mercati all’aperto

Gli ambulanti: “Riapriamo o saremo al collasso”

Gli ambulanti: “Riapriamo o saremo al collasso”. Gli operatori dei mercati all’aperto tornano a farsi sentire con un nuovo appello a Regione Lombardia dopo quelli delle scorse settimane. Più passa il tempo e più la situazione diventa critica per chi vive di mercati settimanali. Ecco dunque la voce che gli ambulanti dicono riapriamo o saremo al collasso: “La Politica deve dare una risposta chiara, non può nascondersi dietro alla paura dei contagi altrimenti dovrebbero chiudere immediatamente tutti gli iper e i centri commerciali gli unici luoghi dove le persone creano pericolosi affollamenti e dove il virus è molto più insidioso, lo dice anche istituto di sanità. Gli ambulanti sono stanchi di questa melina, di questa indecisione, di questo immobilismo che paga solo la Grande distribuzione organizzata. Vogliamo delle certezze, chiediamo risposte concrete non promesse a lungo termine. Abbiamo appurato che il problema non sono i mercati all’aperto, siamo pronti a far rispettare le norme e i protocolli di sicurezza, mettere in campo competenze e risorse, e noi le abbiamo. Non si può sempre dire NO agli stessi, è necessario partire e cominciare a vivere, a lavorare. Ne abbiamo estremamente bisogno, SIAMO AL COLLASSO.”dichiara il Presidente di Euroimprese Commercio Nicola Zarrella. “É arrivato il momento della verità, per 1 mese ci siamo presi la colpa di essere dei possibili ” untori” durante questo tempo abbiamo capito che i mercati possono essere di aiuto per alleggerire quelle code, tante, troppe che affollano i supermercati Lombardi ( unici luoghi é possibile acquistare gli alimentari) e dove probabilmente la gente si infetta a dismisura visto le condizioni di sovraffollamento. I mercati vogliono essere di aiuto, adeguarsi anche a cambiare la loro pelle, ma vogliono cominciare a Lavorare”, continua Zarrella “Se non si vuole assistere a qualcosa di veramente brutto, perché la gente, gli ambulanti sono oramai disperati, molti pronti a tutto, anche a proteste forti, allora affrettatevi a riconsegnare le strade e le piazze agli ambulanti che in sinergia con le Amministrazioni, le Associazioni di categoria, e tutti gli attori possibili possano ritornare ad offrire il loro importante contributo alla comunità Lombarda”, conclude il Presidente Zarrella.

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Lega contro Lega sui mercati

Lega contro Lega sui mercati. La gestione degli appuntamenti con i mercati all’aperto sta aprendo una breccia nel muro leghista perché in tanti non capiscono perché insistere nella chiusura, quando in altri parti d’Italia si sta procedendo in questo senso. Gli ambulanti però insistono come abbiamo riportato più volte: la questione non è aprire tutto, ma almeno le bancarelle dedicate ai generi alimentari. Il governo rimarca sempre che la principale misura di protezione è il distanziamento sociale, dunque con le apposite precauzioni un mercato all’aperto espone i cittadini agli stessi rischi di un supermercato, anzi, per certi aspetti sembrerebbe persino più sicuro. Eppure Attilio Fontana non sente ragioni e prosegue con la linea durissima anti Covid19 in contrapposizione a quella dura del governo. E così si crea una Lega contro Lega sui mercati, perché esponenti milanesi dei salviniani come Andrea Pellegrini si stanno trovando a disagio con la linea di Palazzo Lombardia. Una situazione spinta anche dalle due velocità che hanno tenuto Lombardia e Veneto nella gestione della crisi. Palazzo Lombardia aveva puntato molto sulla costruzione dell’ospedale in Fiera, peccato che sembra si stia rivelando un vicolo cieco: alla fine sono arrivate le attrezzature, ma forse si era sopravvalutata la possibilità di trovare medici e infermieri ad accettare un contratto di pochi mesi in una struttura che in teoria non ha futuro. Forse, dicono alcuni, sarebbe stato meglio utilizzare le decine di milioni di euro donate dai lombardi per  fornire i materiali agli ospedali lombardi. Nelle prime settimane della crisi in particolare, i nosocomi milanesi hanno dovuto utilizzare strumenti vetusti, adattando l’adattabile al momento. Nel frattempo veniva costruito il polo fieristico. Mentre  la Lombardia si infilava in questa situazione, il Veneto viaggiava verso l’annunciato inizio della fase due. Così mentre i veneti tornano in strada con le precauzioni del caso, i lombardi si ritrovano ancora a dover rispettare la linea durissima.

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