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Milano Cortina, Sen. Floridia: “Territori non la vogliono, anche Zaia ammette fallimento”

“Il ministro dello sport Abodi sta evidentemente prendendo tempo, ma il tempo a disposizione per ricostruire la pista da bob Eugenio Monti per le Olimpiadi 2026 è finito. Mancano i requisiti di sostenibilità ambientale. Mancano i soldi. E mancano anche i costruttori. Sarebbe ora che Governo, Coni, Fondazione e Infrastrutture Milano Cortina ne prendano atto, visto che perfino Zaia ha ammesso il fallimento del progetto”. Lo afferma la senatrice dell’Alleanza Verdi e Sinistra Aurora Floridia, a fianco delle comunità montane e delle associazioni, che domenica 24 settembre, alle ore 10.30, manifesteranno in piazza Dibona (Cortina) per dire No alla realizzazione della pista da bob per le Olimpiadi invernali 2026. “Il capo del dicastero dello sport non può continuare a fingere che non stia accadendo nulla. Ci sono nuovi e progressivi aumenti dei costi preventivati, anche per la gestione degli impianti, che implicano ulteriori finanziamenti a colpi di Dpcm, tutto a spese dei contribuenti. Dopo il fallimento del bando d’asta andato deserto già il 31 luglio e ora anche della procedura negoziata, senza gara, il ministro Abodi deve venire immediatamente in Aula al Senato a riferire su un’opera che i territori non vogliono, dannosa per l’ ambiente e per i conti pubblici e su cui – a quanto pare – nessuna impresa è disposta ad investire”, conclude Floridia.

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Ma le Olimpiadi 2026?

Ma le Olimpiadi 2026? Perché nel dibattito sui fondi PNRR, fondi per coprire i buchi del bilancio milanese, fondi di qui, fondi di lì, si è persa la questione Olimpiadi 2026. Dovevano essere un volano per tutto il nord e per tutta l’Italia. E le prospettive erano buone, perché se la grande abbuffata di Expo 2015 ha dato una scossa a Milano e a tutta l’economia italiana, un mega evento multiregionale e che non avesse a che fare solo con i ristoranti aveva ottime potenzialità. Ottime anche per tutte quelle zone fuori dalla dozzina di posti italiani veramente noti al mondo come Milano, Roma, Venezia e affini. Eppure delle Olimpiadi, si parla poco. Sono tra 4 anni e si rischia di seguire il modello Expo solo sui suoi difetti, come il fatto di averlo dovuto aprire senza che fossero finite le infrastrutture. Perché chi c’è stato all’apertura può testimoniare quanti padiglioni erano chiusi. Poi per carità, mettendo pezze a destra e a manca si è comunque riusciti nell’impresa di far funzionare quella sorta di miscuglio tra un ristorante e Gardaland che è stato Expo. Però perché perseverare nel fallimento organizzativo? A quanto pare Mario Draghi, scusate: sua alta eccellenza inarrivabile Draghi, sembra molto in gamba a togliere l’Iva alle armi, e i condizionatori ai poveri. Come a dare bonus come un Renzi qualunque (allora non bastava il toscano? Almeno lo hanno eletto i cittadini e non gli Eletti). Però sull’organizzazione di ciò che interessa all’Italia è scarsino, almeno sui fatti perché sappiamo dalla propaganda nazionale che Draghi è il migliore, il più prestigioso, insomma il primo e più splendente dei cavalieri che in cambio del potere assoluto ci fanno la cortesia di governarci (dù yù rimember Monti?). Ora, come sempre prostrandoci ai suoi piedi da piccoli comuni mortali quali siamo, lontanissimi dal fulgore di chi vuole abbattere l’unica politica veramente ambientale messa in atto negli ultimi decenni dal governo in cambio di un grappolo di bombe da sganciare sugli ex alleati russi (come cambia la vita quando non devi bombardare o invadere i mussulmani), ci chiediamo: Ma le Olimpiadi 2026? Perché quelle interessano soprattutto all’Italia e ci rendiamo conto che superuomini come Draghi non possono vivere di piccolezze come una nazione da 60 milioni di comuni mortali, ma noi nel nostro piccolissimo siamo pure sempre italiani.

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