Milano zona di libertà Lgbtq+: i cristiani torneranno nelle catacombe?

Ieri, in Consiglio Comunale, sono andati al voto due documenti presentati dalla sinistra: uno riguardava l’istituzione del “registro per il riconoscimento del genere di elezione” – forzando la mano rispetto alle leggi dello Stato – e l’altro per dichiarare Milano zona di libertà per le persone Lgbtq+, avente (fra gli altri) lo scopo di tutelarne i diritti e di istituire un centro culturale arcobaleno. Vista la maggioranza schiacciante di cui gode la sinistra è inutile parlare dell’esito della votazione, ma qualche riflessione, nel merito, va fatta. La prima, e più scontata, riguarda i “diritti” delle persone Lgbtq+, che nella nostra città non subiscono nessuna discriminazione (se non a titolo personale da parte di qualche idiota), soprattutto dopo 10 anni di Pisapia e Sala, nei quali è stato concesso loro di tutto e di più, compreso il potere dileggiare liberamente Gesù Cristo e la Vergine Maria nelle loro manifestazioni. Temo piuttosto che l’obiettivo sia quello di negare ad altri di esprimere opinioni contrarie al loro stile di vita anche se nel farlo non li discriminano ne offendono in nessun modo. Mi chiedo infatti se i Cristiani a Milano potranno continuare a considerare gli omosessuali in peccato mortale o se, per dirlo, dovranno tornare a parlarne fra di loro nelle catacombe. Infine, perché una casa della ”Cultura Arcobaleno”? Da quando le scelte sessuali sono considerate una forma di cultura? E se così è, perché non istituire anche una casa della cultura eterosessuale? Insomma la questione andrebbe affrontata in modo più serio – anche da destra – mettendo da parte le barriere ideologiche e tenendo in considerazione i diritti di tutti, ma su tutto l’una: sono davvero queste le priorità che dovrebbe darsi la giunta di una città dove oramai anche il ceto medio fatica ad arrivare a fine mese? Vista la maggioranza schiacciante di cui gode la sinistra è inutile parlare dell’esito della votazione, ma qualche riflessione, nel merito, va fatta. La prima, e più scontata, riguarda i “diritti” delle persone Lgbtq+, che nella nostra città non subiscono nessuna discriminazione discriminazione (se non a titolo personale da parte di qualche idiota), soprattutto dopo 10 anni di Pisapia e Sala, nei quali è stato concesso loro di tutto e di più, compreso il potere dileggiare liberamente Gesù Cristo e la Vergine Maria nelle loro manifestazioni. Temo piuttosto che l’obiettivo sia quello di negare ad altri di esprimere opinioni contrarie al loro stile di vita anche se nel farlo non li discriminano ne offendono in nessun modo. Mi chiedo infatti se i Cristiani a Milano potranno continuare a considerare gli omosessuali in peccato mortale o se, per dirlo, dovranno tornare a parlarne fra di loro nelle catacombe? Infine, perché una casa della ”Cultura Arcobaleno”? Da quando le scelte sessuali sono considerate una forma di cultura? E se così è, perché non istituire anche una casa della cultura eterosessuale? Insomma la questione andrebbe affrontata in modo più serio – anche da destra – mettendo da parte le barriere ideologiche e tenendo in considerazione i diritti di tutti, ma su tutto l’una: sono davvero queste le priorità che dovrebbe darsi la giunta di una città dove oramai anche il ceto medio fatica ad arrivare a fine mese?

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