Eleonora Messa: sport abbandonato dal Governo
Oggi intervistiamo Eleonora Messa, diplomata in scienze sociali, istruttrice di danza e fitness, titolare di un’associazione di danza e coordinatrice regionale dell’associazione AsooDanzaItalia, che si occupa di tutelare i diritti dei ballerini e delle asd, ssd, ac, ecc. Da lei cercheremo di avere una visione a 360° gradi sugli effetti della pandemia sul mondo dello spettacolo e dello sport. Buongiorno Eleonora, ci parli brevemente di lei e della sua esperienza nel mondo dello spettacolo e dello sport: Sono appassionata di danza fin da piccola e ho praticato ginnastica artistica dai 6 agli 11 anni, partecipando e vincendo numerose gare. Ho poi iniziato a praticare danza hip-hop, in una crew con cui partecipavamo anche gare di livello nazionale girando per l’italia e vincendone parecchie. A 20 anni ho cambiato scuola per iscrivermi all’accademia dove ho seguito tutte le discipline underground, per poi intraprendere la strada dell’insegnamento nel mentre continuavo a fare la ballerina. Ho continuato a insegnare ballare e formarmi per cinque anni, fino a quando, nel 2016, ho aperto una mia scuola di danza in Via Napoli 35 a Melzo (MI), dove con tanto amore e affetto ho costruito una seconda famiglia. Quanto hanno inciso l’emergenza sanitaria e le restrizioni ad essa collegate sulle vostre attività ordinarie? L’emergenza sanitaria ha inciso molto sul nostro lavoro, dato che siamo persone sempre a stretto contatto con la clientela e partiamo da un’età minima di 4 anni fino a quando una persona riesce a svolger attività fisica. Le restrizioni sono state molte sia nelle palestre, sia nelle scuole di danza, soprattutto perché il Governo non ha compreso che le scuole di danza sono una cosa e le palestra è un’altra. Una distinzione che andrebbe fatta senza accomunarle in un unico calderone. Quello che ho vissuto in questo ultimo anno e mezzo ha influito molto sul mio lavoro, anche perché siamo stati i primi a chiudere e gli ultimi a riaprire, nel mentre abbiamo continuato a pagare affitti e spese. Abbiamo provato e resistito per più di un anno facendo lezioni su zoom come molte altre scuole, ma con grosse limitazioni, perché le emozioni che trasmettono danza e arte non possono essere comunicate tramite un pc, ma tramite in presenza, movimento e cuore . A suo parere i ristori destinati ai lavoratori e alle attività di sport e spettacolo sono stati sufficienti? A mio parere non sono stati tanto sufficienti. Non mi lamento a livello personale perché, per i mesi di chiusura, seppur poco e in ritardo ci è stato riconosciuto qualcosa e, fortunatamente, avevo da parte qualche risparmio che mi ha permesso di tirare avanti. Però a livello di ASD e strutture sportive hanno fatto molto poco, e gli aiuti non sono bastati soprattutto per le Associazioni che erano già in difficoltà prima. Cosa sarebbe stato necessario fare e cosa si potrebbe ancora fare per sostenere e vostre categorie? E’ necessario che il Governo comprenda le distinzioni fra ASD, palestre e SSD e le sostenga di conseguenza, decidendo se potremo rientrare nel CONI in modo che i nostri collaboratori possano essere regolarizzati dato che in Italia fare l’insegnante di danza ancora oggi non è un lavoro, al contrario di quanto accade in molte altre nazioni del mondo. Per questo, durante la pandemia, con lo scopo di tutelare i diritti sia delle scuole di danza sia dei collaboratori sportivi, abbiamo fondato l’associazione Asso Danza Italia, di cui faccio parte come coordinatrice della regione Lombardia. Cosa ne pensa della chiusura delle palestre fino al primo di giugno? Penso che aprire ancora un altro anno a giugno sia follia, due anni buttati via che nessuno ci restituirà, soprattutto a bambini e adolescenti che hanno visto il mondo cambiare dovendo rinunciare a tutto anche lo sport. Molte scuole di danza hanno riaperto con l’agonismo (cosa che ho fatto anche io), però è un po’ un escamotage che usiamo per ripartire almeno con il 10% dei nostri soci. Ma il governo vuole farci usare degli escamotage o vuole davvero far ripartire l’economia italiana? Perché questa è la vera domanda, abbiamo fatto di tutto per essere in regola come tutte le altre attività a settembre ci hanno fatto spendere e spandere per essere in sicurezza e lo eravamo e lo siamo ancora oggi molto più puliti, sanificati e in regola dei centri commerciali ma questo non basta! Sono allibita e sconcertata di come possano pensare che la gente sopravviverà a tutto questo. Che giudizio da su come Stato, Regione e Comune hanno affrontato l’emergenza sul piano pratico e sanitario? Purtroppo il mio giudizio su come lo Stato e la Regione hanno gestito la pandemia non è buono. Capisco che governare un paese sia una cosa assai complessa e che qualunque cosa si faccia si sia soggetti a critiche (perchè ovviamente non si può piacere a tutti ), soprattutto da parte di noi italiani che tendiamo a lamentarci sempre per qualsiasi cosa, ma penso che il Governo sia andato in contraddizioni troppe volte. Molta gente si è anche stancata di seguirne le indicazioni a causa delle troppe promesse non mantenute, del continuo attribuire al popolo la colpa della situazione in cui ci trovavamo, senza che a Roma si prendessero mai la responsabilità degli errori commessi, anche quando era palese che a sbagliare erano stati loro e non noi. E’ ottimista o pessimista in merito alla fine dell’emergenza e al futuro della sua categoria? Sono assolutamente ottimista sul piano umano, perchè sono certa che tutto passerà e potremmo tornare a fare una vita diversa ma normale, mentre sono purtroppo più pessimista su come il nostro Paese affronterà il danno economico subito e mi chiedo che futuro avranno i nostri figli? Spero di sbagliarmi, spero che cambieremo mentalità, sia noi, sia dei politici, dimostrando di sapere cambiare passo, sollevandoci dalla mediocrità e dimostrando tutto il valore umano della nostra nazione. Si parla di un suo futuro impegno politico vuole parlarcene? Si è vero mi sono avvicinata alla politica soprattutto in questo anno e mezzo di pandemia e ho capito che servono dei
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