giuseppe conte

L’alleanza PD-5Stelle è perdere ovunque per Roma

L’alleanza PD-5Stelle è perdere ovunque per Roma. Perché dall’inizio di questa esperienza, l’alleanza non ha mai funzionato. Reggeva in Parlamento perché la guida del non compianto Di Maio aveva portato i 5 Stelle oltre il 33 per cento dei consensi nazionali. Quindi aggiungendo una qualsiasi percentuale era possibile creare un governo, tant’è che quel Movimento 5 Stelle ha in effetti governato sia con la destra che con la sinistra. Fino a farsi ppi snaturare dai discorsi surreali che si sentono a Roma. Moderazione, centrismo e via così di idiozie: gli unici partiti che hanno raccolto percentuali decisive sono proprio quelli che veicolavano uno o due idee molto chiare. Molto decise. Mentre i centristi non hanno mai preso nulla a parte i posti di potere. Perché inevitabilmente i giornali di sistema iniziavano a sottolineare l’impreparazione, la poca educazione istituzionale e così via, mentre i loro referenti ne combinavano di ogni. E così i 5 stelle hanno seguito gli stessi percorsi della Lega e di altri prima di loro, vedendo erodere i propri consensi giorno dopo giorno nel segno della responsabilità e del rispetto istituzionale. Per non parlare del mitico campo largo. Il sistema con cui il Pd ha sistematicamente distrutto qualunque alleato, perché il PD più di altri è ormai forza di sistema. E dunque pensa solo a perdurare. Quale che sia la condizione. Infatti L’alleanza PD-5Stelle è perdere ovunque per Roma: perché in Parlamento esistono commissioni, sottocommissioni, presidenti di organismi sostanzialmente inutili come il Censis che possono creare problemi. E dunque conviene sempre essere alleati del Pd per le forze di opposizione. Almeno a Roma. Poi in tutte le altre situazioni puoi pure perdere, tanto il potere finale è a Roma. Questo alla fine sembra  il filo conduttore dei 5 Stelle che anche oggi applicano lo stesso schema pure in Lombardia: si vergognano così tanto di sè stessi da aver deciso di fare l’alleato minore in ogni occasione. Eppure una certa politica non funziona: altrimenti Michele Usuelli sarebbe ancora in Consiglio regionale: l’ex consigliere radicale era un maestro delle battaglie che piacciono alla gente che piace. Era quello che si inginocchiava in aula quando andava di modo in senso anti trumpiano. E i giornali ne parlavano. Era quello delle mozioni che obbligavano il PD a seguirlo pur essendo l’unico rappresentante della sua forza politica in Consiglio. Ecco: Usuelli è rimasto fuori. Segno che i politici nostrani sono vittime delle bolle in cui credono. Ma l’aspetto peggiore è che lo sono pure le idee per le quali le persone li hanno votati. Per carità, in tanti sarebbero pure contenti di vedere i 5 Stelle perdere sempre, ma ci si chiede se questo sia il destino che si sono scelti. Perché il Molise non è la Lombardia, eppure hanno perso pure lì.

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Giuseppe Conte due giorni a Milano per la campagna elettorale

Giuseppe Conte due giorni a Milano per la campagna elettorale. Giuseppe Conte a Milano martedì 6 e mercoledì 7 settembre. Il capo politico del Movimento Cinque Stelle incontrerà i milanesi nel tardo pomeriggio di martedì, dalle 19.00, in Corso Garibaldi (angolo Largo La Foppa). Nell’occasione sarà allestito un punto stampa. Dalle ore 21.00, l’ex presidente del Consiglio prenderà parte all’evento organizzato presso Fondazione Feltrinelli (le eventuali richieste di accredito saranno gestite direttamente dalla Fondazione). Il giorno seguente Conte, che è candidato come capolista nei collegi plurinominali del capoluogo lombardo, sarà a Baggio presso il mercato di via Bentivoglio, dalle ore 10.00. Anche in questa circostanza è previsto un punto stampa. Ad accompagnare il leader di Movimento Cinque Stelle saranno i candidati lombardi alle prossime elezioni politiche.

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Il paradosso degli sconti che già esistono per le bollette e come ottenerli

Il paradosso degli sconti che già esistono per le bollette e come ottenerli. Già, perché mentre Carlo Calenda chiede di fermare la campagna elettorale per i costi energetici che salgono e gli altri leader politici sparano cifre sempre più grosse per calmierare le bollette (senza ammettere che i soldi non ci sono), migliaia di famiglie hanno già diritto ad avere sconti sulle bollette di luce e gas. Come spesso accade però, gli stessi che si candidano a gestire l’Amministrazione dello Stato manco la conoscono. Perché studiare la complessa macchina amministrativa è difficile, lungo e necessita di studio e approfondimento. E’ molto più semplice sparare dichiarazioni alla belino di segugio e sperare che ci caschi abbastanza gente così da guadagnarsi cinque anni di fancazzismo ben pagato. Così ci troviamo a dover scrivere noi del paradosso degli sconti che già esistono per le bollette e come ottenerli: l’autorità per l’energia reti e ambiente (ARERA) ha da dodici anni promuove i bonus sociali, cioè gli sconti in bollette per chi ha un ISEE basso. Per 11 anni e qualche mese solo una piccolissima parte di chi ha diritto agli sconti automatici ne ha fatto richiesta, perché spesso neanche lo sapeva di poterlo fare. Allora dopo anni di richieste l’ARERA ha ottenuto che con il decreto Ucraina bis gli sconti diventassero automatici presentando una dichiarazione sostitutiva unica, un documento semplice e grazie al quale migliaia di famiglie potrebbero superare con meno difficoltà lo choc energetico che stiamo vivendo. Come ottenere i bonus? Facile: compilate la DSU seguendo il link qui sotto, dopo di che sarà il Sistema Informativo Integrato a girare le informazioni ai gestori delle bollette di luce, gas e acqua e organizzarsi per avere lo sconto direttamente in bolletta. qui vi proponiamo il link dove compilare la dichiarazione sostitutiva unica LINK Noi proponiamo questa via già esistente anche per chi straparla di sconti senza nemmeno conoscere quelli che ci sono o avere di idea di come applicarli. Qui esiste già una procedura automatizzata che può essere implementata facilmente essendo integrata nel sistema statale. Magari come abbiamo suggerito in articoli precedenti con l’aiuto di qualche società costruita con i soldi pubblici.

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Conte a Milano: prima non volevo intralciare con la mia presenza

l presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è arrivato questa mattina in Prefettura a Milano, tappa iniziale della sua prima visita in Lombardia da quando è scoppiata l’emergenza coronavirus. Conte ha incontrato il prefetto di Milano, Renato Saccone, il sindaco Giuseppe Sala, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, e Carlo Bonomi, da poco nominato presidente di Confindustria. Al termine della riunione Conte si recherà a Bergamo e a Brescia. “La mia presenza qui in Lombardia avrebbe creato intralcio nella fase più acuta dell’emergenza sanitaria” è stata la spiegazione che Conte ha dato a chi gli ha chiesto perché la sua prima visita in Lombardia è arrivata dopo due mesi dall’inizio dell’emergenza coronavirus. “Non è questo il momento di mollare, questo governo – ha aggiunto il premier – non cerca il consenso ma di fare cose giuste, anche se questo deve scontentare un gran numero cittadini” Abbiamo introdotto qualche allentamento ma è chiaro che non possiamo mollare in questa fase“. Il Premier ha poi spiegato perché non fu istituita la zona rossa nella bergamasca dicendo, “nel momento in cui era stata proposta, è stata subito considerata e ho chiesto di esaminare le ragioni, sulla base però di un contagio già diffuso non solo nei due Comuni (Alzano e Nembro ndr) ma anche a Bergamo e in tutta la Lombardia. Per questo alla fine è stato deciso di estendere la zona rossa a tutta la Lombardia“. “Abbiamo subito chiesto un approfondimento al Comitato scientifico – ha quindi aggiunto Conte – e la sera del 5 marzo ho ricevuto la relazione, il 6 mi sono precipitato alla Protezione civile e la sera del 7 marzo ho firmato il Dpcm che estendeva la zona rossa a tutta la Lombardia“.  

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Polemica sull’audio choc di Mattinzoli su Conte

Polemica sull’audio choc di Mattinzoli su Conte. Nei giorni scorsi è infatti girato un’audio in cui l’assessore allo sviluppo Economico Alessandro Mattinzoli attaccava pesantemente il premier Giuseppe Conte. Ecco un estratto dell’audio che ha causato l’attacco dei Cinque Stelle: “Quel pezzo di m… di Conte facesse a meno di criticare Regione Lombardia. Qualche errore potremmo averlo anche commesso, ma abbiamo lavorato, lavorato, lavorato (…). Qui c’è un’intera Regione che sta andando a p… e quel c… sta seduto dietro la scrivania e non viene a dire a noi ammalati ‘guardate che ci sono’ e ‘vi siamo vicini’. Vergogna“. “Non sono mai stato per la pena di morte — ha chiosato nel vocale audio Mattinzoli —, mai stato violento, sono contro ogni forma di violenza, ma mi auguro che Conte, finita questa emergenza, venga e ne prenda tante. Perché i bergamaschi e i bresciani hanno voglia di dargliele, cioè la gente grezza ne ha voglia, ma anche la gente più sensibile come me la fa diventare grezza”. Parole durissime che hanno subito causato una reazione delle opposizioni in Consiglio regionale. La polemica sull’audio choc di Mattinzoli su Conte l’ha sollevata Raffaele Erba, consigliere regionale M5S lombardo: “Arrancano, sono in difficoltà e distorcono la comunicazione per spostare l’attenzione dalle loro responsabilità su altri. Ieri Mattinzoli incitava alla violenza fisica verso Conte, oggi Gallera se la prende con i milanesi, accusandoli di essere indisciplinati, correlando l’aumento di mortalità rispetto la disattesa delle misure di distanziamento sociale.  Peccato che il dato da leggere dovrebbe essere, invece, l’aumento dei contagi che a Milano da giorni risulta stazionario. Basta con questa propaganda d’attacco, i cittadini sono stanchi di questi continui toni da stadio”. Lo stesso: “Dopo il vergognoso audio dell’assessore Alessandro Mattinzoli sulla stampa colmo di parole indegne e vergognose verso il Premier Conte, stiamo ancora aspettando che il governatore Fontana prenda le distanze dalle parole dell’assessore e si scusi pubblicamente ma ad ora c’è solo un imbarazzante silenzio”.

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Il momento contestato del video di Conte

Il momento contestato del video di Conte. Ve lo riproponiamo perché nelle ultime ore la conferenza stampa del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, durante la quale ha citato come esempi di fake news Matteo Salvini e Giorgia Meloni, sta suscitando quasi più polemiche che notizie. Il primo e più importante aggiornamento è l’allungamento del periodo di quarantena fino a primi di maggio. Il secondo è il “circolo di saggi” invitati a ripensare la nostra organizzazione sociale ed economica. Ma è un terzo punto quello che ha sollevato polemiche ed è il momento contestato del video di Conte che riportiamo: L’utilizzo di una struttura istituzionale che comunica in un momento istituzionale come la conferenza stampa di aggiornamento del primo ministro è sembrato uno scivolone sulla forma. E proprio da un uomo come Conte che si è sempre presentato come custode delle buone maniere dentro e fuori dal Palazzo. Enrico Mentana ha dovuto prendere le distanze affermando che non avrebbe mandato in onda tutta la conferenza se avesse saputo che ci sarebbe stata una diatriba politica a reti unificate. Con questa mossa Conte ha dato il destro alle destre: un’opposizione contestata con questi mezzi si è vista solo in Ungheria, pur con le evidenti differenze, o da manifestazioni di piazza come quella delle sardine. Persino Donald Trump, profeta della comunicazione scorretta, ha sempre usato il suo profilo Twitter per certi sgarbi pubblici, così come per i complimenti visto proprio il caso di “Giuseppi”.

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