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Open day al teatro Lirico restaurato. Critiche da De Chirico (FI)

Il Comune di Milano sta preparando un open day per settembre in cui i cittadini potranno vedere il nuovo teatro Lirico, che riaprirà in autunno dopo oltre vent’anni di chiusura. Lo ha annunciato il sindaco, Giuseppe Sala, sulle sue pagine social dove ha postato alcune foto del teatro riqualificato, che sarà intitolato a Giorgio Gaber.  “Questo teatro è un vero tuffo nella storia di Milano, ma oggi è anche una visione di modernità tecnologica e sostenibilità ambientale. E io non vedo l’ora che i cittadini e le cittadine vengano a visitarlo a settembre, in occasione dell’open day che stiamo preparando per loro.- ha scritto Sala – Ma più di tutto aspetterò la Prima, sarà un segnale di rinascita e ripartenza. Per questo luogo, per la cultura, per Milano”. Sala ha poi parlato dell’attesa per la riapertura che è stata “più lunga di quanto avremmo voluto” a causa del ritrovamento dell’amianto e del Covid. “Ma la vista di questo gioiello e il pensiero dei milanesi che torneranno, anche qui, a respirare cultura ripaga degli sforzi di questi anni e riempie di orgoglio.- ha concluso – Un orgoglio, voglio dirlo, soprattutto nostro: dei nostri ingegneri, dei nostri architetti, dei nostri geometri e di tutti gli uomini e le donne che hanno lavorato senza sosta per restituire il Lirico alla città”. Critico il Consigliere Comunale di Forza Italia, Alessandro De Chirico, che ha dichiarato “Con ben quattro anni di ritardo il sindaco annuncia che a settembre verrà riaperto il Teatro Lirico, giusto in tempo per la campagna elettorale. Temo sia l’ennesima occasione per gettare fumo negli occhi dei milanesi dopo un quinquennio a far promesse mai mantenute. Sala si è fatto prendere dalla “candidite”, l’ansia di chi ha paura di non farcela. In città sono stati aperti decine di cantieri dopo anni di immobilismo. In piazza Frattini hanno raggiunto l’apice tagliando il nastro della rimozione di un paio di cesate mentre i lavori della M4 sono tutt’altro che finiti”. Concludendo, “Povero Beppe, lo capisco, Luca Bernardo è un competitor molto noto in città, amato anche dai salotti buoni del centro, che non pensa molto ai fronzoli da social network. Sarà dura per Sala digerire la sconfitta e trovare un lavoro, anche se ammetto che da influencer potrebbe avere un futuro”.

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A Palazzo Reale l’arazzo restaurato che riproduce il Cenacolo

“Il Cenacolo di Leonardo per il Re Francesco I, un capolavoro in oro e seta” è il titolo dell’esposizione che ha per protagonista assoluto il gigantesco arazzo (513 x 910 cm) commissionato dal re Francesco I per poter “trasportare” in Francia l’incanto dell’Ultima Cena, il celeberrimo dipinto realizzato da Leonardo tra il 1497 e il 1499 nel refettorio di Santa Maria delle Grazie. Promossa da Comune di Milano|Cultura e Palazzo Reale, in collaborazione con i Musei Vaticani, la mostra è curata da Pietro Marani, uno dei massimi esperti al mondo di Leonardo da Vinci e della sua opera, ed è allestita in Sala delle Cariatidi dall’8 ottobre al 17 novembre 2019, con ingresso libero. L’esposizione rientra nel palinsesto “Milano e Leonardo 500”, promosso e coordinato dal Comune di Milano. Lo splendido arazzo che riproduce fedelmente il Cenacolo in scala 1:1 fu commissionato da Francesco I, il re che ospitò Leonardo ad Amboise fino alla fine dei suoi giorni dopo la sconfitta di Ludovico il Moro e la conquista di Milano da parte dei Francesi, e da Luisa di Savoia, come testimoniano anche le insegne presenti nella fascia alta dell’opera. Il Cenacolo infatti fu realizzato da Leonardo con una tecnica che ne rendeva impossibile il distacco dalla parete, pertanto copiarlo era l’unico modo per poterlo conservare e trasportare fuori da Milano, soddisfacendo così le esigenze della corte francese. L’arazzo fu tessuto probabilmente tra il 1516 e il 1525, mentre Leonardo era già ad Amboise (dove muore nel 1519), per cui si può ipotizzare che almeno il cartone preparatorio sia stato eseguito sotto la sorveglianza del Maestro. Si tratta comunque di una delle primissime copie del capolavoro leonardesco. Donato già nel 1533 da Francesco I a Papa Clemente VII, l’arazzo dell’Ultima Cena ha fatto quindi velocemente ritorno in Italia, e da allora non è mai uscito dai Musei Vaticani. In occasione delle celebrazioni per il 500esimo della morte di Leonardo, i Musei Vaticani hanno straordinariamente accolto la richiesta di prestito a Palazzo Reale a condizione che l’arazzo fosse sottoposto a un accurato intervento di restauro. L’opportunità è stata subito accolta dal Comune di Milano che, insieme al Castello di Clos Lucé ad Amboise, ha finanziato il restauro, durato quasi due anni. Dopo essere stato restaurato e finalmente studiato nelle sue particolarità esecutive e stilistiche da un’équipe di restauratori, l’arazzo è stato esposto per la prima volta nel Castello di Clos Lucé, da giugno a settembre 2019, per arrivare oggi nella Sala delle Cariatidi a Palazzo Reale, a poche centinaia di metri dal capolavoro originale. In Sala delle Cariatidi, l’arazzo dei Musei Vaticani è posto in dialogo ravvicinato con altri due arazzi dei “Mesi” di Bramantino (Bergamo, 1465 circa – Milano, 1530), che provengono dalle collezioni del Castello Sforzesco di Milano e sono stati tessuti a Vigevano tra il 1503 e il 1509. Dal confronto è possibile individuare immediate analogie tra gli arazzi dei “Mesi” e quello dell’Ultima Cena – come l’impostazione prospettica centralizzata – che dimostrano come gli echi del Cenacolo potessero venir propagati anche attraverso un ciclo profano, oltre a suggerire l’ipotesi che fosse proprio il Bramantino l’autore del cartone preparatorio dell’arazzo del Cenacolo. In mostra sono inoltre esposti – attraverso medaglie, bassorilievi e dipinti – i ritratti dei re di Francia, da Carlo VIII a Francesco I. Una serie di incisioni cinquecentesche di Jacques Androuet du Cerceau (1576-1579) mostra inoltre i castelli di Blois, Amboise e Chambord dove è possibile che l’arazzo del Cenacolo fosse esposto prima del 1533 quando fu donato da Francesco I a papa Clemente VII. Il catalogo della mostra è edito da Skira. In Sala delle Cariatidi, inoltre, il Cenacolo prende vita ne “L’Ultima Cena: Tableau Vivant”, un’opera cinematografica di nove minuti creata e filmata da Armondo Linus Acosta, con i Premi Oscar Vittorio Storaro e Dante Ferretti, quest’ultimo con Francesca Lo Schiavo. Artisti leggendari del cinema contemporaneo si sono quindi uniti per ricreare la grandezza e lo spirito del dipinto originale, segno che, dopo 500 anni, il capolavoro di Leonardo continua sedurre anche le menti più creative. Il quadro vivente di Acosta è un lavoro che unisce l’arte al teatro grazie a una tecnica affascinante che consente una visione inedita, capace di ricreare i movimenti e l’atmosfera di una delle più importanti scene conservate dalla memoria dell’umanità. Il corto, proiettato in anteprima per l’Italia, è prodotto da The Academy of Film & the Arts in collaborazione con Crescentera Production. Ingresso gratuito Orari lunedì 14.30_19.30 martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30_19.30 giovedì e sabato 9.30_22.30 Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura www.palazzorealemilano.it Galleria fotografica  

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