iniziativa di Manifatture Teatrali Milanesi di dare uno sconto di 10 € sul biglietto teatrale a chi si presenta con scritto sulla mano “DDL ZAN” mi ha molto interrogato. Come prima impressione istintiva ho pensato che erano affari loro. Tuttavia qualcosa mi stonava, non mi sembrava proprio un atto di libertà escludere qualcuno da un beneficio sulla base del consenso o meno ad una proposta di una legge dello Stato. No! Questa cosa non va bene! Si divide la società a pezzi, compiendo di fatto una discriminazione verso chi non si vuole adeguare al pensiero pro DDL Zan. È un messaggio molto pericoloso, sottile, quasi impercettibile, che vorrebbe incolpare e denunciare visivamente alcune persone sulla base del loro pensiero. Ma se fosse avvenuto il contrario? L’art 4 del DDL Zan recita che “Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime ri­conducibili al pluralismo delle idee o alla li­bertà delle scelte, purché non idonee a de­terminare il concreto pericolo del compi­mento di atti discriminatori o violenti.” Quindi, sulla base di questo articolo, come dovremmo considerare l’iniziativa di MTM?  Non è un atto discriminatorio verso chi non è disposta a scriversi sulla mano “DDL Zan”? Non si rischia di istigare alla violenza verso chi non ha questo “marchio” sul corpo? I totalitarismi si comportano cosi: spacciano per pluralismo e libertà il pensiero unico propaganda di regime. Chi non si adegua è tagliato fuori dalla società.

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