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Pedemontana-Tratta D il M5S presenta due mozioni ad Agrate e a Vimercate

Marco Fumagalli (M5S gruppo Brianza Est): «Con i nostri portavoce Giuseppe Procopio di Agrate Brianza e Patrizia Teoldi di Vimercate, abbiamo depositato due mozioni, la prima per avere un parere della Corte dei conti e il secondo per averlo dall’ANAC, in relazione alla variante progettuale circa la tratta D Breve della Pedemontana. A nostro avviso non si tratta di una variante, ma di una nuova opera in quanto modifica sostanziale del precedente progetto e come tale necessita di una nuova gara d’appalto per essere aggiudicata. Del resto, non occorre essere dei geni per capire che, se un’autostrada concepita per collegare Bergamo e Varese arriva fino a Vimercate, è chiaro che stiamo parlando di qualcosa di completamente diverso e di ancora più inutile dell’opera originaria. In passato tramite comitati cittadini, sono riuscito per gli stessi motivi a far revocare la gara per il masterplan del depuratore di Monza, che passò così da un costo di 65 milioni a 15, e a far commissariare l’appalto rifiuti di Monza aggiudicato per effetto di corruzione e incredibilmente prorogato dall’amministrazione comunale. Il rischio, su Pedemontana, è che si eccepisca la mancanza di legittimazione nel far intervenire queste autorità e la giustizia amministrativa. Per evitarlo, occorre che i consigli comunali facciano sentire la loro voce presso le competenti autorità, affinché diano ai cittadini ancora la sensazione di poter contare qualcosa e non solo di essere passivi spettatori di quello che la politica ci ha passato in questi anni. Negli ultimi anni è stato costantemente eroso il potere dei cittadini di mettere in discussione le scelte politiche, limitandone sempre più la possibilità di sindacare le scelte di una classe politica sempre più distante dalla realtà».

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Pedemontana, sindaci abbandonano il tavolo, Pizzighini (M5S): “I territori non vogliono la tratta D”

Paola Pizzighini (Consigliera regionale M5S): “Quello dei sindaci è un messaggio chiaro alla Giunta Regionale. Da oggi nessun Assessore e nessun esponente della maggioranza potrà più permettersi di mascherare il fallimentare progetto dell’autostrada più costosa d’Italia dietro lo slogan “lo chiedono i territori” o, se lo faranno, staranno raccontando una bugia. Pedemontana è un buco nero di risorse pubbliche, dal quale gli investitori privati sono scappati e che i territori non vogliono. L’unica domanda alla quale la Giunta e la sua maggioranza dovrebbero sentirsi in dovere di rispondere è il motivo per cui continuino ad accanirsi su questo colossale fallimento” così la Consigliera regionale del Movimento Cinque Stelle, Paola Pizzighini, in merito alla decisione dei dodici sindaci dei Comuni della Brianza orientale (interessati dalla tratta D breve della Pedemontana lombarda) di abbandonare subito il tavolo di confronto convocato in Regione Lombardia con l’assessore regionale alle Infrastrutture e Opere pubbliche, Claudia Terzi. Più critico l’ex Consigliere regionale, ora Rappresentante del gruppo di Monza e Brianza est, Marco Fumagalli (M5S) che aggiunge: “Pedemontana è l’emblema dell’arroganza della destra lombarda. Solo chi non conosce la materia può credere che la variante progettuale proposta dalla Regione stia in piedi da un punto di vista giuridico. È evidente che la tratta D breve è un’opera completamente diversa da quella progettata in origine e pertanto occorre fare un nuovo bando per aggiudicare una nuova opera, non proporre una variante fasulla. Adesso ci aspettiamo che i sindaci, che ancora hanno a cuore il proprio territorio e la legalità, impugnino gli atti e facciano cessare questo enorme spreco di denaro pubblico”.

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Pedemontana, Pizzighini (M5S): “Accostare Pedemontana a sostenibilità e crescita è una contraddizione”

“Sentire parlare di Pedemontana accanto al concetto di crescita, quando in quasi trent’anni il centrodestra non è riuscito ad ultimarla, parrebbe una contraddizione in termini. Contraddizione che diventa ancor più marcata nel momento in cui al progetto dell’autostrada più costosa d’Italia viene associata la parola sostenibile. Solamente lo scorso maggio abbiamo audito dalla stessa società che nell’anno 2022 gli oneri finanziari correlati alle tratte in esercizio superano i 10 milioni di euro, stessa cifra per le tratte ancora da costruire. Per non parlare dei costi, che hanno messo in fuga tutti gli investitori privati e hanno costretto Regione Lombardia, quindi noi cittadini, a pagare il conto. Solo con l’ultimo assestamento di bilancio vengono stanziati altri 600 milioni a favore di Pedemontana che sommati ai 900 milioni di prestito, con rientro a partire dal 2045, che Regione Lombardia aveva stanziato la scorsa estate, arriviamo alla cifra di un miliardo e mezzo di soldi pubblici destinati all’eterna incompiuta, in poco più di un anno. Un costo che le generazioni future dovranno pagare non solamente in termini economici, ma anche di impatto ambientale”. Così la Consigliera regionale del Movimento Cinque Stelle, Paola Pizzighini, in merito al parere favorevole, da parte della Giunta lombarda, alla delibera proposta dall’assessore Claudia Maria Terzi (Infrastrutture e Opere pubbliche), di concerto con i colleghi Gianluca Comazzi (Territorio e Sistemi verdi) e Giorgio Maione (Ambiente e Clima), sul progetto definitivo della variante alla Tratta D dell’autostrada Pedemontana lombarda.

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Pedemontana: la tratta D non è prevista dalla convenzione Cal-Pedemontana

Pedemontana: la tratta D non è prevista dalla convenzione Cal-Pedemontana. Sorprende che il PD si inalberi per essere venuto a conoscenza dell’assegnazione della progettazione della tratta D (l’ultimo tratto) di Pedemontana, senza che essa abbia informato i sindaci e la provincia brianzola. Ribadendo così che la tratta D si potrebbe fare, ma con il coinvolgimento del territorio. Peccato che il progetto è in contrasto con la revisione della convenzione (Concessioni Autostradali Lombarde-Pedemontana) che stabilisce che la tratta D non si deve fare. L’affidamento del progetto ad una società di consulenza,  Milano Serravalle Engineering controllata dalle Ferrovie Nord e quindi dalla Regione, desta qualche sospetto sull’indipendenza del progettista. Se Pedemontana non muove un dito per fare la tratta C (di cui è necessaria una revisione dei prezzi almeno del 50% per avviare i lavori e indennizzare i 19mila proprietari dei terreni bloccati per 13 anni),c’è da pensare che l’affidamento della consulenza serva per giustificare l’esistenza di una concessionaria che ha 130 dipendenti non giustificati del tutto inutili per lo scarsissimo traffico della tratta finora aperta. La Pedemontana sta in piedi grazie ai molti contributi pubblici ricevuti per coprire un organico che è quadruplo rispetto a qualsiasi altra concessionaria autostradale italiana a parità di rete. In questo modo si alimentano maxi appalti (questo è di 5 milioni di euro) tutti interni ad un sistema politico che troppi consente dubbi di legittimità e di trasparenza.

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Fontana: “Pedemontana tagliata di 15 chilometri per finirla”

Fontana: “Pedemontana tagliata di 15 chilometri per finirla”. A raccontarlo al Sole24Ore è Attilio Fontana, presidente di Regione Lombardia, e plausibile prossimo candidato del centrodestra lombardo per le regionali 2023. Ma mentre la Lega aspetta di sapere se il futuro politico del governatore si risolverà in una lunga sequela di procedimenti giudiziari (destino tipico per i politici della prima e seconda Repubblica invisi ala magistratura), lui nel frattempo in un’intervista al quotidiano di Confindustria, racconta il futuro di una delle grandi incompiute della Lombardia. Di Pedemontana infatti si parla da almeno 50 anni, e tra una una protesta e una rivisitazione, alla fine il nome pare un barzelletta, perché è praticamente una super tangenziale di Milano più che un’autostrada ai piedi delle montagne. Ma tant’è. Ad oggi la Regione se l’è ricomprata dai privati che avrebbero dovuto completarla, ma non ci sono riusciti e l’unica strada per vincere dove hanno fallito gli altri sembra essere quella di tagliare il percorso di 15 chilometri. Calcolando che al momento risulta lunga 21 chilometri, praticamente il leghista ha comunicato che la seconda metà non si fa. E non è nemmeno una brutta idea in termini di risparmi: le grandi opere quando si trascinano per troppo tempo alla fine diventano solo buchi neri in cui si riversano risorse economiche, umane e amministrative che vengono sottratte a operazioni più utili. Magari anche perché più attuali: oggi come oggi infatti non ci sono le esigenze di spostamento su gomma previste quando si è iniziato a parlare di Pedemontana. Tra l’altro nei prossimi anni (precisamente fino al 2030) sono già finanziate e previste opere importanti per potenziare la rete su ferro. Monza, Baggio e altre città verranno collegate con Milano grazie alle metropolitane, dunque serviranno ancora meno auto per spostarsi. Perché se chi vive fuori Milano avesse un servizio ferroviario decente (ci si accontenta) chi glielo farebbe fare di passare un pezzo di vita in tangenziale? Dunque il taglio della Pedemontana potrebbe essere una buona notizia, sempre che serva a non disperdere energie e a chiudere una volta per tutte questa lunghissima partita.

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Pedemontana lombarda, i ritardi non finiscono mai

Pedemontana lombarda, i ritardi non finiscono mai. L’apertura del cantiere di Pedemontana per la realizzazione delle tratte B2 (da Lentate a Cesano Maderno) e C (da Cesano a Vimercate) è rinviata almeno fino al 2023: il consorzio giunto secondo nella gara per l’assegnazione della maxi-commessa da 1,3 miliardi di euro, composto da Saipem, Technimont, Societa italiana per Condotte d’acqua e Rizzani de Eccher, ha infatti presentato ricorso al Tribunale amministrativo regionale di Milano. I motori accesi dal consorzio che riunisce Webuild, Pizzarotti e Astaldi dovranno per il momento essere spenti. I lavori sono fermi dal 2015 (anno in cui, in occasione di Expo, l’opera avrebbe dovuto essere conclusa) e lo resteranno per almeno un altro anno. Pedemontana, che nel frattempo è passata in mano a Ferrovie Nord Milano (controllata di Regione Lombardia), era riuscita con un colpo di mano e con il silenzio colpevole del Ministero dei Trasporti a farsi prorogare gli espropri dalla concedente CAL (stessa proprietà di Pedemontana, ovvero Regione Lombardia, con gravissimo conflitto di interessi e di competenze) che il CIPE si era ben guardato di prorogare essendo già scaduti ben due volte, contro legge, contro logica, contro etica e soprattutto contro l’interesse di migliaia di interessati. Le confische interessano quasi 25 mila porzioni di territorio di privati cittadini e imprese che da 12 anni, e ancora almeno per un altro, saranno privati della disponibilità dei loro terreni e fabbricati senza essere indennizzati. Intanto, cittadini e imprese, hanno intrapreso una class action per liberarsi dalla scomoda posizione di ‘ostaggi’ di un’infrastruttura che non si completerà mai. Se il contenzioso che si è aperto tra i due potenti consorzi di imprese durerà quanto il precedente, che dal 2015 al 2019 aveva coinvolto Strabag e l’appaltatore Pedemontana, vincitrice dell’appalto della prima tratta (lotto A), si prevedono tempi lunghi e costi di costruzione altissimi, visto anche il balzo all’insù del costo delle materie prime. O più probabilmente l’effetto sarà che l’appalto si fermerà prima ancora di partire o meglio ancora appena dopo essere partito, che è la classica situazione italiana ideale per l’appaltatore quanto pessima per la parte pubblica. Durante gli anni di quel contenzioso, Pedemontana ha rischiato il fallimento per insolvenza: ora corre lo stesso rischio. Per stare in piedi, negli ultimi 10 anni la società ha cambiato un presidente l’anno, e dopo il soccorso economico e politico della regione Lombardia ha dovuto ricorrere all’appoggio anche dei ministeri dei Trasporti e dell’Economia. Ora però ci si trova davanti ad uno scontro sorprendente tra i colossi delle costruzioni. Scontro che non riguarda come mitigare l’impatto ambientale devastante che l’opera avrebbe, ma sull’accaparramento della maxi-commessa. Tra gli azionisti del consorzio ricorrente c’è Saipem (società sotto stretto controllo pubblico), una evidente dimostrazione che prima prevalgono gli interessi d’impresa e poi gli interessi pubblici. Interessi che oramai, peraltro, sono solo sulla carta, visto che la realizzazione dell’autostrada è fuori tempo massimo. Il ritardo nella sua realizzazione è tale che la provincia di Monza è costretta a spendere 540 mila euro per le manutenzioni ordinarie di 4 ponti che dovrebbero essere abbattuti proprio per far passare la Pedemontana e e da questa pagati.

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