L’inconsistenza di una politica del lavoro
Parlano di parole, dimenticano i fatti. Quanto siano ormai stremati i giornali italiani lo si capisce dalla mancanza di fatti consistenti nelle cronache odierne. Abituati ormai solo a parlare di parole politiche, di questo o quel personaggio diventato per un periodo nemico numero uno, sono disposti a tutto: persino il Corriere e la sua firma Fubini sono stati accusati di aver inventato una notizia pur di andare contro il governo giallo-verde. Uno sputtanamento, non ce ne vogliate ma non c’è altro termine, pure di una delle ultime istituzioni sociali e culturali del Paese di cui Fubini e il suo direttore Luciano Fontana dovranno portare il peso. Perché il punto sembra sia diventato solo prendersela con qualcuno, possibilmente con le spalle non coperte da un qualche potente. Salvini e Di Maio possono contare su due gruppi solidi di voti e di amici fidati, ma sicuramente non sono riconducibili a potentati vari. Gli stessi invece che hanno rimbambito così tanto la stampa da lasciarla miope: solo in Lombardia, come raccontiamo oggi, ci sono 800 lavoratori a rischio licenziamento. Nei giorni scorsi un decreto del Ministro Toninelli ha chiuso di fatto 80mila piccole aziende perché i tassisti (nota categoria che si fonda sull’illecito traffico di licenze) lo hanno imposto con una legge liberticida. Fastweb ha appena licenziato 70 persone sempre nel famoso cuore economicamente pulsante della lombardia. Il sindaco di Milano in tutto questo pensa a rintuzzare le sparate di Salvini perché prova a diventare leader nazionale, intanto il suo pugno chiuso gira negli occhi di chi si trova a contare meno di niente: i vecchi sostenitori delle sinistre come i lavoratori subordinati hanno dunque ben donde di abbandonare il rosso per altri colori. Alle sinistre non importa più del loro destino, la battaglia che vogliono vincere è per i titoli dei giornali e per un posto nei salotti che contano. Creare lavoro e tutelarlo non è più una priorità, tant’è che l’ultimo governo di centrosinistra aveva messo Carlo Calenda al ministero dedicato. Calenda, noto Che Guevara. Quando la politica e i giornali torneranno a occuparsi di questa emergenza? La crisi non è finita, non per tutti. I licenziamenti continuano e se non ci si muove ora, la prossima ondata sarà peggio della prima perché sono già finiti i soldi per tamponare la situazione.
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