sequestrati

Sequestrati 400 grammi di cocaina e 138mila euro

Due uomini italiani residenti a Milano di 39 e 46 anni sono stati arrestati per detenzione ai fini di spaccio venerdì sera, rispettivamente a Pieve Emanuele e Milano, e gli agenti del Nucleo Contrasto stupefacenti della Polizia Locale di Milano hanno trovato e sequestrato oltre 400 grammi di cocaina. L’operazione è nata il 3 settembre quando, a seguito di una segnalazione, gli agenti hanno effettuato un servizio in borghese per tenere sotto controllo due auto – una Suzuki e una Smart – appartenenti ai due arrestati (G.C. e V.L.). Seguendo i due uomini, gli agenti sono arrivati a un capannone situato nel comune di Pieve Emanuele dove, in una perquisizione il giorno successivo, sono stati trovati la cocaina, un chilo di sostanza da taglio, 43 grammi di hashish, una macchina per il confezionamento in sottovuoto, un bilancino,  diverso materiale per il confezionamento delle dosi, una pistola calibro 22 con le relative munizioni e 138mila in contanti. I due uomini sono stati fermati separatamente per un controllo venerdì pomeriggio e, in seguito alle perquisizioni personali e domiciliari, sono stati arrestati con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di cocaina e hashish e, per quanto riguarda il 46enne, anche per vendita di sostanza stupefacente dopo che un terzo uomo ha dichiarato di aver comprato da lui la droga trovata nella sua auto, fermata per un controllo.

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Sequestrati oltre 30mila euro di profumi contraffatti

Centinaia di profumi con i marchi dei più noti brand della moda, per un valore totale di oltre 30mila euro, sono stati sequestrati dal Nucleo Antiabusivismo della Polizia locale di Milano il 13 agosto scorso, a seguito di diverse operazioni condotte nei mercati della città. Grazie all’attività svolta, gli agenti sono arrivati alla perquisizione di un immobile nella zona di Bruzzano dove, oltre ai profumi contraffatti posizionati su ripiani di mobili adibiti a banchi di esposizione per i clienti che potevano accedere come in una qualsiasi attività commerciale, sono stati ritrovati anche capi d’abbigliamento e occhiali da sole tutti contraffatti, per un valore di mercato di 10mila euro. L’uomo che gestiva lo spazio, di nazionalità egiziana con regolare permesso di soggiorno, è stato denunciato. Dall’inizio dell’anno sono oltre 950mila gli articoli sequestrati, amministrativamente o penalmente, dal Nucleo Antiabusivismo: tra questi, oltre agli 830mila sacchetti di plastica non a norma tolti dal mercato in due operazioni a febbraio e a luglio, ci sono adattatori (46mila pezzi), articoli di bigiotteria (31mila pezzi), accessori per cellulari (19mila pezzi), capi e accessori di abbigliamento (13mila pezzi). Gli agenti del Nucleo sono inoltre stati impegnati durante il lockdown in una costante attività di vigilanza del territorio, finalizzata a garantire il rispetto delle ordinanze, da cui sono scaturite 76 denunce, 16 accompagnamenti per identificazione, 2 arresti, oltre all’emissione di 640 verbali di contestazione, alla verifica di 376 reclami, 15 ispezioni commerciali, 8 perquisizioni di locali.

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Tavoli, sedie e ombrelloni, sequestrati per occupazione abusiva ad un bar in via Pacini

L’Unità accertamento COSAP della Polizia locale di Milano ha sequestrato, la mattina del 5 agosto, 43 tra tavoli, sedie ed ombrelloni ad un locale che occupava abusivamente circa 40 metri quadrati del parterre centrale di via Pacini, nel Municipio 3. Al locale non era stata concessa l’occupazione temporanea di suolo pubblico per l’esercizio di somministrazione di cibi e bevande – richiesta tramite le nuove procedure semplificate che prevedono la gratuità della tariffa COSAP fino al 31 ottobre – poiché interferiva con una stazione del bike sharing e con i flussi pedonali da piazzale Piola. Già nelle scorse settimane, su segnalazione del Municipio 3, gli agenti della Polizia locale, sia del Nucleo accertamento COSAP sia del Comando decentrato, erano intervenuti in due occasioni chiedendo il ripristino dei luoghi. È dunque la reiterata condotta illecita ad aver portato all’operazione di sequestro per violazione del regolamento COSAP. “La procedura semplificata promossa dalla Amministrazione contribuisce a sostenere quelle attività commerciali che hanno maggiormente subito il lockdown a livello economico – commenta la vicesindaco e assessore alla Sicurezza Anna Scavuzzo –, ma ovviamente questo non significa ‘liberi tutti’. Le valutazioni vengono realizzate caso per caso e bar, ristoranti ed esercizi commerciali hanno l’obbligo di attenersi alle decisioni che vengono comunicate. A maggior ragione in questo caso, in cui siamo arrivati alla sanzione e al sequestro dopo aver più volte invitato l’esercente a un ravvedimento autonomo”. Il controllo si è esteso anche alle norme igienico-sanitarie e di tutela dei lavoratori. Oltre alla violazione dell’articolo 20 del regolamento COSAP (“Occupazioni abusive di suolo pubblico”: 231,67 euro la sanzione prevista, oltre un’indennità pari al canone che sarebbe stato determinato se l’occupazione fosse stata autorizzata, aumentata del 30%), al gestore sono state contestate anche altre due norme di carattere penale: una relativa alla frode in commercio, per l’utilizzo di alimenti congelati non segnalati sul menù, e l’altra per la mancata segnalazione della cartellonistica indicante uscite di sicurezza e posizionamento degli estintori. Inoltre, per quel che riguarda le normative igienico-sanitarie, si è proceduto alla contestazione di sanzioni amministrative riferite alla gestione degli alimenti (2000 euro) e all’utilizzo non conforme del raccoglitore di rifiuti (1000 euro). Dall’inizio dell’anno sono stati 198 i controlli effettuati dall’Unità accertamento COSAP della Polizia locale per occupazioni di suolo pubblico difformi o abusive, di cui 88 da quando sono state rilasciate le prime autorizzazioni tramite procedura semplificata post lockdown.

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Sequestrati beni per 3 milioni ad avvocatessa

La Divisione Anticrimine della Questura di Milano e la Guardia di Finanza hanno dato esecuzione a due decreti di sequestro antimafia emessi dal Tribunale di Prevenzione, su proposta congiunta del Procuratore Distrettuale Antimafia e del Questore di Milano. Il primo dei due provvedimenti ha riguardato B.S., avvocato del foro di Milano, condannata nel 2018 per riciclaggio, avendo realizzato sofisticate attività di “ripulitura” dei proventi illeciti del boss di camorra Vincenzo Guida, per mezzo di alcuni conti correnti in Svizzera. Vincenzo Guida è stato il promotore di un sodalizio criminale strettamente collegato alla c.d. “nuova famiglia” della camorra napoletana, in passato arrestato e condannato per aver realizzato un giro di usura su larga scala, divenuto famoso con il nome di “Banca della Camorra”. In precedenza, l’avvocato era stato coinvolto nell’operazione “Liotro” della DDA di Milano – relativa all’omicidio del pregiudicato Salvatore Forciniti del 1992 – perché accusato di aver “preparato” la deposizione di un testimone. Sempre a seguito di tale operazione, B.S. è stata indagata per associazione di tipo mafioso, venendo accusata di aver svolto il ruolo di intermediario negli affari del clan Guida, relativi all’acquisizione di alcuni locali del milanese. Successivamente, è stata denunciata anche per corruzione in atti giudiziari, per aver esercitato pressioni su un parlamentare affinché quest’ultimo intervenisse sui giudici chiamati a decidere in merito alla colpevolezza di Vincenzo Guida. Tali giudizi, pur terminati con l’assoluzione per insufficienza di prove, hanno comunque evidenziato la pericolosità sociale della professionista nonché i legami – personali e professionali – che la legano alla figura di Guida e al suo sodalizio criminale. Il secondo provvedimento di sequestro è stato invece irrogato nei confronti di G.R., compagno e convivente di B.S., oggetto di numerose indagini di polizia giudiziaria, e condannato in via definitiva per bancarotta fraudolenta e reati tributari. Specializzato nel trarre ingenti guadagni pilotando i fallimenti delle proprie società – che emettevano fatture per operazioni inesistenti e omettevano il versamento degli oneri contributivi e fiscali – G.R. e i suoi complici avevano realizzato un complesso sistema fraudolento, che prevedeva l’avvicendarsi di più società e l’intestazione delle relative quote a prestanome senza fissa dimora o extracomunitari, al fine di ostacolare qualsiasi iniziativa dell’Amministrazione finanziaria. Le approfondite indagini patrimoniali svolte dalla Divisione Anticrimine e dalla Guardia di Finanza hanno rivelato gli ingenti profitti illeciti dei due soggetti, grazie ai quali gli stessi hanno condotto un tenore di vita del tutto sproporzionato rispetto ai redditi da loro dichiarati. Pertanto, è stato richiesto ed ottenuto il sequestro di beni che non solo sono stati acquistati con denaro di provenienza verosimilmente illecita, ma la cui disponibilità è apparsa del tutto ingiustificata in considerazione delle entrate dei due professionisti. In particolare, sono stati sequestrati: –          due conti correnti svizzeri, denominati “Mago Merlino” e “Vedri Investment SA”, riconducibili a B.S., con le relative giacenze; –          un immobile di lusso sito nelle vicinanze dell’Arco della Pace, con cantina e due box auto, riconducibile nella disponibilità di G.R. Il valore complessivo del sequestro è di circa 3 milioni di Euro. Spetterà ora ai due conviventi dimostrare che i beni in questione siano stati acquistati con denaro di provenienza lecita e riconducibile alle loro attività professionali. Se ciò non accadrà, i due provvedimenti andranno a consolidarsi in una confisca antimafia, e i beni sequestrati saranno sottratti al circuito dell’economia criminale per essere destinati in favore della collettività.

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Sequestrati due milioni a Turi Mammino e alla maga dei Rolex

Inammissibilità del ricorso e condanna alle spese: è questa la formula con cui la Corte di Cassazione ha respinto in ultima istanza il tentativo di Salvatore “Turi” Mammino e di Mariapiera Pesce – noti pregiudicati della scena criminale milanese – di contestare i provvedimenti di confisca adottati nei loro confronti nel 2019, a seguito delle indagini patrimoniali svolte dai poliziotti dalla Divisione Anticrimine della Questura di Milano. Confermati in ogni grado di giudizio, i due provvedimenti di confisca sono ora divenuti definitivi, consentendo la restituzione alla collettività di beni del valore complessivo di quasi due milioni di euro, comprensivi di tre ville di rilevanti dimensioni – con le relative pertinenze – di quattro terreni, di beni preziosi, dei saldi di tre diversi conti correnti. Mariapiera Pesce è nota per aver consumato numerosi furti in diverse gioiellerie del “Quadrilatero della Moda” – per i quali ha guadagnato l’appellativo di “maga dei Rolex” – sottraendo orologi e monili preziosi del valore di decine di migliaia di euro. Salvatore Mammino, conosciuto anche con il soprannome di “Turi”, annovera plurimi precedenti per gravi reati tra cui omicidio, lesioni, droga, minacce, incendio doloso, esplosioni pericolose, evasione, estorsione, detenzione e porto abusivo di armi da guerra. L’uomo ha intessuto in passato legami con esponenti criminali di Quarto Oggiaro, partecipando a diverse rapine a mano armata in danno di istituti bancari.

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Sequestrati 15 milioni a narcotrafficante

Più di 15 milioni di Euro suddivisi in banconote di piccolo taglio e un fabbricato commerciale sito in provincia di Bari: è questo il patrimonio sequestrato dai poliziotti della Divisione Anticrimine della Questura di Milano, con la collaborazione di personale della Questura di Bari, a carico di Francesco Massimiliano Cauchi, noto esponente del narcotraffico milanese. Il sequestro antimafia – adottato dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Milano, su proposta congiunta del Questore di Milano e del Procuratore Distrettuale Antimafia – ha tratto spunto dall’operazione “Flashback” della Squadra Mobile che ha riguardato un’associazione dedita al traffico di grandi quantitativi di hashish dal Marocco, riversati sul mercato della droga dell’hinterland milanese. Nell’ambito dell’operazione, a carico di Cauchi sono stati rinvenuti quasi 16 milioni di Euro in contanti, occultati in un’intercapedine muraria presso l’abitazione di suo padre. A seguito del sequestro, sono state avviate le indagini patrimoniali da parte degli specialisti della Divisione Anticrimine della Questura che hanno riscontrato un’incolmabile sproporzione tra i redditi dichiarati da Cauchi e il suo tenore di vita, accertando che quei soldi costituiscono gli enormi profitti illeciti accumulati dal narcotrafficante. Le indagini patrimoniali hanno permesso inoltre di ricondurre nella sfera di disponibilità dell’uomo non solo il denaro contante trovato presso la casa del padre ma anche un capannone industriale sito in provincia di Bari, il cui valore catastale – di circa 300.000 Euro – è di per sé da solo superiore all’insieme dei redditi dichiarati nel corso della vita dal trafficante; tali redditi, in realtà, non gli sarebbero neppure bastati a sostenere le spese di vita quotidiana. A seguito del sequestro, Cauchi dovrà dimostrare la provenienza lecita dei beni e, se non dovesse riuscirvi, il provvedimento diventerà confisca: in tal modo lo Stato acquisirà la titolarità dei beni sequestrati, “ripulendo” il mercato dai capitali sospetti, reimpiegandoli in finalità sociali nell’interesse della collettività.

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