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Attacco hacker agli ospedali Fatebenefratelli e Sacco

Un attacco hacker ha colpito dalle tre del primo maggio i presidi ospedalieri e territoriali dell’Asst Fatebenefratelli Sacco, ovvero dell’azienda ospedaliera. Da Regione Lombardia spiegano che data l’entità dell’attacco non si sa quando saranno ripristinati i sistemi.Di conseguenza oggi e domani i pronto soccorso e i punti prelievo dei presidi ospedalieri dell’Asst Fatebenefratelli Sacco (Fatebenefratelli, Sacco, Buzzi e Melloni) saranno in grado di accettare gli accessi dei pazienti in maniera limitata e solo attraverso modulistica cartacea e potranno esserci disagi per le prestazioni ambulatoriali. “Le visite ambulatoriali prenotate e le attività di pre ricovero sono comunque garantite” assicurano dalla Regione. L’attacco hacker sui server dei siti Fatebenefratelli e Sacco ha avuto conseguenze su tutte le sedi aziendali (Buzzi, Melloni e 33 sedi territoriali) e su tutti i sistemi aziendali attaccando anche i servizi di base “nonostante l’accrescimento delle misure di sicurezza poste in essere negli ultimi mesi”. E’ iniziato il lavoro di ripristino che però “non ha al momento tempi definibili”. Sul posto si trovano anche i tecnici dei servizi di sicurezza informatica regionali e la polizia postale. Di certo, spiega la nota dell’Asst, “sarà presentata denuncia formale”. L’azienda di Emergenza Urgenza è stata informata dei problemi e ha “già provveduto a dirottare tutte le emergenze su altri presidi ospedalieri milanesi”. ANSA

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Estate 2021 tra COVID e attacchi hacker: Essenziale il ruolo dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale

Estate 2021 tra COVID e attacchi hacker: Essenziale il ruolo dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale di Mauro Nicastri, Presidente Aidr L’estate 2021 la ricorderemo anche per gli attacchi informatici che hanno preso di mira, nel periodo della pandemia, ospedali, strutture mediche e strutture che si occupano dello sviluppo e della distribuzione del vaccino contro il Covid 19. L’ultimo episodio ha interessato il Ced della Regione Lazio, mandando in tilt tutti i sistemi compresi quelli del portale Salute Lazio e della rete vaccinale. Si lavora ininterrottamente da oltre ventiquattro ore per consentire al sistema di poter continuare ad erogare i servizi, in un momento della pandemia estremamente delicato, mentre l’indagine aperta dalla Procura di Roma inizia a vagliare alcune ipotesi, pur non sbilanciandosi. La questione, oltre l’emergenza di queste ore, è racchiusa nei dati evidenziati nell’intervista a La Repubblica della direttrice della Polizia Postale Nunzia Ciardi: gli attacchi informatici con la pandemia sono aumentati del 246%. Guardando ad un fenomeno in crescita vorticosa, diventa essenziale il ruolo dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale istituita dal Governo Draghi. L’organismo, alla cui istituzione in tempi rapidi si è lavorato anche per dare attuazione al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ha infatti un obiettivo fondamentale: costruire le fondamenta di un nuovo sistema in grado di proteggere il Paese, nel momento in cui l’intero sistema pubblico e privato è chiamato alla transizione digitale. Sarebbe impensabile infatti, traghettare la nostra economia in chiave digitale, se non ponessimo al contempo uno scudo contro gli attacchi hacker. L’organismo inoltre, sarà il punto di riferimento principale nel nostro Paese, in modo da stabilire una strategia univoca, grazie alle funzioni di coordinamento tra i soggetti pubblici coinvolti in materia di cybersicurezza a livello nazionale e avrà il compito di promuovere la realizzazione di azioni comuni dirette ad assicurare la sicurezza e resilienza cibernetiche per lo sviluppo della digitalizzazione del paese, del sistema produttivo e delle PA, nonché per il conseguimento dell’ autonomia, nazionale ed europea, riguardo a prodotti e processi informatici di rilevanza strategica a tutela degli interessi nazionali nel settore. L’Agenzia avrà dunque un ruolo essenziale, per questo è necessario che possa essere garantita al più presto la piena capacità all’organismo statale di operare per la sicurezza e la crescita del Paese e consentire ai dipendenti di aziende e istituzioni un periodo in cui “staccare la spina”, scollegarsi dall’ufficio per tuffarsi in ciò che amiamo di più fare: dedicare tempo alla famiglia, sport, leggere uno o più libri, insomma, fare ciò che ci piace fare.  

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Sugli attacchi hacker nel Lazio non ci avete capito un tubo

Sugli attacchi hacker nel Lazio non ci avete capito un tubo. Perché è da anni che chi scrive organizza corsi sulla cybersecurity per giornalisti e tutt’oggi in tantissimi “posti fissi” non ne sanno un fico secco. Perché non l’hanno mai considerata un’emergenza, così come la parte politica a cui se si parla di infrastrutture pensano alle autostrade in cemento. Come se la maggior parte delle cose che si sposta fossero le persone e le automobili e non i dati. Come se a Carini in Sicilia non ci fosse uno dei più grandi passi avanti per l’economia italiana e la regione fosse importante per gli arancini e le arance. Il Novecento va archiviato in fretta, molto in fretta, prima di veder collassare il Paese sotto il peso dell’inadeguatezza chi ha la posizione e le risorse per cambiare le cose. Non possiamo semplicemente dire “massì”, o straparlare di terrorismo di fronte a uno strumento che usa pure l’Italia. Ci sono virus su virus che l’Italia, non qualche singolo proprio pezzi dello Stato, crea e testa in nazioni di secondaria importanza. Oppure li usa per indagini nazionali e non infettando i computer altrui. Per questo diciamo che sugli attacchi hacker nel Lazio non ci avete capito un tubo. Perché chi si cimenta nell’ennesima analisi da nove colonne non ha gli strumenti culturali per affrontare il tema, si tratta di persone che segna su post-it le proprie password che tra l’altro spesso sono “123” o il nome di parenti e amici. Perché tanto cosa vuoi che succeda? Succede che se la propria sicurezza informatica viene affidata “ammiocugino” così come la creazione delle piattaforme nazionali poi pure due sfigati in Bielorussia ti possono danneggiare ben più di un bombarolo alla stazione di Bologna. Perché checché ne pensino quelli che comandano, o che credono di poter non essere toccati dalle novità del mondo, la Storia è andata avanti. E non possiamo trasformarci in una nazione da terzo mondo perché “mia nonna mica lo usa il computer”. Perché la nonna in questione deve adattarsi ai tempi come tutti, altrimenti potremmo girare a cavallo in autostrada senza problemi. Invece il Novecento ha pensionato i cavalli, tornati come nel Medioevo appannaggio di ricchi e viziosi. E ora bisogna iniziare a ragionare sul pensionare il Novecento con i suoi miti delle ciminiere che in realtà hanno distrutto l’ambiente. E sul problema della pummarola in spiaggia con il suv in doppia fila. Iniziamo a pensare a investire sulle infrastrutture vere, le reti che permettono di curarsi delle persone anche a distanza, come sarà sempre più necessario. Perché le reti non servono solo per pubblicare idiozie sui social, quella è una magnifica estrinsecazione delle creatività umana. Quella vitalità visibile proprio nella produzione di sciocchezze in qualunque contesto, ma che non deve far passare in secondo piano la vera importanza del digitale. Lo abbiamo imparato con la dad, durante la quale in tanti non avevano il segnale per seguire le lezioni. Ma perché? Perché la scuola deve essere un parcheggio per figli? Perché non si possono sviluppare sistemi diversi di organizzazione sociale? Perché sugli attacchi hacker nel Lazio non ci avete capito un tubo. Ma il prezzo lo pagheremo tutti, a partire dai laziali.

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Fastweb, gli appelli dei lavoratori continuano

Fastweb, gli appelli dei lavoratori continuano. Vero è che abbiamo dato la notizia di uno spiraglio apertosi per fine mese, ma continuiamo a dare spazio agli appelli dei 72 licenziati da Fastweb. L’incontro con l’azienda lascia almeno viva una fiammella di speranza, anche se tenue. Intanto vi proponiamo un’altra storia in video, quella di Ornella, una storia che potrebbe essere di chiunque in questo periodo di finta fine della crisi. La ricchezza, intesa come la semplice possibilità di vivere, è perduta e si continua a perdere mentre lo Stato accumula debiti per pagare debiti. Intanto le società come Fastweb hanno ormai mano libera, anche perché Luigi Di Maio non sembra avere tempo e capacità per svolgere la funzione di Ministro del Lavoro. Un compito impegnativo, soprattutto in tempi come questi in cui aziende come Fastweb lasciano a casa 72 lavoratori, ma hanno il budget per pagare hacker al proprio servizio. Servizi che servono, ma una minima limata agli stipendi dei super dirigenti non potrebbe salvare le vite di queste persone? Fastweb ha davvero margini così ridotti all’osso da dover mettere in ginocchio settanta famiglie? I dirigenti come Sergio Scalpelli che ne pensano?

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