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Scuole nel caos per la sospensione dei docenti no-vax

E’ solo una stima per ora ma la preoccupazione in vista della ripresa delle lezioni in Lombardia il 10 gennaio è tanta: si parla di 3-4mila insegnanti no vax che occorrerà sostituire per poter garantire il servizio scolastico nelle 1.100 scuole della regione. A lanciare l’allarme è il presidente dell’Associazione nazionale presidi della Lombardia, Matteo Loria che dice: “In base a una prima stima fatta sentendo i colleghi delle varie province tra docenti o personale Ata saranno 3-4mila le persone da sostituire lunedì. Oggi scadono i famosi 20 giorni per vaccinarsi, per cui adesso cominciamo ad avere una stima: in media sono 3-4 i docenti per istituto e le scuole in Lombardia sono 1.100, i conti sono presto fatti”. “Siamo decisamente preoccupati per i numeri – ha detto Loria – sarà un lunedì di ordinaria follia, avremo sicuramente grosse difficoltà perchè i numeri sono tali da rendere difficile la garanzia del servizio. Le graduatorie provinciali per le supplenze fortunatamente sono quasi esaurite e dico quasi perchè io stesso ho una cattedra di biologia vacante da settembre, ma tra positivi al Covid, malattie stagionali, e contatti stretti di positivi la situazione è tale per cui lunedì sarà difficile garantire il servizio”. La soluzione, quindi, è non riaprire? “Non so se la soluzione migliore sia chiudere – prosegue Loria – i bambini in Dad sono chiusi in casa da soli”. Anche l’ipotesi di una riduzione d’orario sarebbe percorribile “solo nelle scuole superiori, per gli istituti comprensivi è più difficile anche perchè banalmente un insegnante può comunicare la malattia la mattina stessa”. Per Loria “siamo in una situazione kafkiana che dura da due anni a questa parte e il rammarico è che non si sia fatto nulla. Invece di erogarci soldi per strumenti inutili, e qui non voglio tirare in ballo i soliti banchi a rotelle, più utile sarebbe stato avere soldi finalizzati al potenziamento dell’organico”. “Le scuole siano autonome fino in fondo – l’autonomia esiste solo sulla carta, lasciassero fare noi”. Askanews

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Prorogata al 31 gennaio la sospensione dei mercatini di viale Puglie

Sono state firmate oggi due ordinanze contingibili e urgenti per prorogare fino al 31 gennaio la sospensione dei due mercatini che si tenevano ogni domenica nell’area tra viale Puglie, via Tertulliano e piazzale Cuoco. Le ordinanze seguono quelle emanate lo scorso 17 ottobre, delle quali mantengono gli stessi obiettivi: prevenire e contrastare gravi pericoli per l’igiene e la salute pubblica e i fenomeni di grave incuria e degrado del territorio e di pregiudizio alla vivibilità urbana. Durante le attività di contrasto all’illegalità svolte dalla Polizia Locale in accordo con le Forze dell’Ordine si è più volte accertato che all’interno delle aree in cui si tengono i mercatini alcuni espositori svolgono attività commerciale di vendita professionale e non di libero scambio, senza che il gestore del mercatino adotti un comportamento idoneo a contrastare questo fenomeno di illegalità. Inoltre la via Tertulliano, in occasione dei due mercatini, è interessata per tutta la sua estensione da un’intensa e disordinata presenza di numerosi venditori abusivi, che espongono a terra su lenzuoli a scopo di vendita la loro merce senza alcun rispetto delle norme igienico sanitarie. Una situazione che genera inoltre grave incuria e degrado, poiché alla vista delle Forze dell’Ordine i venditori abbandonano in tutta l’area circostante grossi quantitativi di merce di varia tipologia, per rimuovere e smaltire i quali si deve richiedere l’intervento dell’Amsa. Non ultimo è poi il problema degli assembramenti che si generano costantemente e che costituiscono un concreto pericolo per la salute pubblica. A riprova del fatto che tali assembramenti si verificano solamente nelle domeniche di svolgimento dei due mercatini, durante i sopralluoghi eseguiti dalla Polizia Locale nelle domeniche 8, 15 e 22 novembre 2020 (giornate in cui non si sono svolti i mercatini) non sono stati riscontrati né assembramenti né la presenza massiccia di venditori abusivi.

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Forza Italia chiede la sospensione dello smart working

Sospensione dello smart working per i dipendenti comunali. A chiederla è Forza Italia al Comune di Milano, con un ordine del giorno che verrà discusso nella seduta del 6 luglio del Consiglio comunale. Il documento, di cui è primo firmatario il capogruppo del partito Fabrizio De Pasquale, invita il sindaco e la giunta a predisporre un piano di progressivo rientro negli uffici comunali dei dipendenti, nel pieno rispetto delle normative di sicurezza anti covid, “in tempi molto brevi”. Secondo Forza Italia, “molti uffici e sportelli comunali, a causa dello smart working, non preventivamente organizzato e senza i necessari mezzi, non riescono a rispondere in modo adeguato alle richieste dei cittadini e delle imprese in tempi accettabili”. Il sindaco Giuseppe Sala, fa notare Forza Italia, “ha pubblicamente espresso la necessità di un ritorno ad una forma di lavoro tradizionale” e per questo il partito chiede il rientro in ufficio dei dipendenti del Comune.

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In Regione chiesta la sospensione dei limiti ai diesel

In Regione chiesta la sospensione dei limiti ai diesel. L’annuncio lo hanno dato i due consiglieri regionali leghisti Alessandro Corbetta e Riccardo Pase in un comunicato stampa in cui spiegano che in Regione è stata chiesta la sospensione dei limiti dei diesel: Un emendamento alla Risoluzione che sarà in discussione domani nel Consiglio Regionale della Lombardia è stato presentato dal Consigliere Regionale della Lega, Alessandro Corbetta e dal presidente della commissione ambiente Riccardo Pase. I consiglieri leghisti chiedono di “sospendere e rinviare a data da destinarsi le limitazioni per i diesel euro 4 previste a partire dall’1 ottobre 2020, al fine di non gravare ulteriormente sui cittadini, sui lavoratori nonché sul tessuto economico lombardo, già duramente colpiti dalla crisi sanitaria ed economica causata dall’emergenza Coronavirus”. “E’ indispensabile – spiegano Corbetta e Pase – non far pagare ulteriori costi, sia sociali che economici, a decine di migliaia di piccoli artigiani, imprenditori, lavoratori che non devono essere obbligati a sostenere le spese per l’acquisto di nuovi mezzi per sostituire Diesel Euro 4 ancora perfettamente in ordine e con tutte le revisioni effettuate”. “La Regione – continuano Corbetta e Pase – deve invece necessariamente attivarsi fin da subito con il Governo affinché si proceda a un importante finanziamento di fondi per assicurare incentivi sostanziosi a chi intenda cambiare l’auto o il mezzo di lavoro con uno meno inquinante. L’attenzione per la qualità dell’ambiente resta alta ed è una priorità di Regione Lombardia, ma non è possibile far pagare ai cittadini e alle imprese i costi del rinnovamento veicolare soprattutto in questa situazione di emergenza che oltre ad essere sanitaria, è anche economica” “Le limitazioni previste dal 1 ottobre 2020  – concludono Corbetta e Pase – vanno assolutamente rinviate a data da destinarsi. Se ne parlerà solo e unicamente quando ci saranno a disposizione le risorse necessarie per poter procedere a un rinnovo del parco auto senza pesare sulle spalle dei lombardi”.

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Coronavirus e sospensione mutui prima casa

Il decreto “Cura Italia” prevede misure a sostegno del Paese e delle categorie che rischiano di subire maggiormente le conseguenze dell’attuale emergenza sanitaria. Le misure straordinarie previste dalla manovra riguardano anche chi ha un mutuo prima casa e si trova in questo momento in gravi difficoltà nel sostenere l’impegno economico delle rate. Già con il DL 9/2020 recante “Misure urgenti di sostegno per le famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19” era stata prevista la possibilità di richiedere la sospensione per 9 mesi delle rate del mutuo “prima casa” in favore dei lavoratori dipendenti che si erano visti sospendere o ridurre l’orario di lavoro per almeno trenta giorni. Con il nuovo decreto “Cura Italia” (18/2020) è stata ampliata tale possibilità anche ai lavoratori autonomi che certifichino di aver subìto perdite pari al 33% sul fatturato trimestrale. Probabilmente basterà un’autocertificazione per le partite IVA che dovranno dichiarare di aver registrato in un trimestre (o in un minor lasso di tempo) successivo al 21 febbraio 2020 una riduzione del proprio fatturato superiore al 33% di quello risalente all’ultimo trimestre 2019, a causa delle restrizioni introdotte per contenere l’emergenza da coronavirus. Potrà presentare la domanda di accesso ai benefici del fondo di solidarietà per la sospensione del pagamento delle rate dei mutui per l’acquisto della prima casa (istituito con la legge 244/2007, cd. fondo Gasparrini) il proprietario di un immobile adibito ad abitazione principale, titolare di un mutuo contratto per l’acquisto dello stesso immobile di importo non superiore a 250.000,00 euro e in possesso di indicatore Isee non superiore a 30mila euro (quest’ultimo requisito reddituale è stato però eliminato per tutto l’anno 2020). Il mutuo deve, inoltre, essere in ammortamento da almeno un anno al momento della presentazione della domanda. Ed è ammissibile anche il titolare del contratto di mutuo già in ritardo nel pagamento delle relative rate, purché il ritardo non superi i 90 giorni consecutivi. Al fondo di solidarietà presso il ministero dell’Economia e delle Finanze (e gestito da Consap S.p.A.) sono stati affidati altri 400 milioni di euro che si aggiungono ai circa 25 milioni residui. Nonostante, però, i decreti legge siano immediatamente operativi, per poter presentare domanda bisognerà attendere qualche settimana perché sono attesi dei necessari chiarimenti sulle modalità attuative delle nuove disposizioni. Finita la sospensione il mutuatario riprenderà (applicando i tassi che ci saranno in quel momento) a pagare le rate partendo dalla quota capitale residua lasciata al momento della domanda e il piano di ammortamento verrà quindi allungato di un periodo pari alla durata della sospensione. Come segnalato dagli esperti di Facile.it, la richiesta di sospensione è un’opzione che dovrebbe essere utilizzata solo se effettivamente necessaria. Accedere al fondo potrebbe infatti significare, per alcuni, precludersi la possibilità di surrogare il mutuo non solo durante il periodo di sospensione, ma anche in futuro. “Sebbene ci si trovi in una situazione senza precedenti e vada detto che il mondo bancario, in periodi come questi, ha sempre grande comprensione dei mutuatari e si adoperi per trovare delle soluzioni”, spiega Umberto Stivala, esperto di mutui di Facile.it, “è bene evidenziare che, in passato, ci sono stati istituti di credito che hanno negato la surroga a mutuatari che anni prima avevano fatto ricorso al Fondo di solidarietà per la sospensione delle rate”. Un’alternativa potrebbe essere quella di attendere che termini il periodo di criticità per poi richiedere una surroga o una rinegoziazione, se necessario allungando il piano di ammortamento. Aumentare la durata dei tempi di restituzione consentirebbe di alleggerire la rata e, stando alle attuali condizioni di mercato, addirittura probabilmente godere di tassi migliori rispetto a quelli validi all’atto dell’erogazione originaria. Chi, invece, attualmente paga rate per credito al consumo (finanziamenti personali e cessioni del quinto) non avrà diritto ad alcuna moratoria. Non è, però, escluso che gli istituti di credito potranno autonomamente adeguarsi alla attuale congiuntura economica, alcune banche hanno infatti già fatto partire una serie di provvedimenti volti ad aiutare i propri clienti.  

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