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Detenuto del Beccaria picchia un agente ed evade dall’ospedale

Un detenuto del carcere minorile Beccaria di Milano è evaso dopo essere stato portato d’urgenza all’ospedale San Carlo di Milano. È successo nel pomeriggio di lunedì 16 ottobre. Sono in corso le ricerche per rintracciare il giovane detenuto, un cittadino albanese di 18 anni. Il giovane era stato portato all’ospedale San Carlo perché aveva ingerito un pezzo di legno (non è chiaro se intenzionalmente o meno). Una volta in ospedale ha aggredito un agente della penitenziaria che era con lui e poi è scappato. La notizia è stata resa nota da Alfonso Greco, segretario regionale per la Lombardia del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. “Il detenuto – ha puntualizzato Greco – mentre era in attesa di essere visitato ha dato un pugno e dei calci ad uno degli addetti alla scorta ed è riuscito a scappare”. “Subito – ha continuato il sindacalista – è stato dato l’allarme ma non si è riusciti al momento a riprendere l’evaso. Le condizioni lavorative del personale di Polizia penitenziaria del Beccaria sono ormai al collasso. Turni estenuanti e mancanza di risorse disponibili stanno letteralmente mimando lo stato psicofisico di tutto il personale”.

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Scappa dal nosocomio San Paolo, l’agente che lo ha inseguito è in prognosi riservata

A Milano un detenuto di 32 anni è evaso lanciandosi da una finestra, al secondo piano, dell’ospedale San Paolo. A inseguirlo un agente, Carmine De Rosa, 28 anni, che si è gettato nel tentativo di fermarlo ma, nel cadere, si è ferito ed è ricoverato in coma. Lo riferisce Aldo Di Giacomo, segretario del sindacato Spp. Il 28enne ha sbattuto la testa ed ricoverato sempre al San Paolo in prognosi riservata. È stato sottoposto a un intervento chirurgico. L’agente ha subito anche lesioni alle vertebre cervicali. Dopo la caduta non sarebbe apparso inizialmente in gravi condizioni tanto da aver raggiunto da solo il pronto soccorso dell’ospedale dove poi le sue condizioni sono peggiorate. Mordjane Nazim, palestinese, era arrivato mercoledì sera nella struttura dopo essere rimasto ferito in una lite con alcuni compagni di detenzione. Il detenuto, in carcere per concorso in rapina, era stato portato d’urgenza al pronto soccorso in un reparto ordinario e non in quello destinato ai carcerati. Nazim è fuggito dalla finestra di un bagno. Quando i poliziotti che lo piantonavano, sembra che fossero due, si sono resi conto che si era chiuso dentro hanno forzato la porta. A quel punto l’agente De Rosa ha scavalcato la finestra, precipitando per una decina di metri. Secondo il sindacalista Di Giacomo sono in aumento in tutta Italia i tentativi di evasioni dagli ospedali: “Nell’ultimo mese in tutta Italia sono stati quattro, tutti sventati. C’è un fuggi fuggi dei medici penitenziari perché sarebbero oggetto sempre più di minacce da parte dei detenuti proprio per ottenere un ricovero”.

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Detenuto rompe il naso a un agente a San Vittore

Un agente di Polizia Penitenziaria, in servizio nella Casa circondariale San Vittore di Milano, è stato aggredito da un detenuto e ha riportato fratture alle del naso, con una prognosi di 15 giorni di guarigione. A darne notizia è Pietro Coscarelli, Segretario USPP (Unione Sindacati Polizia Penitenziaria) nell’Istituto milanese, che racconta così l’episodio: mentre l’agente si apprestava ad aprire la cella per l’ora d’aria il detenuto, nordafricano, si è scagliato contro di lui colpendolo al volto; lo ha trascinato all’interno della cella, scaraventandolo sul pavimento. Sono stati altri detenuti a bloccarlo, evitando il peggio. Sull’episodio interviene anche il segretario regionale dell’USSP, Gian Luigi Madonia che prende posizione rispetto al fenomeno delle aggressioni nelle strutture penitenziarie: “Le aggressioni in carcere ai danni della Polizia Penitenziaria e degli operatori in genere sono ormai diventati una costante che, probabilmente, non fa più notizia, o meglio, sembra non interessare nessuna Autorità politica, soprattutto quelle del Ministero della Giustizia che non affronta il problema con un serio piano di intervento o adottando misure idonee a mettere in sicurezza il personale e nelle condizioni di potersi difendere da simili gesti”. “Da tempo l’USPP chiede dotazioni e strumenti utili ad evitare che uomini e donne dello Stato possano “prendere botte” da chi, viceversa, dovrebbe essere tenuto a rispettare le regole e la disciplina all’interno dei nostri penitenziari. Il Taser potrebbe rappresentare un importante ed efficace strumento di difesa”, conclude Madonia. ANSA

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Detenuto prossimo alla scarcerazione preannuncia crimini violenti

Nell’ambito dell’attività di prevenzione della violenza di genere svolta dai poliziotti della Divisione Anticrimine della Questura, è stata applicata – su proposta del Questore – la Sorveglianza Speciale di Pubblica Sicurezza nei confronti di un italiano quarantacinquenne, in carcere dal 2014 per violenza sessuale aggravata e maltrattamenti in famiglia. Per molti anni l’uomo, con un passato da assuntore di cocaina, si è reso responsabile di gravi reati in ambito domestico, abusando sessualmente della figlia adolescente primogenita. Inoltre, lo stesso è stato condannato per i violenti maltrattamenti in famiglia perpetrati per anni nei confronti della ex-moglie e degli altri cinque figli minori: in un’occasione, l’uomo ha addirittura lanciato un coltello da cucina all’indirizzo di una delle figlie, che ha colpito alla tempia la bambina più piccola, causandogli una ferita. Condannato a 7 anni e 4 mesi di reclusione nel 2014, in prossimità della scarcerazione dal carcere di Bollate avvenuta lo scorso 4 febbraio, ha manifestato sentimenti di vendetta nei confronti della ex moglie e dei figli, nonché verso l’assistente sociale che al tempo aveva fatto partire le indagini: “al massimo un paio di giorni e torno in carcere: il tempo di ubriacarmi e uccidere qualcuno”. I poliziotti della Divisione Anticrimine della Questura hanno, quindi, acquisito immediatamente informazioni dagli psicologi che avevano trattato il soggetto in carcere, i quali hanno segnalato negli ultimi tempi un certo nervosismo dell’uomo, con sentimenti di rancore verso la sua famiglia e l’assistente sociale che lo aveva denunciato. In un colloquio, lo stesso ha riferito di non voler andare a dormire in un dormitorio o su un cartone, preferendo ritornare in carcere “anche con una condanna all’ergastolo”. Tutti questi elementi hanno consentito l’applicazione della misura di prevenzione che, oltre a consentire un maggiore controllo del soggetto, gli proibisce di avvicinarsi alla ex moglie, ai figli e all’assistente sociale, e di comunicare con loro, con qualsiasi mezzo, potendo essere arrestato in caso di violazione, oltre all’invito a presentarsi presso il CIPM per sottoporsi ad un percorso di recupero (c.d. ingiunzione trattamentale), minimizzando il rischio di commissione di ulteriori e più gravi reati.  

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Detenuto in semilibertà nascondeva armi e droga in pizzeria

Nascondeva armi e droga nella pizzeria dove gli era stato concesso di lavorare come regime alternativo alla detenzione. In manette è finito un pluripregiuicato italiano di 37 anni: era detenuto nel carcere di Bollate dopo aver collezionato diverse condanne per rapine in banca, possesso di armi illegali e traffico di droga, con fine pena previsto nel 2015. Aveva ottenuto il beneficio del lavoro estero, da svolgere in una pizzeria di proprietà di un suo parente in zona Bicocca, quartiere alla perferia Nord di Milano, con l’obbligo di rientrare in carcere durante la notte. Intorno alle 17.30 di ieri è stato fermato dalla polizia per un controllo. Gli agenti della Squadra Mobile, insospettiti, hanno deciso di effettuare una perquisizione all’interno locale. Nel controsoffitto del bagno riservato ai dipendenti c’erano 170 grammi di cocaina, 600 grammi di marijuana, 600 grammi di hashish e un migliaio di euro in contanti. I controlli si sono così allargati al sottoscala della pizzeria dove, nascosti dentro un tubo di areazione, sono stati trovati una doppietta belga a canne mozze (risultata rubata nel 2012 a Genova) e una rivoltella con matricola probabilmente estera. Il 37enne, che sarebbe dovuto rientrare a Bollate, è invece finito a San Vittore per detenzione di droga ai fini di spaccio, possesso di armi illegali e ricettazione della doppietta a canne mozze.

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