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Le terapie intensive lombarde di nuovo piene ma non in tilt

Le terapie intensive lombarde di nuovo piene ma non in tilt. Perché saranno stati i no vax, “lo hacker”, i puffi, ma l’ennesima impennata di contagi porta una diminuzione dei posti disponibili. Questa volta però non è il 2020: il sistema è pronto e preparato a rispondere. Visto il passato, prima che la situazione diventi drammatica gli ospedali hanno iniziato a riaprire cautelativamente nuovi letti per chi si contagia con il Covid in forma pesante. Per ora è solo un primo passo: ai ritmi attuali di ricovero infatti non ci sono posti nemmeno per questa settimana. Dunque, meglio prepararsi. Ci sono dunque almeno due buone notizie: la prima è che qualcosina si è imparato dalla crisi del 2020, la seconda è che per una volta non si rincorre soltanto la crisi. Ora bisogna vedere quanto durerà questo approccio e questa situazione. Perché se è vero che per ora il sistema sembra pronto, è altrettanto vero che non siamo ancora al liberi tutti per i regali di Natale. E il commercio potrebbe subire l’ennesimo colpo durissimo al bilancio annuale se si va in lockdown natalizio. Non che sia per forza un male che milioni di prodotti inutili non vengano comprati e regalati per trasformarsi in spazzatura prima della fine dell’anno, ma le persone di qualcosa devono vivere. E i soldi dei sussidi non sono infiniti. Dunque se il sistema sanitario ora ha un piano, quello politico economico come è messo? Perché il PNRR non può rappresentare l’unica idea economica e sociale visto che ormai i due piani si sono fusi in una perversa evoluzione storica. Forse andrà esattamente come con il Covid: prima ci sarà una strage totale delle piccole e medie aziende, poi ci sarà un piano per salvare le piccole e medie aziende. Saremo sani, ma estremamente poveri. Di una povertà che hanno conosciuto solo alcuni sopravvissuti del primo Novecento. E chissà come reagirà un mondo abituato a pensare la povertà come assenza di iPhone. Intanto l’unica consolazione è che le terapie intensive lombarde di nuovo piene ma non in tilt.

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Scuole, Ats Milano: 132 positivi al Covid e 2.195 isolati

Scuole, Ats Milano: 132 positivi al Covid e 2.195 isolati. Il trend delle classi isolate, dei casi e isolamenti è stabile e in linea con l’andamento epidemiologico generale. Dal 20 al 26 settembre 2021 ATS Città Metropolitana di Milano ha ricevuto segnalazioni di 132 casi di tamponi positivi al Sars-CoV-2 nelle scuole delle province di Milano e Lodi. Si tratta di 111 alunni e 21 operatori: 6 sono del Nido, 20 della scuola dell’infanzia, 43 della scuola primaria, 33 della secondaria di primo grado e 30 di quella di secondo grado. Le classi isolate, invece, sono 96: 15 tra Nido e Scuola dell’infanzia, 31 della Scuola primaria, 24 della Scuola secondaria di primo grado e 26 di quella di secondo grado. Il numero totale di persone isolate è 2.195: 2.137alunni e 58 operatori.

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Provano a drogare il Covid con la “Maria”

Provano a drogare il Covid con la “Maria”. Se pensate che sia una battuta, ricredetevi. Perché come si dice ormai da anni oltre al pericolo di finire in terapia intensiva c’è il tema del Long Covid, cioè dei sintomi di lungo periodo che il virus lascia in molti pazienti. E una speranza pare ci sia cioè il cbd. Ecco la spiegazione di come provano a curare il Covid con la “Maria”, una notizia che renderà entusiaste le aziende che vendono marijuana legale: Una ricerca per testare su 1000 pazienti l’utilizzo di uno dei principi attivi della cannabis, il cannabidiolo, o Cbd, nel trattamento del Long Covid, verrà realizzato dall’Instituto do Coracao (Incor), in Brasile. Lo studio, il primo di questo tipo al mondo, potrà contare sull’appoggio di altri ospedali e istituti di ricerca del Paese sudamericano, sia pubblici che privati. Il Covid-19 è considerato dagli esperti una patologia sistemica: questo significa che può colpire diversi organi del corpo e non solo i polmoni come si credeva inizialmente. Long Covid è invece il termine utilizzato per definire un insieme di disturbi e complicazioni che alcune persone hanno manifestato dopo aver contratto la malattia e dopo essere formalmente guariti. In genere le persone interessate da questo fenomeno hanno un decorso della patologia breve con dei sintomi abbastanza intensi. Dopo il miglioramento del quadro clinico i pazienti presentano però delle complicazioni e degli strascichi che possono durare anche settimane o mesi. Stando a quanto emerge da un ricerca della ong Fair Health, su due milioni di cittadini americani infettati dal virus il 23 per cento ha dovuto far ritorno dal medico un mese dopo la positività a causa di alcune conseguenze a più lungo termine della malattia. Alcune di queste, stando a quanto riferiscono specialisti concordanti, sono frutto del persistere di una esagerata risposta immunitaria, che causa un disequilibrio nella produzione di alcune proteine del sistema di difesa del nostro corpo. Il ricercatore Edimar Bocchi, coordinatore dello studio che verrà realizzato da Incor, definisce questo tipo di reazione “tempesta infiammatoria”. Il cbd è un principio attivo della cannabis che non ha effetti psicotropi e che può essere utilizzato come antinfiammatorio nella prevenzione e nel trattamento delle malattie polmonari. Oltre a questo, possiede diversi altri effetti terapeutici provati scientificamente. La ricerca, che ha una durata prevista di tre mesi, mira a scoprire se il cannabidiolo può essere in grado di equilibrare le proteine che regolano la risposta immunitaria, così come avviene appunto con altre malattie.

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La rivolta delle forze dell’ordine contro il green pass in mensa

La rivolta delle forze dell’ordine contro il green pass in mensa. Il Sindacato autonomo della Polizia ha infatti scritto al ministro Luciana Lamorgese per chiedere un passo indietro al governo sulle disposizioni che impongono anche alle forze dell’ordine il green pass per accedere alle mense: come sottolineato anche da Massimiliano Pirola, segretario SAP di Milano, l’ordine non tiene conto della specificità del lavoro delle forze dell’ordine. Né tanto meno che si chiede un documento per mangiare insieme ai colleghi a chi già ci vive: buona parte degli operatori di sicurezza infatti vivono in residenze collettive e lavora a stretto contatto con i colleghi. Inoltre, il governo non ha tenuto conto che non si sono registrati focolai nelle mense delle forze dell’ordine perché fin dai primi mesi sono stati applicati dei rigidi protocolli di sicurezza anti Sars-Cov-2. La rivolta delle delle forze dell’ordine contro il green pass in mensa è dunque arrivata quando gli agenti e i militari si sono trovati a vagare per i cortili o i marciapiedi con i vassoi della mensa a causa delle nuove disposizioni. Un sussulto di chi ha combattuto in prima linea contro la pandemia fin dai primi mesi del 2020 e che ora vede equiparata la mensa di lavoro a un qualsiasi ristorante. Un brutto colpo per il governo Draghi che proprio sulle forze dell’ordine sta potendo contare per la propria capacità di agire e che vede il dicastero di Roberto Speranza al centro delle critiche perché la direttiva sulle mense (inviata il 14 agosto) è stata ispirata dalle linee guida del Ministero della Salute. Quanto potrebbe contare per la stabilità dello stesso esecutivo nazionale la rivolta delle forze dell’ordine contro il green pass in mensa? Per fortuna di Draghi non si intravedono a breve elezioni, perché la coalizione dovrebbe reggere almeno fino al 2021, però chi lo sostiene in Parlamento prima o poi dovrà rendere conto agli elettori del proprio operato.

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Focolaio di Covid al Carroponte, Ats: “Sottoporsi al test”

Focolaio di Covid al Carroponte, Ats: “Sottoporsi al test”. ATS Città Metropolitana di Milano ha rilevato 3 positivi al SARS-CoV-2 che hanno frequentato il Carroponte di Sesto San Giovanni, in provincia di Milano, il primo luglio: una persona non è vaccinata, mentre le altre due hanno ricevuto una dose di vaccino anti-Covid il 26 giugno. Al momento non sono state rilevate varianti. L’Agenzia, con la collaborazione della struttura, ha contattato tutti coloro che erano presenti al Carroponte in quella data e che hanno lasciato un recapito per invitarli a fare il tampone per la ricerca del virus SARS-CoV-2. Per precauzione, si invitano comunque coloro che erano presenti al Carroponte il primo di luglio a sottoporsi al test: a tal fine è possibile recarsi in uno dei punti tampone della tabella allegata, senza appuntamento e specificando la frequentazione della struttura nella data indicata. Nel caso in cui i cittadini non fossero residenti o domiciliati nelle province di Milano e Lodi, occorre rivolgersi all’ATS o all’ASL di competenza territoriale. Si sottolinea la necessità di sottoporsi al test a tutela della salute individuale e collettiva.

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Il grande ballo di Zion

Il grande ballo di Zion. Sta arrivando. Ormai è chiaro a tutti: sta arrivando il grande ballo di Zion prima dell’arrivo delle macchine. Un’estate di festa, come se tutto fosse passato. Segno di una città e di un Paese che ha smarrito la paura della morte da Sars-Cov-2 e vuole vivere senza pensieri la bella stagione dimenticando per quanto possibile il pericolo. Perché in realtà i vaccinati sono ancora pochi e per lo più pensionati che in realtà non si muoveranno molto esattamente come prima, dunque il virus potrà circolare liberamente per tre o quattro mesi mutando e preparandosi all’autunno dove potrà colpire. L’unica speranza restano i vaccini, ma l’ondata promessa da Figliuolo non è arrivata. Sta arrivando. Da un po’. Dunque si incrociano le dita e si spera. Di non essere contagiati, di non vedere nuove mutazioni letali del virus stile India, dove in poche settimane la conta dei morti (ufficiale) ha raggiunto rapidamente i livelli europei e in proporzione lombardi. I virologi avevano avvertito che il rischio maggiore di vaccinare poco era di allenare il virus rinforzandolo, ma il messaggio non ci sembra arrivato. Anzi. Ormai bisogna riaprire tutto e presto. Anzi bis: la gente pensa più alle vacanze, il nuovo dio novecentesco, che alla propria salute. Distorsioni mentali da Italietta, ma anche realtà con cui confrontarsi: la realtà è che milioni di persone si lanceranno verso le spiagge senza vaccino perché mettono prima il bagno al mare dell’emergenza che di fatto non è finita. Due generazioni fa avrebbero tenuto duro fino alla fine, invece siamo in mano a una pussy generation (copyright Clint Eastwood) che non ha nerbo. Dunque in tanti moriranno ancora e sarà tutto sommato giusto, perché gli avvisi sono arrivati, le informazioni sono state date, ma se le orecchie non ascoltano il cervello non funziona. E a furia di non usarlo, siamo immersi in un mare di idioti. Nel senso proprio di incapaci di pensare. E’ un fatto, non una critica. Come il disastro organizzativo a tutti i livelli della gestione pandemica.

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