Il Grido di dolore del terzo settore
A patire le conseguenze della crisi economica scatenata dall’emergenza coronavirus non ci sono solo le realtà produttive della nostra città, ma anche molte associazioni del terzo settore, con sede in immobili comunali, che pur svolgendo una fondamentale funzione sociale, non godono di nessun finanziamento pubblico e sopravvivono (faticosamente) solo grazie a (poche) donazioni e alle entrate derivanti dalle attività che svolgono. Trattandosi di associazioni senza scopo di lucro le entrate potrebbe sembrare una questione irrilevante, ma sono necessarie a pagare le utenze e gli affitti per le strutture concesse loro in uso. Poco denaro, ma fondamentale per continuare a svolgere le loro funzioni, che è venuto a mancare in seguito alle chiusure forzate cui sono state costrette come tutti gli altri luoghi di aggregazione della città. A lanciare l’allarme sono state le associazioni che costituiscono la “Casa dei giochi” di via Miramare, che definiscono le loro parole un “grido di dolore“. “Giustamente, ripeto giustamente, – scrivono – sono state prese delle misure precauzionali per evitare la diffusione di un terribile male. Ma adesso, dopo un po di tempo bisogna pensare a tutta la società. Noi associazioni che viviamo sull’aggregazione siamo distrutte – spiegano – dal non poter operare, e dopo la revoca bisognerà ristabilire la fiducia nella socializzazione e nello stare assieme senza timori” sollevando il problema del come cancellare la paura che ci sarà anche cessata l’emergenza, cosa che per ora nessuno sembra avere preso in considerazione. “Quello che chiediamo – aggiungono – è che il Comune sospenda gli oneri che chiede alle associazioni che utilizzano locali comunali per la durata della chiusura imposta: In caso contrario – concludono – moltissime realtà associative rischiano la chiusura“.
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