sorveglianza speciale

Sorveglianza speciale per un insegnante pedofilo

Nell’ambito del monitoraggio dei soggetti potenzialmente pericolosi verso vittime vulnerabili costantemente effettuato dai poliziotti della Divisione Anticrimine della  Questura di Milano, il Tribunale di Prevenzione, su proposta del Questore, ha irrogato la Sorveglianza Speciale di Pubblica Sicurezza ad un pedofilo milanese di 57 anni, autore di numerosissimi episodi di adescamento e violenza sessuale in danno di ragazzine di età compresa tra i 6 e i 14 anni, nonché di detenzione di materiale pedo-pornografico. Dall’analisi suo “curriculum criminale”, è emerso che l’uomo – attualmente detenuto – ha adescato almeno 41 ragazzine in diverse province d’Italia, tra cui Milano, Gorizia, Viareggio, Firenze, Pistoia, Carrara e La Spezia. La prima denuncia risale al 1997 quando lavorava come bagnino nella piscina di un albergo in Liguria dove, approfittando di un momento di distrazione dei genitori, ha abusato sessualmente di una bambina straniera. Negli anni successivi l’uomo ha lavorato come insegnante di educazione fisica in alcune scuole elementari della Toscana dove ha avvicinato e circuito alcune sue alunne. L’uomo era solito mostrare loro video con contenuti pornografici, tra cui riprese in cui si masturbava; in altre circostanze, con la scusa di mostrare loto il modo corretto di svolgere alcuni esercizi ginnici, ne approfittava per palpare alcune ragazzine. Dopo essere stato condannato a 8 anni di reclusione e all’interdizione dall’insegnamento e dall’impiego presso qualsiasi tipo di struttura sportiva, è rimasto in carcere fino al 2005; una volta libero, con l’avvento dei social network, ha affinato le sue tecniche di adescamento, scovando le giovani vittime attraverso Facebook, Instagram e più recentemente con TikTok, utilizzando falsi profili con cui si fingeva un adolescente ed immagini di profilo di giovani cantanti, attori o famosi youtuber. Utilizzando un linguaggio tipico adolescenziale, con la vittima era solito stabilire un rapporto di confidenza, che sfociava ben presto in richieste di foto e video in pose esplicitamente pornografiche, e conversazioni telefoniche a sfondo sessuale, durante le quali si masturbava. Si contano almeno 24 ragazzine adescate in questo modo. Inoltre, avendo creato una fitta rete di giovani vittime, il soggetto in questione ha condiviso i dati personali delle ragazzine con altri pedofili conosciuti in rete, inviando loro i contatti, comprensivi di fotografie, età, provenienza geografica e numero di telefono. Di nuovo detenuto fino al 2009, uscito dal carcere si è ristabilito a Milano. Qui è riuscito a trovare lavoro come istruttore di pallavolo in alcuni centri sportivi dell’hinterland sud-ovest, rendendosi ancora una volta autore di condotte adescatrici a seguito delle quali è rientrato in carcere. Alla luce della sua radicata propensione a ledere l’integrità psico-fisica dei minorenni, accogliendo la proposta inoltrata dal Questore di Milano, il Tribunale di Prevenzione ha disposto nei confronti dell’uomo la Sorveglianza Speciale con obbligo di soggiorno nel comune di abituale residenza o dimora per la durata di anni TRE. Sono state adottate nei suoi confronti le importanti prescrizioni di mantenersi ad almeno 500 metri dai luoghi abitualmente frequentati da minorenni quali asili, scuole, parchi giochi ed impianti sportivi e di non comunicare con persone minorenni con nessun mezzo, inclusi i “social network”. Si tratta di misure volte a monitorare attentamente la potenziale pericolosità del soggetto e la sua indole alla recidiva al fine di impedirgli di adescare altre vittime minorenni ignare di ciò che le aspetta. L’uomo sarà attentamente monitorato e se dovesse anche solo avvicinarsi ad una scuola, ad un parco pubblico o a qualsiasi luogo frequentato da minori, verrà arrestato in flagranza e ritornerà in carcere; stesso discorso vale se sarà accertato un suo utilizzo dei social network o di altro mezzo per adescare minori. Infine, per arginare ulteriormente il rischio di recidiva e rieducare il soggetto, è stata applicata la c.d.  ingiunzione trattamentale, che consiste nell’offrire all’uomo la possibilità – da lui accettata – di sottoporsi ad un programma di recupero volto ad acquisire consapevolezza del disvalore sociale dei comportamenti tenuti ed evitare, una volta che le misure penali e di prevenzione siano cessate, che possa replicare la sua condotta devastante per la vita delle giovani vittime.

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Sorveglianza Speciale per l’incubo del Ticinese

Nell’ambito del monitoraggio dei soggetti potenzialmente pericolosi per l’ordine pubblico effettuato dalla Divisione Anticrimine della Questura, la Sezione Autonoma Misure di Prevenzione del Tribunale di Milano ha disposto, su proposta del Questore di Milano, la Sorveglianza Speciale di Pubblica Sicurezza nei confronti dell’aggressore seriale che la scorsa estate ha terrorizzato la zona dei Navigli. Si tratta di un ventitreenne milanese che aveva preso di mira donne di qualsiasi età – incrociate casualmente in strada, ai semafori o alla fermata dell’autobus – che colpiva improvvisamente con violenza senza alcun motivo, rendendo necessario l’intervento di personale sanitario e, in alcuni casi, il trasporto delle stesse in ospedale. Il sorvegliato speciale si è reso autore di ben sei aggressioni commesse, in alcuni casi, con coltelli e altri oggetti metallici. L’ultimo episodio è avvenuto lo scorso 18 agosto quando ha sferrato un violento pugno alla tempia di una donna che attendeva di attraversare le strisce pedonali in Via Farini; subito dopo l’aggressione, l’uomo ha chiesto una sigaretta ad un passante e poi si è riavvicinato alla vittima, ancora stordita, brandendo tra le mani un coltello da sub con una lama di circa 20 centimetri di lunghezza. Qualche giorno prima, precisamente la sera del 5 agosto, l’uomo si è reso autore di un vero e proprio “raid” in zona Darsena, aggredendo tre donne nel giro di poco tempo. La prima, ventiseienne, è stata colpita con un violento pugno alla spalla che l’ha scaraventata contro la vetrina di un negozio; un’altra donna, trentaquattrenne, è stata prima strattonata con forza, tanto da strapparle la bretella del vestito, per poi essere colpita con una ginocchiata al ventre e l’ultima, anche lei trentaquattrenne, è stata colpita con un oggetto metallico alla tempia. Il 27 luglio fu la volta di una ventenne, aggredita in un noto fast food di Piazza XXIV Maggio con un violento pugno tra lo zigomo e l’orecchio. Il primo episodio risale invece allo scorso 18 giugno quando una donna di 41 anni, che stava portando a spasso il cane in piazza XXIV Maggio, fu colpita violentemente al capo con un oggetto metallico. Nonostante la giovane età, il destinatario del provvedimento è stato sempre incline a comportamenti violenti, palesando in molteplici occasioni la sua indole profondamente aggressiva ed antisociale. Nel 2016 l’uomo ha manifestato una tendenza alla piromania, dando alle fiamme diverse autovetture in sosta (almeno 15 gli incendi accertati). Il ventitreenne, assuntore di stupefacenti, è stato inoltre denunciato per diverse aggressioni e lesioni (anche gravi) ad operatori di polizia, nonché per il danneggiamento di un tram verso il quale ha lanciato delle pietre infrangendone i vetri, mettendo a rischio l’incolumità dei passeggeri. Infine, l’uomo è stato denunciato per essersi masturbato in un luogo pubblico, anche in presenza di minorenni. Alla luce di tutti questi elementi, l’aggressore seriale è stato proposto per l’applicazione della Sorveglianza Speciale, una misura di prevenzione che consentirà agli organi di Polizia di poter meglio controllare la sua condotta di vita; inoltre, tra le prescrizioni a lui applicate, è previsto l’obbligo di rimanere in casa dalle ore 22 alle ore 07, nell’ottica di contenere la sua radicata propensione alla violenza, scongiurando il ripetersi di ulteriori violenze – anche più gravi – rispetto a quelle già realizzate.

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Confisca dei beni e sorveglianza speciale per il capo ultras del Milan Luca Lucci

Ieri mattina la Polizia di Stato ha eseguito i provvedimenti di confisca dei beni e sorveglianza speciale nei confronti di Luca Lucci, capo ultras del Milan e leader del gruppo “Curva Sud”, già con precedenti penali per stupefacenti e reati contro la persona. La confisca e la sottoposizione alla sorveglianza speciale, eseguite dai poliziotti della Divisione Anticrimine della Questura di Milano, seguono il sequestro dei beni avvenuto il 24 giugno 2019. I beni precedentemente sequestrati su proposta del Questore di Milano, con il provvedimento eseguito oggi vengono confiscati e, salvo impugnazione, verranno definitivamente acquisiti al patrimonio dello Stato. Nello specifico trattasi di una villetta di due piani sita a Scanzorosciate (BG), 1 automobile marca “Audi”, modello “Q5”, 10 orologi di lusso, marca “Rolex”, i saldi di tre conti correnti bancari, e infine l’esercizio pubblico denominato “Clan 1899” sito a Sesto San Giovanni (MI), luogo storico di raduno degli ultras del Milan, già oggetto di indagini in passato per reati inerenti gli stupefacenti. Tali beni raggiungono un valore complessivo di 1,2 Milioni di Euro. Con il provvedimento, Lucci è stato altresì sottoposto alla Sorveglianza Speciale di P.S. per anni 3, con l’obbligo di non rincasare la sera prima delle ore 22 e di non uscire la mattina prima delle ore 07, con il divieto di accedere e dimorare nei comuni di Milano e Sesto San Giovanni, e con l’obbligo di mantenersi ad almeno 3 km di distanza dagli stadi dove si svolgono manifestazioni calcistiche. Le misure di prevenzione sono state applicate in considerazione dell’elevato profilo criminale del soggetto, che nel corso degli anni ha preso parte a episodi violenti legati al mondo delle tifoserie, stringendo legami con soggetti coinvolti nel traffico di sostanze stupefacenti gestito dalla criminalità organizzata. Già dall’inizio degli anni 2000, appena maggiorenne risultò implicato nell’omicidio di un avvocato consumatosi nel 2006 nonché elemento della “filiera” del traffico di stupefacenti, legata al mondo degli Ultras. Negli anni successivi diverse indagini hanno ricostruito i legami personali dello stesso con importanti pregiudicati, come Lombardi Giancarlo, detto Sandokan, e Cataldo Daniele, soggetto pluripregiudicato per stupefacenti. Il capo ultras è stato condannato anche per gravi reati contro la persona, ed in particolare per le lesioni gravissime provocate nel 2009 a un tifoso dell’Inter nel corso del derby calcistico Milan-Inter del 15.02.2009. Più di recente, in data 15.05.2018, Lucci è stato arrestato, perché responsabile della compravendita di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente, ricevuta presso i locali del Clan di Sesto San Giovanni, oggetto dell’odierno provvedimento di confisca. Una volta ricostruito il profilo criminale del proposto, a seguito degli accertamenti patrimoniali svolti dalla Divisione Anticrimine è emerso che Lucci, nonostante risultasse svolgere l’attività di elettricista, in realtà traeva le sue fonti di sostentamento, almeno in parte, da attività illecite mantenendo nel corso degli anni un elevatissimo tenore di vita, ingiustificato rispetto alle capacità reddituali. Oltre al possesso di numerosi orologi di valore, gli accertamenti degli agenti della Divisione Anticrimine hanno evidenziato che lo stesso ha effettuato numerosi viaggi – anche all’estero – in rinomate località turistiche, ed ha acquistato una notevole quantità di capi di abbigliamento ed accessori di lusso. Si tratta della prima applicazione in Lombardia della confisca antimafia nei confronti di un’esponente ultras legato al mondo del Calcio, con legami con la criminalità organizzata; inoltre, dopo le due sorveglianze speciali applicate nel 2019 agli ultras dell’Inter (Piovella Massimo e Ciccarelli Nino) per i fatti di Inter-Napoli del 26.12.2018, si tratta della prima sorveglianza speciale applicata ad un ultras del Milan.

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Applicata sorveglianza speciale a uno stalker

A seguito dell’incisiva attività di monitoraggio dei soggetti socialmente pericolosi svolta dalla Divisione Anticrimine, è stata individuata una situazione ad elevato rischio di degenerazione criminale per la quale è stata applicata – su proposta del Questore – la Sorveglianza Speciale di P.S. con prescrizioni specifiche a tutela di una donna vittima per 17 anni di maltrattamenti e stalking. Il soggetto colpito dal provvedimento è un italiano quarantottenne che, nonostante la condanna riportata nel 2018 per maltrattamenti in famiglia, ha perseverato nel vessare l’ex moglie con azioni riconducibili al reato di stalking. L’uomo, assuntore di sostanze stupefacenti, in passato ha selvaggiamente picchiato la donna sino a farla svenire, con una violenza tale da rendere necessaria l’asportazione chirurgica della milza. Inoltre, l’uomo ha intrattenuto una relazione anche con la figlia della compagna, che per decenni ha maltrattato e perseguitato e dalla quale è nata una figlia. In un’occasione, infastidito dal pianto della bambina, gli ha coperto la faccia con delle coperte per non udirla piangere e in un’altra occasione ancora ha segregato la donna e la figlia di soli tre anni all’interno di una stanza di circa 4 metri quadrati, per oltre due settimane. Tutti questi elementi, dai quali emerge chiaramente una radicata propensione alla violenza, hanno consentito l’applicazione della misura di prevenzione che, oltre a consentire un maggiore controllo del soggetto, gli proibisce di avvicinarsi a luoghi abitualmente frequentati dalle vittime, dovendo mantenersi ad almeno 1 kilometro di distanza dalle stesse, subendo l’arresto in caso di violazione. Queste misure, rivolte al futuro, hanno l’obiettivo di minimizzare il rischio di ulteriori e più gravi reati, evitando che le violenze domestiche possano degenerare in più gravi fatti di sangue.

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Disposta la sorveglianza speciale a due pericolosi rapinatori seriali

La Divisione Anticrimine della Questura ha permesso di individuare due situazioni a rischio di degenerazione criminale per le quali è stata richiesta dal Questore di Milano l’applicazione della Sorveglianza Speciale di Pubblica Sicurezza con l’obbligo di soggiorno nel comune di abituale residenza o dimora. La prima delle due misure di prevenzione di durata due anni e mezzo nei confronti di un italiano, classe 1963, con precedenti per truffa, sequestro di persona, reati inerenti gli stupefacenti, responsabile di numerose rapine a Milano e in altre parti d’Italia, recentemente arrestato per un episodio avvenuto in provincia di Siena, dove unitamente a tre complici ha rapinato una gioielleria puntando una pistola verso il titolare ed ingaggiando con quest’ultimo una colluttazione. La seconda della durata di due anni nei confronti di un italiano, classe 1982, anche lui con numerosi precedenti per rapina, detenzione illecita di armi e reati inerenti gli stupefacenti. Dopo aver compiuto diverse rapine in banca a mano armata, quest’anno è stato sequestrato a suo carico un vero e proprio arsenale tra cui una mitraglietta marca Sten MKII, completa di due caricatori e catalogabile come arma da guerra, diverse pistole e un totale di ben 775 munizioni.  

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Violenza e minacce alla moglie, sorveglianza speciale per stalker

Dal 2017 in poi aveva iniziato a perseguitare la moglie di 40 anni con episodi ripetuti di aggressioni fisiche e verbali così che i figli perdessero progressivamente fiducia e rispetto nei confronti della loro madre. E così oggi, per prevenire possibili episodi di violenza, nei confronti dell’uomo, un italiano 39enne nato a Salerno, è stato emesso dal Tribunale di Milano, su proposta del questore Marcello Cardona, un decreto di sorveglianza speciale da parte della Polizia di Stato: una serie di stringenti imposizioni come mantenere la distanza minima di 1000 m dalla moglie e il divieto di comunicare con lei, ma anche l’obbligo di seguire un trattamento sociorieducativo. La loro relazione sentimentale era iniziata nel 2014, quando i due si erano conosciuti a Monza, comune d’origine di lei, e là avevano vissuto insieme per qualche tempo. In seguito si erano trasferiti a Roma, dove lui aveva trovato lavoro come guardia giurata, era nata la loro prima figlia, ma erano anche cominciati i primi problemi. Litigi per futili motivi con reazioni spesso esagerate: l’uomo, in particolare, voleva che la moglie lasciasse il proprio lavoro di impiegata presso un’importante azienda assicurativa per occuparsi della pulizia della casa e, ai rifiuti di lei, seguivano aggressioni fisiche e minacce con armi da taglio e anche un kubotan ( un punteruolo ergonomico pensato per infliggere colpi dolorosi in zone sensibili del corpo come fasci di nervi e ossa sporgenti). Alla nascita del secondo figlio, nel 2017, i due si erano trasferiti nuovamente a Monza dove l’uomo aveva aggiunto alle violenze anche l’abitudine di denigrare e svilire davanti ai bambini la figura della madre con un insieme di atteggiamenti che vengono definiti di “alienazione genitoriale”. Tanto che spesso la figlia più grande con la nonna materna giustificava così le aggressioni: “Lui la picchia perché mamma è cattiva”. A quel punto la donna non ha più resistito e nel maggio 2017 si è allontanata portando co sé i bambini. Quando l’uomo, durante un incontro presso i giardini pubblici di Monza, l’ha minacciata mostrandole un coltello che aveva in tasca, è partita anche la prima denuncia con gli agenti di Polizia che gli hanno trovato addosso numerosi coltelli di diverse dimensioni. A quella denuncia hanno fatto seguito aggressioni e atteggiamenti intimidatori pressoché quotidiani nei confronti della moglie, oltre a ripetute violazioni delle misure cautelari applicate, come il divieto di dimora nella provincia di Monza e Brianza o gli arresti domiciliari. Il culmine si è raggiunto con il ritiro cautelare dell’arma detenuta dall’uomo per l’esercizio dell’attività di guardia privata e poi nel settembre del 2018 quando, scortato presso il commissariato di Monza, lo stesso aveva dato in escandescenza arrivando a lanciare una sedia contro gli agenti della Polizia. “Da oggi però l’uomo dovrà sottostare alle procedure che dal novembre 2017 sono state estese anche ai soggetti considerati pericolosi come gli stalker“, spiega Alessandra Simone, dirigente della Polizia di Stato. “Il soggetto, attualmente in custodia cautelare in carcere, sarà sottoposto a misure di sorveglianza speciali che prevedono anche un percorso sociorieducativo. Così come avvenuto per gli altri casi cui la Procura ha deciso di applicare questo decreto“.

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