Gianmaria Radice

Radice (Riformisti): Fratelli d’Italia strumentale su MIRI, chieda a Bestetti di convocarla in Commissione

“Fratelli d’Italia minoranza in Consiglio Comunale chiede a gran voce, per tramite del suo capogruppo il collega Riccardo Truppo, la convocazione di un Consiglio Comunale urgente e straordinario dedicato esclusivamente al tema caldo del ritrovamento di oggetti estranei nei pasti erogati da Milano Ristorazione società partecipata dal Comune per il 99%” lo ha scritto sul suo profilo Facebook, il Consigliere Comunale dei Riformisti, Gianmaria Radice. “Fratelli d’Italia presiede con il collega Marco Bestetti la Commissione Consiliare Controllo Enti Partecipati” spiega quindi Radice nel seguito del suo post “Tale Presidenza di Commissione dal 28/02 (quando è scoppiato il caso) mi risulta non abbia mai chiesto di ispezionare e/o audire a titolo di Controllo la società Milano Ristorazione”. Concludendo con l’accusare, “Per Fratelli d’Italia è strumentalmente e populisticamente più efficace alzare la voce, piuttosto che attivare gli strumenti istituzionali messi a disposizione della minoranza con la Presidenza di una Commissione di Controllo su un tema strategico come le Partecipate del Comune”.

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In Consiglio Comunale cala il sipario sulla Lobby Nera

Lo scandalo conseguente a un’inchiesta giornalistica riguardante quella che poi si è rivelata una inesistente Lobby Nera, scoppiò tre giorni prima del voto per il Consiglio Comunale di Milano, coinvolgendo anche uno dei futuri eletti. A pochi giorni dalla decisioni dei magistrati di archiviare il procedimento perché “dalle indagini svolte non sono emersi elementi in grado di confermare quanto emerso dai video che gli hanno dato origine”, con conseguente assoluzione di  tutti gli imputati, compresa la Consigliera Comunale di Fratelli D’Italia Chiara Valcepina, era prevedibile che la vicenda trovasse la sua conclusione anche a Palazzo Marino. Ad affrontare l’argomento, felicitandosi e solidarizzando con la Consigliera meloniana, sono stati prima alcuni suoi colleghi d’aula (quasi esclusivamente appartenenti all’opposizione) e poi la Valcepina stessa ha ricordato quanto accaduto in quei giorni, togliendosi anche qualche sassolino dalla scarpa. Il primo (e l’unico) esponente della maggioranza a prendere la parola per commentare la vicenda è stato Gianmaria Radice (I Riformisti) “sono molto contento che la collega e Consigliera Chiara Valcepina sia stata definitivamente archiviata” ha detto, sottolineando che tutto nacque da “un’inchiesta giornalistica” e che la Procura ha fatto al meglio il suo dovere per poi giungere a una conclusione “univoca” e favorevole per tutti gli indagati. “Questa famosa Lobby Nera è stata un colpo d’ingegno giornalistico” ha aggiunto, invitando quelli che la cavalcarono ad avere “più equilibrio” perché “credo che il nostro sistema, della giustizia, dei media dei social stia prendendo una china purtroppo drammatica” per poi condannare la poca rilevanza che viene data alle assoluzioni rispetto alle notizie di reato, sottoponendo gli indagati a una gogna mediatica durante a indagini che spesso si concludono in un nulla di fatto, invitando infine tutti a meditare su cosa sia il “garantismo” visti molti casi simili a questo che si sono conclusi nello stesso modo. A esprimere il proprio pensiero in proposito è poi stato il  Capogruppo di Forza Italia, Alessandro De Chirico, che, oltre ad esprimere la propria solidarietà a Valcepina, ha voluto citare “altri ex colleghi” coinvolti nell’indagine, in particolare Carlo Fidanza e Massimiliano Bastoni. L’azzurro a poi definito l’inchiesta “l’ennesimo episodio di sciacallaggio mediatico” paragonando il comportamento dei giornalisti a quello di “chi anche in quest’aula ha puntato il dito contro la collega” ed elencando le accuse che le erano state fatte poi rivelatesi “una bolla di sapone“. Spero che qualcuno che allora aveva gridato allo scandalo oggi intervenga per dire qualche cosa o almeno per esprimere solidarietà alla collega” ha aggiunto De Chirico. Speranza rivelatasi vana aggiungiamo noi. Francesco Rocca (FdI) ha iniziato a parlare rinnovando la sua “vicinanza e solidarietà all’amica e collega Chiara Valcepina” che sedeva al suo fianco “per la gogna mediatica cui è stata sottoposta” insieme a Carlo Fidanza, sottolineando “noi lo sapevamo fin dall’inizio che si trattava di una pericolosa bufala lanciata tre giorni prima delle elezioni”, ribadendo a sua volta che è necessario riflettere su come vengono usati media e social che “possono distruggere un individuo e danneggiare la salute di una persona”. Silvia Sardone (Lega) invece, che fu coinvolta nell’indagine giornalistica, ma non indagata dalla Procura, ha detto che ci teneva particolarmente ad essere presente per “manifestare, più che solidarietà, gioia” per l’archiviazione di Chiara Valcepina e tutti le altre persone coinvolte nell’indagine, ricordando quando la Valcepina “invece di essere contenta per l’elezione” usciva da Palazzo Marino cercando di dribblare i giornalisti “per difendersi da un attacco mediatico, che si è poi verificato in modo sproporzionato e ingiusto” e rammaricandosi perché “la giustizia ha fatto il suo corso, ma un certo giornalismo no” tant’è che “Piazza Pulita” pochi giorni fa ha riproposto gli stessi servizi di tre anni fa. L’ultima ad intervenire sul tema, è stata proprio Chiara Valcepina che, dopo avere ringraziata quanti l’avevano preceduta manifestandole solidarietà, ha poi ricordare “la lettera” che scrisse subito per spiegare “chi era e cosa aveva fatto” prima di candidarsi per il Consiglio Comunale e in cui affermava che le immagini trasmesse erano state “rubate in contesti privati e montate in modo artificioso”, confidando che la verità sarebbe venuta a galla, fidando nella giustizia che avrebbe cancellato l’immagine negativa di lei che davano quei servizi. Valcepina ha poi aggiunto di essere stata  “consapevole fin da subito” che “nessuna archiviazione avrebbe potuto cancellare le sofferenze e le umiliazioni” subite in quei momenti. “Immaginatevi cosa succede nei contesti scolastici” ha poi sottolineato come “mamma”. Fatto un breve excursus su come Fanpage e Piazza Pulita hanno realizzato i loro servizi, probabilmente inventandosi centinaia di ore di girato che non esistevano e usando un metodi che ha preferito “non commentare”, ha voluto rivendicare la sua “onorabilità”, spiegando che “in nessun atto processuale… non c’è nessun elemento, nessun fatto, nessuna frase, nessuna allusione che la colleghino ai reati oggetto di quell’indagine” invitando chi volesse a “leggere la richiesta di archiviazione” dove il suo nome appare solo nell’elenco degli indagati senza che nel successivo impianto accusatorio sia mai collegato a qualche reato. La meloniana, da avvocato, ha quindi detto che indagarla è stato “un atto dovuto” da parte della magistratura, che ha poi fatto un ottimo lavoro, ma non poteva sottrarsi perché allora vi fu un “esposto, non lo possiamo dimenticare, partito proprio da una parte politica” che ha reso inevitabile l’apertura delle indagini.  Valcepina ha quindi rigettato il tentativo di inserirla “in un contesto politico contaminato da ideologie e da comportamenti intolleranti e razzisti” perché “provo una viscerale repulsione verso ogni genere di discriminazione” avendo sempre avuto ben presente il “valore assoluto e irripetibile di ogni persona e avendo sempre agito nell’ambito della difesa dei più deboli”. Valcepina si è infine rammaricata per la poca solidarietà ricevuta dalla maggior parte dei Consiglieri Comunali, cui ha voluto lanciare un monito invitandoli a riflettere “sulla potenza dirompente che hanno i media e sulla potenza che hanno i politici quando li usano come clava” perché “potrebbe capitare a ognuno di voi” di essere annientati come persone. Cala così il sipario sulla brutta vicenda della Lobby Nera e su quelli che l’hanno cavalcata sperando di ottenerne vantaggi politici

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Consiglio Comunale: nuove fratture nella maggioranza

Dopo lo spostamento verso il gruppo misto di alcuni consiglieri, che pur rimanendo in maggioranza hanno deciso di rimarcare in questo modo le loro posizioni a volte critiche rispetto a quelle della maggioranza, nel corso del Consiglio Comunale di ieri si sono manifestate altre fratture nel  centrosinistra. Principale motivo di attrito, le troppe assenze in aula di Assessori e Sindaco. Ma non solo questo. Carlo Monguzzi di “Europa Verde”, oramai sempre più critico in merito alle politiche ecologiste della Giunta Sala è stato il primo a prendere la parola e anche il primo a lamentarsi delle troppe assenze. Durante il suo intervento non era presente nessun assessore e nemmeno il Sindaco. Lo ha fatto con garbo, sottolineando ironicamente che il suo discorso avveniva davanti a una “platea di assessori nutritissima” e rimarcando più avanti “l’intera giunta che è qui interamente assente come al solito”. Parole che hanno indotto la Presidente del Consiglio Comunale Elena Buscemi a sospendere la seduta fino a quando qualcuno della Giunta non si fosse presentato in aula. Cosa avvenuta dopo una decina di minuti quando il primo assessore a preso posto sul suo scranno per poi essere raggiunto da un secondo nel corso della seduta. Ripresi i lavori, a riaprire le ostilità ci ha pensato il Consigliere del Partito Democratico Alessandro Giungi che, nel corso di un intervento molto appassionato riguardante alcune problematiche cittadine ha chiamato in causa Città Metropolitana della quale fa parte la sua collega di partito Diana De Marchi. Ne è nato un battibecco fra i due che si è concluso con lui ad invitare lei e quelli che ne fanno parte a “lavorare”. E’ toccato quindi al Consigliere Gianmaria Radice dei “Riformisti Lavoriamo per Milano” tornare sull’argomento “assenze”, cui ha dedicato una parte importante del suo intervento.  Radice dopo avere detto che anche in altre assemblee elettive si verifica la stessa situazione, ha però sottolineato “noi al massimo veniamo qui due volte a settimana” per poi rivolgersi al Presidente del consiglio Comunale pregandolo di “insistere affinché dall’inizio della seduta siano presenti almeno la metà degli assessori” perché “gli argomenti che trattiamo qui dentro riguardano” li riguardano tutti e “riguardano la città” e concludendo con il dire che la loro assenza è “offensiva nei confronti del consiglio e di tutti i cittadini“. Una seduta in cui si è finito per discutere e decidere poco, conclusa perché è venuto a mancare il numero legale. Evidentemente, a non avere voglia di rimanere in aula, oltre a Sindaco e assessori, erano anche molti consiglieri di maggioranza.

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