logistica

Cargo: fermiamo il boom speculativo della logistica

Cargo: fermiamo il boom speculativo della logistica. L’area milanese è al primo posto nello sviluppo di piattaforme logistiche, seguita da Torino, Bologna e Veneto. L’eldorado immobiliare non riguarda solo le aree per l’attività terrestre della logistica, della grande distribuzione e dell’e-commerce ,ma anche quelle aeroportuali del Cargo merci. Sono ben quattro gli scali del nord Italia che chiedono spazio per far posto a nuovi capannoni cargo in aeroporto, di cui due vogliono allungare le loro piste per sviluppare il trasporto merci.Si tratta di Montichiari, dove è in progetto il prolungamento della pista di 460 metri (così da arrivare a 3.500 metri), e di Parma che vuole allungare la sua di 756 metri per portarla a 2.880 metri. Le lunghezze attuali sono già adeguate agli standard necessari per la gestione dell’air-cargo. I due scali (fantasma), dopo aver fallito il tentativo di diventare aeroporti passeggeri (bruciando ingenti risorse pubbliche), si stanno riconvertendo al segmento merci. La lunghezza delle due attuali piste, attualmente sotto utilizzate, basterebbe per una normale attività cargo . Per Montichiari sarebbero necessari quasi 50mila mq di terreno, mentre Parma consumerebbe 46mila mq di suolo, più 23.000 mq di taxiway. A settembre il trasporto aereo di merci ha registrato volumi in calo del 10,6% rispetto allo stesso 2021, secondo i dati diffusi dall’Associazione del trasporto aereo (Iata). Le prospettive del settore non prevedono un grande sviluppo, anzi. Ciò nonostante è previsto un ampliamento per entrambi gli aeroporti per piazzali aeromobili, hangar, nonostante la capacità di piste e scalo sia attualmente inutilizzata. A Malpensa è prevista una nuova Cargo city di 44mila ettari di superficie, che si aggiungerebbe a quella attuale, non ancora satura in piena Brughiera del Parco del Ticino. La sostenibilità ambientale vorrebbe il recupero delle aree inutilizzate o dismesse dove realizzare nuovi capannoni come l’obsoleto Terminal 2 che è chiuso al traffico passeggeri da oltre due anni . Si puntare su una nuova grande speculazione urbanistica. Anche il il piano di sviluppo aeroportuale dell’ipercongestionato Orio al Serio prevede a nord dello stesso 47 ettari di aree da cementificare per una nuova area Cargo da aggiungere a quella attuale.

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Trasporti e logistica: fatturato in calo e addetti in crescita

Trasporti e logistica: fatturato in calo e addetti in crescita. Nel Nord Est la contrazione maggiore dei ricavi (-5,1%). A livello regionale invece si evidenziano decrementi molto elevati in Valle d’Aosta (-14,8%), in Sardegna (-9,6%), in Sicilia (-9,2%), nelle Marche (-8,6%) e in Puglia (-8,4%). In controtendenza il Trentino-Alto Adige (+6,2%), l’unica regione a presentare una crescita. I comparti più colpiti sono quello del trasporto terrestre di merci (-20%) seguito a distanza dal trasporto area, marittimo e per acque interne (-8,9%) e dal trasporto terrestre di passeggeri (-5,1%), mentre il segmento che mostra la variazione più contenuta è magazzinaggio e attività di supporto ai trasporti (-2,1%). Una contrazione del fatturato pari al -4,2% nell’anno pandemico rispetto al precedente, ma una crescita degli addetti del +6,9%. È la fotografia del settore dei trasporti e della logistica scattata dall’Osservatorio sui bilanci 2020 delle Srl del Consiglio e della Fondazione Nazionale dei Commercialisti. Il comparto, il cui campione analizzato riguarda 20.147 aziende, ha registrato una flessione dei ricavi più attenuata delle srl in generale (-8,5%). Il valore della produzione, invece, si è ridotto del -3,3% ed il valore aggiunto del -1,5%. Analizzando il fatturato per macroaree territoriali, le Srl del Nord Est segnano il calo maggiore (-5,1%), in particolare, il Nord Ovest (-3,3%) presenta il decremento più contenuto, seguito dal Centro e dal Sud (-4,5%). A livello regionale invece si evidenziano decrementi del fatturato molto elevati in Valle d’Aosta (-14,8%), in Sardegna (-9,6%), in Sicilia (-9,2%), nelle Marche (-8,6%) e in Puglia (-8,4%). In controtendenza il Trentino-Alto Adige (+6,2%), l’unica regione a presentare un incremento del fatturato. Nel Sud, a parte le Isole che fanno registrare le riduzioni del fatturato più elevate dell’area, seguite dalla Puglia, l’Abruzzo (-5,7%) e la Campania (-5,5%) rilevano contrazione dei ricavi superiori alla media nazionale, mentre Calabria (-3,5%), Basilicata (-3%) e Molise (-2,1%) presentano riduzioni del fatturato più basse della media nazionale. Nel Nord Ovest, dove si verifica la più alta riduzione del fatturato (Valle d’Aosta), la Lombardia (-3,3%), il Piemonte (-3,7%) e la Liguria (-2,9%) presentano cali inferiori alla media nazionale. Nel Nord Est, dove, il Trentino-Alto Adige è l’unica regione a presentare un incremento del fatturato, l’Emilia-Romagna (-6,8%) denota la riduzione più elevata, seguita dal Veneto (-6,3%), mentre il Friuli-Venezia Giulia registra un decremento in linea con la media nazionale (-4,1%). Nel Centro, a parte il risultato molto negativo delle Marche, le regioni a seguire con il calo più elevato sono il Lazio (-5,8%) e la Toscana (-5%), mentre l’Umbria (-3,1%) presenta una riduzione del fatturato inferiore alla media nazionale. Focalizzando l’attenzione sui singoli comparti, i più colpiti dalla riduzione del fatturato sono quello del trasporto terrestre di merci (-20%) seguito a distanza dal trasporto area, marittimo e per acque interne (-8,9%) e dal trasporto terrestre di passeggeri (-5,1%), mentre il segmento che mostra la variazione più contenuta è magazzinaggio e attività di supporto ai trasporti (-2,1%). L’osservatorio online sul sito della Fondazione Nazionale dei Commercialisti ( www.fondazionenazionalecommercialisti.it)

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Logistica: un Eldorado per pochi è un Far western per chi ci lavora

Logistica: un Eldorado per pochi è un Far western per chi ci lavora. Comincia a scricchiolare quel mondo della logistica dove pochissimi fanno fortuna e si arricchiscono facilmente, a un prezzo enorme per la collettività: oltre all’alta intensità di lavoro e allo sfruttamento di magazzinieri e autisti dei camioncini, non vanno dimenticati infatti gli affari immobiliari per chi acquista terreni agricoli da trasformare in magazzini, le speculazioni edilizie. La pianura padana, da Novara a Padova, passando per Milano, Bergamo, Brescia, Piacenza, Verona, Bologna – è diventata negli ultimi anni il simbolo del consumo di suolo, un susseguirsi ininterrotto di ‘hub’ logistici sorti uno accanto all’altro senza nessuna pianificazione territoriale, con i comuni che approvano continue varianti ai piani regolatori che snaturano il territorio, incassando in cambio pochi spiccioli di oneri urbanistici. Ma sconvolgendo la vita dei territori con il traffico di Tir e camioncini, l’inquinamento dell’aria e le importazioni di intere comunità etniche e relative famiglie in centro agricoli semi abbandonati. Nel frattempo, all’altro capo della filiera, la grande distribuzione e le piattaforme logistiche dell’e-commerce stanno mostrando tutta la loro capacità di sviluppo, piegando alle proprie volontà un sistema di vendita che desertifica i centri storici costringendo alla chiusura il commercio di vicinato. Ma questo Eldorado per pochi si sta rivelando un Far West privo di regole per chi ci lavora, e senza regole a vincere è sempre il più forte. Gli ultimi due gravi episodi di Novara e Tavazzano (Lodi)), con incidenti mortali, blocchi stradali e scontri tra guardie aziendali e scioperanti mentre la Digos si limitava ad osservare, ci mettono di fronte ad una realtà che non può più essere tollerata. Continui cambi di cooperative, aziende fittizie che nascono e muoiono in continuazione per evadere tasse e contributi e per assicurare la precarietà di fatto, e quindi la sudditanza dei lavoratori, turni massacranti, salari da fame, regole contrattuali aggirate, sicurezza inesistente, contrasti tra sindacati confederali ed autonomi per la rappresentanza della mano d’opera, nuove forme di caporalato etnico: tutti questi elementi sono alla base di una pesante situazione che ci porta indietro di mezzo secolo. Soddisfare i consumi degli italiani facendo ritornare alla schiavitù salariale i lavoratori e consentendo l’enorme consumo di suolo guidato da società immobiliari che “pianificano” l’uso del territorio al posto di enti pubblici completamente assenti non è certo un attestato di democrazia e di modernità per il nostro Paese. Stanno lì a dimostrarlo gli accadimenti di questi giorni davanti ai magazzini della grande distribuzione e della logistica del Nord Italia. Tensioni, pestaggi, blocchi davanti ai cancelli sono all’ordine del giorno. Il fenomeno non è nuovo, ma al ministero dell’interno la politica è sempre più quella di Ponzio Pilato, nonostante siano passati cinque anni dalla morte dell’operaio Abdesselem El Danaf, travolto anche lui da un tir mentre partecipava a un picchetto davanti alla sede del corriere Gls di Piacenza. Lo stesso destino toccato a Novara al sindacalista Adil Belakhdim. I magazzini della grande distribuzione (Lidl, Esselunga, Carrefour, Conad, Coop), oltre a quelli dei giganti dell’e-commerce crescono come funghi per soddisfare una domanda incredibilmente tumultuosa: sono i luoghi dove si stoccano e si smistano le merci che andranno ad alimentare gli scaffali dei supermercati e a riempire le mensole di casa nostra. La grande distribuzione e le piattaforme logistiche committenti delle attività distributive e di consegna non possono lavarsene le mani e non assumersi una parte di responsabilità per come avviene questa importante fase del processo distributivo. D’altra parte, poi, i contratti del commercio e del trasporto merci si devono “parlare” e la conflittualità sindacale va regolata da un quadro legislativo, visto che, lasciata in mano ai sindacati, essa acuisce e non supera i contrasti per la gestione della rappresentanza che spesso finiscono anche questi in rissa.

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