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L’e-leadership per i manager della Sanità che si innova

L’e-leadership per i manager della Sanità che si innova Giancarlo De Leo, Consulente in Editoria Medico-Scientifica e Sanitа Digitale, Socio e Segretario dell’Osservatorio Sanitа Digitale dell’Associazione Italian Digital Revolution (AIDR) Il mondo del lavoro si sta trasformando a causa delle nuove tecnologie, ma questo cambiamento non coinvolge solamente gli strumenti tecnologici, muta il ruolo dei “leader”, trasformandoli in “e-leader”. Per far si che la digital transformation non fallisca, ci deve essere anche un’evoluzione culturale e organizzativa dell’azienda e dell’imprenditore; per questo è fondamentale il ruolo dell’e-leader, perché capace di motivare e guidare al cambiamento, per poi raggiungere gli obiettivi preposti. L’e-leadership propone un nuovo approccio, spronando sia il singolo individuo, che il team, ad abbracciare l’evoluzione. I leader del domani quindi, per essere e-leader dovranno avere una spiccata propensione per l’innovazione, essere poliedrici e versatili e ovviamente possedere competenze digitali. I leader digitali hanno l’opportunità di utilizzare la tecnologia per cambiare il modo di fare business: · captando in anticipo come l’azienda potrà eccellere grazie all’uso della tecnologia · organizzando un chiaro percorso di digital transformation. La definizione di e-leadership è abbastanza intuitiva, ovvero vedere la leadership in chiave digitale. La trasformazione da leadership a e-leadership fa capire come il digitale si sia inserito nel mondo del lavoro e nella quotidianità. Cambiare un’idea ormai consolidata non è mai semplice, ma bisogna farlo per evitare di rimanere indietro ed essere svantaggiati, rispetto a chi abbraccia il cambiamento. C’è sempre stato un gap tra l’utente e gli esperti in ambito informatico e digitale, ed è per questo che nasce l’e-leadership, per colmare questo divario di conoscenze. L’e-leadership indica una figura con grandi doti di comunicazione, che sa coinvolgere i colleghi sulle iniziative dell’azienda, che riesce a motivare chi gli sta intorno, e che ha indubbiamente le competenze necessarie nel digitale; è una persona sempre aperta al cambiamento, infatti è sempre al passo con la tecnologia e riesce a trasmettere questa voglia di cambiamento a tutti. Deve essere una persona molto preparata nel business, perché solo conoscendo il contesto in cui lavora, può individuare al meglio il cambiamento introdotto con l’avvento del digitale. L’e-leader è un professionista dalle mille sfaccettature e il suo profilo è un insieme di competenze in continua evoluzione. L’e-leader non solo deve avere competenze digitali, ma dovrà anche prestare attenzione nell’ambito dei dati e della sicurezza utilizzando gli strumenti che lui ritiene più opportuni per la gestione. Le competenze di e-leadership richieste sono le soft skill come: comunicazione, pianificazione e organizzazione. L’e-leader deve essere in grado di avere una visione orientata al futuro e deve saper utilizzare le nuove tecnologie, non solo ottimizzando l’esistente, ma soprattutto anticipando bisogni e dinamiche future. Dunque l’e-leader deve essere abile nel gestire al meglio le risorse tecnologiche presenti e future, con l’intenzione di ottimizzare costi e tempo, e saper gestire in maniera efficace il suo team. Per quanto riguarda le competenze del mondo digitale, l’e-leader deve conoscere: · la sicurezza IT: ovvero conosce i principali strumenti per la gestione della sicurezza online · le applicazioni: conosce e sa utilizzare le applicazioni in maniera tradizionale, ma anche basate sui dispositivi mobili · i dati: è informato sul valore dei dati e conosce i principali strumenti tecnologici per la gestione e condivisione · l’innovazione digitale: crede nelle potenzialità del digitale per ottimizzare i tempi · progetti di innovazione: conosce le principali metodologie e processi che caratterizzano l’innovazione digitale. Come acquisire le competenze digitali Spesso sentiamo parlare di competenze digitali, ma cosa sono? E perché sono diventate indispensabili all’interno dell’azienda? Le competenze digitali consistono nel saper utilizzare con dimestichezza gli strumenti informatici, e sono caratteristiche ormai indispensabili sul posto di lavoro. Le aziende classificano i dipendenti in base a tre livelli: · base: dipendenti con basse conoscenze tecnologiche · medio: soggetti che hanno una formazione digitale idonea per svolgere mansioni utilizzando strumenti digitali · avanzato: professionisti del settore, come per esempio i programmatori informatici o manager nel marketing digitale. Se in passato non era necessario avere queste competenze, adesso le aziende sono sempre più alla ricerca di utenti con skill digitali medio-alte. Ci sono diverse metodologie per apprenderle, grazie a: · università · master · portali online · corsi di specializzazione E-leadership: dote innata o appresa? Ci sono due teorie riguardo questo argomento, c’è chi pensa che esista una particolare attitudine innata, e chi invece sostiene che anche senza particolari doti, si possa comunque emergere raggiungendo qualsiasi tipo di obiettivo, basta impegnarsi ed essere fortemente motivati. Ovviamente può esserci una predisposizione al mondo digitale, ma tutti possono cimentarsi e acquisire competenze digitali; un bravo e-leader deve essere ferrato nel spiegare, motivare, esercitare un’influenza positiva e accompagnare il collega al raggiungimento del suo traguardo. Senza ombra di dubbio i migliori e-leader sono coloro che hanno una combinazione di abilità innata e abilità apprese; ma non tutti quelli che sono “già bravi in qualcosa” hanno desiderio di apprendere e crescere, a volte per scarsa curiosità, ma non bisogna mai dare un limite alla conoscenza, non si deve mai smettere di essere affamati di sapere. I punti chiave per un’efficace leadership digitale quindi sono: la capacità di coinvolgere attraverso gli strumenti digitali che si hanno a disposizione, creare condizioni per sperimentare, stimolare e responsabilizzare e fornire una visione di obiettivi finali da poter raggiungere. Un bravo leader digitale deve saper anticipare le tendenze di mercato per ottimizzare tempi e costi, in periodi turbolenti. L’e-leader combina forti capacità organizzative e di comunicazione con doti digitali, anche grazie alla sua flessibilità al cambiamento e innovazione. Per sopravvivere nell’era del digitale, è necessario sviluppare competenze digitali, che possono portare a grandi risultati e soddisfazioni, se guidati da mani esperte. Quali competenze per i manager della Sanità? Nell’attuale contesto economico e sociale le nuove tecnologie informatiche e di telecomunicazioni vengono ad assumere un ruolo pervasivo, in grado di modificare le attività economiche delle imprese e il comportamento dei singoli individui. Nel nuovo modello di sviluppo, assume quindi grande rilievo l’alfabetizzazione generalizzata alle tecnologie dell’informazione. AICA (Associazione italiana per l’Informatica e il Calcolo

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La Sicurezza Informatica tallone d’Achille della Nuova Sanità

La Sicurezza Informatica tallone d’Achille della Nuova Sanità Giancarlo De Leo, Consulente in Editoria Medico-Scientifica e Sanità Digitale, Socio e Segretario dell’Osservatorio Sanità Digitale dell’Associazione Italian Digital Revolution (AIDR) Negli ultimi anni l’aumento dei bisogni sanitari e l’avanzamento della tecnologia, hanno determinato per il settore sanitario la necessità di adattare i modelli tradizionali alle innovazioni tecnologiche, creando un nuovo modo di gestire la salute. I sistemi sanitari sono diventati più digitali e interconnessi e consentono un più veloce e facile accesso ai servizi sanitari offerti. Durante l’attuale situazione di emergenza sanitaria generata dalla pandemia da Covid-19 l’adozione di nuove tecnologie in ambito in Sanità, che non può prescindere dall’Health Technology Assessment (HTA: un approccio che si propone di valutare l’introduzione e la dismissione di tecnologie sanitarie in un’ottica multidisciplinare, per supportare chi ha potere decisionale in ambito sanitario), si è dimostrata efficace nel migliorare l’accesso alle cure e alla qualità di vita dei cittadini-pazienti, ma soprattutto, ha determinato un’accelerazione del fenomeno digitale che ha trovato il Sistema Sanitario Nazionale gravemente sotto pressione, dovendo rispondere ad una sempre maggior richiesta di assistenza sanitaria e, al tempo stesso, garantire il distanziamento sociale per impedire la diffusione del contagio. La digitalizzazione della sanità rappresenta una grande sfida per il futuro e un’opportunità per colmare il divario sempre più crescente tra il progressivo invecchiamento della popolazione e la mancanza di risorse disponibili. In questo scenario, la sicurezza informatica riveste un ruolo di primo piano: nel settore salute gli attacchi informatici si intensificano ogni giorno sempre di più e sono particolarmente preoccupanti, in quanto possono minacciare la sicurezza dei dati e delle informazioni sanitarie oltre alla salute dei pazienti. A tal proposito sono stati rilevati, tra l’altro, numerosi attacchi contro organizzazioni sanitarie e laboratori di ricerche attivi nella ricerca per il contrasto al Coronavirus. Lo strumento offensivo utilizzato è sovente il “ransomware”, un software che si appropria dei dati delle strutture sanitarie e delle informazioni personali dei pazienti tenendoli bloccati fino a quando i soggetti che lo hanno creato non ricevono in pagamento il riscatto richiesto. Dal whitepaper “Capire il rischio cyber- Il nuovo orizzonte in sanità”, che raccogliendo le risposte di 68 professionisti sanitari (Risk Manager, Responsabili Qualità, Data Protection Officer, Responsabili della sicurezza informatica e dell’Ingegneria Clinica, nonché Referenti della Direzione Sanitaria e Generale) operanti in strutture distribuite su 14 Regioni italiane, analizza la preparazione e la consapevolezza della Sanità italiana per far fronte alla minaccia cyber (con il termine cybersecurity si devono intendere quegli aspetti di sicurezza delle informazioni attuate attraverso l’uso di strumenti tecnologici. La sicurezza delle informazioni è prima di tutto un approccio completo alla gestione della sicurezza, di cui la cybersecurity è solo un sottoinsieme) ciò che emerge é che la minaccia hacker non è sottostimata. Si conferma il trend di attacchi informatici ad ospedali e centri medici italiani. Il 24% delle strutture sanitarie del nostro Paese ha infatti riferito di aver subìto attacchi informatici nel 2020, dei quali l’11% è stato costituito da ransomware e il 33% da accessi abusivi ai dati. Stando alla ricerca, infatti, il 59% delle strutture percepisce il tema cyber risk in sanità come una priorità che impatta su prestazioni erogate e modelli organizzativi interni. Un ulteriore 31% ha valutato il tema come parzialmente prioritario. Ciononostante gli analisti rilevano che sono ancora poco frequenti le misure adottate dalle strutture per prevenire e gestire il rischio cyber: mappature, analisi dei rischi e test di vulnerabilità figurano solo in un terzo del totale. Ad avvalorare uno scenario piuttosto preoccupante è anche l’Agenzia europea per la sicurezza informatica, ENISA, secondo cui gli attacchi alle catene di approvvigionamento europee si quadruplicheranno nel corso del 2021, rispetto allo scorso anno (https://www.aidr.it/cyber-resilience-act-e-polo-informativo-europeo-sulla-difesa-cibernetica/). Per far fronte al problema della sicurezza informatica il D.L. n. 82 del 14 giugno 2021, recante “Disposizioni urgenti in materia di cyber sicurezza, definizione dell’architettura nazionale di cyber sicurezza e istituzione dell’Agenzia per la cyber sicurezza nazionale” ha istituito, all’art.5, l’Agenzia per la cyber sicurezza nazionale (https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2021/06/14/21G00098/SG) convertito dalla Legge n. 109 del 4 agosto 2021(https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2021/08/04/21G00122/sg). La legge 109/2021, che definisce l’Architettura Nazionale di Cybersicurezza, introduce diverse novità in materia e istituisce: L’Agenzia Nazionale per la Cybersecurity; Il Comitato interministeriale per la cybersicurezza; Il Nucleo per la cybersicurezza Ma ora, nel mese europeo della cybersicurezza che si tiene ogni anno ad ottobre, quali possibili suggerimenti? 1) Puntare su Informazione e Formazione Una corretta e puntuale informazione sui possibili rischi e un’adeguata formazione sui temi della cybersecurity costituisce la prima linea di difesa contro il cybercrime che, nella maggior parte dei casi, è favorito proprio dall’errore o dalla negligenza delle persone. Un dipendente non formato potrebbe, ad esempio, aprire email sospette o non proteggere adeguatamente informazioni sensibili adottando comportamenti non conformi alla sicurezza. 2) Adottare soluzioni di Email Security Virtual Appliance per la Posta elettronica La posta elettronica è il principale mezzo di comunicazione aziendale. Si stima che attualmente vengano inviate oltre 300 bilioni di email al giorno. Non c’è quindi da meravigliarsi del fatto che l’email sia lo strumento preferito dagli hackers per veicolare gli attacchi, di cui ne esistono tantissime varianti: malware, botnet, whaling, phishing. Meno pericoloso, ma senza dubbio fastidioso, è lo spam mediante il quale vengono inviate pubblicità massive che rallentano e sviano l’attività lavorativa dei dipendenti. 3) Prendere in considerazione soluzioni di Adaptive Multi-factor Authentication per Username e Password I tradizionali username e password non sono più sufficienti per autenticare gli utenti. Ogni giorno si racconta di nuove storie di furti di identità ad opera degli hacker a vari livelli di gravità. Credenziali deboli o credenziali rubate sono le armi preferite utilizzate dagli hacker e rappresentano circa il 76% di tutte le intrusioni di rete. 4) Utilizzare la tecnologia di virtualizzazione dello storage La tecnologia di virtualizzazione dello storage trasforma il normale spazio su disco in un “pool” di storage gestito centralmente, sempre disponibile e più veloce: riduce i colli di bottiglia di I / O e le perdite di fatturato, migliora le prestazioni, diminuisce i costi ed i rischi. Questo software,

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