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Gallera: bloccati sei focolai grazie a protocolli di Ats

“I ‘protocolli anti Covid’, messi in atto dall’Ats Valpadana in collaborazione con medici di base, medici del lavoro e aziende, hanno permesso di soffocare 6 focolai prima ancora che si propagassero: 1500 tamponi eseguiti, 70 persone positive di cui 58 residenti sul territorio lombardo, 54 in Provincia di Mantova e 4 in Provincia di Cremona”. Lo afferma l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, illustrando l’attività della locale Agenzia per la Tutela della Salute che, a seguito di alcune segnalazioni, nelle ultime due settimane ha svolto una intensa attività di controllo, tracciamento, sorveglianza e prevenzione, in particolare nell’ambito di 6 realtà produttive nel territorio di competenza. “I primi 4 casi erano riferiti a due nuclei familiari – spiega Gallera – che hanno fatto scattare la ‘strategia dei cerchi concentrici’. Una strategia che prevede tamponi immediati ai contatti parentali diretti. Poi ad amici e colleghi prossimi ai casi segnalati. E, infine, a tutti i lavoratori delle aziende coinvolte. L’azione condotta dal Servizio di Prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro, è stata realizzata insieme alle Unità speciali di continuità assistenziale. Queste, in loco, hanno effettuato i test molecolari”. Anche per le segnalazioni successive si sono avviati interventi analoghi. “Il protocollo – aggiunge Gallera – prevede l’isolamento e la presa in carico dei casi positivi. E la chiusura temporanea dell’attività produttiva. La sanificazione degli ambienti per la riapertura dell’azienda in totale sicurezza”. Nei casi dei macelli e salumifici, l’Ats Valpadana diretta da Salvatore Mannino ha attivato anche il Servizio Veterinario per i controlli necessari. “Questa nuova fase – conclude l’Assessore Gallera – si caratterizza per il rafforzamento delle attività di monitoraggio e sorveglianza sul territorio in tutta la Lombardia, a cura delle Ats. Vengono eseguiti tamponi a tappeto a seguito di segnalazioni da parte degli MMG o dei datori di lavoro. È previsto il monitoraggio continuo degli ambienti (comuni, frazioni, quartieri, realtà condominiali o lavorative) dove si sono verificati i casi con l’effettuazione del tampone e, all’occorrenza, del test sierologico”.

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Don Colmegna: rischio focolai nei centri di accoglienza

I centri di accoglienza possono diventare centri di contagio del Coronavirus come è successo alle residenze per anziani: parte da questa considerazione per chiedere che venga effettuato il tampone a tutti gli ospiti e agli operatori di queste strutture don Virginio Colmegna, presidente della Casa della Carità, dove si sono verificati due casi di contagio. “Servono interventi urgenti – ha spiegato – e collaborazione tra enti pubblici e realtà che operano nel sociale, altrimenti le strutture come la nostra rischiano di diventare dei nuovi focolai, come drammaticamente avvenuto nelle RSA. Penso a tutti i luoghi che accolgono minori, anziani, senza dimora, rifugiati, persone con disabilità, con problemi di salute mentale o con dipendenze e a quei luoghi dove vivono cittadini privati della libertà personale“.  

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