Fabrizio Corona

L’ex re dei paparazzi, Fabrizio Corona, condannato a 7 mesi di reclusione

Fabrizio Corona è stato condannato a 7 mesi di reclusione per danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale. Assolto, invece, dalle accuse di oltraggio agli agenti di polizia e tentata evasione dal reparto psichiatrico. I fatti risalgono al marzo del 2021. Il tribunale di sorveglianza aveva deciso che Corona sarebbe dovuto rientrare in carcere. In quell’occasione Fabrizio Corona aveva perso il controllo, protestando e ferendosi le braccia, urlando contro la polizia e finendo per rompere il vetro di un’ambulanza adibita al suo trasporto in ospedale. La procura aveva chiesto un anno di reclusione, ma il difensore della star è riuscito ad arrivare a 7 mesi, anche se la sua richiesta era l’assoluzione. L’ex re dei paparazzi era tornato in libertà solo lo scorso settembre dopo aver scontato tutto il cumulo pena. Poco prima dell’inizio del processo Corona ha postato una storia sul suo profilo Instagram mentre arriva in Tribunale, dicendo ai giornalisti “L’ennesimo processo?”, per poi appellarsi al suo legale (taggandolo) “Abbiamo vinto ‘avvo’?”. Durante l’arringa ha ripreso l’avvocato Chiesa: “Senza voler essere offensivo, diciamo che lo stato italiano ha avuto una particolare attenzione nei confronti di quest’uomo, trattato come un criminale quando è soltanto un uomo eccentrico”, ha detto il legale in aula.

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Per la Questura di Milano Fabrizio Corona è pericoloso

Per la Divisione anticrimine della Questura di Milano, Fabrizio Corona è ancora socialmente pericoloso. Il parere, nel quale si richiede la riattivazione della sorveglianza speciale per l’ex agente fotografico per un anno e 6 mesi con l’aggravamento dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per due volte a settimana, è stato depositato alla Sezione autonoma misure di prevenzione del Tribunale, che dovrà decidere se applicarla o meno. L’udienza che deciderà sulla misura, fissata inizialmente per domani martedì 14 novembre, è stata rinviata per un legittimo impedimento dell’avvocato Ivano Chiesa. La Questura nel suo parere chiede che la sorveglianza speciale per un anno e 6 mesi – che era stata applicata nel maggio 2012 all’ex re dei paparazzi e per diversi mesi fino a quando nel gennaio 2013 fu arrestato per l’esecuzione delle pene definitive – riparta, in sostanza, da zero, senza considerare quei mesi nei quali venne già applicata. E in più chiede, oltre alle prescrizioni previste nella misura di prevenzione, l’obbligo di firma davanti alla polizia giudiziaria due volte a settimana. Nel parere, stando a quanto chiarito, vengono riportate tutta una serie di segnalazioni, violazioni anche nel periodo passato di affidamento in prova, denunce e processi, alcuni ancora in corso. Per la difesa, però, non si tiene conto che Corona ha finito di scontare le condanne definitive a fine settembre con valutazioni e relazioni positive da parte dell’Ufficio per l’esecuzione penale esterna e del Tribunale di Sorveglianza. Per la difesa, i fatti indicati si riferiscono al passato e non c’è alcun elemento che dimostri l’attuale pericolosità sociale di Corona. L’udienza in programma per domani, davanti alla Sezione autonoma misure di prevenzione del Tribunale di Milano, per decidere sulla sorveglianza speciale di Corona è stata rinviata perché il suo legale storico, Ivano Chiesa, ha presentato, un’istanza di legittimo impedimento perché impegnato in un altro processo e, dunque, domani i giudici indicheranno un’altra data per la discussione.

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Fabrizio Corona, l’ex re dei paparazzi, indagato a Milano per diffamazione

Fabrizio Corona è indagato per diffamazione aggravata a mezzo stampa a Milano, per le querele sporte contro di lui da Nicolò Casale e Stephan El Shaarawy. La vicenda è quella del presunto calcio scommesse. Come è noto, l’ex agente fotografico aveva fatto i nomi di alcuni calciatori che, a suo dire, sarebbero stati o sarebbero coinvolti in una serie di scommesse illegali. La settimana scorsa, intervistato da Striscia La Notizia, aveva affermato che Casale (in forze alla Lazio) e El Shaarawy (ex Milan, ora alla Roma) sarebbero, appunto, tra i calciatori coinvolti. Pochi giorni fa, Casale e El Shaarawy avevano presentato querela. “Benché sia poco incline a espormi pubblicamente – aveva dichiarato l’ex rossonero attraverso i suoi legali -, la mia reazione non può che essere fermissima. Quella che è avvenuta è stata, senza mezzi termini, un’operazione infamante e, cosa ancora peggiore, chirurgicamente orchestrata: a tutela mia, della società a cui sono legato e, in definitiva del calcio italiano, i suoi autori devono senz’altro risponderne ed essere distolti da eventuali analoghe iniziative”. Dieci giorni fa, Corona era stato sentito in questura come persona informata sui fatti, dopo avere annunciato una diretta Instagram nella quale avrebbe fatto due nomi di calciatori coinvolti nelle scommesse: nel frattempo era emerso che i nomi sarebbero stati quelli di Sandro Tonali e Nicolò Zaniolo, poi indagati.

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Fabrizio Corona aggredito nel boschetto della droga

Fabrizio Corona è stato aggredito nel boschetto della droga di Rogoredo dove, ha spiegato lui stesso su Instagram, si era recato per fare un servizio sullo spaccio di droga. L’aggressione, secondo quanto ha raccontato, sarebbe stata perpetrata da parte di un gruppo di spacciatori che, avendolo riconosciuto, hanno raggiunto lui e la sua troupe e li hanno picchiati e derubati. “Siamo stati pestati con le mani e con i bastoni – ha riferitouno dei collaboratori del fotografo, Luca Cerchioni -. Siamo stati derubati. Corona non ha più i documenti e il cellulare, io non ho più i documenti”. Nella tarda serata, Corona ha pubblicato sui social un messaggio con una foto che lo ritrae soccorso in ambulanza. “Stasera mi sono recato al Bosco di Rogoredo, patria nazionale dello spaccio italiano – scrive -, dove anche la polizia si rifiuta di entrare. Mentre le uniche inchieste realizzate sono state fatte di giorno da giornalisti accompagnati da polizia di scorta a circondare la zona, Io mi sono recato lì solo con un operatore e un fonico per raccontare il parallelismo della mia tossicodipendenza e quella che colpisce l’Italia e la povera gente che vede uno stato inerme e una polizia disinteressata. Tutto questo solo per raccontare in maniera oggettiva, come ho sempre fatto, la realtà. Ora, in questo momento ringrazio Dio per aver protetto mio figlio Carlos Maria“.

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