Se questa è arte

Se questa è arte. Ci siamo interrogati molto su questa domanda, perché nell’epoca in cui c’è chi pretende di essere chiamato al plurale senza essere diventato re, tutto può essere. E ci siamo risposti di no. L’opera di Palombo ci ricorda proprio un noto personaggio/a/i riemerso su molte prime pagine perché sostiene che tutti devono dargli del voi in quanto non avrebbe deciso se essere uomo donna o una del “n” identità sessuali riconosciute oggi. In tempi normali gli avrebbero dato una carezza in testa e/o due pillole. Invece ecco le interviste, gli approfondimenti e la consueta formazione di schieramenti a favore e contrari dell’ultima idiozia partorita da un dibattito pubblico sempre più sterile. Quanto fosse morta l’intelligenza europea bisognava capirlo da una delle ultime tornate elettorali in Germania, una volta terra di alcuni dei più grandi pensatori europei come Hegel: pur di trovare qualcosa di cui parlare il direttore di un giornale propose il tema dell’incesto, perché sul resto dopo decenni di Merkel di fatto tutti erano abbastanza d’accordo su tutto. Insomma: La certificazione della morte celebrale europea, stretta nel paradosso di non aver più tabù o definizioni adatte alla realtà. Ecco allora che l’arte ha subito lo stesso processo, iniziando a definite arte persino una sedia appesa al soffitto e colorata di blu. Così mentre Canova cercava di suicidarsi nella tomba, qualunque sciocchezza diventava arte. E se questa è arte noi siamo contrari all’arte. Come siamo contrari a definire dibattito una qualunque parola esca di bocca alle persone. Altrimenti il rischio è arrivare al punto che il vero dibattito, la vera riscoperta del linguaggio, saranno le gare di rutti perché simbolo di una comunicazione più essenziale e legata alle nostre radici ancestrali. A quel punto tanto varrebbe tornare a vivere sugli alberi, cosa per altro attuata burocraticamente dall’Onorevole Lello Ciampolillo. Ma sono avanguardie. Probabilmente come Palumbo, di cui condividiamo il giudizio dato da Otello Ruggeri, presidente del circolo Almerigo Grilz:  “Alexsandro Palombo, autore di questa “opera d’arte”, che potete ammirare in piazza San Babila sostiene che: “per affrontare le disuguaglianze sociali e le disparità di genere bisogna passare anche dall’equità mestruale”. Secondo me invece si tratta di una minchiata. Volgarità gratuita visibile da tutti i bambini che passano, realizzata nascondendosi dietro al paravento di “disuguaglianze” che esistono solo nella testa di chi le paventa. Uno scempio che meriterebbe di essere cancellato immediatamente e che invece rimarrà dov’è grazie alla compiacenza della giunta Sala”.

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