Quel tribunale politico senza controllo
Quel tribunale politico senza controllo. Il Tar lo abbiamo sempre avuto sotto al naso e forse per questo lo abbiamo perso di vista, ma così quel tribunale politico senza controllo ha iniziato a seminare conseguenze. Negli ultimi 300 anni i popoli europei hanno affermato il semplice principio della parità tra governo e popolo. Cioè chi comanda ha grandi poteri, ma pure grandi responsabilità. Altrimenti i palazzi del potere vengono assaliti e i sovrani decapitati. Negli anni siamo diventati più civili, istituendo tribunali, avvocati alla portata di quasi tutti e sistemi non sanguinari per gestire il complesso rapporto tra il potere e il popolo. Ma il principio è rimasto: chi è investito di grande potere su tutti, deve rendere conto del suo operato e rispondere delle conseguenze. Il caso più semplice sono i politici: oltre a non poter utilizzare come proprietà personali le istituzioni, se sbagliano non vengono più eletti. E se sbagliano molto, processati. Decidono della vita di tutti, quindi devono prima chiederne il consenso e poi mantenerlo. Perché i popoli hanno diritto a mettere in dubbio e sostituire i loro governanti. Non c’è diritto divino che regga. Il governo esiste con diritto se c’è un popolo a sostenere quelle sedie. Invece nel caso dei tribunali come il Tar c’è solo diritto a essere governati. Perché il presidente del Tar è preso tra i consiglieri di Stato e affini, cioè il top dei burocrati statali. Risponde solo alla Legge e parla in nome del Popolo Italiano senza che nessuno gli abbia conferito una carica pubblica dopo un’elezione come qualunque parlamentare. Vale davvero mantenere quel tribunale politico senza controllo? Mettiamoci uno dei tanti contrappesi. Se non vogliamo togliere al Tar, aggiungiamoci una commissione elettiva. Questo sì che sarebbe far entrare i cittadini nelle istituzioni. Una commissione con effettivi poteri di controllo. Sarebbe una scommessa sul futuro, un gesto di fiducia per avviare un riavvicinamento alla cultura europea della libertà dei popoli. Non devono esistere tribunali sacri, al massimo templi.
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