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I morti lombardi abbandonati nei depositi improvvisati

  I morti lombardi abbandonati nei depositi improvvisati. Decine e decine di corpi che restano anche per giorni in attesa che un forno crematorio possa prenderli in carico. Lo spettacolo, uguale per Niguarda, Policlinico e Girola, è agghiacciante se si pensa che i sacchi che vedete nelle foto che vi proponiamo contengono persone decedute. I morti per Covid19 devono essere bruciati per evitare ogni rischio sanitario, ma come hanno fatto notare molti operatori delle pompe funebri: “Un conto è conservare un corpo o dei resti in una cella frigorifera per uno o due giorni, ma ora ci sono tempi di attesa fino a undici giorni a Lambrate”. Giorni in cui i corpi continuano a decomporsi, avvicinandosi a diventare un problema anche a livello sanitario. Eppure pare non esserci altro modo: il ritmo è alto, mentre le strutture di smaltimento sono lente. Fino a due giorni fa per esempio a Milano non si poteva seppellire insieme le ceneri e i resti dei propri parenti. Era solo concesso di esumare il proprio nonno, cremarlo, e a quel punto era consentito di seppellirlo nuovamente  insieme alle ceneri della nonna. Una procedura impossibile in un momento di estremo stress del sistema cimiteriale come l’attuale. Dopo le insistenze degli operatori delle pompe funebri, pare che il Comune abbia finalmente sposato la linea del buon senso modificando il regolamento. Un piccolo passo avanti, ma che lascia scoperta la grave questione dei morti abbandonati nei depositi che riguarda tutti gli ospedali milanesi e che si sta sempre più trasformando in una crisi nella crisi, perché i ritmi dei contagi possono anche scendere, ma non è affatto detto che il calo dei decessi sia verticale come sperano tutti. Anche in questi giorni sono centinaia le vittime della guerra che il virus ha mosso al genere umano e il pianoro, cioè la fase successiva al picco, non si sa quanto durerà. Si parla come minimo di settimane in cui in molti cadranno falciati dal Covid19. Le istituzioni sono pronte per affrontare questo momento? Perché il governatore Attilio Fontana e il sindaco Giuseppe “l’onesto” Sala sembrano più intenzionati a litigare tra di loro o con il governo nazionale, invece che occuparsi molto attivamente della comunità. In Veneto la guida di Zaia sembra stia portando i suoi concittadini fuori da questa crisi prima del previsto. In Lombardia c’è sempre più la sensazione che non si sia capito, o peggio, non si sia interessati a vincere la sfida tutti insieme, ma che la si viva come un’altra occasione per mettersi in mostra nel cortile di casa. Intanto i morti lombardi sono abbonati nei depositi improvvisati dagli ospedali. Negli ospedali le mascherine vengono messe sotto chiave per frenare i furti, insomma non va proprio tutto bene.

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Contagiati due medici del Policlinico

Dopo il dermatologo risultato positivo al coronavirus la scorsa settimana, altri due medici del Policlinico di Milano, un infettivologo e un neurochirurgo, sono risultati positivi ai tamponi per il virus Sars-Cov-2, eseguiti presso l’ospedale la scorsa settimana. E’ quanto si apprende da fonti qualificate che confermano una notizia anticipata da Il Giorno. Entrambi i medici non sono ricoverati, ma si trovano a casa con sintomi lievi. Tutti gli altri 160 tamponi fatti nei giorni scorsi al Policlinico sono risultati negativi. ANSA

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Contagiato (probabilmente all’estero) un medico del Policlinico

E’ stato scoperto ieri, in seguito al tampone, il primo caso di coronavirus milanese, ad esserne colpito è stato un medico e professore universitario cinquantenne, che lavora nel reparto di dermatologia del Policlinico di Milano, che era ricoverato già da una settimana all’Ospedale Sacco per una polmonite. In seguito alla conferma di positività  al tampone la direzione sanitaria del Policlinico ha avviato gli accertamenti interni necessari per ricostruire gli ultimi spostamenti e i contatti che il medico ha avuto con colleghi e pazienti e sanificare tutti gli ambienti che ha frequentato Si sospetta che il medico abbia contratto il virus all’estero dove si era recato per partecipare ad alcuni convegni, al ritorno dai quali aveva accusato i primi sintomi che lo hanno fortunatamente indotto a non effettuare visite nei due giorni in cui si è recato al lavoro prima di essere ricoverato. L’uomo, che è già guarito, è stato sottoposto al test in via precauzionale risultando positivo.

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Iniziati i lavori per il nuovo policlinico

Un giardino terapeutico dove ci saranno spazi per la lettura, yoga e pet therapy, 900 posti letto, 500 per il parcheggio e un costo complessivo di 201 milioni di euro, di cui oltre la metà ricavati dalla valorizzazione del patrimonio immobiliare del Fondo Ca’ Granda: sono questi alcuni numeri che raccontano come sarà il nuovo Policlinico di Milano, di cui oggi è stata posta la prima pietra. A celebrare l’evento erano presenti anche il sindaco di Milano, Beppe Sala, il presidente della Regione, Attilio Fontana e l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, che ha dato la sua benedizione. “Oggi si concretizza il sogno di rigenerare il più grande ospedale pubblico al centro della città – ha detto Marco Giachetti, presidente del Policlinico – Un ospedale che è anche il primo istituto pubblica di ricerca, un’opera che Milano, la regione e i cittadini aspettano da tempo”. ANSA  

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Inaugurato il Centro di Ricerca del Policlinico

Inaugurato il Centro di Ricerca del Policlinico. Nei 1.400 metri quadri di nuovi laboratori si fa diagnosi e si sperimenta la terapia genica su diverse patologie per le quali il Policlinico  è punto di riferimento a livello nazionale e internazionale. Creato grazie a un investimento di 1,4 milioni di euro, il Centro fa ricerca su malattie rare, patologie metaboliche del fegato e malattie respiratorie, con laboratori dedicati allo studio delle patologie della coagulazione del sangue. La realizzazione del nuovo Centro di Ricerca è stata possibile grazie ad una modalità innovativa e virtuosa di finanziamento: 700mila euro arrivano dalla gestione e valorizzazione del patrimonio agricolo e delle proprietà terriere dell’Ospedale, ottenuti grazie al lavoro della Fondazione Sviluppo Ca’ Granda (che ogni anno, da Statuto, impiega tutti gli utili per finanziare la ricerca sanitaria del Policlinico); gli altri 700mila euro sono stati donati, visto il progetto di grande respiro scientifico, dalla Fondazione Angelo Bianchi Bonomi, che da anni opera in Policlinico sostenendo la ricerca sull’emofilia, la trombosi e le malattie emorragiche. “La realizzazione di questo Centro di Ricerca è la manifestazione concreta dei risultati della buona gestione del nostro patrimonio agricolo – spiega Marco Giachetti, Presidente della Fondazione Ca’ Granda Policlinico -. Abbiamo creato un circolo virtuoso che permette di finanziare progetti in campo scientifico per il nostro Policlinico: questo è il primo step, a cui seguiranno gli investimenti per la bioinformatica e il finanziamento di due importanti borse di studio, sempre grazie ai proventi della Fondazione Sviluppo. In più, la partecipazione della Fondazione Bianchi Bonomi ci fa capire quanto il valore di un progetto possa essere apprezzato e appoggiato da realtà esterne al Policlinico, che investono sull’eccellenza dei nostri ricercatori per trasformare il lavoro nei laboratori in cure per i nostri malati“. “Il nuovo Centro di Ricerca – aggiunge Silvano Bosari, direttore scientifico del Policlinico di Milano – nasce soprattutto dalla necessità di riunire in un’unica struttura i numerosi laboratori che erano collocati in punti diversi dell’Ospedale. Questo complesso di laboratori integrati aumenta considerevolmente la nostra capacità di effettuare studi di ricerca traslazionale con la fondamentale componente di laboratorio. Inoltre il progetto ridisegna il modo di fare ricerca nel nostro IRCCS, perché è stato concepito per favorire scambi e influenze reciproche tra i ricercatori. Gli spazi di ricerca comuni consentiranno di utilizzare attrezzature e risorse in modo efficiente, condividendo oltre alle idee anche le strumentazioni“. “Per fare la migliore ricerca, e creare innovazione, ci vogliono quattro fattori fondamentali – commenta Simona Giroldi, direttore generale del Policlinico di Milano-. Bisogna avere le persone giuste, i corretti investimenti, competenze di respiro internazionale e gli ambienti idonei per lavorare al meglio. Abbiamo già alcuni tra i più grandi professionisti, e sul fronte degli investimenti è da sempre fondamentale il rapporto virtuoso tra pubblico e privato; inoltre, sul fronte internazionale siamo l’ospedale italiano con il maggior numero di riconoscimenti ERN (European Reference Network): significa che siamo un punto di riferimento europeo per 8 settori tra malattie rare e patologie che richiedono cure altamente specializzate. Ora, con questo nuovo Centro di Ricerca, aggiungiamo l’ultimo tassello per fare scienza ai più alti livelli, ma anche per dare ai nostri professionisti il migliore ambiente dove coltivare scambi professionali, culturali e anche personali. Solo in un ambiente del genere si può portare a casa il migliore risultato“. “Con il nuovo Centro di Ricerca sono orgogliosa di vedere realizzata concretamente la generosità di mio nonno Angelo e di mio padre Ambrogio” conclude Barbara Bianchi Bonomi, presidente della Fondazione Angelo Bianchi Bonomi che dal 1971 finanzia la ricerca del Policlinico contro l’emofilia, le malattie ereditarie della coagulazione e la trombosi. “I risultati ottenuti in questi quasi 50 anni testimoniano quanto gli studi scientifici e la ricerca finanziata dalla nostra Fondazione, così come il reclutamento di ricercatori, l’erogazione di borse e premi di studio e il finanziamento delle migliori apparecchiature, siano stati utili per migliorare la qualità di vita di chi deve confrontarsi quotidianamente con le malattie del sangue“.

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Policlinico, Terapia Intensiva Pediatrica, sempre più vite salvate

“Cosa posso fare per i tuoi bambini?“. Con questa semplice domanda nacque 20 anni fa la prima Terapia Intensiva della Lombardia a misura di bambino. A chiedere fu Agostino Cornaggia Medici, un benefattore dell’Associazione Bambino Nefropatico (ABN Onlus), che si impegnò con grande generosità a supportare in quel 1998 il progetto di Fabio Sereni, all’epoca direttore della Clinica De Marchi del Policlinico di Milano. Da allora la TIP, ovvero la Terapia Intensiva Pediatrica, ne ha fatta di strada: oggi è punto di riferimento regionale e nazionale per l’assistenza specialistica dei casi piu’ delicati. Una presenza fondamentale, dato che ancora oggi a livello regionale un bimbo su quattro viene ricoverato in una Terapia Intensiva per adulti (a livello nazionale il dato è ancora più alto), dove non sono presenti le competenze pediatriche necessarie. E questo influenza la prognosi del piccolo paziente, anche in termini di mortalita’: quella di un ricovero in Terapia Intensiva Pediatrica è nettamente inferiore, il che si traduce in piu’ vite salvate. “La gestione del bambino in condizioni critiche richiede una formazione e un’esperienza specifiche – spiega Edoardo Calderini, direttore dell’Anestesia e Terapia Intensiva Donna-Bambino del Policlinico – se queste competenze non sono disponibili, la prognosi dei pazienti è significativamente compromessa. Anche la presenza di medici intensivisti pediatrici ha dimostrato avere un impatto favorevole sulla prognosi. Gestire un paziente con meno di 3 anni è molto più difficile per un rianimatore non pediatrico: anche per questo è sempre più indispensabile concentrare questo tipo di ricoveri nei centri specializzati“. Al Policlinico un terzo dei bimbi ricoverati in TIP proviene da altre strutture. “I nostri sforzi per un’assistenza pediatrica all’avanguardia non si fermano – commenta Simona Giroldi, direttore generale del Policlinico di Milano – forti di questi primi 20 anni, abbiamo già in atto tre progetti che potenzieranno ulteriormente le cure ai bambini che ne hanno bisogno. Parliamo della ECMO pediatrica, ovvero della macchina ‘cuore-polmoni’ indispensabile per il supporto vitale dei casi più critici, con uno specifico progetto di formazione per implementarla; dell’individuazione del nostro Ospedale come centro di riferimento per il Politrauma pediatrico, che diventerebbe il secondo a livello regionale dopo quello di Bergamo; e infine della realizzazione di un Trasporto Pediatrico Esperto in collaborazione con Areu e Regione Lombardia, per ottimizzare il trasporto dei bambini più critici nei centri di alta specialità che dispongono di una Terapia Intensiva Pediatrica, mettendo i nostri specialisti a disposizione in tutte le fasi di questo trasporto“.

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