La voglia di guerra di chi sta sul divano
La voglia di guerra di chi sta sul divano. C’è e la si sente in continuazione. Dobbiamo dare le armi all’Ucraina, Putin è un criminale di guerra, la Nato deve intervenire, eccetera: i messaggi bellici si moltiplicano senza soluzione di continuità, ma il bello (o brutto) è che a veicolarli sono quelli nei salotti televisivi. Oppure direttamente nel loro salotto di casa. E i loro figli, quando hanno trovato qualcuno con cui metterli al mondo, sono ben lontani dal fronte. Perché il messaggio della grancassa mediatica ora impone di odiare i russi come non mai. C’è chi solo in quanto russo non ha potuto tenere lezioni letterarie nelle università, come c’è chi si è trovato colpito dall’odio collettivo senza essere né militare né tantomeno impegnato politicamente a favore della Russia. Perché l’aspetto peggiore di questi tempi è la velocità con cui la maggioranza (per fortuna relativa) delle persone nel così chiamato Occidente è pronta a odiare. I boomers danno questa responsabilità ai social network, ma se avessero aperto i libri di storia saprebbero che le persone non hanno mai avuto bisogno dei social per uniformarsi a un pensiero comune aggressivo. Un esempio molto valido in questo senso è l’Onda, dove si spiega bene la tendenza all’omologazione. Gli investimenti in formazione culturale servono proprio a questo: digerire socialmente le novità come i progressi tecnologici e sociali e, soprattutto, a non farsi travolgere ogni volta dal pensiero unico trasmesso dagli Stati sui vari canali. Un altro esempio del problema sono i numeri sulle vittime civili della guerra in Ucraina: solo alcune decine di migliaia a seconda delle stime dei contendenti, ma hanno già tutti dimenticato le centinaia di migliaia di iracheni e siriani (sempre “civili”) decedute sotto le bombe e le armi dei “liberatori” occidentali? E i bambini afghani fatti scoppiare come petardi da “errori” della stessa coalizione che porta da decenni pace a suon di città rase al suolo? Tutto dimenticato, perché ora i tg continuano a sparare titoli sempre più aggressivi sull’Ucraina, assurta improvvisamente a unica guerra del mondo. Nonché la peggiore in Europa secondo il pensiero unico, con buona pace dei serbi le cui città sono state bombardate allegramente con munizioni all’uranio impoverito che hanno causato la leucemia pure ai soldati italiani parte della coalizione che stava fermando Milosevic. Citiamo le bombe con l’uranio, perché uno degli ultimi aggiornamenti sui giornali dell’ansia è quello delle “armi al fosforo” visto che proprio tutti i giorni non si può pressare sulla paura delle bombe nucleari russe. Insomma, siamo immersi in un mondo di mezze verità, con una serie di salottieri con l’elmetto trasformabile rapidamente in lampada alla moda che spingono verso la trincea i giovani. Forse perché pensano di risolvere così il problema della disoccupazione giovanile e dei poveri che insistono ad esistere. La voglia di guerra di chi sta sul divano sarebbe giustificabile solo se il loro sangue fosse in prima linea, invece siamo condannati a questa triste versione di 1984 dove gli attori di questa commedia a rischio tragedia sono infinitamente più scarsi di quelli tratteggiati da Orwell.
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