Fascisti a Niguarda?

Qualcuno dice che sono attacchi di fascisti che nella notte avrebbero dato fuoco a una corona di alloro dedicata a un partigiano e messo un adesivo degradante sull’immagine della partigiana Lia. Se fosse vero sarebbero senz’altro atti da condannare per una lunga serie di motivi, ma in questo caso permetteteci di dubitarne. Primo perché gli antichi racconti di gente che gridava al lupo al lupo nel momento sbagliato hanno per noi ancora un fascino. Secondo perché è una notizia commentata da Pisapia e quando lui parla noi crediamo sia meglio dubitarne due volte. Terzo perché essendo l’Osservatore curato da giornalisti liberi da pressioni “noi ci ricordiamo”, come diceva Morpheus in Matrix. Ci ricordiamo proprio di una polemica rilanciata da tutti i giornali possibili per la rottura della targa che intitola un giardino alla partigiana Lia. Solo un consigliere di municipio si era permesso di sollevare un dubbio, ricevendo subito il solito canovaccio di insulti e odio. Andrea Locati, questo il nome del consigliere, ha avuto  la pazienza e la forza di aspettare cercando di rispondere con calma all’onda di “odiatori giusti” (quelli che si ritengono dalla parte giusta sono tra i più cattivi e violenti).  Qualcuno si prese la briga di andare sul posto della presunta aggressione alla targa partigiana e scoprì che alcuni operai erano in azione con ruspe e muletti lì intorno. Dunque c’erano le stesse possibilità che loro per sbaglio avessero colpito la targa o che le vibrazioni ne avessero causato la rottura. Oggi il problema si ripropone. Un accendino che potrebbe esser stato usato da una delle tante bande di ragazzi abbandonati ai loro iPhone per movimentarsi la serata e un adesivo messo da chissà chi, non ci faranno titolare “ancora aggressioni fasciste”. Quando e se succederà lo scriveremo, perché non temiamo le ritorsioni di nessuno. Ma per adesso ci ricordiamo di Lia e altri e ci permettiamo di dubitarne. Se invece arrivassero conferme, essendo giornalisti onesti, correggeremo quanto detto riportando i fatti. Mestiere che in pochi ormai svolgono. (Ringraziamo Locati per averci contattato per alcune precisazioni: più ancora di giornalisti onesti servono politici corretti).

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