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Commercialisti: l’Europa investe 2 miliardi per la digitalizzazione

Commercialisti: l’Europa investe 2 miliardi per la digitalizzazione. Il partenariato fra Commissione, Banca europea per gli investimenti e Breakthrough Energy Catalyst, avviato in occasione della COP26 di Glasgow, mobiliterà tra il 2022 e il 2026 fino a 820 milioni di euro per accelerare la diffusione e commercializzare rapidamente tecnologie innovative che concorrano alla realizzazione delle ambizioni del Green Deal europeo e al conseguimento degli obiettivi climatici dell’UE per il 2030. Il Consiglio e la Fondazione Nazionale dei Commercialisti hanno pubblicato l’informativa periodica “Attività Internazionale”, una analisi approfondita (2021_11_15_International update n. 19_2021) sulle misure economiche adottate in ambito europeo ed internazionale per contrastare la pandemia. Decisamente più incoraggianti i numeri delle nuove stime economiche della Commissione europea, le previsioni d’autunno evidenziano infatti una ripresa più rapida del previsto in tutta l’Unione, confermando il rimbalzo del PIL per il nostro Paese oltre il 6% nell’anno in corso, e un ritorno dell’economia italiana ai livelli pre-crisi entro la metà del 2022. Consapevole dell’importanza della transizione digitale per garantire la futura prosperità dell’Europa, la Commissione europea ha deciso di investire quasi due miliardi di euro nell’ambito del programma Europa digitale, che mira a rafforzare la sovranità tecnologica europea e ad immettere sul mercato soluzioni digitali innovative a vantaggio di cittadini, pubbliche amministrazioni e imprese. Il partenariato fra Commissione, Banca europea per gli investimenti e Breakthrough Energy Catalyst, avviato in occasione della COP26 di Glasgow, mobiliterà tra il 2022 e il 2026 fino a 820 milioni di euro per accelerare la diffusione e commercializzare rapidamente tecnologie innovative che concorrano alla realizzazione delle ambizioni del Green Deal europeo e al conseguimento degli obiettivi climatici dell’UE per il 2030. Nell’ambito del quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato, la Commissione europea ha approvato un regime italiano da 4,5 miliardi di euro per sostenere le imprese e l’economia nel contesto della pandemia, il regime prevede aiuti di importo limitato che saranno erogati alle imprese sotto forma di sovvenzioni dirette. Infine, il Fondo Monetario Internazionale ha pubblicato i risultati del sondaggio annuale Financial Access Survey (FAS) sull’accessibilità e l’utilizzo dei servizi finanziari. Nonostante i progressi registrati, gli indicatori mostrano che numerose sfide rimangono ancora aperte, tra queste quella dell’inclusione finanziaria delle donne ancora troppo penalizzate nell’accesso al credito rispetto ai colleghi maschi.

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Il Manifesto della digitalizzazione

Il Manifesto della digitalizzazione di Alessandro Capezzuoli funzionario ISTAT e responsabile osservatorio dati profes-sioni e competenze Aidr Alzi la mano chi non ha mai sentito parlare di Marx. Marx, proprio lui, il celebre balle-rino prussiano passato alla storia per l’interpretazione acrobatica dello schiaccianoci del Bolshoi, terminata con un dolorosissimo atterraggio e una conseguente frantu-mazione delle suddette noci. È da questo balletto, mi sento di dire “di rottura”, che è nato il cosiddetto materialismo storico. In pochi sanno che, nel tempo libero, tra un esercizio sulle punte e la cura maniacale delle unghie dei piedi, Marx si è occupato anche di filosofia. Sociale, politica ed eco-nomica, per l’esattezza. Si potrebbe dire che sia stato un filosofo globale, un osser-vatore privilegiato che ha analizzato la società a tutto tondo, da diverse prospettive. So che, a questo punto, risalire la china e dare un’immagine di Marx diversa dall’avvocato svitato, interpretato da Alberto Sordi nel film Troppo forte, sia difficile. Ci proverò, parlando della realtà che ci circonda e provando a contestualizzare alcu-ni aspetti della filosofia marxista alla digitalizzazione e ai giorni nostri. La comprensione della realtà è essenziale per capire l’epoca in cui si vive e, anche se può sembrare anacronistico, la filosofia di Marx è quanto di più attuale ci possa essere per comprendere il processo di trasformazione digitale in cui siamo, consa-pevolmente o inconsapevolmente, immersi. In primo luogo, Marx è stato il filosofo della consapevolezza: uno degli elementi chiave della digitalizzazione. A differenza dei colleghi che lo hanno preceduto, egli sosteneva che la consapevolezza filosofica, la conoscenza della realtà, non doveva essere finalizzata a sé stessa ma al cam-biamento. Teoria filosofica e pratica, quindi, cercando di superare la visione einsteiniana se-condo la quale “la teoria è quando si sa tutto e non funziona niente, la pratica è quando funziona tutto e non si sa perché, noi facciamo teoria e pratica: non funziona niente e non si sa perché.” Chi si occupa di digitalizzazione sa benissimo che le parole “consapevolezza” e “cambiamento” sono alla base del processo di trasformazione digitale e hanno un peso maggiore rispetto, ad esempio, alle parole “tecnologia” e “cloud”. Non solo, ė la visione globale a influenzare il cambiamento e a fare in modo che si prenda la dire-zione giusta al posto di quella sbagliata. Nel corso della mia carriera lavorativa, ho visto centinaia di progetti fallire a causa della mancanza della visione globale di un fenomeno di qualsiasi tipo, che sia tecnologico, scientifico, sociale o economico. Nel-lo specifico, quando si tratta il delicato tema della digitalizzazione, si sente parlare frequentemente, in base alle convenienze e alle mode del momento, solo di cloud, o solo di smart working, o solo di open data, e quasi mai del fenomeno “trasformazio-ne digitale” nella sua interezza. Per questo, ritengo che Marx sia stato un filosofo della digitalizzazione ante litteram, un gigantesco filosofo senza tempo, le cui idee sono più che mai attuali e attuabili nella società moderna. Un manifesto della digitalizzazione, riprendendo il celebre in-cipit, potrebbe iniziare più o meno così: “Uno spettro si aggira per l’Europa: lo spet-tro della digitalizzazione. … È ormai tempo che i responsabili della trasformazione di-gitale espongano apertamente in faccia a tutto il mondo il loro modo di vedere, i loro fini, le loro tendenze, e che contrappongano alla favola dello spettro della digitalizza-zione un manifesto della digitalizzazione stessa.” Chiedo scusa per la violenza perpetrata nei confronti di uno dei maggiori trattati dell’ottocento, ma l’ho fatto a fin di bene… Marx aggiunge alla consapevolezza an-che la modalità per cambiare le cose: attraverso la rivoluzione. Sarà un caso se si parla di ”rivoluzione” digitale? Forse, ma per fare la rivoluzione digitale servono una visione globale e un substrato culturale che probabilmente ancora non ci sono. Non ci sono nei politici, che farfugliano slogan senza senso a scopi propagandistici, non ci sono in una fetta consistente di popolazione, disabituata al ragionamento e al sen-so critico, e non ci sono nemmeno in una fetta consistente di RTD, i responsabili per la transizione digitale, che spesso esercitano semplicemente un potere distorto sen-za avere la benché minima idea di quali strade intraprendere. Marx ed Engels, l’amico fidato del nostro barbuto ballerino, al contrario di quanto si possa pensare, sono stati i filosofi della libertà e non dell’uguaglianza. O meglio, l’uguaglianza, nella loro visione del mondo, non rappresenta un fine, ma un mezzo per liberare gli uomi-ni. La via di fuga per l’uomo, l’atterraggio morbido nel bel mezzo dello schiaccianoci acrobatico, è l’emancipazione, la liberazione dallo sfruttamento. Emancipazione che si ottiene, per l’appunto, attraverso l’uguaglianza e la giustizia. Questo concetto toc-ca diversi aspetti relativi alla digitalizzazione. In primo luogo il sottile confine tra la li-bertà e la schiavitù. A questo proposito, non posso non ricordare le infinite e inutili discussioni in cui mi sono speso, nel decennio scorso, a favore dello smart working. Mentre la massa, dirigenti, lavoratori e sindacati, nessuno escluso, si ostinava a ve-dere lo smart working come un privilegio e ad attuare misure discriminatorie attra-verso graduatorie e favoritismi, io parlavo di uguaglianza: smart working per tutti. Perché, avendolo sperimentato, sapevo perfettamente che attraverso delle misure egualitarie sullo smart working i lavoratori sarebbero stati finalmente liberi. Liberi di spendere adeguatamente e sensatamente il tempo di vita, indipendente-mente dal controllo del datore di lavoro, mantenendo comunque la stessa produtti-vità. Di paradossi, in questo senso, ce ne sono molti. Si può essere liberi attraverso una digitalizzazione parziale e una politica che sposta nuovamente il lavoro in presenza, cercando di fermare il volano culturale che si è innescato? Si può essere liberi se una parte della popolazione ordina gli alimenti comodamente seduta sul divano e un’altra parte pedala al freddo sotto la pioggia? Si può essere liberi se gli sfruttati non sono consapevoli di esserlo e arrivano al punto di amare gli sfruttatori? Si può essere liberi se i mezzi (digitali e non) di produzione sono governati quasi esclusiva-mente dai privati e dal profitto? Si può essere liberi se una parte della popolazione non possiede le competenze digitali minime per accedere ai servizi?

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L’informatizzazione in Sanità è necessaria, strategica e imminente

L’informatizzazione in Sanità è necessaria, strategica e imminente. L’incessante sviluppo scientifico, tecnico ed organizzativo legato inizialmente alla rivoluzione nel campo delle tecnologie digitali e successivamente alla spinta della pandemia di SARS-CoV-2 hanno imposto ai servizi sanitari l’adeguamento dei propri sistemi a quelle che sono le novità del settore e al mutare della domanda dei professionisti della salute. Sono stati messi in campo strumenti e risorse per fronteggiare l’emergenza sanitaria, definendo delle “esigenze” utili nella vita lavorativa quotidiana dei nostri professionisti, sintetizzabili attraverso alcune parole chiave: sicurezza, velocità, tracciabilità, trasparenza, statistica, ecologia, integrazione e semplicità; è con l’informatizzazione in tutti i settori possibili di attività che si risponde a queste esigenze ed è nella trasformazione che in esse avviene in seguito all’adozione dei mezzi informatici la risposta. L’introduzione di sistemi informatici dinamici, flessibili, “giovani” in grado di semplificare la burocrazia e di diffondere la cultura della salute significa, per il professionista della salute, guadagnare tempo avendo così la possibilità di concentrarsi maggiormente sugli aspetti più interessanti e stimolanti della sua attività di assistenza, didattica e ricerca. Sono necessari software che integrino in un unico sistema le differenti tappe dei diversi processi e che rispondano a esigenze quali:  la sicurezza, dei dati che devono essere replicati e viaggiare su canali di comunicazione sicuri (https); essere sempre aggiornati in tempo reale e rispondere alle norme sulla Privacy ed al trattamento dei dati personali  la velocità delle connessioni, delle esecuzioni, dei risultati, degli aggiornamenti anche di normative e della loro applicazione, il tempo reale nelle comunicazioni tramite e-mail ed applicazioni di messaggistica di uso quotidiano  la tracciabilità delle attività del sistema e di chi ci opera  la trasparenza delle attività del sistema e di chi ci opera  la statistica, tutte le informazioni inserite devono poter essere oggetto di analisi statisticaon-line  l’ecologia, dematerializzazione per la sostenibilità ambientale del nostro sistema ma anche la velocità dei sistemi è ecologia come anche le connessioni  l’integrazione con sistemi di già presenti in Azienda e con sistemi di terze parti  la semplicità d’uso, coerenza di funzionamento ed il completo rispetto delle “consuetudini web”, utilizzo di Web Browser senza installare nessun altro programma o plug-in Da questa riflessione sugli apprendimenti che si possono trarre dalla pandemia per il presente e per il futuro esce chiaramente l’esigenza di non lasciare andare quello che si è ottenuto ed imparato ma di farlo sviluppare, crescere e… moltiplicare! Perché l’informatizzazione in sanità è importante? Perché è una condizione necessaria per tutta una serie di servizi che abbiamo già imparato ad utilizzare quali videochiamate o teleconferenze, telelavoro, telemedicina, per quelli che sono stati già progettati da terze parti ma implementati in Azienda e per quelli che potremmo ancora sviluppare. Qualche esempio? Per l’area Amministrativa: Innovare il governo della formazione Per mantenere alti i propri standard qualitativi non si può prescindere da un investimento strutturato nello sviluppo delle risorse umane, in particolare lo sviluppo delle capacità e conoscenze proprie di ciascun operatore. È possibile integrare in un unico sistema le differenti tappe della formazione per i processi di: • Gestione • Organizzazione • Erogazione con sistemi fruibili dal WEB e che comunicano in tempo reale tramite e-mail ed applicazioni di messaggistica. Per l’area Chirurgica: Chirurgia robotica da remoto su rete 5G I chirurghi, tramite la chirurgia robotica da remoto su rete 5G, dotata di bassissima latenza, di banda ultra-larga e di alta affidabilità del 5G, potranno azionare il robot e le pinze manipolatrici da remoto, ricevendo allo stesso tempo un video stereoscopico dell’area di intervento; ciò eliminerà le barriere geografiche per una più rapida e sicura condivisione del sapere medico su scala sempre più ampia. Il 5G consentirà di aumentare la velocità con cui caricare e scaricare dati, rendere la connessione più immediata e connettere anche PC e smartphone dei discenti presenti contemporaneamente nella stessa area che quindi potranno seguire l’intervento “in Live”. Per l’area Clinica e la Ricerca: Stampa 3D L’implementazione della stampa 3D a fini didattici, per la creazione di modelli dettagliati di parti del corpo umano, al fine di dare la possibilità al clinico di disporre di una “replica”, identica per dimensioni e geometria alla parte del corpo oggetto della formazione, sul quale poter approfondire peculiari aspetti anatomici e simulare in anticipo le attività. Tecnologie innovative ed utili a tutti i nostri professionisti per una Sanità nuova e resiliente. di Giancarlo De Leo, Consulente in Editoria Medico-Scientifica e Sanità Digitale, Socio e Segretario dell’Osservatorio Sanità Digitale dell’Associazione Italian Digital Revolution (AIDR)

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