pace

In Comune la sinistra sta quasi con Gaza, ma non con Assange

E’ stata approvata in Consiglio Comunale una delibera, nata per sostenere la popolazione di Gaza e finita per diventare un pastrocchio che accontenta e scontenta tutti nello stesso tempo. Modificata quasi subito con l’aggiunta della la richiesta di impegnarsi anche per la liberazione degli ostaggi che ancora Hamas tiene prigionieri, ha avuto una gestazione laboriosa durante un dibattito che ha spesso assunto toni accessi, in particolare per quanto riguarda la questione su chi e da dove stiano arrivando gli aiuti umanitari e sul fatto che Israele stia rispondendo a un attacco terroristico. Alla fine come spesso accade in questi casi, il gigante ha partorito un topolino e la delibera, che è stata approvata con il solo voto dei consiglieri di maggioranza, mentre quelli di opposizione hanno abbandonato l’aula, chiede al Comune di Milano di impegnarsi, anche esercitando la propria influenza come Comune leader in Italia e in Europa, affinché venga dichiarato un cessate il fuoco umanitario a Gaza e la liberazione degli ostaggi. Inoltre, fuori da palazzo Marino sarà esposta una bandiera della pace con la scritta “Cessate il fuoco ora”. Dove e da chi sarà lasciato all’immaginazione e ai desideri dei passanti. Nulla di fatto invece per quanto riguarda la concessione della cittadinanza onoraria a Juliane Assange. Proposta tornata in aula per l’ennesima volta (abbiamo perso il conto) dopo essere stata rimandata, poi discussa e mai votata, anche questa volta non ha avuto sorte migliore. Infatti, alla contrarietà del PD a sostenerla che ne avrebbe sancito la bocciatura, si è aggiunta la volontà di tutto il centrodestra di abbandonare l’aula, facendo mancare il numero legale cosa che condanna la proposta a tornare in aula nella prossima seduta per essere nuovamente discussa, votata e se Dio vorrà approvata o bocciata. A puro titolo di cronaca riferiamo che se il voto di ieri fosse stato in numero legale, la richiesta sarebbe stata bocciata visti i soli sette voti a favore ricevuti a fronte di 12 contrari e 7 astensioni dei consiglieri del PD.

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Ucraini in marcia per ricordare i due anni dall’inizio della guerra

Diverse centinaia di persone, si sono radunate in Piazza Castello per partecipare al corteo “Vittoria per la pace” organizzato dalla comunità ucraina in Italia. I partecipanti, molti dei quali erano avvolti da bandiere ucraine e indossavano corone di fiori, dopo avere cantato diverse volte l’Inno Ucraino, hanno formato un corteo dietro allo striscione “Credi in Ucraina. Agisci per Ucraina” si sono diretti verso Piazza San Babila. Lì, prima che la manifestazione si sciogliesse, si sono svolti alcuni interventi fra i quali quelli di Marco Cappato, dell’Assessore Pierfrancesco Maran e sono stati trasmessi i videomessaggi di Andriy Yermak, capo dell’ufficio del presidente dell’Ucraina, e di Oleksandra Matviichuk, vincitrice del Premio Nobel per la pace. Al contrario di altre, la manifestazione si è svolta in modo pacifico, creando pochi disagi ai milanesi.

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Le iniziative per la pace della Diocesi di Milano a gennaio

Le iniziative per la pace della Diocesi di Milano a gennaio. Nell’anno che sta per cominciare, in cui ricorre il sessantesimo dell’enciclica di papa Giovanni XXIII, Pacem in Terris, la Diocesi di Milano continua a mettere al centro la preghiera per chiedere il dono della pace, a livello personale e collettivo, con diversi appuntamenti. Si comincia domenica 1° gennaio in Duomo, alle 17.30, con la Messa per la Giornata mondiale della pace, una celebrazione voluta da papa Paolo VI nel 1968. In assenza dell’Arcivescovo, impegnato in un viaggio missionario in Camerun, l’Eucaristia sarà presieduta dal Vicario generale, mons. Franco Agnesi, con l’omelia di mons. Luca Bressan, Vicario episcopale per la Cultura, la Carità, la Missione e l’Azione Sociale. La Messa verrà trasmessa in streaming sul canale YouTube e sul portale della Diocesi e in diretta televisiva su Telenova (canale 18 del digitale terrestre). Sabato 7 gennaio, alle 18, il Coordinamento diocesano associazioni, movimenti e gruppi, che riunisce un ampio ventaglio di organizzazioni cattoliche, invita tutti al Santuario San Pietro Martire di Seveso per un momento di preghiera – “Dona nobis pacem” –, a sostegno del popolo ucraino e di tutte le vittime delle guerre e dell’odio. Infine, venerdì 13 gennaio alle 20.45, nella chiesa San Pio X di Cinisello Balsamo, prende il via l’edizione 2023 dei “Dialoghi di pace”, appuntamenti in cui preghiera, riflessione e musica si fondono per (ri)leggere il consueto messaggio del Papa per la pace, quest’anno intitolato “Nessuno può salvarsi da solo. Ripartire dal Covid-19 per tracciare insieme sentieri di pace”. All’appuntamento di Cinisello Balsamo, in cui interverrà anche l’Arcivescovo, mons. Mario Delpini, seguiranno altri incontri nelle zone pastorali in cui è suddivisa la Diocesi, fino al 2 luglio. Qui il programma completo: https://www.chiesadimilano.it/dialoghidipace Tutte le sette serate saranno dedicate alla memoria di Yuriy Kerpatenko, direttore d’orchestra ucraino ucciso nella sua abitazione il 28 settembre nella Kerson occupata dalle milizie russe.

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Gregorio Mammì (M5S): «Al via la rete: “Attivisti per la pace”»

Gregorio Mammì (M5S): «Al via la rete: “Attivisti per la pace”». Gregorio Mammì (M5S): «In questi ultimi mesi soltanto il Movimento 5 Stelle con il suo presidente Giuseppe Conte ha sostenuto senza esitazioni la posizione pacifista sulla politica estera italiana. Mentre tutti chiedevano fucili, bombe e droni bellici, noi abbiamo chiesto un sostegno concreto agli italiani e la ricerca di soluzioni diplomatiche alla guerra nell’Est Europa. Vogliamo dimostrare la nostra coerenza proseguendo sulla stessa linea politica e pratica: per questo abbiamo avviato la rete degli attivisti per la pace. In ogni Comune saremo presenti, con rappresentanti territoriali, che svolgano la funzione di collettore per tutte quelle esperienze di pacifismo attivo già costituiti o in via di costruzione, perché domani vogliamo che la Città Metropolitana di Milano e i suoi cittadini siano pronti a dare il loro contributo nell’ottica di una grande manifestazione nazionale per la pace. Sarà possibile attivare un comitato per la pace direttamente dal sito “attivistiperlapace.it”. Il cammino in quella direzione è lungo e complesso, anche perché oggi sono numerose le voci a favore della guerra, soprattutto da chi è sicuro di non essere mandato al fronte. Dunque, accompagnerò passo per passo questo viaggio di migliaia di cittadini che ancora credono in una Costituzione che ripudia la guerra è in tutte le azioni a favore della pace» così il Consigliere regionale del Movimento Cinque Stelle, Gregorio Mammì, annuncia il sito: attivistiperlapace.it.

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Ora il Valentino di Draghi propone la pace con Putin sul Corriere: lo licenzieranno?

Ora il Valentino di Draghi propone la pace con Putin sul Corriere: lo licenzieranno? Se permettete la domanda è lecita perché: 1. siamo ancora tecnicamente una democrazia 2. nei mesi scorsi un tale Orsini è stato preso di mira da tutta la macchina informativa italiana perché proponeva una visione diversa dal “ammazziamoli tutti”. Attenzione: non stiamo dicendo che avesse ragione o torno. E’ un fatto: quello che pare fosse un professore, dunque in teoria non un povero illetterato da bar che le spara grosse, ha pubblicamente iniziato a sostenere che sostenere l’Ucraina con le armi non era una buona idea. Meglio salvare più bambini e meno democrazia (non ce ne voglia Orsini, è solo per amor di sintesi). Ma ogni suo intervento è stato seguito da una violentissima campagna denigratoria che gli ha causato diversi problemi di lavoro. Perché in quel momento essere più a favore della pace che dell’invio di armi era automaticamente una scelta di campo: diventavi putiniano pure se di russi non ne conoscevi manco uno, nemico delle democrazia e via dicendo. Su Orsini è andata così, poi quando rimaneva solo da bruciargli l’auto, rapirgli il cane o fare del male fisico a lui e ai suoi parenti, si sono fermati. Anche perché lui stesso si è ritratto, i programmi che gli davano spazio sono andati in vacanza e così via. Neanche sei mesi dopo Paolo Valentino, che nella sua biografia si definisce  studente di Draghi ai tempi dell’università, si chiede sul Corriere se sia il momento di trattare con Putin. Viene allora da chiedersi se lo stiano per licenziare. Magari pure indagare, perché come scrive fieramente nelle sue biografie la super firma del Corriere è un siciliano dai contatti internazionali. Ha viaggiato molto e tutt’ora se si usa lo stesso metro utilizzato per Orsini si potrebbe supporre che abbia qualche finanziatore estero. Qualcuno se lo è chiesto? Lo diciamo perché spiacerebbe vedere un professore di fatto (è da quarant’anni al Corriere) come Valentino ridotto in miseria o nemico pubblico. In fondo ha vinto una prestigiosa borsa di studio di giornalismo negli Stati Uniti, anche se adesso potrebbero accusarlo che gliela ha fatta vincere la CIA. Magari no, magari si limiteranno a licenziarlo. O a non dargli più spazio. Solo in pochi lo chiameranno filo putiniano, nemico del popolo libero d’occidente. Forse.

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Nessuno parla più di pace

Nessuno parla più di pace. Fino a pochissimo tempo fa la pace era un tema politico di importanza fondamentale per molte forze politiche, ma oggi nessuno parla più di pace. Si parla di processi, vendette di ogni tipo contro la Russia, il presidente ucraino ventila addirittura lo scioglimento dell’Onu a meno che non intervenga duramente contro la Russia. E nonostante le terribili immagini che arrivano dai media di tutto il mondo, nessuno persegue la pace, c’è solo una gran voglia di processi, armamenti e vendette. Forse il problema sono gli ultimi vent’anni durante i quali l’Occidente ha invaso nazioni su nazioni sempre per portare pace e democrazia. In Afghanistan si è cercato di cancellare del tutto una cultura millenaria perché diventata inaccettabile per una decina di Paesi “sviluppati”, segnando un grande fallimento dopo gli innumerevoli casi degli anni passati: in 48 ore una generazione formata ai valori occidentali si è sciolta di fronte a una banda di cammellieri male armati. Per non parlare dei casi europei come la Serbia di Milosevic distrutta a suon di bombe all’uranio impoverito. Sarajevo maciullata sotto i bombardamenti. O le guerre che a quanto pare interessano meno anche se donne, anziani e bambini vengono massacrati e violentati con crudeltà, ma trovandosi nella penisola arabica a quanto pare sono meno gravi. Forse anche in questo caso non è strano visto che ad esempio gli arabi controllano buona parte di Unicredit e del quartiere Garibaldi. E dunque sarebbe complicato entrare in rotta pesantemente con loro senza magari vedere serrata piazza Gae Aulenti con accesso solo a musulmani certificati. Oltre tutte le supposizioni resta solo un fatto: Nessuno parla più di pace. A tutti piace l’idea di una “bella guerra” soprattutto se a farla saranno i giovani. D’altronde in un Paese dove la maggioranza delle persone ha superato di trent’anni la gioventù non stupisce che qualcuno soffra con fastidio la presenza di chi ancora vive senza pillole per la pressione.

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