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Che errore per Glovo non pagare i funerali del rider

Che errore per Glovo non pagare i funerali del rider. Perché l’azienda va bene. Molto bene a giudicare dal numero di figure dirigenziali che conta in Italia come Elisa Pagliarani, manager con un passato in Vodafone. Nonché dalle pubblicità sui media che non ci risultano siano gratis. Ma sono necessarie, specialmente quando muore un rider. Cioè quella figura a metà tra il lavoratore e il non lavoratore che ha invaso le città italiane. Secondo alcuni giudici si tratta di gente sfruttata che andrebbe regolarizzata, come se nelle case della borghesia non sia pieno di badanti, colf, tate e altri “collaboratori” pagati senza contratto. Oppure con un contratto che poi vale per chi lo ha firmato, ma anche per gli amici.  Ma sfortuna di Glovo, i suoi riders sono ovunque e riconoscibili, dunque si parla spesso di loro. Ciò che non sembra chiaro all’azienda è il come gestire un momento di crisi comunicativa: Galassi è morto. Lavorando. Per loro. Questi i fatti. Compresa la lettera di licenziamento, perché di quello si è trattato: non avendo adempiuto agli accordi contrattuali (cioè non ha completato le consegne) Galassi è stato “licenziato” (virgolette d’obbligo perché tecnicamente era un utente, non un dipendente) da morto. Azienda senza cuore e dignità? No, azienda moderna dove molti aspetti sono stati automatizzati. E’ l’innovazione, bellezza. Infatti il vero errore non è stato affidarsi a intelligenze artificiali i cui limiti sono evidenti, ma nella reazione di chi gestisce l’azienda: hanno fatto sapere che avrebbero dato un contributo al funerale. Un contributo. Un’azienda  che sforna milioni non paga nemmeno tutto il funerale a un ragazzo che lavorava per lei. Politiche aziendali? Miopia della dirigenza? In ogni caso la peggior gestione di una crisi a livello di comunicazione della storia industriale recente. Che reazione è? A questo punto potevano anche far sapere di aver mandato un mazzo di fiori di plastica. Magari noleggiato. Chi vuole operare in Italia deve ricordare che nello Stivale ci sono tanti difetti, ma nessuno sputa sulle persone. Gli italiani possono essere sfruttati, tanto sono abituati a lavorare per meno dei loro colleghi europei, ma non umiliati. Dunque che errore per Glovo non pagare i funerali del rider, per capirlo non serviva nemmeno iscriversi alla piattaforma. Era gratis.

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Inchiesta rider: Glovo ricorre

Glovo, una delle piattaforme di delivery finita al centro, assieme ad altri colossi del settore, di un’indagine della Procura di Milano sulle condizioni di lavoro e sicurezza dei rider, “ha presentato ricorso gerarchico alla Direzione dell’ITL (Ispettorato del Lavoro) di Milano in merito ai verbali consegnati lo scorso 23 febbraio”, contestando “la riqualificazione dei rapporti di lavoro” con i fattorini e “ritenendo di aver ottemperato agli obblighi previsti per i lavoratori autonomi secondo la normativa vigente e applicabile nel periodo di riferimento delle indagini”, ossia tra marzo 2016 e ottobre 2020. Lo annuncia in una nota la stessa società, “piattaforma spagnola presente in Italia con oltre 120 dipendenti, 10.000 rider attivi e oltre 15.000 esercizi commerciali partner”. Il ricorso, viene chiarito, “parte dal presupposto che la riqualificazione dei rider come lavoratori cosiddetti etero-organizzati non può essere presa in considerazione. Non sono dunque state adeguatamente considerate le caratteristiche del modello di business di Glovo e il rapporto instaurato tra l’azienda e i corrieri”. I corrieri di Glovo, spiega la nota, “hanno infatti la libertà di accettare o meno una proposta di consegna, la possibilità di scegliere in totale autonomia gli orari di collaborazione in base alle proprie esigenze e le loro prestazioni non presentano elementi di continuità, esclusività e regolarità”. I rilievi sollevati sui “processi interni difficilmente possono essere ascrivibili, così come sottolineato nei verbali dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, all’articolo 2 del D.Lgs. n.81/2015 (il cosiddetto “Jobs Act”), che applica la disciplina del lavoro subordinato ai rapporti di collaborazione che si concretano in prestazioni di lavoro esclusivamente personali, continuative ed etero-organizzate, anche mediante piattaforme digitali”. ANSA

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Glovo dovrebbe spiegare perché Cinzia è diventata uomo

Glovo dovrebbe spiegare perché Cinzia è diventata uomo. Nei giorni scorsi è infatti tornata in prima pagina la questione dei rider, nome inglese per indicare chi consegna il cibo in bicicletta. Un lavoretto per chi è senz’arte nè parte, così sarebbe stato nel Novecento, divenuto la nuova frontiera della lotta di classe a quanto pare, tanto che l’avvocato dei centri sociali milanesi si è ritrovato a essere un difensore degli “schiavisti” secondo i novelli Lenin. Ma mentre loro combattono questa battaglia, Cinzia è diventata uomo. E nel giro di pochi minuti, circa 25. Un sogno per un chirurgo plastico? No, la differenza tra quando è stato preso il nostro ordine e quando Cinzia è arrivata. Incredibilmente Cinza era diventata un uomo piuttosto in carne tra i 30 e i 40, a spanne sudamericano. Cinzia però sembrava proprio una donna bianca dalla foto, la citiamo perché magari sul nome poteva esserci di mezzo qualche genitore originale. In pochi minuti, il tempo di prenotarsi per raccogliere la pizza e consegnarla è diventata un uomo. Allora Glovo dovrebbe spiegare perché Cinzia è diventata un uomo, ma citiamo quest’azienda perché è con loro che abbiamo verificato un fenomeno di cui si parla da tempo: l’affitto degli account dei rider. Se si guadagna così poco come dicono i comunisti del 21esimo secolo, come mai si affittano gli account? Sia chiaro, non suggeriamo niente di losco dietro a questo piccolo commercio. Anzi, noi siamo a favore della mancanza di regole in quel settore perché siamo convinti che debba rimanere un lavoretto e non un lavoro. Soprattutto per chi lo fa. L’esempio di Cinzia calza a pennello: c’è una donna probabilmente rimasta senza lavoro che ha trovato un nuovo sistema per guadagnarsi da vivere. Un lavoretto onesto. E in questo periodo è una buona notizia per tutti.  

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