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Lombardia appesa al Lazio

Lombardia appesa al Lazio. Alla faccia di decenni di discorsi e discorsini su Roma ladrona, sulle presunte autonomie e compagnia delirante, alla fine la comunità politica  lombarda è una pezza con cui i politici romani si puliscono i tacchi: prima Moratti “per senso di responsabilità” ora Fontana perché conta poco a quanto pare, i capi della politica lombarda aspettano ordini dai superiori. Con tutto il loro storytelling sulla  Lombardia che è uno Stato nello Stato, su questo e quest’altro, alla fine aspettano tutti di vedere che combina Zingaretti per decidere quando andare a votare. Perché il quasi ex governatore del Lazio ha vinto altri 5 anni di politica in Parlamento e pare deciso ad attendere l’ultimo giorno utile per dimettersi e rimandare tutto alle urne. Peccato che ancora non si sia deciso chi si allea con chi e dunque è tutto fermo. Lombardia compresa, dove per altro l’uomo delle valli e dei camici  ha vinto la sfida con la potentissima (almeno secondo chi soffre per non essere ricco come lei) Letizia Brichetto eccetera. Nonostante un Fontana che sembrava senza una goccia di energia da versare in una campagna elettorale, Salvini e i suoi possono comunque festeggiare per aver piegato un supposto colosso. Ma alla fine chi non festeggia sono i lombardi perché la Lombardia appesa al Lazio e ai suoi rituali è uno schiaffo peggiore di un Lannister al comando di Grande Inverno.

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Bergamo- Ludwigsburg, accordo ufficiale di collaborazione

Bergamo- Ludwigsburg, accordo ufficiale di collaborazione. Malanchini e Violi alla cerimonia. Via a partenariato su scuola, cultura, economia e turismo.  Si rafforza l’amicizia e la collaborazione fra Lombardia e Baden-Wuttemberg, entrambe Regioni “motori d’Europa”. I Consiglieri Segretari dell’ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, Giovanni Malanchini (Lega) e Dario Violi (M5S), partecipano, oggi, alla celebrazione della partnership ufficiale fra il distretto di Ludwigsburg e la Provincia di Bergamo. I due territori, che da diversi anni hanno stretto un gemellaggio e realizzato insieme diverse iniziative come mostre d’arte, partecipazioni a fiere e contatti con le scuole, hanno deciso di stringere ulteriormente i rapporti bilaterali. Il partenariato si concentrerà sulla costruzione e sul mantenimento di collaborazioni tra scuole, associazioni e altre istituzioni, come anche sulla promozione di contatti culturali, sociali ed economici e sullo sviluppo di rapporti nel campo del turismo e della politica locale. La cerimonia è stata organizzata nella grande sala conferenze del Kreishaus su iniziativa di Dietmar Allgaier, il landrat (Presidente) del Landkreis di Ludwigsburg. “Questo gemellaggio Ludwigsburg-Bergamo – ha dichiarato Malanchini – rientra nel rapporto d’amicizia più ampio tra il Baden Wuertemberg e la Lombardia, un rapporto basato sui comuni valori del lavoro e dell’operosità delle nostre genti, grazie al quale le nostre due regioni appartengono a pieno titolo ai cosiddetti ‘Quattro motori d’Europa’, con la Catalogna e la regione francese del Rhone-Alpes. Da bergamasco e lombardo non posso che essere orgoglioso di questa cerimonia di gemellaggio alla quale siamo stati invitati, un evento che cementa in maniera simbolica i tantissimi fruttuosi momenti di confronto e di consolidamento della cooperazione tra le nostre due realtà”.

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Comunità Energetiche, siamo in linea con gli obiettivi climatici 2030?

Comunità Energetiche, siamo in linea con gli obiettivi climatici 2030? Vito Coviello, Socio AIDR e Responsabile Osservatorio Tecnologie Digitali nel settore dei Trasporti e della Logistica Il 29 giugno 2022 il consiglio europeo ha adottato il pacchetto “pronti per il 55%” che  racchiude  l’insieme degli orientamenti  generali sulle riduzioni delle emissioni e sul loro impatto sociale. Il pacchetto ha l’obiettivo di  revisionare, adeguandola, tutta la normativa UE per allinearla agli   obiettivi climatici 2030 di  riduzione  del 55%  delle  emissioni  di gas ad effetto serra.  Il  quadro normativo deve necessariamente essere  molto  equilibrato per  garantire  non solo   la equa  transizione  dal punto di vista sociale ma, anche, la competitività  dell’industria europea e la sua leadership nella lotta globale ai cambiamenti climatici. È iniziato un conto alla rovescia che richiederà un enorme impegno  della commissione europea  e di tutti gli Stati membri, considerato che mancano solo sette anni alla data obiettivo. Riguardo alle energie rinnovabili, il  pacchetto Pronti per il 55%  propone  di aumentare al 40% la quota parte  percentuale di energia rispetto al consumo  complessivo. L’aumento dell’uso di energie rinnovabili dovrà essere raggiunto soprattutto in quei settori dove  i progressi sono stati più lenti: trasporti, edilizia e industria. L’aumento dei prezzi delle energie non rinnovabili e  le difficoltà di approvvigionamento, aggravate dal conflitto in corso in Ucraina,  hanno accelerato la consapevolezza dei Paesi membri UE  dell’urgente necessità di raggiungere il prima possibile l’autonomia energetica e, soprattutto,  di accelerare verso la neutralità energetica. Ma come raggiungere l’indipendenza energetica e, a tendere, entro il 2050 anche quella   dall’utilizzo di energie non rinnovabili? Se ne discute molto e tante ipotesi sono allo studio, ma per assicurare un futuro sostenibile al  nostro Paese  è davvero indispensabile  abbandonare i luoghi comuni e uscire dagli schemi precostituiti. Se  da un certo punto di vista potrebbe essere utile o, molto probabilmente, anche necessario  esplorare nel  transitorio la possibilità di implementare l’estrazione e lo sfruttamento di energie non rinnovabili interne per  gestire altri futuri eventi geopolitici incontrollabili,  non si deve nel contempo  perdere  ulteriore tempo nella gestione della  transizione energetica verso l’utilizzo di energie rinnovabili. L’indipendenza energetica non deve, però, essere considerata come una assenza di legami  tout  court dal resto delle comunità,  ma come una rete di connessioni  vantaggiosa per tutti. È questa la ragione per la quale è necessario  traguardare una indipendenza energetica interna del nostro Paese da raggiungere però in un contesto allargato all’UE, dove ciascun Paese sia una parte di un sistema di rete di  connessioni  e abbia la garanzia di non dover subire in futuro impatti negativi sul tema energetico a causa di eventi geopolitici avversi. Riguardo all’indipendenza energetica interna e, soprattutto, per gli obiettivi di indipendenza anche dalle energie non rinnovabili, c’è ancora molto lavoro da fare ed è urgente un rapido cambio di passo nella progettazione, sperimentazione e realizzazione delle soluzioni, passando anche attraverso un migliore utilizzo delle risorse destinate dal PNRR. È indispensabile un vero e proprio cambio di paradigma e, quindi, occorre una  nuova  modellizzazione  del sistema di approvvigionamento energetico a cui affiancare un efficientamento dei consumi,  per ridurre al massimo gli sprechi. Le fonti di energia rinnovabili sono disponibili da sempre: energia solare, energia eolica, energia geotermica, energia idroelettrica, energia da biomassa ed  energia oceanica: purtroppo                                mancano ancora o non sono completamente disponibili ed accessibili, gli strumenti con cui produrre l’energia da tutte le  fonti rinnovabili. Possiamo installare  gli  impianti fotovoltaici, le pale eoliche, le   turbine ma siamo anche ben consapevoli  che: occorrono incentivi per avviare il processo di produzione su scala di modelli idonei al pieno sfruttamento delle energie non rinnovabili  che nel loro ciclo di vita utilizzino  attrezzature riutilizzabili e con  smaltimento a impatto zero. Occorre gestire il processo di transizione energetica con investimenti dedicati e tempi di esercizio in linea con gli obiettivi UE. L’Italia  produce energia da fonti rinnovabili per circa il 18%: è una percentuale ancora molto bassa   rispetto  ad alcuni Paesi quali Islanda (86%), Norvegia (71,5%),  Spagna (22%) e Germania (19,4%), ma è più alta rispetto alla Francia e al Regno Unito. In sintesi, c’è abbiamo  tanto  da lavorare  e  le date obiettivo  (UE 2030 e  2050),  non  sono poi così lontane. A che punto è la normativa UE e nazionale  che deve favorire la transizione energetica,   anche attraverso  lo sviluppo di comunità energetiche?  Le direttive UE che riguardano le comunità energetiche sono due. La prima direttiva,  RED II, Renewable energy directive 2018/2001,  è stata approvata nel dicembre 2018,  e    chiarisce  che  la comunità energetica rinnovabile è  un  “ … nuovo soggetto giuridico basato sulla partecipazione aperta e volontaria di imprese, persone fisiche, enti o amministrazioni comunali..”.   La comunità è un soggetto autonomo che deve essere effettivamente controllato azionisti, soci o membri situati nelle vicinanze degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili. La mission delle  Comunità energetiche rinnovabili (REC, CER) è di fornire  “ .. benefici ambientali, economici o sociali ..”  al livello delle comunità che le hanno  costituite. La  seconda direttiva ,  la IEM ovvero “ ..la Directive on common rules for the internal market for electricity 2019/944 …” , pubblicata a giugno 2019, ha successivamente introdotto la definizione di CEC, la  Comunità energetica di cittadini. In Italia i riferimenti normativi sono: il recepimento normativo avvenuto con decreto milleproroghe 02/2020, il successivo documento di consultazione 112/20 elaborato dall’Autorità di Regolazione e adottato nell’aprile 2020 la Delibera ARERA 318/2020 (agosto 2020) il Decreto attuativo del MISE di settembre 2020 sull’autoconsumo collettivoe sulle comunità energetiche. Il Decreto Legislativo 199/2021 che recepisce La Direttiva RED II entrato in vigore 15 dicembre 2021; I Decreti FER 1, e FER 2  (quest’ultimo in bozza e  in fase di revisione)  che sono finalizzati all’incentivazione  delle tecnologie più mature (FER 1) e a disciplinare gli incentivi  necessari per realizzare impianti a Biogas, a Biomasse, geotermici  ed Eolici Offshore Tutta la normativa  è finalizzata  all’accelerazione  del  percorso di  transizione energetica per  raggiungere l’obiettivo di una crescita sostenibile  con  l’impiego di energia da fonti rinnovabili e  in linea con gli  obiettivi di decarbonizzazione che, come in parte già anticipato, sono : -55% di emissioni  entro il  2030  rispetto al 1990

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ASSAGO, Mammì (M5S): «Regione verifichi il funzionamento del percorso di presa in carico delle patologie psichiatriche”

ASSAGO, Mammì (M5S): «Regione verifichi il funzionamento del percorso di presa in carico delle patologie psichiatriche”. Gregorio Mammì (M5s): «In questi giorni tutta la comunità della Città metropolitana di Milano e della Lombardia si stringe intorno alle vittime dell’aggressione, a colpi di coltello, verificatasi al centro commerciale Milanofiori di Assago, ma mentre c’è chi soffre per lo choc o per aver perso un proprio caro a causa di un gesto folle, la macchina pubblica deve interrogarsi sul funzionamento dei percorsi di presa in carico delle patologie psichiatriche, che non possono essere gestite come semplici patologie, ma necessitano di una globale presa in carico di tutta la famiglia a tempo pieno. Purtroppo è la seconda volta in pochi mesi che una persona sottoposta a TSO viene lasciata libera di mettere a rischio la vita di altri cittadini. Per far luce su questo episodio, ho presentato un accesso agli atti per chiarire le procedure di Areu e un’interrogazione all’Amministrazione regionale affinché dirima al più presto ogni dubbio sulla vicenda» così il Consigliere regionale del Movimento Cinque Stelle e membro dell’Ufficio di Presidenza della Commissione regionale Sanità, Gregorio Mammì.

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L’arpista Mary Lattimore e il cantautore Eric Chenaux alllo Spazio Teatro 89

L’arpista Mary Lattimore e il cantautore Eric Chenaux in un viaggio sonoro tra ambient, avant-garde e improvvisazione mercoledì 2 novembre allo Spazio Teatro 89 di Milano. Un doppio concerto, frutto della collaborazione tra Volume, negozio di dischi e libri e luogo d’incontro, nel quartiere Isola del capoluogo lombardo, per gli appassionati di musica, e lo Spazio Teatro 89 di Milano: mercoledì 2 novembre, nell’auditorium di via Fratelli Zoia 89 è in programma un evento imperdibile con l’arpista ambient americana Mary Lattimore e il chitarrista e cantautore avant-garde canadese Eric Chenaux, due musicisti di punta del panorama indipendente e sperimentale internazionale. Lattimore e Chenaux si alterneranno sul palco del teatro per due live intimi e indimenticabili: una serata da segnare in agenda per tutti gli amanti della musica di ricerca e per ritrovare il tempo di un ascolto immersivo in risposta al rumore del mondo. Il concerto inizierà alle ore 21 (ingresso 20 euro più prevendita; biglietti su www.mailticket.it/manifestazione/AN34/mary-lattimore–eric-chenaux). Mary Lattimore è un’arpista originaria della Pennsylvania da tempo residente a Los Angeles. Ha all’attivo numerosi album solisti, adorati da critica e pubblico, e vanta collaborazioni con personaggi del calibro di Kurt Vile, Grouper, Thurston Moore, Meg Baird e Steve Gunn. Il suo ultimo e bellissimo lavoro si intitola “Silver Ladders”, è stato prodotto da Neil Halstead, chitarrista e cantante degli Slowdive, ed è stato inserito tra i dischi migliori del 2020 nelle classifiche di fine anno di Pitchfork, NPR e The New Yorker. Con l’uso originalissimo dell’arpa e l’ausilio di sottili e calibrati innesti di elettronica, Mary realizza musica sognante, lunare e ovattata in cui è bellissimo perdersi. Eric Chenaux è canadese. Voce e chitarra elettrica, è dotato di grande talento e di uno stile unico. I suoi dischi affrontano la relazione tra struttura e improvvisazione, ma in fondo quelle di Chenaux sono canzoni d’amore: le canta con voce dolce e limpida, mentre la chitarra si piega delicatamente, diverge e scompone. Prima di “Say Laura”, album uscito la scorsa primavera per l’etichetta Constellation Records, Chenaux aveva pubblicato “Slowly Paradise” (2018), fino ad oggi considerato dalla critica il suo capolavoro.

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Da ottobre a marzo Andy Warhol alla Fabbrica del Vapore

Da ottobre a marzo Andy Warhol alla Fabbrica del Vapore. Con oltre trecento opere divise in sette aree tematiche e tredici sezioni – dagli inizi negli anni Cinquanta come illustratore commerciale sino all’ultimo decennio di attività negli anni Ottanta connotato dal rapporto con il sacro – la spettacolare mostra Andy Warhol. La pubblicità della forma è promossa e prodotta da Comune di Milano–Cultura e Navigare, curata da Achille Bonito Oliva con Edoardo Falcioni per Art Motors, Partner BMW e Hublot. Aperta dal 22 ottobre 2022 sino al 26 marzo 2023 a Milano alla Fabbrica del Vapore, è un viaggio nell’universo artistico e umano di uno degli artisti che hanno maggiormente innovato la storia dell’arte mondiale. “Ad oltre settant’anni di distanza dalla realizzazione dei primi pezzi che aprono l’esposizione – dichiara Tommaso Sacchi Assessore alla Cultura del Comune di Milano – le opere di Warhol incontrano tuttora il gusto e il favore del pubblico, dimostrandosi spesso attuali e capaci di trasmettere messaggi visivi immediati riguardo alla società odierna. Quelle di Warhol sono icone che hanno saputo e sanno ancora abitare a tutto tondo la contemporaneità, uscendo dal perimetro tracciato dai luoghi istituzionali della cultura e lasciando tracce profonde in diversi ambiti quali quello della moda, della musica e della pubblicità”. “Warhol – afferma Bonito Oliva – è il Raffaello della società di massa americana che dà superficie ad ogni profondità dell’immagine rendendola in tal modo immediatamente fruibile, pronta al consumo come ogni prodotto che affolla il nostro vivere quotidiano. In tal modo sviluppa un’inedita classicità nella sua trasformazione estetica. Così la pubblicità della forma crea l’epifania, cioè l’apparizione, dell’immagine”. Dopo il successo della Mostra di Roma nel 2018 al Complesso del Vittoriano, Eugenio Falcioni, esperto di rilievo di Andy Warhol, collezionista e prestatore nella sua veste di responsabile di Art Motors omaggia la sua città adottiva Milano producendo una esposizione con più di 300 opere, per la maggior opere uniche. Molte provenienti dall’Estate Andy Warhol, due di Keith Haring e di altre prestigiose collezioni private. “Dai disegni degli anni 50 alle icone Liz, Jackie, Marilyn, Mao, Flowers, Mick Jagger ai ritratti ed ai suoi progetti personali come il fashion – dichiara Falcioni – sono presenti tele, carte, sete, latte con le famose ed uniche Polaroid, per arrivare agli acetati unici che fanno parte della seconda fase del suo lavoro altrettanto importante”. Andrew Warhola, classe 1928, originario di Pittsburgh, dopo la laurea nel 1949 si trasferisce a New York, trasforma il proprio nome di origine slovacca in Warhol e nei primi anni ’60 è un giovane pubblicitario di successo, che lavora per riviste come New Yorker, Vogue e Glamour. L’intuizione che lo renderà celebre e ricco è quella di ripetere una immagine più e più volte, in modo da farla entrare per sempre nella mente del pubblico. Thirty Are Better Than One, la sua prima Monna Lisa ripetuta ben trenta volte, da celebre ed esclusiva opera d’arte, viene trasformata in una opera di tutti e per tutti, trasformando il linguaggio della pubblicità in arte. In Green Coca-Cola Bottles – scrive Falcioni nel suo testo per il catalogo – comprendiamo immediatamente che per l’artista è proprio la quantità a prevalere sull’originalità del soggetto raffigurato: è infatti ripetendo la stessa immagine che egli riesce a portare e mettere in scena il panorama consumistico nel mondo dell’arte: compito dell’artista non è più creare, ma riprodurre”. Per far questo Warhol adotta una speciale tecnica di serializzazione, con l’ausilio di un impianto serigrafico, che facilita la realizzazione delle opere e riduce notevolmente i tempi di produzione. Su grosse tele riproduce moltissime volte la stessa immagine alterandone i colori: usando immagini pubblicitarie di grandi marchi commerciali o immagini di impatto come incidenti stradali o sedie elettrice, riesce a svuotarle del significato originario. L’arte deve essere “consumata” come qualsiasi altro prodotto. La tecnica della serigrafia viene usata da Warhol già nel 1962 per realizzare la serie Campbell’s Soup Cans, composta da trentadue piccole tele di identiche dimensioni raffiguranti ciascuna gli iconici barattoli di zuppa Campbell’s, esposte nello stesso anno alla Ferus Gallery di Los Angeles. Lo stesso fa con i ritratti delle celebrità dell’epoca: Marilyn Monroe, Mao Zedong, Che Guevara, Michael Jackson, Elvis Presley, Elizabeth Taylor, Brigitte Bardot, Marlon Brando, Liza Minnelli, Gianni e Marella Agnelli, le regine Elisabetta II del Regno Unito, Margherita II di Danimarca, Beatrice dei Paesi Bassi, l’imperatrice iraniana Farah Pahlavi, la principessa di Monaco Grace Kelly, la principessa del Galles Diana Spencer. Per queste personalità essere ritratte da Wahrol diventa un imperativo a conferma del proprio status sociale. Emblematica la Gold Marilyn Monroe, conservata al MoMA di New York: una delle donne più affascinanti della storia moderna americana viene qui rappresentata su uno sfondo oro, esattamente come si trattasse di una tavola del Trecento raffigurante la Madonna. La critica all’inizio stronca questi lavori, non comprendendone l’originalità né la volontà di Warhol di comunicare l’idea della ripetizione e dell’abbondanza del prodotto, in linea con la filosofia consumistica dell’epoca. La sua opera viene vista come un oltraggio all’Espressionismo Astratto, movimento artistico allora dominante negli USA. Lo stesso celebre gallerista Leo Castelli all’inizio non comprende la genialità innovativa del lavoro di Warhol e cede alla richiesta di Jasper Johns di non ammetterlo nella sua scuderia. In realtà aderendo alla cultura di massa e portandola nel mondo concettuale dell’arte figurativa, Warhol ha esaltato la patria del consumismo e tutto quanto gli Stati Uniti hanno simboleggiato dal dopo guerra sino agli anni ’80. “Il vero colpo di genio attraverso cui l’artista riuscì a valorizzare definitivamente gli anni ’60 e le nuove forme di comunicazione di massa – leggiamo ancora nel testo di Falcioni – furono però le Brillo Box: si tratta di sculture identiche alle scatole di pagliette saponate Brillo in vendita nei supermercati. Queste vennero realizzate da una falegnameria e i bordi vennero serigrafati da Warhol e i suoi assistenti come le etichette originali. Saranno proprio queste opere a far scaturire in Arthur Danto, celebre filosofo ammaliato da queste creazioni, la sua concezione sulla filosofia dell’arte, che ruota

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