periferie

De Chirico: periferie escluse dai bonus edilizi

“Da una rapida consultazione delle planimetrie diffuse a mezzo stampa, la delibera comunale sulla rigenerazione urbana approvata oggi non riconosce alcun tipo di bonus a circa il 70% degli ambiti che necessiterebbero invece di interventi strutturali importanti” lo scrive in una nota Alessandro De Chirico, Capogruppo di Forza Italia in Consiglio Comunale. “Ciò che preoccupa maggiormente – continua De Chirico – è che viene esclusa completamente un’area compresa tra la seconda e la terza circonvallazione dove sono presenti immobili costruiti alla fine dell’800 e i primi del 900. Si è parlato tanto di escludere il Pirellino dal bonus, ma invece nella delibera c’è. Manca un’attenzione verso le periferie che non sono mai state tenute seriamente in considerazione dal sindaco Sala che se avesse davvero a cuore le periferie avrebbe dovuto riconoscere il massimo della premialità consentita dalla legge regionale”. “Una delibera attesa da un anno da tutto il settore edilizio – aggiunge l’azzurro – che invece rischia di bloccare un comparto che avrebbe bisogno di maggiori incentivi, oltre a quelli governativi, per ammodernare stabili degradati e malconci e far ripartire l’economia cittadina, come insegna la storia a seguito di periodi congiunturali. Se le premesse sono quelle del testo approvato oggi dalla giunta vedremo un sacco di ricorsi. Lavoreremo – conclude il forzista – per apportare le nostre modifiche migliorative che vadano oltre i blocchi ideologici di alcune componenti ecotalebane che sostengono la giunta Sala”.

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Periferie e povertà: il segreto è quello di esserci

Periferie e povertà: il segreto è quello di esserci. Che cos’è la periferia della nostra città? La conosciamo veramente? Vi propongo un contributo di chi quotidianamente opera nelle nostre periferie, in modo silenzioso, quasi impercettibile, ma con un’efficacia e intelligenza di azione che ha del sorprendente. In questi anni ho avuto modo di conoscere una comunità di suore che ogni giorno, dalla mattina alla sera, tra Bruzzano e la Bovisasca, offrono la loro vita per aiutare gli “ultimi”, quelli che spesse volte si fa finta di non vedere o che vengono considerati solamente tra numeri nelle statistiche sulla povertà della nostra città. La politica ha il dovere di spalancare il proprio sguardo per scoprire quello che il territorio già offre come risposta ai tanti bisogni presenti, cercando di salvaguardare e supportare le opere che sono nel fatti il fiore all’occhiello del welfare della nostra città. Ringrazio la Congregazione delle Suore Poverelle per aver risposto con tanta generosità alle mie domande. Presentati ai lettori. Chi sei? Sono suor Luisa, una suora delle poverelle la cui congregazione ha come carisma la scelta preferenziale dei poveri. I nostri fondatori, don Luigi Palazzolo e Madre Teresa Gabrieli, dicevano “Io cerco e raccolgo quello che gli altri rifiutano”, nei luoghi più poveri dove poche persone hanno il coraggio di arrivare e operare a favore di chi è nel bisogno. Voi vivete e operate nelle periferie milanesi. Cosa vuol dire vivere in questi luoghi? Cosa vuol dire per me poverella vivere in una periferia di Milano o di una grande metropoli? Possiamo qui rispondere con due due connotazioni. 1) vivere la periferia come concretizzazione di quanto dice Papa Francesco: andare alle periferie esistenziali e lì scoprirvi Gesù; 2) vivere la periferia come attualizzazione del nostro carisma. Il nostro fondatore continuava a dirci di accogliere coloro che sono “rifiutati”. Il Papa con insistenza dice di andare verso i poveri della nostra società, gli “scartati”: “rifiuti” e “scarto” sono sinonimi. E questo dà forza e attualità per vivere con gioia la scelta degli “ultimi” nella mia vita. Quali sono i bisogni che incontrate e che tipo di risposte tentate di dare? In queste periferie incontriamo bambini difficili, frutto di situazioni familiari sociali di disagio. Il luogo fondamentale di accostamento di questi bambini è il momento del catechismo; esso può diventare anche un momento vitale di accompagnamento per la crescita nella vita. Incontriamo gente- famiglie- che hanno bisogno di pane, di casa, di lavoro, situazioni cresciute in questo tempo di pandemia. Troviamo persone sole che chiedono compagnia, accoglienza e disponibilità a condividere le proprie pene. Visitiamo anziani e malati nelle loro case. Una grande povertà è quella della solitudine che tante volte sfocia nella malattia mentale, quanta attenzione, compagnia, delicatezza richiedono! Talvolta sembra di vedere le folle che si accalcavano attorno a Gesù per ascoltare la sua Parola ed essere guariti. Se potessi incontrare il Sindaco di Milano che cosa gli chiederesti? Attenzione alle famiglie, al lavoro, alla casa; risposte dignitose agli anziani, ai disabili… Quali tipi di supporti avete per continuare a portare avanti le vostre iniziative? Per me, per noi è molto importante “lavorare in rete” in collaborazione con tutti coloro che si occupano di persone in situazione di bisogno: Enti pubblici, privati, Enti del Terzo Settore… se si lavora insieme si può veramente agire in modo promozionale, e non solo dare risposte assistenziali. Perché vale la pena per voi fare del bene anche se questo bene può sembrare una briciola in un mare di problematiche che sembrano non risolversi mai? Di fronte alla marea di bisogni rispondiamo così come possiamo, in modo semplice. Il nostro segreto è quello di “esserci” ossia stare accanto alla gente, ascoltare i loro bisogni, lasciarci toccare dalle loro sofferenze… e rispondere con quanto possiamo fare. Può essere bisogno di pane, bisogno di medicine, bisogno di compagnia… fare quanto ci è possibile ci dà gioia, anche solo un piccolo gesto fatto con amore può toccare il cuore e la vita delle persone. In pratica realizziamo quello che ci dice Gesù: qualunque cosa avete fatto al più piccolo l’avrete fatto a me!

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Gli scontri di Selinunte e le periferie da rifare

I fatti di San Siro riaccendono i riflettori sulla periferia, un termine abusato fino al punto della banalizzazione, dello scontato. Nessuno è colpevole ne assolto dai fatti perché c’è una sospensione che dura da anni, che parte proprio da quell’abuso della parola periferia che man mano è diventata letteraria, più spesso musicale, una chiave di volta della protesta sociale, delle rivendicazioni ma anche dell’abuso politico, dello scudo ideologico, mai di un vero progetto di cambiamento, perché secondo noi, Le periferie non vanno riqualificate, vanno ridisegnate da zero tout court, a partire da l’architettura, dalla cultura, dalle scuole, dal rivedere i modelli sociali d’integrazione dei tanti cittadini che non esistono se non nel loro quartiere (ecco il grido: fuori dal nostro quartiere) che rischia di essere l’unico elemento in cui c’è il riconoscimento del proprio status, in una Milano lontana. Milano Concreta pensa che occorra intraprendere un progetto molto ambizioso di rigenerazione delle periferie, attraverso un processo di destrutturazione e ricostruzione.      

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De Corato (FdI): periferie diventate campeggi per i rom

“Per i nomadi, Milano è tutta un’area di campeggio, da via Pestagalli nel Municipio 4 a via Emanuele Jona in Zona 8. Panni stesi, camper e roulotte su aree verdi e tutto quello che da ogni regolamento comunale a chiunque sarebbe vietato, a loro è invece concesso. In particolare le periferie, sono diventate campeggi per le tribù rom. C’è persino chi, come il Municipio 6, ha proposto di mettere docce e servizi pubblici in giro per la città per favorire il loro nomadare”, commenta così il Consigliere Comunale di Fratelli d’Italia, Riccardo De Corato,  in merito alle segnalazioni dei residenti di carovane nomadi accampate lungo le strade della città. “In dieci anni di governo della città il centrosinistra è solamente rimasto a guardare e a subire il fenomeno. – continua De Corato – Come ha recentemente detto il vice Sindaco, Anna Scavuzzo, la priorità del Comune prima di agire negli sgomberi dei campi o delle aree occupate è quella di garantire loro una degna sistemazione, magari accompagnati da un programma di reinserimento. Il regolamento del verde, tanto dibattuto e portato in pompa magna dalla maggioranza come una delle tante svolte green di questa città, dice chiaramente che è vietato campeggiare ed effettuare operazioni di pulizia di veicoli o oggetti di ogni genere. Si tratta di infrazioni che comportano una sanzione che va dai 40 ai 240 euro. A questo divieto poi c’è da aggiungere l’articolo 185 del Codice della Strada, che il Comune ha sempre applicato a favore dei nomadi. Durante una commissione di Zona 9, infatti, la Scavuzzo aveva evidenziato come fosse vietato campeggiare e non sostare”. Nel 2010, quando ricoprivo la carica di Vice Sindaco di Milano – ricorda De Corato -emanai un’ordinanza che rafforzava quanto previsto dalla precedente firmata nel 1988 dall’allora sindaco Paolo Pillitteri, che vietava il campeggio su tutto il territorio comunale tranne che nelle aree appositamente attrezzate. La multa passava da 50 euro per la rimozione e il trasporto nei depositi comunali a 700 euro e arrivammo a rimuovere 531 camper. Adesso siamo davanti a una vera e propria anarchia! – conclude De Corato –  A giugno 2019 il sindaco Sala, aveva parlato di daspo urbano per nomadi reticenti a occupazioni di aree, oggi possiamo dire, riprendendo una celebre canzone di Mina che in 5 anni da parte del centrosinistra sono arrivare solo ‘Parole, Parole, Parole’!”,

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La preoccupante diffusione delle baby gang

La preoccupante diffusione delle baby gang è un fenomeno sottovalutato. Sarà la crisi dei valori, della famiglia, della luna e del sole, ma in città si stanno diffondendo sempre di più gruppetti di ragazzi aggressivi e territoriali: l’ultima segnalazione è arrivata dal quartiere Donna Prassede. Una coppia è stata infastidita, per fortuna senza aggressioni fisiche, da un banda di ragazzi che rivendicavano il possesso della zona. Verrebbe quasi da ridere, se non ci fossero storie finite molto peggio. Sono raramente maggiorenni, spesso figli di immigrati o semplicemente di periferie socialmente degradate. Un’altra baby gang è attiva in zona Lambrate, dove secondo le segnalazioni di Lambrate Informata (a cui si deve l’immagine dell’articolo) si sono già resi responsabili di alcune aggressioni. I target di queste bande di giovanissimi sono coetanei o ragazzini ancora più giovani. Spesso si parla di furto di telefonini e i pochi beni in possesso di persone così giovani. A volte però spuntano fuori anche piccole armi da taglio. Una delle prime domande suscitate da episodi del genere è: di chi sono figli? Abbiamo già risposto prima: sono figli di immigrati e delle periferie. Quelle periferie su cui c’è molto da lavorare e non per forza con una bella piazza. Quelli sono interventi urbanistici buoni per una pagina sul Corriere Milano. Ci vuole un intervento sociale deciso e ampio: il fenomeno della preoccupante diffusione delle baby gang aumenta nei mesi estivi perché è il periodo in cui le scuole sono chiuse e questi ragazzi fanno parte di una fascia di popolazione che se va bene ha due settimane di vacanza. Per il resto del tempo sono intrappolati in una giungla d’asfalto con possibilità sempre minori di svago o di sfogo visto il ridursi progressivo dei servizi. Senza un investimento in questo senso da parte delle istituzioni cittadine, sarà difficile debellare questo fenomeno e in pochi anni ci troveremo con interi quartieri in cui non si può andare perché sono “zona” di qualcuno.

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Cinquantamila sfumature di miopia politica

Cinquantamila sfumature di miopia politica. A Milano si festeggia o si trova il modo di festeggiare nonostante gli unici a poter brindare a cuor leggero siano i leghisti e in parte Fratelli d’Italia. I più assurdi di tutti sembrano i dem: sono contenti di avere sempre gli stessi elettori (in numeri assoluti non sono cresciuti dalle ultime elezioni) e soprattutto di confermarsi partito fighetto: festeggiano perché sono avanti di parecchi punti rispetto alla Lega, ma questo vantaggio su Milano si traduce in cinquantamila voti. Cinquantamila sfumature di miopia politica diremmo noi: avete contro un partito guidato da Matteo Salvini, , forte di due milioni di preferenze personali, e gioite per cinquantamila voti di vantaggio? Le grandi opere sono in ritardo quasi romano (la metro 4, ad esempio, doveva essere finita tutta entro il 2015), il bilancio è talmente messo male da dover aumentare ancora il biglietto Atm, nelle periferie vi odiano e voi festeggiate? Per gli amici della Lega è comunque una buona notizia, perché invece loro ci sono nelle periferie e si occupano di far aggiustare marciapiedi, aumentare i controlli, avviare nuovi servizi e via dicendo. Lavorano anche se non sono in centro, per quelle persone senza istruzioni che gli house organ democratici si divertono a sbeffeggiare perché hanno la terza media. Ai suoi inizi la sinistra voleva dire proprio stare dalla parte di chi non capiva un tubo, o al massimo solo quello. Oggi il campione è Pisapia, ricco figlio di ricchi, con la parlata da salottiero, ma che ci piace tanto perché è sempre stato molto rosso. Dentro. Nelle sue magioni il popolo ci è entrato solo come cameriere o pulisci cessi, ma tant’è. Vale forse un sesto dei voti di Salvini, ma festeggiano. Pisapia, Sala, nessuno che venga dal Giambellino. Queste periferie, che il sindaco Sala conosce così bene da farsi i selfie con i capi famiglia di chi gestisce il racket delle occupazioni abusive, in fondo alla sinistra odierna non piacciono. Ma nelle cinquantamila sfumature di miopia politica non c’è solo il Pd: Forza Italia ha tutte le sue responsabilità. I casi Tatarella e Altitonante sono stati senza dubbio una mazzata importante, ma tra capigruppo in Consiglio comunale e coordinamento cittadino non mancano ulteriori responsabilità. E sempre parlando di quelli che consideriamo altri yes man senza futuro, il pesce puzza dalla testa: sono i piani alti del partito ad aver clamorosamente cannato tutte le scelte possibili. Erano così concentrati sullo spartirsi il potere riflesso rimasto da non capire che stavano andando a sbattere. Hanno perseverato sulla strada sbagliata e inevitabilmente hanno trovato il diavolo. Il caso Sardone è stato solo uno degli esempi lampanti della capacità ormai persa di gestire le risorse: perché non trovare il modo di valorizzarla? Perché se uno brilla troppo, magari oscura gli altri. Un ragionamento da cinquantamila sfumature di miopia politica che fa capire quanto gli attuali dirigenti non siano adatti a governare: se non sanno gestire al meglio le risorse di un partito passato ormai alla cifra singola, come potrebbero mai guidare una potenza economica? Per di più in un momento di fragilità. Per il partito ormai centrista è il momento di una seria riflessione. I nomi forti sono spariti verso altri lidi e probabilmente gli ultimi li seguiranno a breve. Nel complesso, la politica milanese ad eccezione di Matteo Salvini sembra messa come le sue squadre di calcio: ci sono ancora dei tifosi, ma ormai si accontentano di risultati buoni per provinciali come la Fiorentina. Finché non ritroveranno buoni comandanti e la fame che ora hanno altri partiti, non vinceranno più niente se non buoni piazzamenti in classifica.  

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