elezioni regionali 2023

Che scoppola: Majorino se la gioca solo a Milano

Che scoppola: Majorino se la gioca solo a Milano. In questi anni si era ripetuto spesso che il Partito democratico dominava soprattutto nelle città. E così è stato. Il centrosinistra prende una scoppola sia in Lombardia che nel Lazio e in terra lombarda conferma in pieno i suoi limiti: Che scoppola: Majorino se la gioca solo a Milano. Entro quei limiti la lotta contro Fontana è dignitosa, mentre se si amplia lo sguardo c’è un distacco di venti punti. Venti. Mica poco, anzi, parecchio. Troppo per non fermarsi e porsi due domande. Ma soprattutto pensare al futuro: è il momento di rinunciare del tutto alla Lombardia? Forse la sinistra dovrebbe accettare il dato di fatto: in Lombardia non sono capaci di sfidare il centrodestra. Che a tirare la coalizione moderata sia la Lega o Fratelli d’Italia, il risultato non cambia. E allora il destino del Pd e alleati pare proprio quello di perdere sempre. Per altro è una posizione pure comoda, visto che così se le cose vanno male è sicuramente colpa della destra. E visti i numeri sempre risicati della presenza in consiglio regionale, non c’è modo di incidere più di tanto. Sono comunque ottimi stipendi senza alcuna fatica reale se non ogni 5 anni quella di superare il numero di preferenze dei colleghi di partito. Dai e dai le scoppole potrebbero pure piacergli.

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Case Aler e medici e specializzandi, Mammì (M5S): «I medici devono essere pagati, non sottopagati in case popolari che non spetterebbero a loro»

Case Aler e medici e specializzandi, Mammì (M5S): «I medici devono essere pagati, non sottopagati in case popolari che non spetterebbero a loro». Gregorio Mammì: «La proposta presentata dall’Assessore Rizzi, ovvero cercare un’intesa con Aler per garantire alloggi ai professionisti della sanità che vengono a lavorare a Milano, assomiglia più al gioco delle tre carte che ad una soluzione concreta. Con decine di migliaia di cittadini aventi diritto in attesa di un alloggio popolare, che senso avrebbe permettere al personale sanitario di saltare la graduatoria? I medici devono essere pagati il giusto, non sottopagati ma con una casa popolare sottratta peraltro a chi ne avrebbe maggior diritto. Il personale sanitario è vessato ogni giorno da gestioni politicizzate delle strutture, sottopagato, costretto a doppi e tripli turni, ma le risposte che arrivano da Regione Lombardia sono: “assunzione di medico tramite cooperative” e ipotetiche “case popolari per sanitari”. Mi chiedo se questi benefici saranno estesi anche per i sanitari delle strutture private? Basta con la campagna elettorale a spese di medici, infermieri e pazienti, basta con l’inaugurazione di “Case della comunità” vuote, il centrodestra prenda atto del proprio fallimento» così il Consigliere regionale Gregorio Mammì, in merito alla delibera di Giunta per effetto della quale si propone di sviluppare le politiche abitative per il personale sanitario, tramite la messa a disposizione di alloggi a canone calmierato, e valorizzare il patrimonio ad uso non abitativo delle Aler per la sanità territoriale, attraverso l’erogazione dei servizi sociosanitari e, per i presidi territoriali, attraverso l’erogazione di servizi di prossimità.

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Mammì (M5S): “Per le regionali alleanza Pd e M5s contro Fontana”

Mammì (M5S): “Per le regionali alleanza Pd e M5s contro Fontana”. Ad affermarlo in un post sulla sua pagina Facebook Gregorio Mammì, consigliere regionale e membro del consiglio nazionale del Movimento 5 Stelle. Elezioni Regionali M5S con il centrosinistra contro Fontana. In questi giorni in molti mi state chiedendo cosa ne penso di un eventuale accordo con la coalizione guidata dal Partito Democratico alle prossime elezioni Regionali. Come tutti sapete, noi abbiamo proposto di aprire un dialogo basato sui temi che rappresentano la base valoriale sulla quale si dovrà fondare qualsiasi forma di collaborazione. Questo è un percorso virtuoso che mette al centro il futuro della nostra Regione, al netto dei nomi e dei candidati. In questi anni con il Partito Democratico ci siamo trovati dalla stessa parte in opposizione al Governo Fontana e alle follie che ha portato avanti con il sostegno dei suoi alleati. Abbiamo cercato di contrastare la riforma sanitaria Moratti che di fatto favorisce il privato a discapito del diritto alla salute e di accesso alle cure! Ho partecipato per mesi a sedute fiume di audizioni con i professionisti della salute che contestavano l’impostazione della riforma senza mai essere ascoltati dal centrodestra. Dopo 28 anni consecutivi di centrodestra, oggi la discesa in campo di Letizia Moratti apre una ferita proprio in quello schieramento e Salvini sta riuscendo a spaccare la Lega. Ed io, dopo aver provato cosa vuol dire essere relegato in opposizione, penso che oggi dobbiamo correre per vincere! Ho passato tante notti insonni in questi 5 anni: quando bocciavano senza pensarci tutte le nostre proposte! Non ho dormito quando ho chiesto, ben prima del covid, di investire nella medicina territoriale. Non ho dormito quando ho proposto di stabilizzare i ricercatori precari, quando ho proposto di garantire ai cittadini il medico di base. Non ho dormito quando in pieno covid la lega se la prendeva con i bambini cinesi e voleva mandare una richiesta danni al governo cinese… Non ho dormito quando per delibera hanno deciso di mandare i positivi nelle RSA, quando non funzionava la piattaforma di prenotazione dei vaccini, quando diventavano la barzelletta del mondo perché “ci vogliono 2 infetti per contagiare un cittadino” o quando scoprivano che negli ospedali non c’erano scorte di DPI perché tra gli obiettivi dei Direttori generali era prevista la riduzione delle scorte… E ancora notti insonni sulle delibere che davano fondi a pioggia ai disabili invece che avviare investimenti seri per tutelarli, o quando dovevamo attendere l’accordo economico per poter usufruire degli ospedali privati che “dovevano aprire le loro lussuose stanze ai cittadini”… Non potete immaginare il nervoso quando vedevo Moratti e Fontana inaugurare edifici vuoti, allestiti per l’occasione a case di comunità… E potrei continuare, per ogni famiglia che non riesce ad avere assistenza per il figlio con disabilità, per ogni cittadino che è stato costretto a pagarsi le visite, per ogni sanitario sottopagato e costretto a turni di 12 ore… Tutto questo perché chi crede nella sanità pubblica, nel diritto a essere curati al di là del reddito, insomma, in una Lombardia molto diversa da quella costruita dal centrodestra è rimasto all’opposizione per decenni. Senza la possibilità di cambiare davvero rotta a una Regione che è stata affossata dalla Lega e i suoi alleati o ex alleati come Moratti. Pertanto io, pur di non lasciare vincere Fontana senza alcun ostacolo, penso che la strada dell’accordo sia quella migliore. Ovviamente non è il mio sogno, perché vorrei un movimento 5 stelle al 60% ma bisogna fare i conti con la realtà è capire che le nostre idee, i nostri principi e i nostri valori non avrebbero nessun peso se andassimo da soli come “quarto polo”. Sarebbe molto più facile soffiare sul collo di chi vuole “andare da solo” accaparrandomi facile consenso nel mondo degli “attivisti più puri”. Ma questo è il momento di fare delle scelte e di essere di parte, ed io senza dubbi voglio stare dalla parte che contrasta Fontana, Salvini, Meloni, Moratti, La Russa e compagnia “marciante”. Se c’è una cosa che ho imparato in questi 5 anni da “politico” è che cambiare le cose è una cosa molto difficile. Eppure le maggiori soddisfazioni si hanno proprio quando si smette di conservare e si ha il coraggio di modificare il corso degli eventi.

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Regionali lombarde maionese impazzita

Regionali lombarde maionese impazzita. Nel mezzo di una cronaca italiana che racconta di omicidi a colpi di arco e frecce manco fossimo nel Medioevo, spicca il tema delle Regionali lombarde maionese impazzita. Perché al momento sembra finita l’ipotesi di una Letizia Moratti candidata con il centrosinistra, seppure l’idea di fatto piacerebbe a tutti. Piddini lombardi compresi, se parliamo di quelli fuori dal Pirellone e da Palazzo Lombardia. Perché se parliamo degli altri, il muro eretto è stato immediato e solido: in tanti hanno annunciato l’uscita dal partito se si fosse concretizzata quell’eventualità. Dunque ecco la rapida marcia indietro dei vertici regionali, sebbene non tutti sembrino rassegnati. Così mentre da una parte c’è Moratti che ha deciso di candidarsi, ma non si sa con chi (manco se destra o sinistra), dall’altra c’è Fontana che continua ad annunciare la sua candidatura. Peccato che nessuno lo stia a sentire. Lui lo dice, nessuno risponde. Almeno però lui è certo di stare nel centrodestra. Il Pd non sembra sapere che pesci pigliare. Alcuni vorrebbero Carlo Cottarelli, per ripetere ancora lo schema con cui ha già perso negli anni scorsi. Un bel curriculum e la strada spianata verso la disfatta. Il Movimento 5 Stelle Lombardia poi è fermo in attesa di capire cosa succederà. Calenda che pensa al Pd e Renzi che vuole la Moratti giocano con gli avversari tenendo linee diverse pur essendo in teoria insieme. Ma la confusione è generale: ogni giorno si susseguono certezze, come la data del 5 febbraio per le elezioni. Peccato che allo stesso tempo ci sono alcuni leghisti che non si voterà prima di maggio. Insomma, tutti trottano in tutte le direzioni, quasi senza senso o scopo, come una maionese impazzita.

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Ma quindi la sinistra nel 2023 che fa?

Ma quindi la sinistra nel 2023 che fa? Perché al momento non è chiaro. Risulta lampante che il centrodestra per una volta ha persino troppa gente pronta a candidarsi. Letizia Moratti ha detto che glielo chiedono, quindi lei è pronta. Il primo però a risponderle è stato Carlo Calenda che in teoria milita nel centrosinistra. In realtà la maggior parte delle persone non lo considera di sinistra, perché l’unico aspetto certo di quello schieramento che ha Calenda è il seggio europeo vinto con il Partito democratico. Ma la lady dorata non è l’unica in campo: da una parte Attilio Fontana appare e scompare dal listino con la cadenza decisa dai magistrati milanesi che non si rassegnano a vederlo a piede libero. Matteo Salvini vorrebbe vincere e pare abbia un buon nome da giocarsi, ma finché Fontana non è del tutto fuori gioco deve appoggiarlo. Intanto si fanno avanti anche i Garavaglia, ma c’è sempre l’incognita Di Stefano: se si conferma a Sesto sarebbe l’unico ad avere la dimostrazione di contare nelle urne oltre che nei palazzi. E siamo solo a giugno. E in tutto ciò c’è da vedere cosa vorrà fare Giorgia Meloni che per ora sulla Lombardia si è espressa poco in attesa di vedere le altre partite nazionali. Resta dunque solo un dubbio: ma quindi la sinistra nel 2023 che fa? Perché per ora l’unico a farsi avanti è stato Bruno Tabacci, ma lui ha un profilo alla Sala: potrebbe correre con chiunque. Su di lui però pesa l’età. Anche se a comandare è ancora la generazione pre boomer se vediamo chi guida tanto gli Stati Uniti quanto il Quirinale. La sinistra a parte lui non sembra avere nomi. O ancora più importante non sembra avere programmi. Cosa voglia fare a parte non essere il centrodestra non è chiaro. Non si sa con chi si alleerà o con chi si presenterà ai lombardi. Sembra quasi che il punto sia comunque attendere le scelte dell’avversario. Il centrodestra però conta su decenni di governo e una Moratti che ha recuperato terreno dopo il pateracchio della gestione della pandemia. Forse però il piano della sinistra per le regionali è lo stesso di sempre: perdere bene. Così da riaccomodarsi altri cinque anni all’opposizione per la soddisfazione di tutti. Anche il tema di non “bruciare” un nome sembra una scusa: se il nome che hanno in testa è così scarso da non poter reggere il test della stampa politica o degli avversari, forse è il caso di lasciar perdere. .

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