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Specializzandi in piazza sotto Regione Lombardia

Specializzandi in piazza sotto Regione Lombardia. Come avevamo annunciato la scorsa settimana, anche i giovani medici bussano alle porte del Palazzo. Dopo essere stati osannati in primavera, sono stati subito messi da parte in estate. Ecco dunque che la stagione calda si apre per la nuova generazione di “ragazzi del 99” sul piede di guerra. L’appuntamento è tra due ore: “Oggi alle ore 10:00 sotto alla sede di Regione Lombardia i Medici Specializzandi scenderanno in piazza per richiedere il riconoscimento dei loro diritti, delle loro tutele e del loro lavoro. Ogni giorno, in periodo ordinario ed emergenziale, i Medici in formazione specialistica danno un contributo essenziale per l’SSN, al pari di tutti gli altri operatori sanitari. Per questo supportiamo il Coordinamento Regionale degli Specializzandi della Lombardia e le loro richieste! #SpecializzandiInPiazza” hanno scritto gli stessi specializzandi per chiamare al presidio i propri colleghi.

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I giovani medici scendono in piazza

I giovani medici scendono in piazza. Una manifestazione non legata a una singola sigla o associazione, più un coro di tutti quei giovani chiamati “eroi” quando nei mesi scorsi hanno dovuto tamponare le falle del sistema sanitario rischiando la vita con dedizione e coraggio. Come di consueto in Italia appena passata l’emergenza, sono subito tornati ad essere un problema secondario. Anzi un noto giornale li ha pure accusati di aver contribuito alla nascita di un nuovo focolaio di Covid19. E nessuno ha ancora chiesto scusa. Per farsi sentire hanno allora deciso di scendere in piazza, la stessa da cui il governatore Attilio Fontana comunicava a reti unificate durante le settimane più dure dell’emergenza. Ecco il loro appello:   LOMBARDIA: SPECIALIZZANDI IN PIAZZA 22 GIUGNO? Evento ➡️ https://www.facebook.com/events/264758164859739  Partecipiamo uniti per gli stessi riconoscimenti e tutele degli altri operatori sanitari! Supportiamo l’iniziativa del Coordinamento Regionale degli Specializzandi della Lombardia, composta da rappresentanti di atenei e scuole di tutte le Università lombarde. Il 22 giugno scenderemo in Piazza Città di Lombardia 1, Milano, nella regione più colpita d’Italia, ma anche quella che non ha voluto riconoscere tali tutele a differenza di altre regioni. Chat WhatsApp per istruzioni e news ➡️ https://chat.whatsapp.com/K9cNFMaKcobIjzHJImxIsu #SpecializzandiInPiazza #MediciComeGliAltri #ProfessionalitàRispetto #MobilitazioneMediciSpecializzandi #22GiugnoInsieme

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Regione mette gli specializzandi in serie B

Regione mette gli specializzandi in serie B. Durante l’emergenza sono stati tutti chiamati a sforzi eccezionali e per fortuna il personale medico si è dimostrato migliore di molti giornalisti che continuano a pubblicare notizie false per ottenere titoli ad effetto. Poco tempo fa Regione Lombardia ha annunciato 80 milioni di bonus per il personale medico, ma nella categoria non sono compresi gli specializzandi. Quindi, forse per una svista, Regione mette gli specializzandi in serie B. Ecco dunque che i giovani (sempre molto citati nei discorsi e poi dimenticati nei fatti) hanno preso carta e penna e scritto alle autorità competenti, una missiva firmata da oltre 1600 medici: In un momento storico in cui tutti siamo stati costretti a sacrifici quotidiani per far fronte alle necessità imposte dall’emergenza COVID-19, appare condivisibile che il riconoscimento dell’impegno e del lavoro svolto siano destinati a tutte le categorie impegnate nella gestione e nella tutela della salute. In merito a ciò, apprendiamo con interesse che Regione Lombardia abbia intenzione di stanziare per tutti gli operatori sanitari coinvolti nell’emergenza COVID-19 circa 80 milioni di Euro, come dichiarato nelle scorse settimane a media e giornali. Questa misura si viene a configurare in un contesto nazionale disomogeneo, in cui ogni Regione si è mossa in totale autonomia a seconda della propria sensibilità al tema. In particolare, nelle ultime settimane in diverse Regioni è stata confermata la volontà a corrispondere un bonus a ciascun/a operatore/trice sanitario/a e socio-sanitario/a impegnato/a nell’emergenza COVID19, compresi i medici in formazione specialistica. Riteniamo tale iniziativa un importante riconoscimento dello straordinario lavoro svolto dai/lle lavoratori/trici della salute in corso dell’emergenza sanitaria. Infatti Regione Lombardia ha da sempre prestato particolare interesse al proprio Sistema Sanitario Regionale, con una forte vocazione alla ricerca, al progresso e alla formazione. Per tale motivo è stata da sempre attrattiva per molti medici in formazione specialistica, che esercitano con dedizione e serietà la professione medica. Questo grande patrimonio umano fatto di giovani medici, nel momento in cui la pandemia ha colpito drammaticamente la nostra regione, è risultato essenziale per affrontare l’emergenza. Grazie alla immediata partecipazione nostra e di tutti gli/le altri/e operatori/trici sanitari/e siamo riusciti a riorganizzare l’assetto di interi ospedali, in grado così di accogliere, in nuovi reparti, l’ingente carico di pazienti affetti da COVID-19. Nel contempo abbiamo accettato, come il resto del personale sanitario, di essere sottoposti a turni di lavoro pesanti e ad ore di straordinari, spesso non supportati da adeguati riposi. In alcuni casi abbiamo addirittura lavorato con scarsi (o addirittura assenti) DPI, con conseguente aumento del rischio biologico. Molti colleghi appartenenti a scuole di specializzazione che per loro natura non sarebbero state coinvolte nell’assistenza a pazienti affetti da COVID-19, si sono prontamente riconvertiti per far fronte alla situazione di emergenza, andando a coadiuvare specialisti e specializzandi delle altre branche. Chi non è stato coinvolto direttamente nei reparti COVID ha continuato a lavorare a pieno regime, garantendo il pieno funzionamento di ospedale e territorio. Non si può inoltre non menzionare anche lo straordinario lavoro svolto da tutti i medici specializzandi impegnati nei vari laboratori di tutta la regione. Inevitabilmente, durante questo intenso periodo, la quasi totalità dei Medici in Formazione Specialistica ha visto sottrarsi la propria didattica, per far fronte alle necessità del sistema e non ha potuto seguire lezioni, ambulatori specialistici o attività di sala operatoria previsti nel percorso formativo di ogni singola scuola di specializzazione. Ancora non vi sono indicazioni precise su quando e come ognuno di noi specializzandi riprenderà la sua usuale attività formativa. In alcuni casi, molti di noi sono stati collocati per necessità nei presidi periferici della rete formativa, dovendo non di rado pagare un doppio affitto. Tuttavia, se la didattica è sospesa, o fortemente ridotta, non lo sono le tasse universitarie (che negli Atenei lombardi sono ampiamente superiori ai 2000€ annuali). La nostra formazione è ad oggi “congelata” e non sappiamo quanto a lungo sarà necessario il nostro impegno nella gestione della pandemia: siamo pronti/e ad essere presenti, ma la nostra condizione è precaria. Alla luce del lavoro svolto e dell’impegno profuso in questo periodo di estrema emergenza e necessità, con un incremento e una redistribuzione delle nostre mansioni, escludere i medici in formazione specialistica dall’incentivo economico offerto al resto del personale sanitario, sarebbe un chiaro segnale di disinteresse nei nostri confronti: non possiamo essere considerati medici quando necessario, messi in prima linea e parte attiva e fondamentale in un momento di emergenza sanitaria nazionale, e viceversa essere considerati studenti nel momento in cui ci viene richiesto di versare contributi economici. Dall’inizio dell’emergenza sanitaria abbiamo riconosciuto senza tentennamenti la priorità contestuale del nostro contributo professionale nella gestione della pandemia e siamo pronti a continuare a garantire la nostra assistenza per tutto il tempo necessario, ma il nostro percorso di formazione specialistica non è di facciata: siamo parte attiva del SSN che deve tutelare il nostro diritto alla formazione e garantire i trattamenti e le tutele che sono riservate a tutto il personale sanitario. Per queste ragioni chiediamo: ● Un formale riconoscimento da parte di Regione Lombardia, nella forma reputata più consona, del nostro impegno e del lavoro svolto in supporto a tutto il Sistema Sanitario Regionale. ● L’estensione del contributo economico previsto da Regione Lombardia anche ai medici in formazione specialistica, aventi diritto a parità di trattamento dei colleghi dirigenti medici. ● L’apertura di un dialogo con le istituzioni regionali, volto al miglioramento delle condizioni di lavoro dei medici specializzandi nelle strutture sanitarie della nostra Regione e alla tutela e valorizzazione della nostra figura professionale, in collaborazione con le diverse Università. ● La garanzia che ai tavoli di discussione sulle tematiche concernenti il nostro futuro, la certificazione del nostro grado di autonomia e la possibilità di assunzione dalle varie strutture, ci sia spazio per una rappresentanza di noi medici specializzandi identificata in maniera chiara e trasparente all’interno delle nostre Università. Sicuri della Vostra comprensione e rimanendo sempre disponibili al dialogo, confidiamo in una presa di posizione netta da parte Vostra. In fede, Il coordinamento degli Specializzandi della Lombardia

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Zangrillo e San Raffaele nel mirino per l’uso degli specializzandi

Zangrillo e San Raffaele nel mirino per l’uso degli specializzandi. Su Alberto Zangrillo, primario del San Raffaele tornato sulla bocca di tutti per aver affermato che clinicamente il Covid19 non esiste più, pende un’accusa pesante: l’ospedale e lui in particolare sono accusati di aver frodato il sistema sanitario nazionale per 28 milioni di euro. E come? Per essere rimborsati dal SSN i privati come il San Raffaele devono erogare servizi secondo dei parametri precisi. Ad esempio: in sala operatoria ci devono essere un numero dato di infermieri, medici, ecc. Secondo gli inquirenti alcuni medici risultavano presenti contemporaneamente in più sale operatorie e dunque l’ospedale ha potuto richiedere i 28 milioni di cui sopra alle casse pubbliche. Ma come i camici bianchi come avrebbero potuto essere ubiqui? Usando gli specializzandi, cioè i giovani medici che stanno completando il percorso di studi. Medici abilitati, ma di fatto ancora studenti che avrebbero sostituito in sala i colleghi più anziani. Un’operazione gravemente irregolare perché vuol dire mettere a rischio la salute di chi va sotto i ferri, la carriera e la vita del giovane buttato in prima linea senza coperture (se muore il paziente a chi resta il cerino in mano?) e prendere più soldi pubblici del dovuto. Forse domani verrà fuori che la tesi dei magistrati è campata in aria, ma per ora Zangrillo e San Raffaele nel mirino per l’uso degli specializzandi. Proprio quei giovani su cui si è spesa tanta retorica nei mesi passati.

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