sergio ramelli

Ferrarese (FdI): imbrattata la targa in memoria di Sergio Ramelli

“Apprendo oggi della comparsa di nuove scritte sulla targa dedicata a Sergio Ramelli, presso l’ingresso ai giardini omonimi, dal lato di Via Bronzino” lo comunica in una nota, Mattia Ferrarese, Consigliere nel Municipio 3 per Fratelli d’Italia. “Ho domandato prontamente l’opera di pulizia al Municipio 3 – continua Ferrarese – con la speranza che si adoperi maggiore tutela per le targhe di intitolazione degli spazi verdi compresi tra Via Pinturicchio e Via Bronzino, proprio nei giorni successivi al 49º anniversario dell’aggressione subita sotto casa propria, per mano di alcuni militanti di estrema sinistra, che condussero alla morte il Ramelli dopo oltre 40 giorni di agonia”. “Negli ultimi anni – ricorda il meloniano – abbiamo dovuto domandare il ripristino di uno dei due segnali presenti sulle cancellate per la rimozione da parte di ignoti ed ora, per l’ennesima volta, il Comune di Milano deve adoperarsi per rimuovere scritte e tag: la situazione non è più sostenibile e sarebbe bene valutare maggiori tutele o sistemi di deterrenza, per rendere il giusto omaggio alla memoria di un giovane ragazzo scomparso durante i difficili anni di piombo e simbolo di un’intera generazione” conclude Ferrarese.

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Ciao Sergio!

Ciao Sergio! “Oggi voglio parlare di Sergio Ramelli, un ragazzo con i capelli lunghi che fu aggredito a Milano la mattina del 13 marzo del 1975 a colpi di chiave inglese e morì il 29 di aprile (…) Sergio (…) ha idee di destra e non le nasconde. Non è, racconta chi lo ha conosciuto, un fanatico. (…) è capitato in una scuola dove le sue idee non sono tollerate. Tutto comincia con un compito in classe. Il professore chiede ai ragazzi di descrivere un episodio che li abbia impressionati. E Sergio scrive un tema sul primo assassinio delle Brigate Rosse, quello compiuto a Padova nel 1974, in cui dei terroristi erano entrati in una sede del Msi e avevano ucciso a freddo Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola. Quel tema fu l’inizio della sua fine. (…) i membri del collettivo politico di Avanguardia Operaia affissero i fogli di carta protocollo al muro sottolineandone le frasi e commentandolo con la scritta: «Ecco il tema di un fascista». (…) La giornata più drammatica, nel corso della lunga persecuzione che prepara il delitto, è quella del 3 febbraio 1975. Dopo molte discussioni, papà e mamma Ramelli hanno deciso di imporre al figlio di abbandonare il Molinari (…)e quella mattina Sergio entra a scuola accompagnato dal padre per sbrigare le necessarie pratiche burocratiche. Purtroppo li stanno aspettando: nel corridoio della scuola padre e figlio sono aggrediti, picchiati e costretti a passare fra due file di studenti per un violento rituale di sottomissione. (…) sconcertante la testimonianza del professor Melitton, secondo cui la preside aggredì il padre e gli disse: “Ma non vede che lei e suo figlio siete un motivo di turbamento per la scuola?”». (…) Sergio Ramelli, con il suo Ciao e i suoi capelli lunghi, torna a casa, quel giorno di marzo del 1975. Lo aggrediscono in due, ma molti altri sono nei dintorni. Lo colpiscono con delle chiavi inglesi al capo, con violenza, ripetutamente. Nel libro di Giraudo e altri, pubblicato da Sperling, ‘Sergio Ramelli una storia che fa ancora paura’ è riportato un articolo de la Notte che descrive quei momenti: «Sergio Ramelli si è accasciato al suolo, ma gli aggressori, trasformando il pestaggio in vero linciaggio hanno continuato a infierire, mentre il volto si copriva di sangue, che usciva abbondantemente da una ferita al capo». Morirà dopo 47 giorni di agonia. I responsabili sono dei giovani del servizio d’ordine di Avanguardia Operaia. Poco dopo, non turbato dagli accadimenti, lo stesso commando diede fuoco a un bar «di destra» bruciandolo e rendendo invalido un ragazzo.” L’odio è una patologia. estratto da un testo di Walter Veltroni.

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Cerimonia in memoria di Sergio Ramelli

Si è svolta ieri la cerimonia in memoria Sergio Ramelli (negli omonimi giardini in città Studi), militante 18enne dell’Msi aggredito il 13 marzo 1975 da un gruppo di Avanguardia operaia e morto il 29 aprile per le ferite riportate, cui ha partecipato il Sindaco Sala (anche quest’anno senza fascia tricolore) che ha deposto due corone di fiori e poi dichiarato “Io penso alle morti di Pedenovi, Ramelli e Calabresi: con tutti i limiti della nostra vita attuale e di questa società credo che siano momenti certamente migliori. I conflitti sociali che c’erano una volta erano più gravi. Il percorso di riconciliazione non sarà mai finito, però credo che del percorso sia stato fatto”, lo ha dichiarato il Sindaco Sala (anche quest’anno senza fascia tricolore) a margine della cerimonia. Presenti anche il vicesindaco e Assessore alla Sicurezza, Anna Scavuzzo, l’Assessore alla Mobilità Marco Granelli, il Senatore Ignazio la Russa (FdI), l’Onorevole Paola Frassinetti (FdI), l’Europarlamentare Carlo Fidanza (FdI), il Consigliere Regionale Riccardo De Corato (FdI), il Coordinatore Cittadino di Fratelli d’Italia Stefano Maullu, il Consigliere Comunale Andrea Mascaretti (FdI) e vari esponenti e militanti del centrodestra milanese.  “Questi giardini sono stati intitolati alla memoria di Ramelli dall’Amministrazione comunale. Avrei voluto vedere il Sindaco di Milano, Beppe Sala, partecipare a questa ricorrenza con la fascia tricolore a nome della città intera e non come un comune cittadino”, è stato è stato il commento alla scelta del Sindaco di di Riccardo De Corato, secondo cui “non indossarla ha sicuramente un valore politico. Non si spiega, altrimenti, perché in tutte le altre celebrazioni la indossi, al contrario di oggi”.

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De Corato ricorda Sergio Ramelli

“Sono passati 46 anni dalla scomparsa di Sergio Ramelli. Oggi, come allora, si ripete un dolore che non si affievolisce con il passare degli anni”. Lo ha ricordato in una nota Riccardo De Corato,  consigliere comunale di Fratelli d’Italia, in occasione del 46esimo anniversario dell’aggressione a Sergio Ramelli, picchiato vicino casa sua da un gruppo di militanti della sinistra extraparlamentare il 13 marzo 1975. Ramelli morì in ospedale a Milano il 29 aprile successivo a causa dei traumi riportati durante l’aggressione dopo giorni di agonia. “Sergio – ha continuato De Corato – era un giovane militante del Fronte della Gioventù, massacrato il 13 marzo del 1975 a Milano ad appena 18 anni a colpi di chiave inglese per la sola colpa di aver scritto un tema sui crimini delle Brigate Rosse e morto in ospedale dopo 47 giorni di agonia”. De Corato ha ricordato aggiunto di aver conosciuto Ramelli “nella sede di via Mancini della Federazione dell’MSI, quando ero un giovane dirigente del partito. Ramelli pagò con la vita per le sue idee come accadde esattamente un anno dopo, il 29 aprile 1976, a Enrico Pedenovi ucciso da un commando di Prima Linea. Erano gli anni di piombo, una pagina terribile della storia di Milano che mi auguro non torni più”, ha concluso De Corato.

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Manifesto strappato, Ruggeri (FdI): “I comunisti conoscono solo una libertà, la loro”

Manifesto strappato, Ruggeri (FdI): “I comunisti conoscono solo una libertà, la loro”. La questione del manifesto di Pro Vita strappato dopo le pressioni politiche ricevute, viene ricollegata da Otello Ruggeri, presidente del circolo Almerigo Grilz di Fratelli d’Italia, anche quando Paolo Limonta aveva strappato i manifesti per commemorare Ramelli. In entrambi i casi è stata infatti l’ala sinistra della maggioranza che governa Palazzo Marino a intervenire contro manifesti regolarmente affissi. “Due immagini emblematiche di quelli che governano Milano in nome e per conto del Sindaco Sala. A sinistra l’Assessore Paolo Limonta, fiero di avere strappato i manifesti in memoria di Sergio Ramelli, a destra la Consigliera del PD Diana De Marchi che gioisce per avere fatto fare la stessa fine a quelli di un’associazione “Pro Vita” – afferma Ruggeri – Nel mezzo l’Assessore del Municipio 9 Deborah Giovanati, rea di essere contraria all’uso della pillola RU486 come strumento contraccettivo e per questo definita “fascista”, perché, in questa città, tutte le minoranze sono libere di esprimere la propria opinione solo a patto sia la stessa della maggioranza che la amministra. Non cadiamo però nell’errore di definirli a nostra volta “fascisti”. Sono comunisti e, in quanto tali, l’unica libertà che conoscono è la loro”.

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Un’interrogazione parlamentare per difendere la memoria di Ramelli

Un’interrogazione parlamentare per difendere la memoria di Ramelli. A Bergamo infatti sembra che in un liceo sia stato proibito di parlare di Sergio Ramelli. Un fatto che ha subito scatenato la reazione di Fratelli d’Italia, già presente quando alla commemorazione ci furono scontri con la polizia. La parlamentare di FdI Paola Frassinetti ha annunciato via Facebook la sua reazione: “Ho presentato un’interrogazione parlamentare perché ritengo molto grave che gli organi della scuola abbiano vietato ai ragazzi di parlare di Sergio Ramelli, questa decisione è in controtendenza con la necessità di far conoscere ai ragazzi le violenze di quegli anni affinché non si ripetano.” Interrogazione urgente: divieto di commemorazione di Sergio Ramelli Alla c.a. On. Marco Bussetti Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca Premesso che presso il Liceo Classico Paolo Sarpi di Bergamo numerosi studenti avevano proposto per la cogestione un corso che approfondisse gli anni di piombo ed in particolare il caso Ramelli, relazionato da un ex studente dell’istituto. Appreso che il collegio docenti ha annullato il corso, ritenendolo troppo politicizzato, malgrado il Preside abbia autorizzato due corsi chiaramente politicizzati con tema “La notte della sinistra, da dove ripartire” e “Riflessione su temi come immigrazione, rispetto dei diritti umani, Unione Europea…”, ma non quello su Sergio Ramelli Si interroga il ministro su quali siano state le considerazioni del Preside e del Consiglio di Istituto che abbiamo portato a vietare di parlare di Sergio Ramelli e della violenza degli anni di piombo agli studenti.

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