piazza baiamonti

Sala travolto dalla proteste verdi

Sala travolto dalla proteste verdi. Nelle scorse settimane la giunta di Giuseppe Sala, detto Beppe, è stata travolta da un’onda di proteste verdi. Città Studi, Baiamonti e molti altri pezzi di città stanno scoprendo il lato negativo dello sviluppo costante e travolgente della Milano odierna: un esempio è proprio il politecnico, il cervello dello sviluppo urbano meneghino degli ultimi anni. Per allargare ancora le proprie sedi e offrire agli studenti di tutto il mondo corsi e opportunità sempre più accattivanti l’ateneo guidato da Ferruccio Resta ha avviato la costruzione di un nuovo edificio. L’immobile andrà a sostituire un boschetto che aveva anche la funzione di alleggerire l’impatto ambientale di Città Studi, ma non rientrava nei piani quindi il comitato apposito (ne nasce sempre uno, ma ai giornali piacciono solo quelli anti destra) se ne è dovuto fare una ragione. Anzi, ha visto che sono state schierate persino le forze dell’ordine per difendere i lavori dai “pericolosissimi” difensori degli alberi di quartiere. Insieme ai delusi di Città Studi noi abbiamo anche raccontato i delusi di piazza Baiamonti. Anche lì storia simile: un piccolo spazio verde tra le vie e i palazzi del centro è stato sacrificato alla seconda “porta” della nuova linea di Bastioni pensata e progettata dal Comune insieme a Feltrinelli. I cittadini, anche loro fedeli elettori dei “giusti di centrosinistra”, pensavano che bastasse insistere e battere i piedi forte, invece da Palazzo Marino se ne sono sbattuti alla grande. Il parchetto a misura di quartiere per la Milano degli anni 2000 è uno spreco di spazio, meglio convertire tutto in “parchi lineari” (una, a nostro parere, porcata urbanistica che merita un approfondimento in un altro articolo). E anche la protesta è un fattore secondario perché dopo averla cavalcata alla grande per far eleggere Pisapia oggi i potenti di sinistra la sanno silenziare. Infatti Pierfrancesco Maran ha gestito l’emergenza politica con un colpo di genio: nel nuovo stabile andrà il museo della resistenza, ha annunciato. Un tabù di fronte al quale nessuno di sinistra può dire nulla senza rischiare l’accusa di essere come minimo fascista e come massimo renziano. Maran d’altronde è lo stesso dell’annuncio sui “tre milioni di alberi” per Milano: insomma di comunicazione ne sa, soprattutto se verde. Eppure qualcosa inizia a scricchiolare: Sala non può ignorare che nell’ultimo anno di mandato potrebbe essere un problema avere comitati verdi in ogni zona che lo vedono come una Moratti con spruzzata di Evo Morales. A maggior ragione dopo che i dati sull’inquinamento meneghino confermano quanto le politiche green  della giunta abbiano molto marketing e poco ambiente al loro interno: se nei giorni in cui moltissimi milanesi si godono le piste da sci l’inquinamento va alle stelle, forse il problema non era il traffico privato. E quindi una grossa fiche viene posta su Area C e Area B. Già è discutibile che si debba pagare per entrare in una città quando il Medioevo è finito da tempo, ma ancora più strano è se il motivo sembra venire meno: quei soldi dovevano essere spesi per l’ambiente, ma nessuna giunta si è presa il disturbo di informare nel dettaglio su come sta utilizzando i fondi riscossi con le “aree”. Perché? Noi pensiamo male, lo ammettiamo: quando entrano tanti milioni non previsti dalle normali leggi, perché dettagliare le spese? E se poi ti tornano utili per altro? Il quadro insomma è quello: Sala travolto dalle proteste verdi. Le politiche ambientali non funzionano se non per spremere denaro agli automobilisti. I comitati ora sono risentiti perché vedono sparire gli alberi dai quartieri. All’orizzonte non si vedono grandi interventi se non quelli degli immobiliaristi. Ora Sala travolto dalle proteste verdi potrebbe scoprire che l’ambientalismo non è di sinistra: a destra infatti in tanti si stanno muovendo per coprire l’oggettiva mancanza di una sinistra ambientalista nei fatti e non nelle dichiarazioni, Andrea Mascaretti di Fratelli d’Italia ne è un esempio meneghino. La prossima giunta dunque potrebbe avere un carattere ambientale forte pur essendo di destra. E l’ambiente, in cui per la destra sono compresi davvero i cittadini (e non solo quelli che vivono di rendita) non avrebbe che da guadagnarci.  

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Quindici milioni per il museo alla resistenza in Piazza Baiamonti

Milano, per due volte Città Medaglia d’oro, avrà in piazzale Baiamonti il museo dedicato alla Resistenza. L’annuncio è stato dato a Palazzo Marino dal Sindaco di Milano, Giuseppe Sala, e dal Ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, Dario Franceschini, durante una conferenza stampa cui ha partecipato anche l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno. Il museo avrà sede all’interno dell’area comunale tra via Montello e via Volta, recentemente bonificata in vista della realizzazione dell’edificio ‘gemello’ della Fondazione Feltrinelli, come previsto dal progetto dello studio Herzog & De Meuron. “Con la realizzazione del Museo della Resistenza – ha detto il Sindaco Sala – Milano onora ed esalta la sua identità di città della Resistenza di ogni tempo, schierata con i suoi cittadini per la libertà e contro ogni regime. Il progetto giunge a coronare una crescita culturale ininterrotta, che ha visto la nascita di 16 tra musei, fondazioni artistiche e spazi espositivi, negli ultimi dieci anni. Milano forte della sua storia attira cultura e la restituisce rafforzando la sua immagine di città dal passo internazionale, concretamente bella e vivace”. “I 15 milioni – ha spiegato il ministro Franceschini – si aggiungono ai due milioni e mezzo già stanziati per la Casa della memoria e saranno utilizzati per realizzare quel Museo nazionale della Resistenza che Milano, città due volte medaglia d’oro, merita e che rappresenta un progetto di cui il Paese ha un assoluto bisogno. È importante che ci sia un luogo nazionale per ricordare alle future generazioni ciò che hanno fatto le nostre madri e i nostri padri per darci quella libertà che oggi riteniamo scontata e ovvia, mentre non lo è per niente perché si è data la vita e la giovinezza per ottenerla”. Dal punto di vista urbanistico, il progetto dell’edificio che ospiterà il museo è stato rivisto alla luce delle indicazioni della Sovrintendenza per consentire il mantenimento dei resti delle Mura Spagnole, rinvenute durante la bonifica del terreno dove, per oltre sessant’anni, è stato in funzione un distributore di carburante. Si tratterà di un edificio più piccolo rispetto al gemello della Fondazione Feltrinelli, con spazi pubblici per 700 metri quadrati, finalizzati alla valorizzazione degli scavi, e un’area verde in contiguità con il giardino comunitario intitolato a Lea Garofalo.  

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Sconfitta verde in Baiamonti

Sconfitta verde in Baiamonti. Dopo settimane di proteste, raccolte firme, catena tagliate e appassionate campagne social, i cittadini riuniti sotto la sigla Baiamonti Verde Comune hanno dovuto rassegnarsi: il Comune vuole la seconda “porta” dei bastioni dove prima c’era un parchetto che gli stessi cittadini avevano curato e migliorato. Ma ora bisogna registrare la sconfitta verde in Baiamonti perché proprio il gruppo di cittadini ha raccontato l’ultimo incontro con l’Amministrazione: la sintesi è che il progetto si fa, i cittadini battano i piedi quanto vogliono. Ecco come loro stessi hanno raccontato l’episodio sulla loro pagina pubblica. “Ieri, come previsto e annunciato, siamo stati ricevuti dall’assessore Maran, che al suo fianco aveva tecnici dell’assessorato e l’assessore all’urbanistica del Municipio 1 Mattia Abdu. La riunione si è svolta in maniera molto franca, e alla fine abbiamo constatato, qualora ci fosse ancora qualche dubbio, la completa chiusura dell’amministrazione alle istanze portate avanti dal Comitato Baiamonti Verde Comune insieme a Fridays For Future. A nulla sono valse le più di 1.500 firme raccolte ad oggi affinchè si utilizzi l’area ex Tamoil per la creazione di uno spazio verde pubblico, e la bozza di proposta presentata all’amministrazione in tal senso. Gli assessori ci hanno in sostanza annunciato che il progetto va avanti, seppur ridotto rispetto all’ipotesi originale e con una base d’asta molto inferiore rispetto a quelle andate deserte già due volte. Da 5 milioni a 3,5 milioni. Secondo l’amministrazione, non è un fatto economico o di scelte irreversibili la decisione di proseguire, ma un aspetto strategico nella loro idea di città, che prevede interventi architettonici a loro dire “straordinari, invidiati a livello planetario”. Su queste basi la discussione è rimasta impossibilitata a fare passi avanti, e a fronte della richiesta del valore di questa opera in termini di pubblica utilità nessuna risposta è stata fornita, se non che ci troviamo di fronte ad “una costruzione architettonica di livello mondiale”, edificata su suolo pubblico ma data in concessione a privati. Nessun interesse per la cittadinanza, di zona e non solo, che richiede invece spazi pubblici e destinati a verde, trattata con sufficienza come una minoranza che si dovrà adeguare alle scelte lungimiranti di questa amministrazione. Nessuna risposta neanche all’obiezione che il Comune di Milano ha dichiarato lo stato di emergenza ambientale, ma nei fatti si comporta in maniera completamente opposta alla sostenibilità ecologica. Come contrappeso alla costruzione di una palazzina privata ad uso uffici, è in corso un progetto di depavimentazione dello spartitraffico sui Bastioni di Porta Volta, per dare un “giardinetto” al quartiere. Tutto ciò finanziato con gli oneri di urbanizzazione della nuova costruzione. La qualità di verde pubblico di un’area spartitraffico è chiaramente inferiore rispetto a quella di un piccolo parco, ma la nostra osservazione è caduta nel vuoto. Quanto ai parcheggi che oggi si trovano sullo spartitraffico di Porta Volta, verranno sacrificati, in quanto l’area andrà a rimpolpare la quota di verde pubblico. Insomma, la priorità per l’amministrazione sono i prodigi dell’architettura, tutto il resto – uso comune di bene pubblico, emergenza climatica, possibilità di creare un verde fruibile per i cittadini – sono belle cose ma, alla prova dei fatti, secondarie. Non è mancato l’ennesimo annuncio del completamento del parco lineare lungo il palazzo Microsoft-Feltrinelli, che dovrebbe slittare ulteriormente a questa estate, e della piantumazione di un filare di alberi lungo viale Pasubio. Parole, parole parole… L’unica cosa certa è la determinazione con cui si è difesa la nuova colata di cemento, a cui noi abbiamo risposto con altrettanta determinazione, senza cedimento alcuno. Come abbiamo ribadito agli assessori noi andremo avanti nella nostra lotta fino alla fine, siamo convinti della nostra posizione e sempre più cittadini partecipano alle nostre iniziative e ci invitano a non mollare, a insistere nella protesta e nella proposta. Ci siamo oggi e ci saremo domani, uniti, per difendere il Libero Giardino di Baiamonti dalla speculazione edilizia di pochi. Fridays For Future Milano LatoB: Come prima, più di prima! Giardini in Transito – Giardino Comunitario Lea Garofalo Salviamo Benedetto Marcello Salviamo città studi COMITATO BASTA ESONDAZIONI SEVESO Difendiamo Piazza d’Armi Parco Piazza d’armi Le Giardiniere, Milano Comitato La Goccia Trotto Bene Comune Difendiamo il Parco Trenno dalla Via d’acqua Difendisansiro Associazione Amici Parco Nord NoAsfalto! Tuteliamo il territorio della Zona 8 contro ogni crimine urbanistico BovisAttiva Progetto Lambrate Isola Pepe Verde Un AltroPiano x Milano Milano InMovimento MilanoX ArcipelagoMilano Arcipelagomilano

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Piazza Baiamonti, la Giunta Sala scarta il verde e sceglie il cemento

Via libera al completamento del progetto di Herzog e De Meuron in Piazzale Baiamonti. Il Consiglio comunale, che sta affrontando la discussione per l’approvazione definitiva del Pgt, ha infatti respinto l’osservazione al Piano che chiedeva che l’area dove sorgeva l’ex distributore Tamoil fosse vincolata a verde. La proposta, nata dalla raccolta firme di numerosi abitanti dell’area, è stata portata in aula da Carlo Monguzzi, consigliere comunale del Pd e storica anima dei verdi milanesi. Il suo e quello della consigliera Dem Milly Moratti sono stati gli unici voti contrari al respingimento della proposta, mentre il loro compagno di partito, Alessandro Giungi, si è astenuto. L’assessore all’Urbanistica, Pierfrancesco Maran, aveva espresso il parere negativo della Giunta, spiegando che il secondo troncone del progetto realizzato dagli architetti svizzeri “rappresenta una delle proposte più interessanti di riqualificazione in Europa e sarebbe sbagliato impedirla”. Per il consigliere Monguzzi “sarebbe stato importante dare un segnale di rilievo e un messaggio, che è: meno cemento e più alberi – ha detto -. Avevamo l’occasione di passare alla storia come quelli che hanno spezzato una piramide di cemento in due e piantato 60 alberi al suo posto“. “Sarebbe stato un bel segnale da parte dell’Amministrazione per dimostrare che la tanto declamata partecipazione alla questione climatica e’ qualcosa di serio”, ha spiegato il consigliere di Forza Italia Alessandro De Chirico, in linea con la visione Monguzzi come anche la pentastellata Patrizia Bedori e Basilio Rizzo, capogruppo di Milano in Comune. Sul tema delle nuove costruzioni, inoltre, il Consiglio comunale ha anche modificato e rivisto i requisiti ambientali necessari per le nuove costruzioni e per gli edifici ristrutturati. Da questo punto di vista, il Pgt prevede che gli immobili di nuova costruzione siano a emissioni zero di CO2 e che rispettino un indice di Riduzione di Impatto Climatico, raggiungibile con la realizzazione di superfici permeabili, tetti e pareti verdi. Lo stesso indice deve essere rispettato dagli edifici ristrutturati, che devono al contempo ridurre le emissioni di CO2 prodotte. Entrambi i parametri sono monetizzabili, anche se, per quanto riguarda l’indice di riduzione di impatto climatico è stata posta una soglia minima. I ricavi derivati dalle monetizzazioni verranno investiti in interventi di depavimentazione per aumentare le superfici filtranti in città, per la forestazione e per il parco metropolitano.  

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