indagato

Marcora (FDI): inopportuna nomina di un indagato in CDA MM

“Pur essendo garantista, ritengo fuori luogo la nomina nel Consiglio di Amministrazione di MM di Francesco Mascolo, indagato a Napoli per omissione di atti d’ufficio quando era direttore della società Asia, specializzata in servizi di igiene ambientale. Sarebbe stato, a mio parere, più opportuno attendere si concludesse la sua vicenda giudiziaria prima di affidargli ruoli di responsabilità in una società finanziata con il denaro dei contribuenti milanesi”. Lo scrive in una nota Enrico Marcora Consigliere Comunale di Fratelli d’Italia. “Sala – aggiunge Marcora – le cui valutazione su sicurezza e legalità sono appena state seccamente smentite da Prefettura e Sindacati di Polizia, dovrebbe convincersi che le sue opinioni non sempre sono oro colato praticando maggiore prudenza almeno nelle nomine all’interno delle partecipate” conclude Marcora.

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Sottrae Gratta e Vinci: tabaccaio indagato per truffa

L’euforia per aver vinto al Gratta e Vinci 100 mila euro in pochi secondi è sfumata per essere stato imbrogliato dal gestore del bar tabaccheria alla periferia di Milano dove spesso, la mattina, andava a fare colazione prima di recarsi al lavoro. Quell’uomo cinese soprannominato da tutti ‘Enzo’, con la scusa di controllare l’effettiva vincita, si è intascato il biglietto e ha tentato di consegnare al malcapitato, sostenendo che era giusto così, 7.800 euro in contanti. Una somma che è pari alla vincita – al netto depurato delle tasse – di 10 mila euro, ossia un decimo dell’importo frutto della giocata fortunata. Il caso, per cui una coppia è finita indagata, lui 46enne per truffa aggravata, lei 36enne per ricettazione, risale al giugno dell’anno scorso e ricorda quello del tabaccaio napoletano accusato di aver rubato un Gratta e Vinci da mezzo milione di euro a una signora. Per la vicenda il pm milanese Cristian Barilli in questi giorni ha notificato l’avviso di chiusura delle indagini in vista della richiesta di processo per i due, mentre lo scorso marzo ha ottenuto dal gip Ileana Ramundo il sequestro preventivo di poco più di 80 mila euro depositati sul conto corrente aperto dalla donna due giorni prima della validazione del tagliando vincente sottratto. ANSA

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Gira viedeo in carcere: indagato Baby Gang

La Procura di Milano ha aperto un fascicolo di indagine per “accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti” sul rapper Baby Gang, nome d’arte del ventenne Zaccaria Mouhib, il quale, quando era detenuto a San Vittore accusato di una rapina, avrebbe girato con un cellulare un video. E’ stato lo stesso giovane sul suo profilo Instagram a scrivere di aver “girato una parte” di un suo nuovo video musicale nella casa di reclusione milanese, sostenendo che così il suo “prossimo singolo rimarrà nella storia del rap, visto che sono il primo artista ‘detenuto’ ad aver girato un video in un carcere”. Da qui la comunicazione della notizia di reato da San Vittore alla Procura e, come anticipato da ‘la Repubblica’ online, l’apertura di un fascicolo da parte del pm Giovanni Polizzi. Baby Gang a fine gennaio era stato arrestato in un’inchiesta su una serie di rapine, ma poi scarcerato una ventina di giorni dopo per “profili di lacunosità e debolezza” delle indagini, dopo il ricorso al Riesame da parte del suo legale, l’avvocato Niccolò Vecchioni. Ai domiciliari erano finiti anche altri due rapper, tra cui Neima Ezza, e le misure sono state attenuate nei giorni scorsi. In relazione alla nuova indagine il legale di Baby Gang non ha ricevuto al momento alcuna comunicazione. ANSA

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Fallimento Maxwork. Maullu: io estraneo ai fatti

“Ho letto su agenzie di stampa che sarei indagato per aver fornito false informazioni al Pm in un processo a carico di altri per fatti ai quali sono pacificamente estraneo come facilmente rilevabile dagli atti. Confido che al termine dell’indagine il Pm avrà tutti gli elementi per procedere all’archiviazione della mia posizione. Sono stato chiamato come ‘persona informata sui fatti’ dal Pm di Bergamo in merito ad un’unica circostanza risalente a ben sette anni fa su cui ho riferito tutto quanto ho potuto ricordare. Lo stesso Pm ha escluso il mio coinvolgimento per i reati per cui procede: se ha motivo di dubitare che io abbia riferito tutto ciò che era di mia memoria e conoscenza fa bene ad avviare e proseguire l’indagine, ma sono certo che sarà presto chiaro che ho fornito quanto era in mio potere”. Lo comunica con una nota in una nota, Stefano Maullu, Coordinatore Cittadino di Fratelli d’Italia ed ex assessore regionale lombardo ed ex europarlamentare di Forza Italia, in merito alle notizie su un suo coinvolgimento nell’inchiesta sul crac della Maxwork coordinata dal Pm di Bergamo, Paolo Mandurino.

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Indagato il Senatore Romani insieme ad altri politici e imprenditori

Il senatore di Cambiamo ed ex Forza Italia Paolo Romani è indagato dalla Procura di Bergamo per corruzione, nell’ambito dello stralcio di una inchiesta risalente ad alcuni anni fa e relativa al fallimento, nel 2017, della società Maxwork, un fatto di cronaca noto anche per via del coinvolgimento dell’ex marito di Valeria Marini Giovanni Cottone, procacciatore d’affari per la società che era finita sotto la lente dei magistrati di Bergamo. Oggi nel nuovo filone, disposto dal pm Paolo Mandurino, risulta l’iscrizione nel registro degli indagati del senatore Romani. Non risultano invece perquisizioni a suo carico. Con il politico, sempre secondo quanto riferisce Repubblica, “sono indagati per corruzione, e perquisiti stamattina, il fondatore dell’azienda Massimiliano Cavaliere, il commercialista Placido Sapia e l’ex responsabile amministrativa Giuliana Mila Tassari. Ma nell’inchiesta sono indagati anche l’ex europarlamentare di Fratelli d’Italia Stefano Maullu e il fratello Antonio Sandro, entrambi accusati di false comunicazioni al pm“. Secondo l’impianto accusatorio della procura, i tre manager di Maxwork, nel gennaio 2015 avrebbero consegnato 12 mila euro in contanti a Romani, “come corrispettivo di un atto contrario ai doveri del suo ufficio“.

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Beppe Grillo indagato a Milano

Una “mediazione illecita” in cambio di 240 mila euro. E’ un’accusa pesante quella che la Procura milanese muove a Beppe Grillo, indagato per traffico di influenze illecite assieme a Vincenzo Onorato, l’armatore che nel 2018 e 2019 avrebbe versato alla società di comunicazione del fondatore del Movimento Cinque Stelle un compenso di 120 mila euro all’anno per diffondere sul web “contenuti redazionali” per il marchio Moby. Un compenso “apparente”, per la magistratura, dietro il quale ci sarebbero state le richieste di muoversi in favore della compagnia di navigazione in difficoltà finanziarie, avanzate dall’imprenditore napoletano e girate dal leader del M5S, via chat, ai “parlamentari in carica” del suo schieramento per “orientare” l’intervento pubblico. Per questo ieri gli uomini del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Gdf, coordinati dal pm Cristiana Roveda e dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, hanno perquisito e sequestrato chat, mail e documenti archiviati nei pc e su altri supporti informatici nelle sedi della Beppe Grillo srl a Genova e della Casaleggio Associati in centro a Milano e di altre persone non indagate, tra cui il figlio del patron della ‘balena blu’, Achille Onorato. L’inchiesta, nata tempo fa da atti trasmessi dai pubblici ministeri di Firenze titolari del fascicolo sul caso Open, si è avvalsa anche del quadro tracciato dalla consulenza contabile depositata nel procedimento civile sul concordato preventivo della società Cin dal pm Roberto Fontana, titolare di un’indagine per bancarotta del Gruppo Onorato. Quadro da cui emergono i versamenti dell’imprenditore a diversi partiti politici e che, dopo una serie di approfondimenti e l’individuazione di una serie di messaggi da Onorato a Grillo e “veicolati” a parlamentari per ottenere leggi e finanziamenti mirati a salvare Moby, ha portato per ora a circoscrivere la vicenda. I pm ritengono “illecita la mediazione operata” da Grillo sulla base sia “dell’entità degli importi versati o promessi” da Onorato, sia della “genericità delle cause dei contratti”, sia “delle relazioni effettivamente esistenti ed utilizzate” dal comico, sceso in politica una dozzina di anni fa, “su espresse richieste” dell’armatore “nell’interesse del gruppo Moby”. In pratica, ricostruisce il decreto di perquisizione, Grillo con la sua società ha percepito 120 mila euro all’anno sia nel 2018 sia nel 2019 “apparentemente come corrispettivo di un accordo di partnership” con la compagnia di traghetti per diffondere “su canali virtuali”, come il sito beppegrillo.it, contenuti redazionali per il marchio Moby. In cambio, secondo l’ipotesi da accertare, il garante dei Cinque Stelle avrebbe fatto avere ai parlamentari del movimento da lui fondato le istanze di Onorato indirizzando, è l’ipotesi, l’intervento pubblico “favorevole agli interessi” della compagnia di navigazione allora e ancora gravata dai conti in rosso. Inoltre, il cabarettista ligure avrebbe anche trasferito all’armatore “le risposte della parte politica o i contatti diretti con quest’ultima”. Gli inquirenti e gli investigatori, poi, hanno anche acceso un faro sul contratto tra Moby spa e la Casaleggio Associati per il triennio 2018-2020 e che prevedeva il versamento di 600 mila euro all’anno, a cui si aggiungono l’Iva e i ‘fees’ finalizzati al raggiungimento di particolari obiettivi, per la stesura di un piano strategico e la campagna pubblicitaria ‘io navigo Italiano’, finita per altro al centro di polemiche in quanto accusata di “razzismo”. Allo stato, Davide Casaleggio, legale rappresentante e socio di maggioranza della società che stamane ha ricevuto la visita delle Fiamme Gialle, non è indagato. E mentre da Grillo e dalla sua difesa, contattata, non è arrivata alcuna dichiarazione, il legale di Onorato, Pasquale Pantano, si è limitato a osservare: “Sono amici di antica data, da circa 45 anni. E’ facile quindi che qualcosa possa essere stata equivocata, ma è necessario leggere gli atti”.

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