giorgia meloni

Chi è Orazio Schillaci

Chi è Orazio Schillaci. Riportiamo la biografia ufficiale del Ministro della Salute Orazio Schillaci. Il prof. Orazio Schillaci, 56 anni medico, Rettore dell’Ateneo di Tor Vergata dal 2019, è il Ministro della Salute del Governo presieduto dall’on. Giorgia Meloni. È docente ordinario di Medicina nucleare ed è stato Preside della facoltà di Medicina e Chirurgia della stessa Università. Nel 2020 è stato nominato componente del Comitato scientifico dell’Istituto superiore della Sanità. Ha ricoperto ruoli in numerosi organismi scientifici. E’ autore di oltre 350 pubblicazioni scientifiche su riviste peer reviewed e membro di numerosi Comitati editoriali di numerose riviste scientifiche internazionali. Ha giurato nelle mani del Presidente della Repubblica il 22 ottobre 2022. Al Link l’archivio degli interventi video del Ministro https://www.salute.gov.it/portale/ministro/p4_3_4.jsp?lingua=italiano&label=multimedia&menu=ministro  

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Quella pericolosa manifestazione anti italiana chiamata Vinitaly

Quella pericolosa manifestazione anti italiana chiamata Vinitaly. Esploriamo ancora il magico mondo di Fabio Rampelli, deputato per quanto possa sembrare strano. Nonché vicepresidente della Camera. Quindi secondo Giorgia Meloni uno dei migliori di Fratelli d’Italia visto che è vice della quarta carica dello Stato. E proviamo dunque a vedere il mondo con i suoi occhi: oggi parliamo di Quella pericolosa manifestazione anti italiana chiamata Vinitaly. Perché un certo Luca Zaia e buona parte dello stesso governo, a questo punto traditore degli ideali rampelliani, promuove questa gigantesca fiera del vino italiano con una parla inglese. A sto punto, albionica. Vinitaly. E che bisogno c’è di quella Y? Questa vocale a metà che nel nostro alfabeto non esiste nemmeno. Eppure niente. Da anni quella pericolosa manifestazione anti italiana chiamata Vinitaly continua. E tutti a farsi vedere lì come se fosse qualcosa di cui andare fieri. Come se bisognasse essere felici che il vino italiano (ma soprattutto veneto, sottolineerebbe Zaia) viene venduto in tutto il mondo? Meglio berselo tutto noi. E che chi vive oltre le Alpi si beva il suo vino. Chiamiamolo Vinitalia, dando l’accesso solo a chi è munito di carta d’identità patriottica. Possibilmente di città minori, quelle dove sono ancora tutti bianchi. Italiani. Gente che parla dialetto. Così da realizzare una gigantesca sbronza in cui tra l’alcol e i dialetti diversi nessuno capisca più un tubo di quello che dicono gli altri. Una celebrazione di Babele. Forse ci siamo spinti troppo in là? Beh questo è il governo che istituisce il Ministero del Made in Italy ( e vuole pure un liceo del Made in Italy) e poi vuole multare chi usa termini inglesi. Per non parlare di chi come il Meloni che ne è capo, poi va pure al Vinitaly. Un governo pazzerello all’apparenza. Che inevitabilmente porta a sognare un mondo folle come solo gente tipo Erasmo aveva saputo immaginare. Un mondo dove il Vinitaly può diventare quella pericolosa manifestazione anti italiana chiamata Vinitaly.

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Schlein arriva seconda

Schlein arriva seconda. Perché è la rappresentazione del ritardo della presunta sinistra sui presunti temi che diceva di sostenere. Usiamo il termine presunti perché nel Partito democratico si è sempre parlato di diritti delle donne, ma in decenni non sono mai riusciti a eleggerne una. Ci sono riusciti solo i sindacati con Susanna Camusso e ora pare che stia avendo dei guai nell’affare Panzeri anche se lei nega ogni coinvolgimento. Ma il Pd? Il Pd parlava parlava, giudicava giudicava e poi non faceva. La destra invece, additata come retrograda, come quella parte che vede la donna solo in cucina e a fare figli, ha eletto il primo presidente del Consiglio donna. Perché secondo le boldrini di questo mondo il punto era violentare l’italiano. Invece la destra ha dimostrato che il rispetto per le donne, la parità, vuol dire anche lasciarle essere il capo. Pure se basse, pure se bionde. Ed ecco che magicamente anche il mondo di sinistra scopre di poter eleggere un segretario donna. Ovviamente subito contestata internamente perché troppo oltranzista. Come se Meloni fosse una moderata. Ma Schlein arriva seconda ed è un fatto. E’ una contrifigura al momento: è più alta, non è bionda, rappresenta quel fascino per l’estero che hanno sempre avuto i presunti progressisti. Persino il cognome non richiama niente di italiano. Vedremo se saprà rappresentare bene il contraltare di Meloni così come Montgomery lo fu per Rommel. Oppure no. In ogni caso, anche se arriva seconda, è una notizia positiva l’aver finalmente pensionato il Novecento e molti suoi strenui difensori. L’Italia sta finalmente modernizzando la sua classe politica infarcita di gente che aveva conosciuto quasi la fase unitaria.

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Elezioni: i primi manifesti sono di Giorgia Meloni

I primi manifesti di quella che sarà una campagna elettorale ‘lampo’ in vista del 25 settembre comparsi a Milano sono di Giorgia Meloni: ‘Pronti a risollevare l’Italia’ dicono, sotto il primo piano della leader di Fratelli d’Italia, vestita di un sorriso smagliante. Campeggiano in via Melchiorre Gioia e in viale Lunigiana, in zona Stazione Centrale, a due passi dalla sede di Regione Lombardia, altro terreno di battaglia che vedrà cittadini alle urne nel 2023, la cui presidenza è in mano al partito di Matteo Salvini da oltre dieci anni. Per ora comunque si pensa alle politiche: la leader di Fratelli d’Italia batte tutti sul tempo e fa capolino con le sue bandiere nel capoluogo lombardo. Ancora vergini da cartelloni e slogan sono le altre zone della città, tra cui il centro storico, porta Venezia e Buenos Aires, porta Romana e Navigli. ANSA

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Quel problema con le donne del centrosinistra

Quel problema con le donne del centrosinistra. E’ un tema che crediamo valga la pena di non sottovalutare, visto che più andiamo avanti con gli anni e più si ripete uno schema in cui il così detto campo progressista si guarda bene dal promuovere le donne ai vertici del potere. Devono sempre essere al massimo vice, della serie che puoi non essere tu a stirare basta che assumi qualcuna che lo fa al posto tuo. Tutti i rappresentanti del campo che ama definirsi progressista sono uomini. Mentre a destra continuano a spuntare donne. Prima c’è stata Giorgia Meloni che ha saputo diventare un punto di riferimento anche europeo guadagnandosi la carica di capo dei conservatori al Parlameno UE, ora  in Lombardia c’è Letizia Moratti. E guarda caso tutte le ipotesi di suoi antagonisti alle urne sono al maschile. Perché? Forse perché dietro anni di rincorse dietro alla lobby Lgbtq+ le donne sono rimaste al palo. Magari quello per la danza sexy su cui dicono che qualche politico lombardo abbia investito. Ma può essere che chi continua a parlare di diritti delle donne poi non abbia mai il coraggio di trattarle come persone e non persone però donne? Come mai a destra è del tutto naturale e rispettabile una candidatura femminile, pure bionda, mentre a sinistra devono essere le mogli o amanti di qualcuno o fanno da tappabuchi? O tapezzeria? Sembra strano, ma chi fa è chi viene accusato di essere portatore di valori in cui le donne sono secondarie, mentre chi le tratta come nel bellissimo film “Cena tra amici” passa per democratico e progressista perché una volta all’anno si fa vedere al gay pride. Ma posto che al gay pride ormai vanno pure i preti e lo rivendicano con orgoglio, perché chi ci va poi è va favore dei diritti delle donne solo se non gradiscono la compagnia maschile? Prima o poi quel problema con le donne del centrosinistra andrà risolto, magari capendo se hanno qualche difficoltà nella relazione con le madri. O le nonne. O proprio tutte le donne, etero.

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Il Barone Nero risponde a Meloni: “Rischia la fine di Fini”

Il Barone Nero risponde a Meloni: “Rischia la fine di Fini”. Riceviamo e pubblichiamo il suo comunicato: “La Meloni le “persone sbagliate” come me le ha sempre frequentate, di buon grado e in allegria, e da me, solo quattro anni fa si è fatta pure offrire una torta e un aperitivo (come da video in allegato). E nel 2018 mi ha candidato alla camera dei deputati, ben sapendo chi fossi. Ha recentemente cambiato idea? Era una patriota nazional popolare ed oggi è conservatrice liberale? Assolutamente legittimo ma si ricordi che senza la gente come me, ovvero gli storici militanti della destra sociale italiana, ora non sarebbe dove è, a fare la moderata mini Tatcher all’amatriciana” cosi scherza seccato il “barone nero” Roberto Jonghi Lavarini in risposta alla intervista di Giorgia Meloni alla Stampa. “Fratelli d’Italia rimane il nostro partito di riferimento ma la Meloni non tiri troppo la corda, non faccia inutili mea culpa di antifascismo e non viri troppo al centro, come fece Fini o farà la sua stessa fine”. “Che ne sa di come è veramente andata la serata elettorale con Carlo Fidanza e Chiara Valcepina: la Meloni si informi bene prima di dire altre sciocchezze. È stata, ribadisco, una manifestazione assolutamente seria e serena, come tutti i partecipanti possono testimoniare. Solo dopo la sua conclusione ufficiale, vi è stata qualche battuta e goliardata privata tra amici, punto. Non siamo affatto macchiette estremiste o nostalgiche, ma nemmeno mestieranti di partito che campano di politica: noi siamo solo militanti liberi e coerenti, veri patrioti” ha ribadito Roberto Jonghi Lavarini.

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