Dott. Cetti, ci consenta
Il Direttore Generale di MM, dott. Cetti, ha rilasciato ieri una intervista al Giorno in cui illustra i risultati operativi della partecipata. E sono numeri davvero impressionanti. Di cui, da Milanesi, ci rallegriamo e di cui il merito va a lui. Però, sempre da Milanesi, siamo anche un filo scettici di natura. Vorremmo soprattutto sapere se i 30 milioni di utile di MM e le parole su appalti ed esternalizzazioni sono proprio come sono state riportate nell’intervista. Abbiamo quindi interrogato il sindacato Confsal, nella persona di Franco Vassallo, per capire se tutto ciò che luccica sia davvero oro: “I punti che il dott. Cetti espone, e su cui ho dei seri dubbi, sono almeno tre: La società è in utile grazie ad una oculata gestione. Verranno internalizzati la maggior parte degli appalti La gestione dei lavoratori, in particolare le assunzioni e lo smart working Punto primo: se c’era un bonus MM lo ha chiesto. Vale per il FIS e vale per i fondi Covid. È vero, c’è stata una forte spesa per ausili tecnologici. Ma siamo sicuri sia stata anche oculata? Le cuffie wi-fi di alta gamma e ultima generazione pagate con i fondi Covid erano quello che serviva davvero ai cittadini Milanesi? Io ho dei dubbi. Come ho dei dubbi sull’uso di fondi pubblici per società partecipate che poi chiudono in utile e distribuiscono premi anche a soggetti sottoposti a procedimenti disciplinari. È sicuramente tutto legale, ci mancherebbe, ma vogliamo parlare di opportunità? Inoltre ricordo che l’utile delle partecipate è sicuramente importante, ma non può e non deve essere il primo parametro. Sennò tanto varrebbe dare il servizio a privati. A che serve vantarsi di avere 30 milioni di utile quando gli ascensori delle case popolari si bloccano? Punto secondo: a me risulta che l’articolo 177 del decreto appalti dica che l’80% delle attività delle partecipate vada esternalizzato. Sempre che non venga ritirato come chiesto da altri sindacati, siamo sicuri che MM possa internalizzare la maggior parte dei servizi? E siamo sicuri che convenga? Il dott. Cetti afferma che la qualità del lavoro degli appaltatori è in diminuzione. Ahimè, io questo discorso lo ricordo fin troppo bene quando MM assorbì le case popolari del Comune. Doveva lavorare meglio di Aler a prezzi più competitivi. È finita che paghiamo di più per servizi peggiori. Il tutto in uno stato di costante rifiuto della realtà da parte della dirigenza. Ecco, siamo sicuri di voler ripetere questa esperienza anche su acqua e verde? Punto terzo: MM ha riportato, anche con metodi non certo dialogici, in ufficio una vasto numero di lavoratori. E ora parla di rendere strutturale lo smart working? Lo smart working di chi? Scelto come? Ma poi non era Beppe Sala che diceva che i dipendenti dovevano tornare a lavorare, come se lo smart working fosse una specie di vacanza retribuita? Qual è la linea che intende tenere la partecipata, quella del direttore generale o quella dell’unico azionista? Insomma, capiamoci, i lavoratori non sono comparse pagate. O almeno, la sinistra insiste da decenni che non lo siano. Tranne ovviamente quando governa. Allora passano da comparsa a claque. In attesa che il capocomico dia l’ordine di applaudire”
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