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Balcani, l’Italia si desti

Balcani, l’Italia si desti. Intervento dell’avv. Paolo Giordani, Presidente di IDI, Istituto Diplomatico Internazionale, Organization in Special Consultative Status with the Economic and Social Council since 2019. L’Istituto Diplomatico Internazionale, Organizzazione Non Governativa (ONG) nata nel 1994, è un un ente morale, privato, indipendente, aconfessionale, apartitico, che persegue unicamente fini di utilità sociale. L’Istituto favorisce il dialogo tra gli Stati, i popoli e le comunità, promuove lo sviluppo sostenibile, opera per ridurre le diseguaglianze tra le persone e per la tutela dei diritti umani e civili. La politica estera, com’è noto, entra di rado nel dibattito pubblico italiano. A maggior ragione è forte la tentazione di concentrarci su noi stessi in un momento storico come quello che il nostro Paese sta attraversando, di crisi (non solo per la pandemia) e di transizione verso una nuova fase politica, con la nascita del governo Draghi. Ma proprio fuori del portone di casa c’è un “estero” troppo vicino, e troppo importante, per consentirci ulteriori disattenzioni. Penso alla sponda africana del Mediterraneo e ai Balcani dove negli ultimi anni vari attori geopolitici, vecchi e nuovi, perseguono energicamente i loro (legittimi) interessi. Anche a scapito dei nostri. Tramontata “de facto” la prospettiva di un ingresso nell’Ue, la Turchia, che resta paese “candidato” e partner fondamentale dell’Unione, ha da tempo avviato una politica di espansione ben oltre la tradizionale sfera d’influenza, il Mediterraneo orientale, sulle orme del vecchio Impero Ottomano. Oggi la presenza turca è forte in Libia, a più di un secolo dalla sconfitta contro l’Italia di Giolitti (1912), ed è particolarmente sentita nei Balcani occidentali, rimasti a lungo sotto il dominio dei sultani. Bosgnacchi, kosovari, albanesi e torbesci (macedoni di fede musulmana) sono “la Mezzaluna d’Europa”. Sulla comune identità islamica il governo di Ankara ha puntato per tessere la sua tela, fatta di iniziative diplomatiche, aiuti, accordi economici e militari, iniziative culturali. Non si può dire che l’Ue sia solo rimasta a guardare. Nonostante la crisi pandemica, ha mobilitato 3,3 miliardi di euro in aiuti per la regione. La dichiarazione di Zagabria, adottata il 6 maggio 2020 al termine del Vertice UE-Balcani occidentali, riafferma il sostegno inequivocabile dell’Unione alla prospettiva europea dei Balcani occidentali, senza però fare esplicito riferimento all’allargamento dell’UE a tali Paesi. Con Montenegro e Serbia, i negoziati di adesione sono iniziati, rispettivamente, nel 2012 e nel 2014. Ma per anni l’Unione ha rinviato il via libera ai negoziati per Albania e Macedonia del Nord, che, autorizzati nel marzo scorso, non sono ancora partiti. Bosnia-Erzegovina e Kosovo sono soltanto “candidati potenziali”. La lentezza con cui avanza il processo di allargamento ai Balcani occidentali – per motivazioni di ordine politico, giuridico ed economico – alimenta l’attivismo di terzi: Russia, Cina e per l’appunto Turchia. In aprile il Parlamento albanese ha ratificato un importante accordo militare con il governo di Ankara, che prevede tra l’altro l’ammodernamento delle forze armate di Tirana. Un anno fa è stato inaugurato nella capitale albanese il “Centro studi balcanici” della fondazione Maarif, ente turco attivo in tutta l’area balcanica (ha scuole e centri di formazione in Kosovo, Macedonia del nord, Bosnia). Lungo la linea Pristina-Tirana-Skopje la Turchia sta creando un suo spazio geopolitico. E nuovo spazio di manovra le apre l’evidente debolezza dell’accordo di Washington sulla normalizzazione dei rapporti economici tra Pristina e Belgrado, imposto dal presidente Trump soprattutto per la propria convenienza elettorale. Oggi, in Kosovo, le urne si aprono per la sesta volta dalla proclamazione dell’indipendenza (2008). Favoriti sono i nazionalisti “di sinistra” del partito Vetevendosje (Autodeterminazione), guidati dall’ex premier Albin Kurti, ostile a quell’accordo e favorevole all’unione con l’Albania. Sullo scacchiere balcanico l’Ue ha oggettivamente perso terreno e ne ha perso l’Italia, nonostante i plurisecolari rapporti con l’altra sponda dell’Adriatico, la strettissima cooperazione con l’Albania fin dagli anni Novanta e con il “neonato” Kosovo, gli aiuti economici e l’impegno nelle missioni militari: Kfor, con 27 nazioni contributrici, ma sotto il comando italiano, è una presenza ancora indispensabile per garantire sicurezza e stabilità nell’area. Abbiamo rilevanti interessi commerciali e politici da tutelare. Meglio non distrarsi troppo.

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Il messaggio dell’IDI per la giornata dei diritti umani

Il messaggio dell’IDI per la giornata dei diritti umani. L’IDI – Istituto Diplomatico Internazionale, organismo non governativo accreditato presso il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC) con status special, opera nel settore della cooperazione internazionale per lo sviluppo umano sostenibile, in ossequio della Carta delle Nazioni Unite. L’attività viene svolta nel rispetto delle diverse culture, della tolleranza, della non discriminazione e attraverso lo studio e l’analisi dei documenti delle principali organizzazioni internazionali, in particolare coinvolgendo i giovani nella difesa dei valori della democrazia e della tutela dei diritti civili. L’Istituto Diplomatico Internazionale offre numerose opportunità formative, con corsi di perfezionamento e approfondimento indirizzati tanto a neolaureati quanto a professionisti che intendono accrescere e arricchire la propria preparazione. Tutte le attività si svolgono in collaborazione con prestigiose Istituzioni accademiche e formative, nazionali ed internazionali. Il messaggio del presidente di IDI Istituto Diplomatico Internazionale “E’ pandemia anche per i diritti umani”. Lo afferma Paolo Giordani, presidente dell’Istituto Diplomatico Internazionale, in occasione della giornata mondiale dei diritti umani che si celebra oggi, 10 dicembre. “La malattia da Covid-19 – spiega – ha evidenziato non solo la vulnerabilità dei sistemi sanitari e delle economie, accrescendo le diseguaglianze tra aree più e meno avanzate del pianeta e tra gli individui all’interno della stessa società, ma anche i limiti del sistema di garanzie a presidio delle libertà personali. Si tratta – sottolinea il presidente dell’IDI – di una sfida senza precedenti al modus vivendi cui eravamo abituati. Nella ”Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo” possiamo cercare e trovare ispirazione per dare la migliore risposta”. Avv. Giordani, possiamo approfondire con lei questi concetti? “C’è qualcosa che ci accomuna tutti al di là del sesso, del colore, della razza, della religione, della cultura, della lingua, delle opinioni politiche o dell’estrazione sociale: sono i nostri diritti in quanto esseri umani. Se – come scrive un grande storico tedesco, Gerhard Oestreich “la tutela dell’uomo da ogni potere arbitrario costituisce un problema decisivo del nostro tempo”, lo dobbiamo in gran parte alla “Dichiarazione universale dei diritti umani”, adottata dall’assemblea generale dell’ONU il 10 dicembre 1948, dopo la guerra più devastante che l’umanità abbia mai veduto. La Dichiarazione è la pietra miliare di un percorso lunghissimo, che, si può dire, coincide con lo sviluppo della nostra civiltà. Tutelare i diritti significa promuovere l’eguaglianza, e quindi la pace e lo sviluppo”. Un cammino che la pandemia ha ostacolato, se non interrotto…“Il tema scelto per quest’anno, sferzato dalla pandemia da Covid-19, ci impegna in modo ancora più determinato” conclude Paolo Giordani. “Infatti esso è: “Recover Better – Stand Up for Human Rights” – Ricostruire meglio – In Piedi per i Diritti Umani” ossia rinnovato slancio e rafforzato entusiasmo per ricostruire tutti insieme una società e un’economia che davvero rispettano e tutelano di più la dignità e i diritti dell’uomo sanciti quel 10 dicembre di 72 anni fa. È maggiore sforzo per mettere fine alle discriminazioni, aggredire le ineguaglianze, incoraggiare la partecipazione, promuovere lo sviluppo etico e sostenibile. Dobbiamo avere il coraggio di dire che ciò non è compito solo dei Governi, o delle Istituzioni, ma di tutti gli uomini di buona volontà. Ogni buona azione in tal senso ci farà “Ricostruire meglio” e ci troverà ancora una volta “In Piedi per i Diritti Umani”. 10 dicembre 2020 La Giornata è uno degli eventi di punta nel calendario del quartier generale delle Nazioni Unite a New York ed è caratterizzata da conferenze di alto profilo politico ed eventi culturali come mostre o concerti riguardanti l’argomento dei diritti umani. Inoltre, in questa giornata vengono tradizionalmente attribuiti i due più importanti riconoscimenti come il quinquennale premio delle Nazioni Unite per i diritti umani, assegnato a New York, e il premio Nobel per la pace ad Oslo: purtroppo a causa della pandemia, quest’anno il Comitato sta pianificando “una cerimonia di premiazione digitale in cui saranno consegnati medaglia e diploma. La speranza è che la conferenza al municipio di Oslo possa svolgersi l’anno prossimo”. Storytellers for Peace Logo Particolarmente gradita dal pubblico più giovane l’iniziativa di diffondere video mirati all’evento, facilmente reperibili su Youtube. Dopo Se di Rudyard Kipling e Imagine, ecco un nuovo video degli Storytellers for Peace (Narratori per la Pace). Nove narratori provenienti da tutto il mondo raccontano le loro storie sui diritti umani (con sottotitoli in italiano e inglese): IDI Istituto Diplomatico Internazionale favorisce il dialogo tra gli Stati, i popoli e le comunità, promuove lo sviluppo sostenibile, opera per la tutela dei diritti umani e civili e per ridurre le diseguaglianze tra le persone. La cosiddetta “diplomazia informale” può efficacemente affiancare quella ufficiale nella risoluzione dei problemi. L’Istituto Diplomatico Internazionale ha tra i propri scopi la promozione del dialogo a tutti i livelli e quindi si caratterizza, ove se ne presenti la necessità, come un vero e proprio “forum” per confronti informali, secondo criteri di trasparenza e nel rispetto dei principi-guida del diritto internazionale.

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Lo statuto delle Nazioni Unite ha compiuto 75 anni

Lo statuto delle Nazioni Unite ha compiuto 75 anni. Sabato 24 ottobre, Giornata mondiale delle Nazioni Unite, alcuni monumenti italiani, come tanti nel mondo, sono stati illuminati di blu ”per rimarcare e tenere viva la consapevolezza sul ruolo di questa Organizzazione che ci accompagna da 75 anni in nome dei valori irrinunciabili di pace, giustizia, diritti umani e sviluppo”. L’iniziativa “Europe Turns UN Blue” sottolinea l’importanza di quella che oggi viene definita dai leader mondiali come “L’unica organizzazione che a livello globale ha legittimità, potere di riunire e impatto normativo. Nessun’altra organizzazione globale dà speranza a tante persone e può offrire il futuro che vogliamo. L’urgenza per tutti i Paesi di essere uniti e di mantenere la promessa dell’ONU è oggi più grande che mai”. Per commemorare il 75 ° anniversario delle Nazioni Unite, il Centro regionale di informazione delle Nazioni Unite per l’Europa occidentale (UNRIC) ha lanciato l’iniziativa “Turn Europe UN Blue” con il supporto del Sottosegretario Generale delle Nazioni Unite Fabrizio Hochschild, Consigliere speciale del Segretario generale. Lo Statuto dell’Organizzazione delle Nazioni Unite ha compiuto 75 anni e per l’occasione interviene l’avv. Paolo Giordani, presidente dell’Istituto Diplomatico Internazionale (Nella foto). “Auspico un forte rilancio del multilateralismo, cardine delle relazioni internazionali dal dopoguerra ad oggi”. “Gli organismi più importanti dell’Onu finiscono troppo spesso in stallo. Il funzionamento di questi organi dipende in gran parte dal ruolo dei loro maggiori azionisti, cioè i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza: Cina, Francia, Regno Unito, Russia, Stati Uniti. La continua contrapposizione tra Stati Uniti, Cina e Russia rende difficile prendere decisioni efficaci, per riuscire a superare le principali tensioni internazionali e porre fine ai conflitti armati, piccoli e grandi”. Fortunatamente però le Nazioni Unite non sono solo l’Assemblea generale e il Consiglio di sicurezza, sono anche le agenzie specializzate e i programmi di assistenza umanitaria e allo sviluppo, che offrono quotidianamente un contributo determinante alla cooperazione internazionale. Al “sistema Onu” appartengono, inoltre, le molteplici regole internazionali codificate, dal diritto del mare al commercio internazionale, dal diritto delle relazioni diplomatiche e consolari al diritto dei trattati, che restano sostanzialmente rispettate anche nei momenti di massima tensione. Per riprendere una frase, divenuta giustamente famosa, dell’ex Segretario generale Dag Hammarskjöld “l’ONU non è nata per portarci in Paradiso ma per evitare l’Inferno”. E ci è perfettamente riuscita, evitando, in più occasioni, un terzo conflitto mondiale”. ribadisce l’avv. Giordani. IDI Istituto Diplomatico Internazionale favorisce il dialogo tra gli Stati, i popoli e le comunità, promuove lo sviluppo sostenibile, opera per la tutela dei diritti umani e civili e per ridurre le diseguaglianze tra le persone. La cosiddetta “diplomazia informale” può efficacemente affiancare quella ufficiale nella risoluzione dei problemi. L’Istituto Diplomatico Internazionale ha tra i propri scopi la promozione del dialogo a tutti i livelli e quindi si caratterizza, ove se ne presenti la necessità, come un vero e proprio “forum” per confronti informali, secondo criteri di trasparenza e nel rispetto dei principi-guida del diritto internazionale. L’Istituto Diplomatico Internazionale è un’organizzazione non governativa riconosciuta dal Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC) con lo status consultivo speciale.

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