Le guardie rosse complici del degrado

Perché il male trionfi basta che i buoni non facciano nulla, diceva il cardinale Newman. Ma siccome questo toglierebbe la scena ai malvagi e ai loro complici, qualcuno di loro si sente in dovere di impegnarsi comunque in prima persona. Sfondo: Milano. Momento del giorno: sera. Locale: un ristorante ed il suo plateatico. Protagonisti: quattro amici a cena. Ridono e scherzano, gli amici. È quasi zona bianca ed il coprifuoco fa meno paura. All’improvviso, un grido. Una ragazza urla: “Al ladro”. E vicino ai quattro amici sfreccia in bicicletta un ragazzo dai tratti nordafricani. Ha appena compiuto uno scippo. Una ragazza, seduta al tavolo, forse coetanea della vittima, si alza e lo sbilancia nel tentativo di fermarlo. I buoni non sono rimasti inermi. Il delinquente si rivolta, cerca di metterle le mani addosso. Altri intervengono in suo aiuto. Nel parapiglia partono un paio di cazzotti. L’aspirante mariuolo vede le stelle, arretra, perde il bottino, barcolla e scappa. Nessuno lo insegue. Sufficiente giustizia era stata fatta. La ragazza recupera gli averi. Ringrazia e se ne va. I quattro amici si rilassano. È presto, il coprifuoco sembra lontano quanto il giovane scippatore. Ma la serata non è finita. Dopo quindici minuti appare una volante. “Che bello, qualcuno deve aver chiamato la polizia e sono arrivati!” pensano gli amici. Qualcosa però non torna. I poliziotti non li raggiungono. Parlano con i testimoni. Si informano da alcuni in un locale vicino. Non li interpellano nemmeno. Poi risalgono sulla volante e se ne vanno. Incuriositi, i nostri chiedono ad uno dei testimoni cosa volessero sapere gli agenti. “Eh, niente, qualcuno li ha chiamati per denunciarvi. Dicevano che avevate malmenato un povero immigrato”. “Vedete, l’amarezza non riguarda le Forze dell’Ordine, che hanno fatto il loro dovere”  dichiara una delle persone intervenute. “No, riguarda le Guardie Rosse del Degrado. In questa città c’è una minoranza, almeno spero che lo sia, che guarda con ammirazione al degrado. Che sia urbanistico o sociale, pensano renda più bella la vita. Un immigrato scippa una ragazza? È giusto, lei aveva un telefonino, lui no. Redistribuzione sociale. Qualcuno protegge la ragazza? Vergogna, avete aggredito un povero immigrato. Questo modo di pensare è allucinante, ma purtroppo esiste e spiega molto di quello che è successo a Milano nell’ultimo decennio”. “Per parte mia non mi pento di nulla – continua – rifarei tutto e non lascerei mai che due donne venissero aggredite solo per essere comprensivo. Ma quello che davvero non si può accettare è che la denuncia sia partita da una donna. Qualcuno è contro la violenza sulle donne solo se a perpetrarla è il marito Italiano sposato con rito cattolico. In ogni altro caso esistono tomi su tomi di giustificazioni possibili. Io sono una persona semplice: vedo un reato e se posso intervengo. Da stasera con una punta di amarezza in più”.

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