In Fiera la più grande terapia intensiva d’Italia
A pochi giorni dall’entrata in attività, si è svolta ieri la conferenza stampa di presentazione dell’ospedale allestito in Fiera, nel corso della quale Ezio Belleri, il direttore generale del Policlinico di Milano che la gestirà, ha sottolineato: “E’ una struttura ospedaliera a tutti gli effetti, non un ospedale da campo” e ospiterà “il più grande reparto di terapia intensiva d’Italia”. L’ospedale, ha aggiunto, “rappresenta uno strumento fondamentale per combattere la battaglia contro il Covid” e “a regime vedrà impiegati 200 medici, 500 infermieri e altre 200 figure professionali”. “E’ una grande sfida”, “un risultato inimmaginabile” frutto di “uno sforzo enorme” e “siamo fieri di gestire una struttura che non ha eguali”. Nella fase iniziale, ossia tra domenica e lunedì, “si parte con 24 posti” e quando sarà completato il “primo blocco, si arriva poi a 53 posti” e la seconda e terza fase porteranno ad avere altri 104 e 48 letti di terapia intensiva, per un totale di circa 200 posti, ha spiegato Belleri . “Le decisioni su quali pazienti andranno in questa struttura – ha chiarito – verranno prese dal coordinamento regionale“. In una fase iniziale “la struttura prenderà i pazienti che non trovano letti in altre strutture“, ma poi successivamente potrebbero essere anche trasferiti nel nuovo centro pazienti di altri ospedali. All’inizio era stato detto che i posti di intensiva in Fiera sarebbero stati 400, oggi invece è stato spiegato che saranno la metà, 200: “i posti inizialmente sono stati definiti 400 perché fondazione fiera – ha spiegato il presidente della fondazione Enrico Pazzali – aveva disegnato un layout da 400 posti, ma era un ospedale da campo“, poi grazie al confronto con colleghi come il gruppo di Bertolaso “abbiamo raffinato il progetto” che “è stato cambiato in corsa 5 o 6 volte“. Con i suoi 200 posti, comunque, “credo che – ha concluso Pazzali – sia il reparto di intensiva più grande in Italia e credo d’Europa“. “Abbiamo fatto una promessa e l’abbiamo mantenuta“, è invece stato il messaggio inviato dal Guido Bertolaso attualmente ricoverato al San Raffaele. Un ospedale “specialistico“, ha scritto, che potrà essere “replicato a livello nazionale e internazionale“. “Fiero di essere italiano, quando il Paese chiama io rispondo“, ha aggiunto Bertolaso, spiegando che quanto realizzato non è “un ospedale da campo, non è un lazzaretto“, ma una struttura specialistica che mette al centro “la figura del paziente“, “in tempi inconsueti e insperati“. E la scelta di Fontana di farlo “ha assunto un carattere esemplare“. E ancora: “al grido di aiuto dell’Italia si risponde, anche se con rischi a cui sapevo che avrei potuto andare incontro“.
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