dibattito pubblico

Inizia il dibattito pubblico su San Siro

Prenderà via ufficialmente oggi il dibattito pubblico sul progetto del nuovo San Siro voluto da Inter e Milan. Un processo pubblico presentato oggi dal coordinatore Andrea Pillon che si articolerà complessivamente in 13 appuntamenti, tra cui cinque incontri pubblici, altri cinque incontri tecnici di approfondimento e due attività nel quartiere San Siro, di cui un sopralluogo partecipato all’area dell’attuale Meazza, con l’ultimo che riguarderà la presentazione della relazione finale. Il dibattito ha lo scopo di presentare al pubblico la proposta del nuovo stadio di Milano e di raccogliere osservazioni e proposte per consentire di valutare e migliorare il progetto. Si tratta di incontri aperti a tutta la cittadinanza, che potrà partecipare in presenza oppure online, oltre a poter prendere parte al dibattito anche consultando il sito web, presentando suggerimenti e proposte. Si parte quindi domani a Palazzo Marino con la presentazione del dossier di progetto, mentre l’ultimo appuntamento è previsto per il prossimo 18 novembre sempre nella sede del Comune di Milano con la presentazione della relazione conclusiva, relazione che sarà presentata all’amministrazione comunale il giorno seguente e da quella data entro due mesi andrà presentato il dossier definitivo sul progetto. ANSA

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San Siro: dibattito pubblico partirà il 28 settembre

Il dibattito pubblico per consultare i cittadini milanesi sulla realizzazione del nuovo stadio di Inter e Milan partirà certamente dopo le elezioni del 25 settembre e la data più probabile sembra il 28 settembre. “Mi pare che sia il 28 settembre – ha spiegato il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, a margine dell’assemblea di Assimpredil Ance -, stiamo aspettando il consenso da Roma rispetto alle modalità del dibattito pubblico e al progetto che abbiamo presentato”. ANSA

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Il dibattito su San Siro è anti democratico

Il dibattito su San Siro è anti democratico. Sembra una sparata? Già perché in questi tempi di delirio mentale ormai va tutto bene, basta urlare forte qualcosa e tutti si devono adeguare. Altrimenti sei un nemico pubblico. Da queste pagine avevamo già avvertito i lettori del pericolo di aggredire anche solo verbalmente la “categoria novax”. Perché in democrazia dissentire è concesso, anzi: è salutare che ci sia sempre  qualcuno contrario alla linea comune, perché aiuta a vedere i limiti delle scelte collettive. Scelte che, pure se giuste, hanno certamente limiti o difetti da correggere. Non è possibile dunque decidere di scaricare l’odio su altri, come non è possibile nascondere la verità semplicemente rubando certi concetti alla loro giusta collocazione per i propri scopi: come un novax resta un cittadino come gli altri col diritto di manifestare, allo stesso tempo un dibattito pubblico non può avere valenza amministrativa. Altrimenti questa non è una città democratica, ma un soviet gestito da persone che nessuno ha eletto. Personaggi spesso oscuri, sia nei curricula che negli scopi. I tanto bistrattati politici almeno devono sottoporre la propria vita allo screening di giornalisti e votanti prima di essere eletti. Invece i “comitati” non li ha eletti nessuno. Poche decine o centinaia di persone si arrogano il diritto di decidere del futuro della città. Eppure noi eravamo rimasti che il popolo esercita la sovranità nei limiti previsti dalla Costituzione, dunque nelle forme democratiche come i Consigli comunali o municipali. O, in caso di guai, pure nei tribunali. Insomma ci si confronta con chi ha titolo per parlare per tutti. Perché i collettivi alla fine si risolvono in un magma di persone non identificate se non vagamente per i propri interessi personali che contribuiscono più o meno consapevolmente agli interessi di un ristrettissima élite. Cioè tutto il contrario della democrazia che ha sviluppato forme chiare e aperte a tutti per garantire i diritti di tutti. Detto in altre parole: se alle persone che stanno animando i comitati contro il nuovo stadio (o ennesimo progetto di gentrificazione che sia) non piace l’agire di Sala, forse dovevano pensarci prima di sostenere che fosse un grande sindaco (visto che a quanto dice senza l’aiuto del governo non è nemmeno capace di chiudere un bilancio). E invece di riproporre alle elezioni le stesse posizioni che si ripetono dalla metà del Novecento, cercare di votare qualcuno più in linea con la propria idea di città. Certo è molto più semplice autonominarsi “comitato” e pretendere che il Comune si pieghi a ogni capriccio di pochi, perché proporre una revisione della macchina amministrativa è cosa lunga, faticosa e per la quale servono competenze. Invece un comitato non necessita nemmeno di uno statuto, può auto eleggersi a protettore del popolo e rivolgere l’odio collettivo verso chi dissente come fosse un novax qualunque.

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Primo passo verso l’avvio del dibattito pubblico sul nuovo stadio

Primo passo verso l’avvio del dibattito pubblico a Milano sul nuovo stadio a San Siro. Palazzo Marino ha pubblicato le linee guida per “l’affidamento mediante procedura negoziata” del professionista che si occuperà di censire le posizioni sul nuovo impianto in città coordinando i lavori del dibattito. Un’operazione che dovrà finire entro novembre e che non dovrà durare più di sei mesi dall’avvio. La base per i ribassi è di 245mila euro, le domande dovranno essere inoltrate entro il 29 aprile. Il coordinatore, tra le altre cose, dovrà saperne di democrazia partecipata e non dovrà risiedere o essere domiciliato nel territorio della Città Metropolitana di Milano. Nei sei mesi di lavoro dovranno emergere tutte le posizioni sulla realizzazione del nuovo stadio per Milan e Inter, impianto che ha già incassato l’interesse pubblico dall’amministrazione comunale nei mesi scorsi. Chi si aggiudicherà l’organizzazione del dibattito dovrà prevedere l’evento di presentazione del progetto e un minimo di quattro incontri fisici, di cui 2 dedicati al pubblico specialistico e 2 al pubblico generico, e altri quattro incontri digitali, sempre equamente divisi summit specialistici e generici. A fine percorso il coordinatore dovrà anche pianificare l’evento pubblico conclusivo. Palazzo Marino darà un peso preponderante alla qualità delle offerte ricevute: 80 punti su 100 andranno alla componente tecnica e solo 20 punti a quella economica (il ribasso rispetto ai 245mila euro di base). Il comune, si legge nei documenti, “su indicazione del responsabile del contratto, si riserva la facoltà di verifica di congruità di ogni offerta che in base ad elementi specifici appaia anormalmente bassa”.

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