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Guerra: il PIL della Lombardia scende al 2,6%

Si riducono le previsioni di crescita del Pil della Lombardia che nel 2022 vede un taglio di 1,4 punti percentuali: dal +4% atteso a inizio anno al 2,6% dell’ultimo scenario. Nonostante questa revisione al ribasso, la Lombardia dovrebbe comunque riuscire a colmare il divario con il pre Covid entro quest’anno, in anticipo rispetto all’Italia che posticipa al 2023. Sono queste alcune delle evidenze riportate nel Booklet economia a cura del Centro Studi di Assolombarda, pubblicato sul magazine Genio&Impresa. La prosecuzione del conflitto Russia-Ucraina, l’ulteriore aumento dei prezzi dell’energia e di molte commodity, le spinte inflazionistiche, la pandemia che sta paralizzando Shanghai, e la difficile riorganizzazione delle catene del valore, secondo Assolombarda. sono i fattori che ancora stanno fortemente incidendo sul sistema economico lombardo. Secondo le previsioni a fine 2022 gli occupati lombardi saranno ancora 76 mila in meno rispetto al 2019. Il tasso di disoccupazione è passato dal 5,2% del 2020 al 5,9% nel 2021, quello giovanile dal 19,4% al 21,2%. ANSA

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Il Pil non è ricchezza, ma lavoro

Il Pil non è ricchezza, ma lavoro. Nell’imbarbarimento perpetuo del dibattito in cui certi popolaristi cercano di trascinarci sempre si confondono le parole, perché cambiare il senso di ciò che si dice è il primo passo per far travisare un messaggio. Ecco dunque che i neocomunisti da divano attaccano Letizia Moratti per la richiesta a Domenico Arcuri di distribuire il vaccino in base al Pil delle regioni, ma il Prodotto interno lordo di una regione non è la somma della ricchezza della regione, ma di quanta ricchezza si produce con il lavoro. Quindi il Pil non è ricchezza, ma lavoro. Difficile capirlo per una categoria di borghesi benestanti e garantiti a stipendio pubblico che rappresenta gran parte del mondo produttivo al centro sud, ma funziona così. La ricchezza si produce, ma non nel senso che quando abbiamo finito i soldi ne stampiamo un altro po’. Si lavora, si guadagna e con quelli si pagano strade, ospedali e stipendi pubblici. Milioni di stipendi pubblici. Gente che per essere licenziata deve come minimo stuprare un bambino davanti a tutti o uccidere molto malamente qualcuno durante l’orario di servizio. E sempre sotto gli occhi di tutti. Altrimenti nessuno li può licenziare. E se lo Stato non ti fa lavorare, lo stipendio arriva lo stesso. Invece quelli che i soldi li producono davvero, se sbagliano un ordine con un’azienda hanno finito per sempre di lavorarci. Se un prodotto è fatto male, chiudono. Se lo Stato dice di non lavorare, chiudono per sempre. E’ la differenza tra lavoro e ricchezza che non viene capito dai sussidiati. Quindi ben vengano i Moratti che conoscono la differenza tra le due cose. E che chiedono la precedenza a chi sostiene anche le vite altrui. Il tanto odiato Nord sopporterà l’ennesimo insulto dai suoi stessi figli, ma speriamo non gli elettori. Perché Moratti ha chiesto il rispetto del lavoro, non della ricchezza. E chi lavora lo ha capito, chi vive sulle spalle altrui la odia.

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