indagini

Caso camici, M5S Lombardia: “Fontana spieghi in aula”

Caso camici, M5S Lombardia: “Fontana spieghi in aula”. Il caso sollevato sulla presunta donazione di materiale medico da parte di una ditta di cui è coinvolta la famiglia del governatore lombardo sta assumendo proporzioni sempre più gravi. Sembrava un fraintendimento, invece alcuni giornalisti, in particolare Andre Sparaciari sul Fattoquotidiano, stanno rilevando aspetti interessanti anche per le Procure. Dopo gli articoli sono arrivate le indagini, dopo le indagini le reazioni politiche: “Martedì Fontana, insieme all’Assessore Cattaneo, hanno il dovere di venire in aula a spiegare ai lombardi che cosa sta accadendo. Non è tollerabile che si facciano vedere in Consiglio regionale solo per commemorazioni o inaugurazioni. È più di un mese che chiediamo che riferiscano sulle inchieste che, ancora una volta, gettano ombre vergognose sull’amministrazione della Lombardia. Le indagini in corso sono ampie  e sebbene siano solo all’inizio ci restituiscono un sistema di comando anomalo, imbarazzante e molto discutibile. Ovviamente faranno il loro corso, spetta però alla politica, e a chi amministra la regione, chiarire proprio perché l’eventuale coinvolgimento in inchieste non garantisce la concentrazione necessaria che dobbiamo avere in questo momento in cui vanno assunte decisioni fondamentali per rilanciare la Lombardia dopo l’emergenza Covid. Per quanto riguarda i dirigenti di ARIA abbiamo chiesto da tempo di ascoltarli in Commissione, con il consigliere Marco Fumagalli. Anche in questo caso è stato finora impossibile un confronto politico pubblico. Lo ribadiamo, non c’è più tempo da perdere e la Lombardia si deve concentrare esclusivamente sul suo futuro”, così Massimo De Rosa, capogruppo del M5S Lombardia.

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Politici e cittadini sotto la statua di Montanelli. Indaga la DIGOS. LUME rivendica

Nell’arco di tutta la giornata di ieri, sotto la statua dedicata a Indro Montanelli, si è succeduta una processione di politici e cittadini passati sia per rendersi conto dello  scempio avvenuto, sia per cercare di porvi in parte rimedio. Lo hanno fatto i ragazzi del Giovanile di Fratelli d’Italia pulendo simbolicamente i piedi di Montanelli, sia i volontari di Retake che hanno tolto il grosso della vernice, in attesa che intervenga il Comune per una pulitura definitiva. Unanime la condanna del gesto da parte di tutti gli esponenti del centrodestra, della maggior parte della società civile e, salvo qualche distinguo, anche di molti esponenti di sinistra. Mentre la Procura di Milano apriva un fascicolo sull’imbrattamento e la DIGOS incaricata delle indagini passava al setaccio i filmati delle telecamere nelle vicinanze del parco è arrivata la rivendicazione sui social da parte di Rete Studenti Milano e LuMe (Laboratorio universitario Metropolitano). Lo hanno fatto attraverso un post in cui hanno scritto “Chiediamo, ad alta voce e con convinzione, l’abbattimento della statua a suo nome“, ma dalle reazioni della rete la loro azione non ha avuto l’effetto sperato, sono stati infatti coperti di insulti e critiche, al punto che a un certo punto hanno dovuto iniziare a cancellarli.  

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Zangrillo e San Raffaele nel mirino per l’uso degli specializzandi

Zangrillo e San Raffaele nel mirino per l’uso degli specializzandi. Su Alberto Zangrillo, primario del San Raffaele tornato sulla bocca di tutti per aver affermato che clinicamente il Covid19 non esiste più, pende un’accusa pesante: l’ospedale e lui in particolare sono accusati di aver frodato il sistema sanitario nazionale per 28 milioni di euro. E come? Per essere rimborsati dal SSN i privati come il San Raffaele devono erogare servizi secondo dei parametri precisi. Ad esempio: in sala operatoria ci devono essere un numero dato di infermieri, medici, ecc. Secondo gli inquirenti alcuni medici risultavano presenti contemporaneamente in più sale operatorie e dunque l’ospedale ha potuto richiedere i 28 milioni di cui sopra alle casse pubbliche. Ma come i camici bianchi come avrebbero potuto essere ubiqui? Usando gli specializzandi, cioè i giovani medici che stanno completando il percorso di studi. Medici abilitati, ma di fatto ancora studenti che avrebbero sostituito in sala i colleghi più anziani. Un’operazione gravemente irregolare perché vuol dire mettere a rischio la salute di chi va sotto i ferri, la carriera e la vita del giovane buttato in prima linea senza coperture (se muore il paziente a chi resta il cerino in mano?) e prendere più soldi pubblici del dovuto. Forse domani verrà fuori che la tesi dei magistrati è campata in aria, ma per ora Zangrillo e San Raffaele nel mirino per l’uso degli specializzandi. Proprio quei giovani su cui si è spesa tanta retorica nei mesi passati.

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M5S: “Sul Trivulzio si vada fino in fondo”

M5S: “Sul Trivulzio si vada fino in fondo”. La richiesta arriva dal Movimento 5 Stelle lombardo, formazione che di recente ha perso qualche pezzo: “Abbiamo totale fiducia negli inquirenti perché si faccia rapidamente chiarezza su quanto accaduto nell’interesse delle famiglie di chi è scomparso. Sono lutti che potevano essere evitati e ci teniamo ad esprimere la nostra vicinanza alle famiglie coinvolte. L’indagine vada fino in  fondo: è l’occasione per il Trivulzio di rimettersi in carreggiata e tornare ad essere tra i fiori all’occhiello della sanità milanese e lombarda. Chiediamo anche un doveroso approfondimento sull’istituto da parte del sistema di controllo regionale, dell’Agenzia di controllo del sistema socio sanitario o di ORAC, visto che siamo in presenza di rapporti contrattuali e di accreditamento con strutture private che non hanno rispettato le aspettative dei degenti e delle loro famiglie. I controlli regionali non possono latitare e non possiamo permetterci la proliferazione di iniziative di verifica individuale, come quella dell’ATS di Bergamo con un incarico di consulenza affidato a un ex consigliere regionale di maggioranza. Gli enti di controllo regionale ci sono: devono funzionare. Certo sulle RSA lombarde, e più in generale sull’amministrazione della sanità regionale, va fatto un approfondimento complessivo: scelte e nomine politiche hanno indebolito gravemente il sistema con conseguenze irreparabili. In questo momento vanno tutelati i dipendenti dell’istituto: la loro professionalità non è in discussione. Oggetto di approfondimento sono le scelte di vertice, la catena di comando e le gravi responsabilità di chi ha causato una strage che poteva essere evitata”, così Marco Fumagalli, capogruppo del M5S Lombardia.

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Rfi, il disastro ferroviario e l’inchiesta ignorata

Rfi, il disastro ferroviario e l’inchiesta ignorata. La giornata di ieri potrebbe essere riassunta così. Le Ferrovie sono state messe sul banco degli imputati dagli investigatori: la società non avrebbe garantito la sicurezza della sua infrastruttura. Fatto che ha favorito, o quantomeno non evitato, l’incidente di Pioltello del 25 gennaio 2018. Un deragliamento che causò 3 morti e decine di feriti. Oggi tutti si butteranno, secondo noi pure giustamente, sull’azienda. Forse. Forse perché la storia di quel disastro ferroviario aveva spinto un giornale a indagare le condizioni della rete in tutta Italia. Un’inchiesta giornalistica che aveva scoperto come venisse controllato solo il 10 per cento di ponti, ferrovie e viadotti. E che anche nei casi in questione, spesso gli interventi non erano propriamente a regola d’arte. Scritti che avevano già causato una reazione contro quel giornale da parte di chi gestisce la rete e chi dovrebbe controllarlo, ma soprattutto scritti caduti nel silenzio. Un atteggiamento taciturno del resto della stampa nazionale pur così abituata dai tempi del Duce a suonare come un’orchestra. A noi non sorprende però questo atteggiamento per la lezione ricevuta molti anni fa da un lobbista: se vuoi far scrivere qualcosa a un giornalista dove vai? Ad esempio da Autostrade, fu la risposta, perché sono ovunque e ovunque finanziano i giornali e giornalini. E chi paga, pretende. Non solo a Milano. L’esempio dei Benetton è stato sviscerato dal Fatto Quotidiano, tanto è vero che sono ancora concessionari e verranno coinvolti in Alitalia come in altri fascicoli di interesse nazionale. Stesso discorso per ferrovie, soprattutto in un momento in cui questo “potere forte” si appresta a vendere per miliardi gli scali ferroviari a Milano, la capitale della stampa. Si prospettano anni di eventi e paginate pubblicitarie per i giornali, quindi perché tirarsi la zappa sui piedi e disturbare chi può darti un po’ di ossigeno? Meglio lasciar stare. In fondo i giornalisti se prendono il treno, vanno sul Frecciarossa e quelli sono convogli che viaggiano su linee più sicure. Ecco secondo noi dunque che questa triste storia si può riassumere con: Rfi, il disastro ferroviario e l’inchiesta ignorata.  

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Altitonante rimette le deleghe, Indagini su Lara Comi

Il consigliere regionale di Forza Italia Fabio Altitonante ha rimesso la delega a sottosegretario all’area Expo per la Regione Lombardia. L’incarico gli era stato già sospeso dal presidente della Lombardia Attilio Fontana martedì scorso subito dopo che Altitonante era finito agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Milano per tangenti negli appalti. Si è inoltre appreso che i pm di Milano stanno indagando su “contratti di consulenza” ottenuti, attraverso Gioacchino Caianiello, ex coordinatore di FI a Varese e ritenuto il “burattinaio” di un presunto sistema corruttivo emerso con gli arresti di martedì, da “una società riconducibile a Lara Comi“, eurodeputata e coordinatrice provinciale di Forza Italia di Varese. “Contratti di consulenza da parte dell’ente Afol città metropolitana” per un “totale di 38.000 euro“. Lo si legge nella richiesta di custodia cautelare dei pm della Dda milanese. Il caso Comi, per cui ora sono in corso verifiche bancarie, è venuto a galla nella richiesta di misura cautelare avanzata dai pm Silvia Bonardi, Adriano Scudieri, Luigi Furno e dall’aggiunto Alessandra Dolci, a proposito del ruolo di Caianiello. Sarebbe stato lui il vero coordinatore varesino di Fi, “in costante contatto con tutti gli esponenti apicali del partito a livello regionale” tra cui anche Mariastella Gelmini e il Presidente Fontana. Inoltre, sarebbe stato così abile da riuscire “con disinvoltura”, tramite la “collaborazione di alcuni suoi uomini di stretta fiducia”, “ad estendere la sua influenza politica e, parallelamente, quella criminale ben oltre i confini della provincia di Varese”. Infatti, annotano i pm, avrebbe fatto ottenere a una società di Saronno, riconducibile all’eurodeputata, che non è indagata, contratti di consulenza da parte della partecipata Afol città metropolitana, di cui Giuseppe Zingale era direttore generale. Contratti “per un totale di 38.000 euro (come preliminare conferimento di un più ampio incarico che può arrivare alla totale cifra di 80.000 euro) – si legge nell’atto – dietro promessa di retrocessione di una quota parte agli stessi Caianiello e Zingale”. Lara Comi in una nota ha precisato di avere un’unica società “la Premium Consulting regolarmente denunciata all’interno della Dichiarazione di interessi finanziari dei deputati” e che “non ha nulla a che spartire con le consulenze sotto inchiesta“. ANSA  

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